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Autore: mery_wolf    20/11/2010    0 recensioni
"E intanto il tempo passa e tu non passi mai."
[Estate - Negramaro]
Saranno ancora – e sempre – soleggiati giorni d’estate.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene, eccomi ritornata. Per l'ultima volta, in via eccezionale. Ho approfittato di un periodo come questo, un periodo adatto, per finire questa storia che mi ha accompagnata in momenti davvero belli e davvero brutti. Insomma. Ringrazio coloro che l'hanno seguita in silenzio, a coloro che hanno commentato positivamente questa crescita in forma di longfic, e coloro che hanno solamente letto.

Ad ognuno di voi: CipDebbi/Ebbi, effe_95, Angel Texas Ranger. Vi ringrazio sinceramente. <3333

E, non so, godetevela. E' stato difficile scrivere questo ultimo capitolo, ma alla fine mi sento soddisfatta. Ho completato qualcosa.

 


5

BLACK SUN

 

 

 

In bilico

Tra tutti i miei vorrei

Non sento più

Quell’insensata voglia

Di equilibrio

 

 

 

Chi l'avrebbe detto prima che io, un giorno, avrei perso tempo dietro a te.

Come quando un uomo cerca Dio, non lo trova più e impazzisce,

io impazzisco se rimango ancora senza te.

[ Negramaro – Londra Brucia ]


Sparkling grey, in my own veins

Any more than a whisper

Any sudden movement of my heart

And I know, I know I'll have to watch them pass away.

[ Evanescence – The Last Song I’m Wasting For You ]


Se muore lei, per me, tutta questa messa in scena del mondo che gira; lo possono pure smontare e portare via. Schiodare tutto. Arrotolare tutto il cielo e legarlo su.

E possono pure spegnere questa luce bellissima del sole che mi piace tanto... Tanto.

[ Attilio – La Tigre E La Neve ]

 

 

Sono passati mesi e mesi. Ancora non mi sono abituata all’idea di averlo vicino; figurarsi a quella di tenerlo a un milione di miglia di distanza.

Ci sono volte in cui mi ritrovo a sognarlo, sognare di poter avere delle chance in un altro mondo parallelo.

Se la sorte fosse stata più magnanima, con i nostri destini, forse adesso non saremmo così lontani.

Adesso che ci penso non siamo mai stati lontani. Non del tutto.


Capisce quando mi sento male a tre metri di distanza.

Le poche volte che mi vede piangere se n’è sta in silenzio, seduto di fianco a me, senza guardarmi neanche.

Sappiamo entrambi che tra di noi c’è un telaio invisibile, che tesse un filo rosso, mettendocelo al collo come un cappio. Nessuno dei due reagisce: ci lasciamo soffocare entrambi, sorridendo senza mostrarlo.


Luca è altruista da far schifo.

In effetti, sono poche le volte che pensa a se stesso. S’interesserebbe di te anche se stesse perdendo un arto. Cercherebbe di risolverti i problemi, pur di non pensare ai suoi.

Mi accenna più volte, di quello che gli accade, ma lo omette subito dopo.

Quando pensa a sé lo fa con disinteresse, cercando di scrollarsi di dosso il peso che non vuole portare.

Gli chiedo di spiegarmi cos’è il diabete e lui va in agitazione. Si arrabbia tantissimo, i suoi occhi ardono.

Potrei rimanerne ipnotizzata.

 

<< Fammi capire: sei indecisa fra due relazioni? >>

<< Sì. Ma insomma, cosa c’è di strano? È come quando tu sei indeciso se mangiare braciole o cotoletta, credo che sia ugua— >>

<< No, no, no. Non stiamo parlando di cibo. Ci sono due persone, in gioco, c’è la loro dignità. >>

Rido. << Che? >>

<< Il cibo è cibo; si mangia, non ha dei sentimenti e poi chi se ne frega. Ma qui stiamo parlando degli esseri umani e non credo che ci si possa riempire lo stomaco di loro – a meno che tu non sia cannibale. >>

<< Beh, hai ragione. >>

<<  Lo so che ho ragione.  >> Una pausa. << Stavamo parlando di...? >>

<< Due persone. >>

<< Ok, questo lo sapevo. >> Si guarda intorno, come se dovesse rivelare chissà quale segreto. Dà l’impressione di non voler far sapere agli altri quello di cui stiamo parlando; mi sovrasta con il suo corpo e cerca di catturare i miei occhi. << So che uno è Gaetano, ma l’altro? Voglio sapere chi è. >>

<< Ne sei sicuro? >>

<< Se non me lo dici subito ti farò qualcosa di terribile. >>

Gliel’avrei detto comunque, con o senza minaccia. Solo una questione di tempo. << Sei tu. >>

 

Le sue mani sono sempre calde. Le mie sono sempre fredde.

Mi prende in giro, Rosaria, quando faccio questo paragone, dice: << mani fredde, cuore caldo  >> e ride.

E lui, allora?

Mani calde, cuore freddo?

 

<< Cosa ci trovi in lui, non l’ho ancora capito. >>

<< È... qualcosa di buono. Lui mi rende migliore e meno... >> – risata – << indurita. Da tutto quello che succede, sai. Sembra stupido, ma queste sono le mie ragioni. >>

<< Ma cos’è?, un ammorbidente? >>

<< Sì! È quello che cercavo di spiegarti! >>

<< Oddio... >>

<< Vabbeh, che te lo dico a fare. >>

<< ...Che poi non sei tanto addolcita come dici di essere. >>

 

A casa mia fa caldo. Mi siedo sul letto, Luca mi guarda.

<< Tu da che parte dormi, la notte? >>

<< A che scopo, questa domanda? >>

<< Ma così, tanto per. >>

<< Mioddio, cose più normali no? >>

<< Questa è una cosa normalissima, da chiedere. >>

<< E allora quando incontri qualc—no, lascia perdere. Destra, comunque. >>

<< Io sinistra. >>

<< Wah, ora sì che ha senso, ‘sta cosa. >>

Si siede al mio fianco, mi prende la mano. << Tu dormi a destra, io sinistra. Potremmo dormire già assieme. Non ti sembra figo? >>

<< Figo? Non è una parola adatta, figo. >>

<< Hai ragione, è adatta solo a me. >>

<< ...No, ma non hai capito nulla. >> Rido, malgrado non ci sia nulla da ridere. Lui sembra... leggero. Spensierato. << Io credo che tu non sappia usare giuste parole in una determinata situazione. >>

<< Scusa se non sono analfabeta, eh! >>

<< Oh, ti perdono. >>

<< Che bastarda. >>

Ridiamo. Prova a baciarmi, poi mi abbraccia e il calore del suo corpo mi avvolge completamente.

Mi sento così protetta.

 

Tutto quel che fa mi stordisce e mi annebbia in qualcosa di simile alla felicità.

Mi hanno detto di non distogliere mai gli occhi dalla realtà. Non tutto ciò che ci sembra reale, lo è davvero.


<< Oh, non chiudere la porta! >>

<< Perché mai? >>

<< Sono stati i miei genitori a dirlo, dicono che dobbiamo sempre essere sotto controllo. >>

<< Ma da quando stai ad ascoltare i tuoi genitori, Luca? >>

<< Beh, che vuoi, che ci vedano limonare? >>

<< Potremmo sempre andare altrove, per limonare in pace. >>

<< Tipo? >>

<< In Australia. >>

<< Come no. >>

<< Sì! L’Australia è perfetta. Quando qui a Napoli sarà inverno, ce ne andremo in Australia, visto che lì sarà ancora estate. >>

<< Eh, sì, e soldi li scippiamo a qualcuno in mezzo alla strada. >>

<< Faremo gli zingari: tu suonerai la chitarra ed io ballerò a piedi scalzi. Guadagneremo i soldi così. >>

Alza un sopracciglio, mi tira uno schiaffo leggero sulla spalla. << Fai troppi progetti. >>

<< In verità, il mio è solo uno. >>

Voglio che sia sempre estate.


Avrei dovuto dargli ascolto, una volta tanto, invece di guardare il cielo dello stesso colore dei suoi occhi. Avrei dovuto fantasticare di meno.


<< Ehi, ma oggi sai dov’è Luca? Non lo vedo proprio.  >>

<< Non te l’ha detto? >>

<< ...No. >>

<< Un controllo, ieri sera si è sentito male. >>

Una fitta alla pancia – uno sguardo alla finestra: piove. << Cos’ha avuto? >>

<< Boh. >>

<< Ma come, sei il fratello, dovresti saperlo. >>

<< Qualcosa a che fare con il diabete, forse un calo di zuccheri. >> Guarda nella mia stessa direzione, poi si accorge che non c’è nulla di rilevante.

<< Davvero non ti ha detto nulla? >>

Sta tuonando, ora.


Ecco la verità.


Sta per andarsene, gli prendo il braccio e stringo le dita attorno alla sua pelle scoperta. Lui si scosta.

<< Aspetta. >>

<< Che c’è? >> Sembra guardare altrove.

<< È che... >> non trovo nulla da dire. << tutto bene? >>

<< Sì, certo. >>

<< Ieri Vincenzo mi ha detto che non ti sei sentito bene. >>

<< Ma che cazzo dici, mica mi sono sentito male. Ero solo stanco e ho preferito restare a casa. >>

Bugiardo.

<< Sì? >>

<< Ma cosa vuoi, un certificato? >>

<< Luca, volevo solo esserne sicura. >>

Gli amici lo chiamano, lui si allontana ancora un po’. << Vado. >> Allungo il braccio, vorrei fermarlo. Vorrei metterci tutta la forza che ho, fargli male, costringerlo a rimanere qui.

Non si volta nemmeno a guardarmi e allora lo lascio andare via.


Ci rivedremo?


Oggi ho pensato che potrei perderti. Che cosa orribile, pesarlo. Potrei non vederti più sorridermi. Il mio cuore ha iniziato a dibattersi senza sosta, e a fare male. Ho avuto paura che tu potessi abbandonarmi.

Ho avuto paura di rimanere da sola.


Lo penso spesso. Penso alle sue braccia che mi stringono forte e mi sorreggono dopo tutti i colpi che mi stremano.


Non te ne accorgi, di come ho bisogno di te? Non te ne accorgi?

Guardami.

Vorrei dirti qualcosa di così potente da convincerti a stare con me per sempre.

Sono ancora molto innamorata di te.


Da Luca:

Giulia ti lascio, non fare domande, ti scongiuro.


Basta così.

 

Non ce la faccio.


Succede tutto troppo in fretta, fa male. I secondi passano, il mio cuore trema – fran! – le mie gambe tremano – bam! –, le dita – crack! –, non arriva più l’aria alla testa.

No—


Non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio.

Non ce la faccio...


Silenzio.


<< L’ho sempre paragonato ad un sole luminoso. Mi faceva sentire al sicuro, in mezzo al buio. >>

Adesso che non c’è, rimango immobile e mi sembra di svenire ogni giorno.

 

L’unica cosa che rimpiango in assoluto, ogni maledetto giorno che vivo è...

È non averti mai detto quanto ti ho amato.

È non averti detto che ti amo da morire.


Forse non sarò felice mai più.


Lui fa parte del mio passato. Adesso dov’è? Sta ancora stracciando il mio corpo come un foglio di carta – a distanza.


Mi sembra di essere circondata dall’acciaio. Io sono di sabbia. Il minimo soffio, e potrei cambiare forma, rinascere. Non entra uno spiffero, dall’acciaio che mi circonda.


Sono devastata. Stanca.

 

Stanotte l’ho sognato ancora, dopo mesi e mesi. Non credevo fosse possibile.

Eravamo lontani e divisi da una moltitudine di persone – forse Luca mi cercava.

Di sicuro io cercavo lui.

Il sogno era così sfocato, come se lo avessi visto mentre piangessi. Fatto di luce accecante. Adesso ho paura di dimenticarlo.


Forse lo amo solo per ripagarlo di un favore. Di quando mi ha salvata, da tutto quel buio.

Tutto quello che faccio è basato su uno scambio equo.

 

Oggi sono felice dopo chissà quanto tempo. Mi sembrano quasi anni.

Non ho più paura di nulla, ormai. Ho perso tutto quello che mi sosteneva, e ho imparato a camminare, andare avanti con le mie sole forze. Con solo le mie gambe.

Adesso splende di nuovo un timido e tiepido sole di primavera. Si respira un’aria è fresca e piacevole, non così afosa.

Le giornate non sono molto luminose, ma finalmente meno buie.

Il mio cuore pompa di nuovo sangue e la mia vita sta scorrendo, palpitando allo stesso suo ritmo.

Ancora ci penso, a Luca. Il mio sole.

Un sole che non ha più nulla per cui splendere, che si eclissa lentamente nella notte.

Un sole che diventa nero.


L’ho detto che non ho più paura?, sì. Ho bisogno di ripeterlo molte volte.

Non ho smesso di sognare, né di guardare il cielo.

C’è la differenza che, adesso, mi guardo attorno e osservo mutare le persone, i paesaggi.

Ho un desiderio, che non si è mai spento, mai, che è restato nelle recondite parti di me stessa.

Vivere in estate, per sempre illuminata da un sole che non smetterà mai di splendere.

Un sole reale.

Partire in Australia, vivere per sei mesi nel caldo, lavorare sodo e vedere cose sorprendenti, avere emozioni nuove, incontrare gente; e poi ritornare a Napoli, giusto tre mesi afosi, per rivedere chi amo.

Qualcosa di semplice. E pieno. Non chiedo di più. Questo è il mio unico desiderio da sempre.

Così la nostalgia non mi divorerà più il cuore.

Saranno ancora – e sempre – soleggiati giorni d’estate.

 

 

In bilico

Tra santi che

Non pagano

E tanto il tempo

Passa e passerai

Come sai tu

In bilico e intanto

Il tempo passa e tu non passi mai

 

 

FINE.

  
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