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Autore: Lady Amber    21/11/2010    5 recensioni
Kirk non si mosse.
Rimase lì dov'era, il viso illuminato da un sorrisetto sghembo e lo sguardo dorato pervaso da un guizzo di malcelato divertimento. "A proposito di punti sensibili..." iniziò maliziosamente mentre la sua mano destra risaliva lentamente lungo la coscia del dottore, "...quello non lo conoscevo, ma ce ne sono parecchi altri che conosco molto bene, sai..."
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Laughs and Giggles in Space '
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Messaggio dell’autrice: BUON COMPLEANNO BOOOONES!!! Eccoti il pensierino che ti avevo promesso! Spero che questa storiella sia quanto meno decente, perché ci sono rimasta sopra un sacco non essendo Kirk/McCoy uno dei miei pairing prediletti… ma tu sai già dei miei terribili dubbi al riguardo! XDDD
Coooomunque… ancora auguroni, cara!
E buona lettura a tutti!! *3*

 




“Sul serio, Bones…” cantilenò Kirk per l’ennesima volta. “È proprio necessario?” Con aria estremamente riluttante, lanciò un’ulteriore occhiata apprensiva al medico pericolosamente abbarbicato sulla sedia di fronte a lui.
“Ti dico di sì” rispose McCoy seccamente. “Non esiste che si festeggi il Natale senza decorazioni! Sarebbe una cosa assurda, un controsenso…”
Kirk sospirò. “Lo so che per te questa faccenda degli addobbi è importante…” iniziò passando all’amico un altro festone. “Ma ti ricordo che siamo a bordo di una nave stellare, credo che sia poco professionale appendere capelli d’angelo in ogni dove.”
“Naah, ma falla finita…” sbottò il medico sollevandosi in punta di piedi per agganciare l’addobbo sgargiante alla parete. “Trascorrere il Natale senza alcuna decorazione sarebbe una cosa a dir poco deprimente! Dico, non vorrai mica che un tuo ordine da ligio e professionale capitano della Flotta influisca negativamente sull’umore dell’equipaggio, vero?”
“D’accordo, d’accordo…” sorrise allora Kirk. Facendo roteare gli occhi, si affrettò a sollevare le mani in segno di resa. “Se dici che la salute emotiva dell’equipaggio ne risentirebbe, allora mi fido…”
“Saggia decisione” commentò McCoy con aria risoluta. “Avanti, passami quella collana rossa…”
“Agli ordini!” scherzò Kirk porgendo al dottore un capo del lungo filo vermiglio. Mentre srotolava progressivamente l’addobbo e lo passava a McCoy, la sua attenzione fu attirata da un curioso scintillio balenato per un attimo sui pantaloni del dottore. “Ah! Aspetta, Bones, ti è rimasto un filo agganciato alla cintura…” Con tutta l’intenzione di spazzare via il residuo indesiderato, Kirk avvicinò il braccio al fianco del dottore. Non appena la sua mano ebbe sfiorato l’anca del medico, però, quello sobbalzò come se fosse stato percorso da una scarica elettrica.
Lanciando un acuto gridolino, McCoy allargò le braccia e si sbilanciò pericolosamente da un lato.
“Ma cosa…!” esclamò Kirk sconcertato. Cinto l’amico per i fianchi, cercò disperatamente di fargli riacquistare l’equilibrio, ma quello, cadendo all’indietro, si aggrappò con tutta la propria forza alla sua maglia e lo trascinò di peso giù con sé.
Pochi attimi dopo, i due si ritrovarono per terra ammucchiati uno sull’altro.
“Tutto bene, Bones?!” chiese Kirk preoccupato sollevandosi su un braccio e fissando il medico steso sotto di lui.
“Ahi, ahi, ahi…” borbottò McCoy per tutta risposta. Con una smorfia, si massaggiò la nuca dolorante. “Come diavolo ti è venuto in mente di toccarmi così mentre ero in piedi su una sedia?!” sbottò. “Diavolo, Jim, lo sai che soffro il solletico!”
Sollevato dal solito tono burbero dell’amico, Kirk scoppiò a ridere. “Questo è vero, ma non credevo che quel punto fosse così sensibile!”
“Roba da matti…” borbottò ancora McCoy spingendo sul petto del capitano per levarselo di dosso. “Avanti, togliti…”
Ma Kirk non si mosse.
Rimase lì dov’era, il viso illuminato da un sorrisetto sghembo e lo sguardo dorato pervaso da un guizzo di malcelato divertimento. “A proposito di punti sensibili…” iniziò maliziosamente mentre la sua mano destra risaliva lentamente lungo la coscia del medico, “… quello non lo conoscevo, ma ce ne sono parecchi altri che conosco molto bene, sai…”
“E piantala!” esclamò McCoy leggermente accaldato. Rosso in viso, cercò freneticamente di allontanare la mano del capitano, ma ogni volta quella ritornava testardamente a posarsi sul suo basso ventre. “Siamo in sala mensa, per l’amor di Dio…”
“Questo lo so” sussurrò Kirk seguendo con teneri baci il profilo della sua mascella liscia. “Ma è proprio qui che sta il bello, no?” McCoy sbuffò e cercò di tirarsi su a sedere, ma Kirk continuò a tenerlo bloccato a terra. “Che c’è, Bones, non ti ricordi più come si fa?” lo canzonò scendendo a baciargli l’incavo del collo.
“Ragazzino sfrontato…” mormorò allora McCoy fissando il capitano con sguardo inaspettatamente arrendevole. Cessata gradualmente la sua inutile lotta, fece scivolare una mano lungo la schiena muscolosa del compagno.
“Mhm, bene bene…” ridacchiò Kirk, soddisfatto. “Vedo che hai finalmente deciso di arrenderti...” Socchiudendo le palpebre, abbassò il capo per riprendere la sua esplorazione.
D’improvviso, McCoy lo spinse bruscamente di lato.
Colto alla sprovvista, Kirk perse l’equilibrio e rotolò pesantemente su un fianco, ritrovandosi bloccato a sua volta sotto il peso del dottore.
“Toh, ma guarda un po’” esclamò allora McCoy sogghignando. “Sembra proprio che la situazione si sia capovolta, eh Jimmy-boy?” Senza aggiungere altro, catturò con avidità la bocca dell’ancora attonito capitano. Puntellandosi su un braccio, il dottore fece scorrere lentamente le dita tra i morbidi capelli dell’amico e approfondì il bacio, esplorando a fondo la sua bocca, perdendosi nel meraviglioso profumo del suo dopobarba, nutrendosi del suo calore, assaggiando il suo dolce sapore…
“Jim!” esclamò d’un tratto ritraendosi di scatto.
Ancora stordito, il capitano sbatté più volte le palpebre per ritornare alla realtà. Quando ebbe ritrovato una parvenza di decorosa lucidità, si sollevò sui gomiti e studiò il volto adirato di McCoy. “Che c’è, Bones?” balbettò sinceramente confuso. “Che ho fatto?”   
McCoy si passò velocemente la lingua sulle labbra e lanciò a Kirk un’occhiata penetrante. “Cos’hai mangiato?” chiese bruscamente.
Kirk sgranò leggermente gli occhi. “Niente” rispose automaticamente.
“Non raccontarmi balle, Jim.”
“Ti dico che non ho mangiato niente!”
“James T. Kirk…” iniziò allora McCoy con voce bassa e minacciosa pungolando il petto del capitano con un indice accusatorio. “Cos’hai mangiato?” ripeté afferrandolo per il bavero della giubba.
Sconcertato dall’aggressività del medico, Kirk deglutì a vuoto. “N-niente, io… cioè sì, in effetti qualcosa ho mangiato… ma…”
“Che cosa?” continuò imperterrito il dottore.
Kirk rimase in silenzio per qualche secondo. “Io, ecco… un… un po’ di pane…”
“Dio, Jim, è mai possibile che bisogna sempre cavarti fuori le risposte con la forza? Pane con cosa?!”
“Con… con la Nutella…” bisbigliò il capitano facendosi piccolo piccolo.
“Ecco, lo sapevo!” esclamò McCoy allargando le braccia in un gesto esasperato. “Sbaglio o ti avevo detto di smetterla con la cioccolata?! Se continuerai a mangiare tutti questi dolci, ti assicuro che ti ritroverai a cinquant’anni con il colesterolo a mille e una pancia da fare invidia a-”
Kirk non gli permise di continuare oltre. Con uno scatto fulmineo, premette nuovamente le labbra su quelle dell’amico. “Adesso non venirmi a dire che non ti piace…” gli soffiò maliziosamente sul viso.
“Beh no, ovviamente no, ma… non è questo il punto…” tentò di ribattere McCoy mentre le mani di Kirk gli cingevano con delicatezza il volto e tornavano a trascinarlo verso il basso. Suo malgrado, il medico si ritrovò di nuovo rapito dal vortice delle giocose carezze di Kirk, dai suoi dolci e teneri baci che sapevano di cioccolata, dal profumo inebriante della sua morbida pelle accaldata…
“Ahahahah, non mi dire!” rise d’un tratto una voce maschile.
McCoy si sollevò di scatto. “Come?” chiese interdetto.
Aggrottando le sopracciglia, Kirk lanciò al medico uno sguardo altrettanto confuso. “Io non ho detto niente. Nel caso non te ne fossi accorto la mia bocca era un tantino occupata quagg-”
“Sssshh!” lo zittì McCoy posandogli l’indice sulle labbra. Reclinando la testa di lato, tese l’orecchio con attenzione.
“Dunque, glielo hai chiesto davvero?” esclamò ancora la stessa voce. “E lui che ti ha risposto?”
“Beh, ovviamente che anche quello è stato inventato in Russia!” rispose ridendo una seconda voce.
“Ma è vero!” protestò vivamente una voce più acuta e dal marcato accento orientale. “Il saké è stato inventato in Russia, lo sanno tutti! E smettetela di parlare di me come se non fossi presente, è una cosa che mi da sui nervi!”
“Cavoli, arriva qualcuno!” gemette Kirk sgomento. In preda al panico diede un forte spintone a McCoy, che finì letteralmente gambe all’aria.
La porta argentata della sala si aprì con un sibilo. Ridendo, Scott e Sulu fecero allegramente il loro ingresso, seguiti da un trotterellante e contrariato Chekov.
Non appena ebbero notato i due uomini stesi a terra, si bloccarono.
“Buongiorno signori!” li salutò immediatamente Kirk con incredibile trasporto. Con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, scattò in piedi veloce come un grillo e tirò giù come meglio poteva la sua stropicciata giubba gialla. “Ehm…” continuò, sforzandosi di ignorare il guizzo di divertimento che era appena serpeggiato negli occhi di Scott e Sulu. “Io e il dottore stavamo cercando di appendere qualche festone alla parete, poco fa, ma malauguratamente Bones è caduto e…”
“Dottore!” esclamò allora Chekov con aria sconvolta. Preoccupatissimo, si affrettò al fianco del medico e lo aiutò a liberarsi della miriade di festoni e capelli d’angelo che lo ricoprivano da capo a piedi. “Sta bene?!”
“Uhm… sì, sì, ragazzo, non ti preoccupare…” rispose il medico con aria impacciata. A quanto pareva lo spintone di Kirk lo aveva spedito dritto contro lo scatolone degli addobbi. Conciato così, con tutti quei festoni e fronzoli vari che gli pendevano mollemente da capo e braccia, assomigliava pericolosamente ad una specie di Albero Azzurro decorato a festa… per completare il quadro, sarebbe mancato soltanto qualche bel filo di lucine colorate.
Kirk soffocò una risata.
“Ma ne è sicuro?” chiese ancora Chekov dubbioso. “Sembra un peperone, ha le guance tutte rosse! Non è che le sta venendo un colpo di calore o qualcosa di simile…?”
“Ho detto che sto bene!” sbottò di colpo McCoy allontanando sgarbatamente la mano del giovane.
Con un sospiro, Sulu si avvicinò ai due e prese Chekov per un braccio. “Andiamo, Pavel…”
“Ma…. io volevo solo rendermi utile…” mormorò il russo confuso.
“Lo so, lo so…” assicurò Sulu cingendogli le spalle con un braccio e conducendolo verso la porta. “Ti spiegheremo tutto più tardi” gli bisbigliò all’orecchio lanciando a Scott un’occhiata astuta.
“Signori” sorrise allora l’ingegnere con un leggero inchino. “Scusateci tanto per il disturbo. Ritornate pure alle vostre precedenti attività… vi prego di fare finta che questa inopportuna interruzione non sia mai avvenuta.”
“Ma che dici, non hai interrotto nient-” iniziò McCoy.
“Grazie mille, Scotty!” lo interruppe Kirk gaiamente. Sogghignando, scambiò con l’ingegnere un cenno d’intesa. McCoy gli lanciò un’occhiata omicida. “Vi raggiungerò sul Ponte tra un’oretta.”
“Oh, fate pure con calma…” sorrise amabilmente lo scozzese guardandoli con l’aria di chi la sa lunga. “Non c’è fretta. Farò in modo di avvertire l’equipaggio che la sala mensa sarà occupata per le prossime ore, quindi non avrete altre… interruzioni. Buon proseguimento!” Detto questo, uscì bighellonando dalla stanza.
Rimasti soli, Kirk e McCoy si fissarono in silenzio.
“Allora…” iniziò il capitano avvicinandosi all’amico con finta noncuranza. “Dove eravamo rimasti?”
“Credo di ricordarmelo…” rispose McCoy sorridendo maliziosamente e accostando il volto a quello del capitano. Kirk chiuse gli occhi, pronto al bacio.
Di colpo, McCoy gli schiaffò una mano contro il petto. Colto di sorpresa, il capitano barcollò un po’ all’indietro e fissò la coda di capelli d’angelo che l’amico gli stava porgendo.
“Stavamo appendendo gli addobbi, se non sbaglio” completò McCoy tranquillamente.
Sconcertato, Kirk sgranò gli occhi. “Stai scherzando, vero?”
“Ti sembro in vena di scherzi, forse?” ribatté McCoy aspramente trascinando il capitano verso la sedia posta accanto alla parete. “Avanti, monta in piedi lì sopra. Io mi rifiuto di rifarlo finché ci sei tu nei paraggi.”
“Ma credevo che…!”
“Su, avanti!” l’interruppe bruscamente l’altro. “Non abbiamo tutto il giorno!”
“Ma sei sicuro di non volere…” Kirk lasciò volutamente la frase in sospeso, mentre il suo volto si apriva in uno dei suoi più affascinanti e seducenti sorrisi mozzafiato.
“Tu. Ora. Sulla sedia.” proferì McCoy guardandolo con stizza e puntellandosi le mani sui fianchi. “SCATTARE!”
Con aria estremamente delusa e imbronciata, Kirk fece come gli era stato ordinato e incominciò svogliatamente ad appendere i festoni. “Non capisco…” lo sentì borbottare McCoy. “Di solito nessuno riesce a resistere al mio fascino magnetico… forse sto cominciando a perdere colpi...”
McCoy sorrise sotto i baffi.
Dare una lezione a quello scapestrato ragazzo gli dava da sempre un’incredibile soddisfazione. Certo, per resistere al suo incredibile sex appeal doveva puntualmente fare ricorso a ogni briciola del proprio più intransigente autocontrollo… ma questo non glielo avrebbe mai rivelato, ovviamente.
  
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