-Mi fido di te!- mi aveva detto, appoggiandomi una mano sulla
spalla.
Io ero partito senza neanche voltarmi a guardarlo, non riuscivo a credere di aver accettato di farlo. In quel momento mi sentii
come se una parte di me fosse rimasta a terra con lui, lo guardai dall’alto
della mia scopa, mi stava seguendo con lo sguardo lucido, vicino a lui c’era
lei, piangeva senza sosta, abbracciandolo forte con le sue
esili braccia femminili. Non
riuscivo a credere di aver accettato di farlo. “Accettare un duello oscuro
é come accettare di morire”mi aveva avvisato Silente
con voce grave, qualche ora fa. Ma purtroppo io avevo
gia accettato la sfida di Voldemort e non mi potevo più tirare in dietro.
Case di
pane, riunioni di rane,
vecchie che ballano nelle cadilac.
Muscoli d’oro,corone dall’oro,
canzoni d’amore per bimbi col frac.
Musica seria, la luce che varia, pioggia che cade,vita
che scorre,
cani randagi, cammelli, re magi, forse fa male eppure mi va…
di stare collegato, di vivere d’un fiato, distendermi sopra al burrone e di
guardare giù.
La vertigine non è, paura di cadere, ma voglia di volare…
mi fido di te, mi fido di te, mi fido di te.
Mi fido di te, io mi fido di te, ehi mi fido di te,
cosa sei disposto a perdere.
Il
paesaggio sotto di me era sempre lo stesso, grandi campi si
stendevano su tutta la vallata, scomparendo nel tramonto del sole
rossastro. Non c’erano più, non sarebbero potuti
corrermi in aiuto, Silente aveva proibito loro di seguirmi, per questo erano
rimasti a terra, piangendo.
“mi fido di te!” la voce del mio migliore amico mi rimbombava nella testa, non
aveva obbiettato alla pretesa di Silente, era rimasto immobile a fissarmi
finché, quando eravamo rimasti soli, mi aveva detto “Io sarò con te con il corpo
e il pensiero, mi fido di te, tornerai per finire la partita di scacchi”.
Quando arrivai nel covo di Voldemort, dei Mangiamorte incappucciati vennero
verso di me e mi presero la scopa dalle mani gelate. Entrai scortato da tre
tizi pallidi, che mi condussero nella stanza principale del grande
castello dei Malfoy. Voldemort mi aspettava lì, con la bacchetta pronta in
mano.
-Iniziamo?- chiese con voce strisciante.
-Non vedevo l’ora di farla finita- risposi con voce
dura e inflessibile.
Lampi di
luce, al collo una croce, la dea dell’amore si muove nei
jeans,
culi e catene, assassini, per bene, la radio si accende su un pezzo fonkie,
teste fasciate, ferite curate, l’affitto del sole si paga in anticipo prego,
arcobaleno più per meno meno, forse fa male eppure mi va…
di stare collegato, di vivere d’un fiato, distendermi sopra al burrone e di
guardare giù.
La vertigine non è, paura di cadere, ma voglia di volare…
mi fido
di te, mi fido di te, mi fido di te, cosa sei disposto a perdere.
mi fido di te, io mi fido di te, cosa sei disposto sa perdere.
Dopo una strenua
lotta, con incantesimi micidiali, io finii a terra, ferito al braccio e senza più la mia bacchetta.
-A quanto pare ho vinto io- esordì il Signore Oscuro con malignità- Hai un
ultimo desiderio?-
Io rimasi zitto, non gli avrei lasciato la soddisfazione di avermi messo in
ginocchio.
-Bene, salutami i tuoi genitori quando li vedi- mi disse, mi puntò la bacchetta
al petto, chiusi gli occhi e lo sentii pronunciare:
-Avada Kedavra!!-
Rabbia,
stupore,la parte, l’attore, dottore che sintomi ha? La
felicità,
l’evoluzione, il cielo in prigione, questa non è un’esercitazione,
forza e coraggio, la fede il coraggio,la luna nell’altra metà,
lupi in agguato, il peggio è passato, forse fa male eppure mi va…
di stare collegato, di vivere d’un fiato, distendermi sopra al burrone e di
guardare giù.
La vertigine non è, paura di cadere, ma voglia di volare…
mi fido
di te, mi fido di te, cosa sei disposto a perdere.
mi fido
di te, mi fido di te, mi fido di te, cosa sei disposto a perdere.
Un urlo di
dolore pervase la sala e qualcosa di pesante mi cadde addosso. Aprii gli occhi
e mi si raggelò il sangue nelle vene quando vidi
quello che mi si parò davanti.
Il mio migliore era sopra di me e si contorceva tra il dolore.
Mi alzai subito a sedere e lo sostenni con un braccio.
-Ron!-urlai con le lacrime che mi appannavano la vista-Ron! Perché mi hai
seguito?! Ron!- ormai stavo piangendo.
Lui mi fissò e tossì sobbalzando tutto- Uccidilo
Harry! Vendicami! Uccidilo per me, per tutte le altre persone che ha ucciso e
per chi ti vuole bene, come me- mi incoraggiò con poca
voce in gola-Mi fido di te! So che lo farai…- chiuse gli occhi e lo sentii afflosciarsi
tra le mie braccia.
-Ron! Ron!- gridai disperato, lo distesi sul freddo e ruvido pavimento e mi alzai in piedi brandendo la bacchetta che Ron teneva tra le
mani. Lord Voldemort rise con forza alla scena-Commovente!-
-Me la pagherai. Lo giuro!- dissi all’uomo
davanti a me, mi asciugai le lacrime dalle guance rosse di rabbia e gli puntai
contro la bacchetta.
Non riuscivo a credere di aver accettato di
farlo. Mi alzai in
piedi. L’erba sta diventando alta, devo informare il
custode di venire a sistemarla.
Guardo nuovamente davanti a me, la foto del mio migliore amico sorride felice
perché era riuscito finalmente a prendere il M.A.G.O..
Avrei voluto che non intervenisse, ma era successo.
“Mi fido di te” mi aveva detto, aveva fatto bene, dopo che aveva chiuso per
sempre gli occhi azzurri, quei vivaci occhi azzurri, avevo ucciso Voldemort con
un solo incantesimo, ma con la forza di quelli che volevano la sua morte e che
agivano attraverso me, dandomi la loro fiducia. Come aveva fatto lui, lui aveva
creduto in me e alla fine il bene aveva trionfato. Anche se
lui non c’era più per condividere la gloria e la gioia con me.
Ecco Hermione. Lei non si é ancora ripresa dalla tua sparizione, ti amava tanto
e ora cerca di trasferire l’amore che provava per te a me, ma non ci riesce.
-Harry! Vieni o facciamo tardi al matrimonio di
Seamus- disse Hermione da lontano, mi chino, bacio la tua foto e me ne vado.
“mi fido di te”…non dimenticherò mai le sue parole.