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Autore: x_Dana    21/11/2010    3 recensioni
FanFiction ispirata ad American McGee's Alice.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gone with the spoon
American McGee's Alice.



Si osservava con tranquillità nel riflesso del grosso coltello, gli occhi verdi talmente enormi che vi si poteva riflettere l'intero cielo purpureo.
Stava apoggiata a una grande scultura di pietra, riprendendosi dalla lunga corsa all'interno dell'infinito labirinto che proteggeva il regno della Regina Rossa, il vestito azzurro era sgualcito dalle innumerevoli difficoltà e il grembiule bianco era chiazzato di sangue.
Alice, più si osservava pigramente nel coltello, appena schizzato di liquido denso e rosso, più si ricordava con nostalgia il cucchiaio con il quale stava per incidersi i polsi e porre fine alla sua miserevole vita.
"Ero  l'eroina del wonderland" pensò studiandosi un taglio sulla guancia, la bambina che aveva salvato il Paese delle Meraviglie non era riuscita a salvare la sua famiglia da un banalissimo incendio, era troppo impegnata a sognare di prendere il Thè con la Lepre Marzolina e il Ghiro. Aveva aspettato, ed era stata in ritardo. I suoi genitori erano morti in un orrore di fiamme.
Lei rinchiusa in quella clinica, con solo il suo coniglio di pezza, e le protezioni che la ancoravano al letto.
Fino a che non aveva trovato il cucchiaio, una dimenticanza imperdonabile di qualche infermiera, e si era dilettata a sfregarlo con forza sull'esile polso bianco, le vene bluastre pulsavano lì sotto irrequiete. Non era stata capace nemmeno di porre fine alla sua esistenza, in ritardo anche nella morte, poichè l'avevano trovata in tempo.

"Alice"

L'aveva chiamata il Gatto di Cheshire, pretendendo che lei salvasse di nuovo il Wonderland, riportandola in una terra malata ed illogica, che rasentava perfettamente quella stanza buia che era la sua mente.
Alice si rimise in marcia, le piaceva quando il vento soffiava gonfiandole la gonna, si sentiva più grossa e paurosa, mentre era solo una ragazzina con i polsi segnati da rabbiose cicatrici che risplendevano alla luce della sera.
Scostò una ciocca incrostata di sangue che le si era appiccicata alla fronte, nessun rumore riecheggiava nel labirinto, perchè nessuno l'aveva ancora vista. Forse per una volta era in orario, il Tempo doveva essersi offeso anche con lei, che era sempre in ritardo e l'aveva trascurato, e forse finalmente stava facendo qualcosa per farla arrivare in orario.
Rabbrividì, pensando ad Hatter, condannato a vivere perennemente nell'ora del Thè.

"Il cappellaio arriva sempre alle sei" le aveva detto il Grifone, "Il cappellaio non arriverà mai più" si disse Alice, sentendo il peso del piccolo orologio nella tasca del grembiule insudiciato di sangue secco.Lei l'aveva ucciso.
"Tutte le persone che ho amato sono morte violentemente"  si ricordò, sentendosi ancora in ritardo, sperandosi di riunirsi presto anche al povero Bianconiglio, che si era affrettato per l'ultima volta.

Finalmente gli urli delle guardie riempirono le siepi del labirinto, Alice sorrise, un ghigno un pò storto a dire il vero, un ultimo sguardo al coltello e l'ultimo pensiero al rilucente cucchiaio, prima di prepararsi alla lotta.
La palla rossa del Jack rimbalzava al suo fianco, creando nel buio dei suoni sinistri, che si ripetevano ad intervalli regolari.

Tac.
  Tac.
     Tac.

Ed a ogni rimbalzo le letali puntine si accanivano sulle povere Carte, che cessavano di esistere in grida penose. Anche loro riuscivano a non essere in ritardo.

Alice scostò col piede i resti maciullati ed insanguinati delle Carte, pulendosi col la lingua uno schizzo di sangue che le era arrivato sulle labbra ruvide e pallide.
Prima di procedere si soffermò su di un pezzo di carta, maciullato e immerso nel sangue, e pensò che forse salvare il Wonderland non era la cosa che le dava più piacere.




  
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