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Autore: Roxanne Potter    20/11/2010    2 recensioni
In una calda giornata di Luglio, Harry decide di fare visita alla tomba dei suoi genitori, a Godric's Hollow, e lì inizierà a pensare alla vita che avrebbe potuto avere se James e Lily non fossero morti.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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-Papà...papà, ma tu ora dove vai?-

Harry rivolse un sorriso alla bimba dai capelli rossi che gli stava davanti con uno sguardo curioso.

-Ora devo andare a fare una commissione da solo, Lily...tu intanto vai con mamma, James e Albus a quel parco con le ochette che ti piace tanto, ok? Io vi raggiungo tra poco.-

Lily annuì energicamente, poi si voltò verso la madre e i fratelli.

-Su, su, andiamo al parco!-esclamò con tutta la foga dei suoi 6 anni. E si incamminò allegra lungo la stradina, seguita da Albus e James.

-Bè, allora ci vediamo dopo, Harry.-disse Ginny al marito, per poi iniziare a seguire i bambini che saltellavano e correvano sulla strada e sul marciapiede.

Harry rivolse a Ginny un ultimo cenno di saluto, e seguì lei e i figli con lo sguardo, finché quelli non scomparvero oltre la curva poco lontana. Sospirò voltandosi, e si incamminò sotto il cocente sole di Luglio. Attraversò la strada, e raggiunto il marciapiede si trovò davanti la vetrina colorata di un fioraio.

Era quello che faceva per lui. Harry aprì la porta del negozio ed entrò, guardandosi attorno. Il colore e la vivacità di quel locale lo colpirono a prima vista.

Nel negozio c'erano tantissimi fiori di ogni tipo, sia veri che falsi. Una specie di ghirlanda di tulipani stava appesa ad uno scaffale ricoperto di vasetti di margherite e nontiscordardimé. Sul pavimento erano sparsi vasi di orchidee, viole, camelie bianche e rosse, girasoli e papaveri. Rose di tutti i colori erano distribuite sugli scaffali, nei vasi, negli scatoloni e sistemate nelle vetrine.

La commessa del negozio sorrise ad Harry da dietro il bancone di legno. Era una graziosa ragazza di non più di vent'anni, con occhi verdi e una primula colorata infilata nella chioma dei lunghi capelli biondi.

Harry si avvicinò al bancone, e stava per dire qualcosa, quando notò qualcosa che spiccava tra tutti quei fiori che riempivano la superficie di un tavolo di legno grezzo accanto a lui.

Era un mazzo di gigli. Tanti gigli candidi, bianchi e dall'aspetto delicato, racchiusi in una grigia carta luminosa.

-Quanto costano quei gigli?-chiese alla ragazza, indicando il mazzo.

-Oh...costano cinque dollari.-rispose lei con un sorriso cordiale.

Harry portò la mano al portafoglio che teneva in tasca.

-Li prendo.-disse mentre cacciava fuori il portafoglio e lo apriva, cercando quella banconota babbana.

Dopo meno di un minuto, Harry stava uscendo dal negozio, tenendo in mano il grosso mazzo di fiori. Si incamminò lungo la strada, silenzioso, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. Attraversò molte strade senza fermarsi, finchè non si ritrovò davanti al cancello aperto del cimitero di Godric's Hollow.
Harry tirò un respiro profondo, poi partì con passo veloce, entrando nel cimitero.

Si trovò circondato da lapidi grigie, rovinate e sgretolate dal tempo. L'erba al suolo era abbastanza curata, a parte per qualche ciuffo spiegazzato e selvaggio.

Harry continuò a camminare, fermandosi solo ogni tanto per posare uno dei tanti gigli del mazzo davanti alle occasionali tombe dedicate a gente che lui conosceva.

Man mano che si inoltrava nel cimitero, le lapidi si facevano sempre meno rovinate e più linde.

Passò davanti alla tomba di Kendra e Ariana Silente senza guardarla, e poi svoltò, oltrepassando una fila di lapidi. Fece qualche passo verso sinistra, poi si fermò, fissando la tomba che gli stava davanti.

-Ciao, mamma, ciao, papà.-

Aveva raggiunto una lapide bianca come la neve, luminosa sotto il sole di quella mattina. Sulla superficie immacolata erano affisse due piccole foto, immobili, di un uomo e di una donna.

L'uomo aveva neri capelli scompigliati, e un paio di occhiali coprivano il suo viso dove spiccavano i profondi occhi scuri.

La donna, invece, era graziosa e chiara di pelle. Il viso dagli occhi color verde chiaro era incorniciato dai capelli rossi e lunghi.

Sotto quelle piccole foto, racchiuse in minuscole cornici rotonde e dorate, erano ben leggibili queste scritte.

 

James Potter, nato il 10 Marzo 1960, morto il 31 Ottobre 1981.

Lily Potter, nata il 31 Gennaio 1960, morta il 31 Ottobre 1981.

 

L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.

 

Harry si inginocchiò lentamente davanti alla tomba.

Gli erano rimasti sette o otto gigli, così posò il suo mazzo sulla lapide. Rimase a fissare i volti dei suoi genitori, impressi per sempre in quelle fotografie.

Veniva a far visita loro ogni anno, da quando Voldemort era morto durante la battaglia finale ad Hogwarts, molto tempo prima.

Le prime volte era Ginny ad accompagnarlo, facendoli forza mentre gli stringeva la mano, ma poi aveva deciso di volerci andare da solo. Erano i suoi genitori, quelli. Lui era il loro unico figlio, e lui che visitava solitario la tomba di Lily e James Potter gli appariva come un quadro perfetto.

Harry immaginò quello che doveva esserci sotto il terreno sul quale era inginocchiato. Una fossa scavata, con dentro due bare vicine. E dentro quelle bare, i resti in forma di ossa di quei due giovani che ora lo fissavano sorridenti dalle foto, due persone che una volta erano state vive e avevano avuto quell'aspetto che lui conosceva grazie a immagini e racconti.

James e Lily, suo padre e sua madre. Un ragazzo baldanzoso che rideva con i suoi amici per qualche battuta stupida, una ragazza che passeggiava sulla riva del lago di Hogwarts chiacchierando con le amiche mentre il suo viso si illuminava di un sorriso dolce.

Chi avrebbe mai potuto immaginare, guardandoli, che un giorno quegli esseri viventi del tutto normali, che parlavano, respiravano e si muovevano, sarebbero diventati prima freddi corpi senza vita, poi scheletri consumati che avrebbero giaciuto in una bara, sepolti nel cimitero di Godric's Hollow?
Bè, prima o poi sarebbe dovuto succedere per forza, riflettè Harry. Tutti muoiono, anche quelle persone così allegre e felici che puoi pensare a loro solo sentendole vive e al tuo fianco.

Ma la morte, per James e Lily, era venuta così all'improvviso, in quel modo violento. Peter Minus li aveva traditi, rivelando dove si trovavano, e Voldemort aveva deciso di entrare in casa loro la notte di Halloween.

Voldemort, che li aveva uccisi scagliando contro di loro l'Anatema Che Uccide.

Voldemort, che aveva riso freddamente dell'intraprendenza di James che aveva cercato di affrontarlo senza bacchetta.

Voldemort, che infine aveva lanciato senza pietà l'incantesimo più letale che potesse esistere verso il bambino spaventato che era allora Harry.

A causa di quei lampi di luce verde, la vita di Harry Potter era andata in pezzi per sempre.

Quante cose aveva perduto, pensò, a causa dell'omicidio della sua famiglia? Se Voldemort non fosse mai esistito o non avesse ucciso i suoi genitori, come avrebbe vissuto, quali possibilità che gli erano state finalmente negate gli sarebbero invece state offerte?

Due genitori che l'avrebbero cresciuto con amore e gentilezza, due genitori che sarebbero inorriditi solo a sapere il modo in cui i Dursley avrebbero trattato loro figlio.

Una vera stanza dove dormire, una vita normale nel mondo magico, una madre che l'avrebbe rimproverato perchè aveva rotto qualche soprammobile, un padre che gli avrebbe insegnato le regole e la storia del Quidditch fin da quando era piccolo.

Avrebbe saputo da dove venivano quelle cose strane che sapeva fare. I suoi piccoli segni di magia sarebbero stati spiegati da Lily e James, che li avrebbero detto che il fatto che i capelli gli ricrescessero da soli durante il sonno era solo un segno del suo essere un mago.

E i compleanni? Una bella festa con tutti gli amici di famiglia, la casa addobbata, tanti dolci sul tavolo, e lui che emozionato cancellava un altro anno dalla lista del tempo che gli mancava per partire per Hogwarts.

Magari sua madre avrebbe convinto James a mandare Harry in una scuola babbana. E lui avrebbe fatto amicizia con gli altri bambini, si sarebbe integrato e il pomeriggio sarebbe uscito per andare a giocare con loro nel parco.

E chissà...forse non sarebbe stato figlio unico. Forse avrebbe avuto un fratello minore, o una sorella.

Un bambino da prendere in giro, con cui litigare per un giocattolo oppure per chi avrebbe dovuto prendere l'ultima fetta di torta rimasta...

Il giorno del suo undicesimo compleanno, quando gli sarebbe arrivata la lettera per Hogwarts, lui avrebbe potuto urlare felice, e i suoi genitori l'avrebbero abbracciato fieri, mentre sua sorella o suo fratello lo guardava con invidia.

Sarebbe andato in giro per Diagon Alley con James e Lily, loro l'avrebbero accompagnato nel negozio di Olivander a prendere la bacchetta, o a comprare le divide da Madama McLan.

E quando sarebbe andato ad Hogwarts una volta a settimana avrebbe scritto alla sua famiglia, per raccontare che stava bene, la scuola gli piaceva e si era fatto degli amici.

Nessuno l'avrebbe guardato come il salvatore del mondo magico, il bambino che fece misteriosamente scomparire Lord Voldemor. Sarebbe stato un ragazzino normale, come tanti altri.

Qualcuno l'avrebbe trovato simpatico e allegro, altri magari l'avrebbero giudicato antipatico, e lui avrebbe avuto qualche semplice litigio con i suoi compagni.

Arrivata l'estate, avrebbe potuto invitare Ron ed Hermione da lui.

Se li immaginava, mentre entravano in casa sua, e Hermione salutava timidamente i suoi genitori dicendo qualcosa come:-Salve, signori Potter...io sono...Hermione Granger, un'amica di Harry.-

E magari Ron avrebbe guardato con gli occhi sbarrati qualche oggetto babbano che Lily aveva deciso di comprare, magari un computer, e avrebbe esclamato:-Miseriaccia! Ma questa roba babbana è portentosa!-.

E quando Harry si sarebbe innamorato di Ginny, forse i suoi genitori se ne sarebbero accorti durante le vacanze, avrebbero percepito che qualcosa nel suo comportamento era cambiato, soprattutto quando Harry invitava a casa loro Ginny Weasley, la sorella minore del suo migliore amico.

Immaginava suo padre ridere e dargli dei consigli su come ci si comporta con le ragazze. Immaginava i suoi genitori che si mescolavano tra gli invitati del suo matrimonio con Ginny, il viso di Lily rigato da lacrime di commozione.

Oh, e Sirius non sarebbe morto...sarebbe stato un secondo padre, per Harry, presente in quasi tutti i momenti della sua vita. Avrebbe giocato a Quidditch insieme a lui e a suo padre. Avrebbe allegramente stappato una bottiglia di Whisky Incendiario il giorno del suo compleanno.

Si, questa sarebbe stata la sua vita se James e Lily non fossero morti. Harry si sentiva un doloroso groppo alla gola e una stretta al cuore al pensiero che invece non era così.

I suoi genitori erano morti e basta. Quelle a cui lui stava pensando erano semplicemente possibilità perdute. Una vita che desiderava e che l'avrebbe reso felice, ma che non sarebbe mai venuta.

Lily e James non c'erano più, doveva accettarlo. Ambiva disperatamente a tutto quello a cui stava pensando, ma era assolutamente impossibile.

I suoi genitori non potevano tornare in vita, neanche con la pietra della resurrezione.

Lui non sarebbe mai tornato bambino per poter essere riempito di attenzioni da parte loro, e non avrebbe mai potuto gioire insieme a loro della sua ammissione ad Hogwarts.

Non avrebbe mai avuto l'occasione di dire:-Ginny, ecco, loro sono i miei genitori. Mamma, papà, lei è Ginny Weasley, la mia fidanzata...è la sorella di Ron.-

No, non sarebbe mai successo. Era impossibile. Aveva perduto tutte quelle occasioni, vissuto per anni a casa dei Dursley, maltrattato, preso in giro dagli altri bambini, senza mai ricevere un gesto o una parola d'affetto, e costretto a dormire nel ripostiglio del sottoscala.

Non aveva mai avuto un padre che gli avrebbe insegnato a giocare a Quidditch, né l'avrebbe mai avuto. La sua vita era trascorsa, lenta e inesorabile, fino al giorno in cui Hagrid non aveva abbattuto la porta della casa dove suo zio Vernon aveva sperato di trovare rifugio.

Solo allora Harry aveva capito di essere un mago e aveva trovato il suo posto nel mondo.

Ogni estate, però, sarebbe tornato dai Dursley. Trattato certamente meglio di prima, ma visto come un pazzo, accolto male al suo ritorno.

La vita felice che avrebbe potuto avere gli era stata strappata via da quell'uomo che tanto uomo non era, da un mostro che aveva ucciso i suoi genitori senza nemmeno un briciolo di pietà, e che aveva tentato di fare lo stesso con Harry.

Harry, Lily e James avevano passato insieme solo un anno, del quale lui non ricordava nulla, del quale gli rimaneva solo qualche foto rilegata in un album. Era andata così, e lui non ci poteva fare niente. Non poteva tornare indietro nel tempo e cambiare i fatti.

James Potter e Lily Evans erano morti. Lui era stato solo finchè non aveva iniziato a frequentare Hogwarts. E ora finalmente la sua vita si era stabilita, aveva trovato felicità ed equilibrio grazie prima al suo matrimonio, e poi con la nascita dei suoi figli.

James, con il suo carattere scherzoso e ribelle, i cui occhi marroni splendevano sempre di luce malandrina.

Albus, con la sua timidezza e dolcezza che nascondevano una determinazione pari a quella del fratello.

E infine Lily, così piccola eppure già tanto vivace ed irrequieta come James, capace di mostrare il suo lato dolce e gentile solo quando lo voleva lei.

Insieme a Ginny, loro tre erano la sua gioia, la sua vita. James, Albus e Lily erano la nuova generazione, nipoti di quei nonni che non avrebbero mai conosciuto.

Harry si rialzò, tremante. Fissò ancora le foto di James e Lily, con i loro volti giovani e spensierati, ignari della morte che in poco tempo sarebbe calata su di loro.

Erano morti per lui, pensò Harry. Per difendere il loro unico figlio, per impedire che Voldemort lo uccidesse. Erano morti per amore. Si erano sacrificati per la sua vita.

Harry si rese conto che stava piangendo. Non con singhiozzi, ma con semplici e amare lacrime che gli rigavano le guance.

-Ciao, mamma. Ciao, papà.-disse a voce bassa.-La prossima volta che verrò a trovarvi porterò anche James, Albus e Lily. Dovreste vederli. Sono dei bambini così allegri e pieni di vita...ma sono sicuro che in qualche modo voi li vedete. Ovunque voi siate, dal momento in cui siete morti, sono convinto che in questo momento mi state guardando, e che conoscete anche loro.-

Harry tacque, rimanendo immobile davanti alla lapide coperta in larga parte dal mazzo di gigli.

Li aveva scelti perché il nome di sua madre significava proprio questo, giglio. Non avrebbe potuto scegliere dei fiori migliori.

Dopo qualche minuto Harry si rese conto che le lacrime avevano smesso di cadere, e ora si stavano seccando sul volto. Guardò un'ultima volta le foto dei suoi genitori, poi si voltò, affondando le mani nelle tasche, dirigendosi verso l'uscita del cimitero.
Sicuramente Ginny, James, Albus e Lily lo stavano aspettando.

   
 
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