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Autore: Harriet    20/11/2010    2 recensioni
Una ragazza curiosa e un macchinario delle meraviglie, in un mondo che dimentica facilmente.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando i sogni si muovevano e parlavano in una macchina


Tower City, quartiere di Raina


Elreny ha un nome di cui non sa l'origine, conosce lingue che non esistono più e ha venduto il suo cuore a una macchina dei tempi andati.

La bottega è piccola, una stanza all'interno del primo piano labirintico di un edificio cadente. Era una casa, poi l'hanno smembrata e sezionata, e adesso le sette stanze sono diventate sette negozi di cose inutili o dannose (o entrambe le cose), dove passano in tanti ma comprano in pochissimi.
C'è chi vende per bisogno, chi per abitudine, chi per malizia. Elreny si occupa del suo negozio per il motivo più originale di tutti. Ha capito che la gente ha la memoria terribilmente corta, e vuole rimediare.
Come? Impossibile.
O forse no.

Elreny è una ragazza che si reputa piuttosto accorta. Ha sempre fatto del buonsenso una filosofia di vita, e fino a ora la cosa si è rivelata particolarmente intelligente. Abita in un quartiere non proprio tranquillo, eppure non le è mai successo nulla. Riesce a destreggiarsi tra le sue conoscenze, tra le quali ci sono persone carine e persone per nulla carine.
Solo una volta Elreny ha tradito la sua legge fondamentale. Una sera in cui, tornando a casa, ha incontrato un rigattiere di materiali meccanici, in giro su un carretto con tre ruote soltanto, che avanzava penosamente riempiendo l'aria di un pesante vapore grigio e di un fastidiosissimo odore oleoso. Nonostante il buio e il fumo, erano distinguibili strane sagome di oggetti ormai passati, sul carretto.
Chissà quale fascinazione aveva spinto Elreny a fermarsi.
Dopo quell'incontro non è stata più la stessa.
Adesso in casa sua c'è quell'oggetto meraviglioso acquistato al prezzo di quattro sarlin e la sua cena. Se ne sta su un tavolo ricoperto di un panno blu, ed è coperto da un lenzuolo bianco. Protetto con cura, trattato con devozione. E' una cosa unica, speciale, preziosissima perché probabilmente è l'ultima.

Una volta i sogni potevano parlare e muoversi da soli: una macchina li riproduceva sulle mura, e la gente guardava le storie che si svolgevano dinanzi ai loro occhi stupiti. Una volta: il mondo è cambiato e Tower City ha rinunciato all'anima e ai sogni, in favore di altre cose, più concrete, più remunerative. La fragile e bellissima tecnologia che permetteva alle immagini e alle voci di venire impresse su una pellicola, e poi riprodotte tramite un macchinario, è andata perduta completamente.
No. Non completamente.
Elreny ha recuperato uno degli ultimi esemplari di proiettore, e adesso lo custodisce nella sua camera.

Come è passata dalla custodia all'utilizzo del macchinario?
Come è nato il suo negozio?
Domande legittime. E interessanti.

Elreny, nonostante il suo buonsenso, ha un lavoro (vero) che col buonsenso ha poco a che fare: fa l'informatrice per una nobile eccentrica, che vuole avere una sorta di controllo su tutta la città. A cosa le serva, Elreny non lo sa: ma lady Arianna paga, quindi va bene. E poi nessuno vuole assumere un'esperta di lingue. Non nel quartiere di Raina. Elreny non ha i soldi e le conoscenze per cambiare quartiere. Insomma, la nobile e i soldi che prende per fare la spia sono proprio una benedizione.
Si incontrano spesso e si fermano a parlare. Amano la storia, le storie. Le cose che il resto della città tende a dimenticare.
E' durante uno di questi incontri che tutto è cominciato.

- Questo è un proiettore? Per davvero?
- Per davvero. Ho letto molte cose su questa tecnologia antica, prima di trovarlo. Era in pezzi, in mezzo alla merce di un rigattiere. Mi ci è voluto un mese, per rimetterlo insieme.
- E... funziona?
- Suppongo che in tempi migliori abbia funzionato meglio. Però sì, fa il suo dovere.
Il viso della nobile impallidisce, poi si illumina; le labbra si schiudono e non escono suoni. Gli occhi chiari di Elreny sorridono. Sa cosa significa, essere sommersi da una storia.

Dilia è uno strano tipo: sembra che prenda seriamente in considerazione la possibilità di mettere in atto qualsiasi cosa. Lady Arianna la presenta a Elreny come una creatrice di cose sorprendenti. Bene, a Elreny sono sempre piaciute le definizioni non comuni.
E comunque è una definizione calzante.
- Credo di poter replicare il meccanismo del macchinario.
Elreny si impone di frenare l'entusiasmo.
Però questa potrebbe essere una svolta interessante.

Ci è voluto del tempo, ma ora Elreny ha un negozio al primo piano di un edificio cadente del quartiere Raina, e lì vende piccole pellicole, frammenti di sogni, e anche i macchinari che servono per vederli muovere e sentirli parlare. Vecchia tecnologia unita a nuove intuizioni. Si può riempire il mondo di storie e memorie di nuovo.
Quel mondo che dimentica così facilmente.
Elreny non è mai stata convinta del fatto che possiamo aggiungere bellezza a questo mondo triste. Però le piacerebbe che fosse vero. E quindi ha deciso di fare a modo suo: proverà a conservarne un po', di bellezza, di quella che l'ottusità e la scarsa lungimiranza degli uomini hanno rischiato di cancellare da Tower City.
Così, dopo aver raccolto le sue informazioni nel quartiere, la sera Elreny apre il negozio e aspetta che qualcuno si fermi a comprare un po' di sogni, di quelli che sgorgano da ruote che girano, e pellicola, e strani rumori e fasci di luce, come un miracolo.








***

(Qualcos'altro su questo mondo? qui. Grazie di aver letto. <3)

   
 
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