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Autore: StillAnotherBrokenDream    22/11/2010    3 recensioni
2014: Castiel è diventato esattamente come aveva visto Dean nel futuro. O anche peggio...(Linguaggio colorito. NO SLASH!!)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Balthazar, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione, Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'Castiel's soul'
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Hallucinations
 

 

 

 

“Basta... basta per favore...” supplicò Castiel con la testa tra le mani, rannicchiato in un angolo buio della sua casa di legno.

Non dormiva da giorni, perseguitato da allucinazioni di ogni tipo.

L'ultima in ordine di tempo era stata quella dell'Inferno, gli era sembrata così reale che aveva creduto di essersi ustionato.

Le urla, i gemiti, i pianti...

Non ce la faceva più, era sfinito, e tutto perché non aveva più niente per alleviare i suoi tormenti.

Tutta colpa di quella stupida femmina che aveva osato bruciargli la sua roba.

Si sentiva stremato, aveva sempre mal di testa e piangeva spesso, come in quel preciso momento.

Profondi singhiozzi gli scuotevano il petto, torcendogli lo stomaco.

“Suvvia Castiel, non fare così.”

L'ex angelo sentì un brivido di terrore lungo la schiena e quasi smise di respirare.

Lui quella voce la conosceva, porca puttana se la conosceva. Se era possibile la sua voce umana faceva più paura di quella vera.

Alzò la testa in direzione del visitatore e lo guardò con occhi sgranati.

“Zachariah?” mormorò atterrito.

L'altro, col suo bel completo blu e quel sorriso maligno stampato in faccia, annuì spolverandosi una manica.

“Eh già ragazzo mio, sono proprio io! Fa pure rima se non l'hai notato!” commentò con un'ironia che capiva soltanto lui, visto che rise della sua insulsa uscita.

Castiel si alzò lentamente da terra e nel contempo si guardò attorno, alla ricerca di qualche arma.

Zach lo avrebbe fatto a pezzi e lui non aveva nessun tipo di potere per difendersi.

Finalmente notò il fucile a canne mozze poggiato ad una gamba del tavolo e ringraziò la sua buona stella, se mai esisteva qualcosa del genere.

Di certo non poteva uccidere Zach con una fucilata, ma l'avrebbe sicuramente rallentato quanto bastava per permettergli di disegnare un simbolo enochiano col suo sangue e mandarlo a farsi fottere da qualche parte. Aveva un coltello nello scarpone, poteva farcela.

Ma come cazzo poteva essere lì? Erano tutti morti o andati chissà dove, possibile che solo quel coglione era sopravvissuto?

Beh, non aveva tempo per pensarci, doveva sbarazzarsene.

Non aveva paura della morte, ma delle torture.

Zach era famoso per questo e Cas non sarebbe stato il suo pupazzetto da tagliuzzare e ingiuriare come aveva già fatto in passato.

“Tu non puoi essere qui” gli disse cercando di distrarlo “sono tutti morti... tu...lurido stronzo, non puoi essere qui!”

L'essere di fronte a lui ghignò divertito.

“Io lurido stronzo? Oh andiamo Cas... posso chiamarti Cas, vero? Certo che posso” disse facendo qualche passo in sua direzione con le mani dietro la schiena “dicevo... io sarei un lurido stronzo? Beh fattelo dire amico mio, hai proprio un aspetto di merda! Cosa sei diventato, eh? Un patetico, piccolo, insignificante ominide senza peli, privi di qualsivoglia utilità per questo mondo di merda, un parassita dell'Universo che si crogiola in vizi di ogni sorta.”

Intanto Cas, camminando molto lentamente, era riuscito a raggiungere il tavolo, attento a piazzarsi davanti al fucile per evitare che quel bastardo lo vedesse.

“Tu stronzetto inutile, non servivi a nulla prima, quando almeno avevi le piume, e non servi ad un beneamato cazzo adesso! Vedi me?” disse allargando le braccia “io sono un vincente! Il mondo sta andando a puttate, peggio di come fai tu, ma sono ancora qui, bello e forte come il primo giorno!”

Cas sollevò un angolo della bocca in un sorriso beffardo.

“Forte sicuramente... bello proprio no. Anzi, a dirla tutta sei un orripilante figlio di puttana, calvo e grassoccio. Per scopare il tuo tramite doveva pagare per forza” gli disse mentre allungava la mano verso il fucile.

Zach ridacchiò, non sembrava affatto offeso o indispettito.

“Già è vero, il mio ominide non brilla per avvenenza. Ma in compenso i miei ragazzi sono molto belli...”

Due uomini molto alti e robusti apparvero accanto a Castiel, lo afferrarono per le braccia bloccandolo e impedendogli di prendere l'arma che non era riuscito nemmeno a sfiorare

Li guardò ma non li riconobbe, era impossibile riconoscere un angelo senza sentirne la Grazia.

Lui era solo un inutile umano, non poteva riconoscere gli angeli, né tanto meno combatterli.

Stava per morire.

“No no Cas” lo rimproverò muovendo l'indice da sinistra a destra “non si fa così. Volevi sparare allo zio Zach? Che bambino cattivo che sei!”

Nelle mani di Zachariah apparve il suo fucile.

“Che stupide armi usate voi umani” sentenziò guardando nella canna del fucile “questo sarebbe frutto di millenni di evoluzione? Ma andiamo!”

“Perchè non premi il grilletto? Così provi in prima persona i millenni di evoluzione” lo provocò Cas, sentendo la stretta degli altri due aumentare sulle sue braccia.

Zach lo guardò e sorrise. “Magari lo proviamo su di te, che dici? Sarebbe divertente vedere come un'arma umana disintegra quel che resta del leggendario Castiel.”

Si avvicinò di più e lo guardò con disprezzo. “Magari un colpo mezzo agli occhi” disse puntandogli il fucile sulla fronte, poi lo spostò sul petto “o al cuore. Che dici Cas? Dove devo spararti per farti morire più dolorosamente?”

“Se tu avessi una madre” rispose prontamente Cas “ti direi tra le sue chiappe.”

L'angelo di fronte a lui rise, poggiando la canna del fucile sulla propria spalla.

“Ah Cas, devo dire che l'umanità ti ha regalato un po' più di sense of humor” gli disse suonando come un complimento “ma ti ha reso molto più idiota. Invece di supplicarmi di risparmiarti, cosa che potrebbe allungarti la vita, tu che fai? Mi insulti? No Castiel, così non va...”

Castiel strinse i pugni.

“Supplicarti? Avanti, sparami e finiamola! Sai bene che non lo farei mai!” gridò risoluto.

Zachariah scosse il capo sogghignando.

“No mio caro ex fratellino, così è troppo facile. Devi soffrire un po' prima di avere il riposo eterno...”

L'ex angelo non ebbe il tempo di realizzare il significato della frase, che lo scenario attorno a lui cambiò.

Una luce accecante lo avvolse costringendolo a chiudere gli occhi e solo dopo alcuni istanti riuscì a sollevare le palpebre e a guardarsi intorno.

Un'enorme stanza bianca, senza porte né finestre.

Solo un tavolo di marmo al centro con incastonati quattro grossi anelli di ferro.

Gli sembrò di morire all'istante.

“No... per favore no...” gemette terrorizzato.

“Oh sì invece!” esclamò Zach, apparso alle sue spalle in compagnia di altri due uomini, diversi da quelli di prima “devi imparare l'educazione ragazzo mio, poi metteremo fine alla tua squallida vita.”

I due uomini lo afferrarono per le braccia, sollevandolo da terra, mentre Cas cercava disperatamente di liberarsi.

Riuscì a tirare un calcio nei genitali di uno di loro, ma ovviamente non sortì alcun effetto se non quello di farlo infuriare ancora di più.

Lo sbatterono letteralmente sul freddo marmo, lo immobilizzarono bloccandogli polsi e caviglie dentro i grossi anelli di ferro e gli strapparono la camicia.

Terrore e rabbia lo scuotevano fin dentro l'anima, mai avrebbe pensato di finire di nuovo sul quel fottuto tavolo, mai avrebbe immaginato di morire torturato.

Le aveva già subite quelle torture ed era sopravvissuto solo perchè...era un angelo.

Ma ora non ce l'avrebbe fatta, non poteva farcela.

La cosa più logica da fare era rassegnarsi, ma non ce la faceva e temeva di mettersi a piangere per la disperazione.

Inghiottì la propria saliva più e più volte, cercando di ricacciare indietro le lacrime, mentre Zachariah e i due uomini, sorridendo beffardi, gli giravano attorno già armati dei loro strumenti.

“Dunque Cas” iniziò Zach guardando la punta del suo pugnale “preferisci petto o coscia?”

Castiel lo guardò con disprezzo e sputò in sua direzione.

“Va' a farti fottere, bastardo!” gli urlò pieno di rabbia e frustrazione.

Per tutta risposta, uno degli altri due lo colpì alla coscia destra con un punteruolo.

L'uomo steso sul tavolo levò in aria un urlo straziante, poi digrignò i denti e guardò il suo carnefice.

“Brutto pezzo di merda...” sibilò, mentre la sua fronte si imperlava di sudore.

“E non hai visto niente” gli promise estraendo l'arma dalla sua coscia, facendolo urlare di nuovo.

Si avvicinò anche Zacharia, che aveva assistito alla scena da un po' più lontano, e gli posò la punta del pugnale sul petto.

“Tanto strepitio per un graffietto? Ti facevo più uomo Cas, sai?” e fece scorrere l'arma sulla sua pelle, lacerandola.

Si morse la lingua per non gridare di nuovo, chiuse gli occhi sperando di perdere i sensi e non accorgersi più di niente.

“Se credi che sverrai ragazzo mio” gli disse Zach petulante “hai fatto male i tuoi calcoli. Ti vogliamo bello sveglio, altrimenti non ci divertiamo.”

Castiel riaprì gli occhi, fissando il soffitto di quel bianco accecante e si preparò al peggio.

Non era giusto, non voleva morire così per mano di Zachariah.

Ma sarebbe successo.

“Dio mio...” sussurrò come in una preghiera, invocando suo Padre per la prima volta dopo anni.

“Dio? Allora non hai capito proprio niente!” intervenne Zach “non c'è nessun Dio, sono io a decidere se vivi o muori e... mi dispiace darti questa brutta notizia, ma per te il mio pollice è rivolto a terra!”

Come avvoltoi, tutti e tre piombarono su Castiel, immobile e inerme sul tavolo della tortura.



 

*****



 

Le urla di Castiel attirarono l'attenzione di diverse persone, ma solo Chuck ebbe la prontezza e anche il coraggio di andare a vedere cosa stesse succedendo al suo amico.

Ritenne superfluo bussare e cercò di entrare in casa sua, ma la porta era chiusa dall'interno.

“Cas? Ehi amico, che succede? Apri la porta Cas!” lo chiamò bussando con violenza.

Ma dall'interno solo urla e lamenti, così Chuck decise di tentare di sfondare la porta, ma dopo la prima spallata capì che era meglio chiamare rinforzi.

“Aspetta Chuck, ci penso io” disse un uomo appena arrivato.

Tony, più alto e robusto di Chuck, diede una vigorosa spallata alla porta, poi una seconda ed infine una terza, con quale riuscì a far saltare la serratura.

Chuck entrò immediatamente, si guardò attorno ma solo quando abbassò lo sguardo a terra lo vide.

“Oh cazzo, Cas!” gridò correndo verso di lui.

Castiel era a terra, in preda a forti convulsioni, con varie ferite al viso e alle braccia.

Si inginocchiò e tentò di afferrarlo e tenerlo fermo, ma appena riuscì a prenderlo, Cas lo spinse via con violenza.

Forse involontariamente o forse no, ma stava di fatto che con una forza quasi disumana scagliò Chuck qualche metro più in là.

Intervenne Tony che riuscì a bloccargli le braccia, ma le convulsioni continuavano e anzi aumentavano di intensità, mentre il suo viso, coperto di sudore, era contratto in una smorfia di dolore.

L'ex profeta si riavvicinò, inginocchiandoglisi accanto.

“Cas! Cas, mi senti?” gli disse prendendogli il viso tra le mani.

Ma gli occhi sbarrati dell'uomo non si mossero, continuando a tremare rigido e ansante.

Riuscì perfino a liberarsi dalla presa di Tony e quest'ultimo dovette faticare non poco per riacciuffarlo ed evitare così di farsi di nuovo del male.

“Devo chiamare Dean, qui succede male!” annunciò Chuck alzandosi in piedi “tienilo fermo, non lasciare che si liberi.”

Tony lo guardò accigliato. “Che ci vuole? Questo qui ha la forza di almeno tre uomini!” disse mentre l'interessato urlò più forte e sfuggì nuovamente alla sua presa.

Chuck scosse il capo e corse fuori, raggiungendo l'abitazione di Dean.

Entrò senza bussare e lo trovò seduto al tavolo che controllava una cartina.

“Dean, devi venire subito...” gli disse trafelato.

Il cacciatore lo guardò corrugando la fronte. “Che succede?”

“Cas” gli disse riprendendo fiato “sta male...ha le convulsioni e non riusciamo a fermarlo. È come... in trance...credo sia una brutta, brutta crisi d'astinenza.”

Dean si alzò dalla sedia di scatto. “Merda. Andiamo.”

Uscirono dalla capanna di Dean e si diressero a quella di Castiel, alcuni metri più lontano.

Trovarono Tony che combatteva ancora con Cas, sempre più scosso da tremiti.

Dean si avvicinò e si piegò sulle ginocchia, afferrando l'amico per le braccia.

“Ehi Cas, per la miseria calmati!” gli disse scuotendolo “cazzo amico, calmati!”

Improvvisamente Castiel diede uno strattone, liberandosi dalla presa di entrambi, inarcò la schiena e gridò di dolore.

“Oh Dio del Cielo, aiutami!” invocò disperato, mentre alcune lacrime scivolarono dagli angoli degli occhi.

Chuck e Dean si guardarono, non capendo che tipo di allucinazioni stesse avendo.

Forse combatteva? O assisteva a qualche combattimento?

Castiel respirava a fatica e senza smettere di tremare, iniziò a tossire.

Sangue.

“Porca puttana, Cas!” imprecò Dean mentre cercavano di farlo stendere su un fianco, per non farlo soffocare.

Capì che nelle sue allucinazioni, lo stavano torturando.

Ma erano allucinazioni molto realistiche, a quanto poteva vedere.

“Che facciamo Dean?” gli domandò Chuck concitato.

L'altro scosse il capo. “Non lo so... cazzo, proprio non lo so!”



*****



 

Eileen si trovò casualmente ad uscire dalla propria capanna e li vide passare correndo, con un'espressione preoccupata stampata in faccia.

Si chiese cosa stesse succedendo ma quando li videro fermarsi a casa di Castiel, capì che c'era qualcosa che non andava.

Si incamminò percorrendo lo stesso tragitto di Chuck e Dean ed arrivò davanti la porta di Castiel.

Sentì le voci dei due uomini e poi un urlo disperato.

“Castiel!” esclamò la giovane precipitandosi all'interno.

Trovò tre uomini intorno all'ex angelo, steso su un fianco a terra, scosso da evidenti convulsioni.

Si avvicinò rapidamente e si inginocchiò a terra, dietro Castiel.

“Che succede?” domandò agli altri.

Dean la guardò arrabbiato. “Non vedi? Ha una crisi e non sappiamo cosa fare! La tua idea di bruciargli le pasticche non è stata molto intelligente, sai?” la rimproverò a denti stretti.

Eileen si sentì in colpa, avrebbe dovuto immaginare una cosa del genere, Castiel faceva un largo uso di medicinali e droghe e la loro improvvisa scomparsa lo avrebbe devastato.

L'uomo tossì di nuovo, sputando altro sangue.

“Oh mio Dio!” esclamò lei “ma questo...non ha senso... perchè sputa sangue?” chiese più a sé stessa che ai presenti.

Dean la guardò. “Beh mettiamola così” iniziò “quando un essere di trecento metri rinchiuso in un uomo di un metro e ottanta ha una crisi d'astinenza, per l'uomo di un metro e ottanta sono guai!”

Eileen spostò lo sguardo su Castiel: trecento metri? Allora tutte quelle storie erano vere!

“Lo ucciderà” disse alzandosi di scatto “così morirà!”

Senza aspettare replica, la donna uscì di corsa, dirigendosi verso l'infermeria.

Entrò spalancando la porta e corse all'armadietto di ferro che conteneva i medicinali, ma lo trovò chiuso.

“Ehi ragazza, che fai?” disse una voce alle spalle.

Eileen si voltò. “Dammi le chiavi” ordinò all'infermiera o pseudo tale appena giunta.

La donna corrugò la fronte e scosse il capo. “Esci da qui, quelle medicine...”

“Dammi quelle cazzo di chiavi, ora!” gridò brutale, avvicinandosi minacciosa.

L'altra restò ferma dov'era, senza accennare ad obbedire.

“Okay, allora lo butto a terra e lo apro a modo mio!” minacciò tornando indietro e afferrando l'armadietto per buttarlo davvero giù.

“No aspetta, maledizione! Romperai tutte le fiale!” la fermò correndole accanto.

“E allora aprilo tu.”

L'infermiera ubbidì a denti stretti. “Se cerchi anticoncezionali, non ne abbiamo!” la provocò mentre infilava la chiave nel lucchetto.

Eileen serrò i pugni ma tacque, quando l'armadietto fu aperto, prese un paio di fiale di morfina, una siringa e qualche ago di ricambio.

“Ma che diavolo pensi di fare con quella roba?” le chiese l'altra, guardandola con un ghigno cattivo.

La giovane la guardò e le sferrò un pugno sul naso.

“Cazzi miei, grazie!”

Mentre la donna si piegava su sé stessa col naso sanguinante, Eileen se ne andò, correndo.

Tornò in casa di Castiel e si precipitò accanto a lui, ancora sofferente.

Ma non urlava più, né invocava Dio come prima.

Ora si lamentava sottovoce, preda di un dolore che forse c'era davvero o forse era solo nella sua testa, ma che lo stava facendo impazzire.

“Cosa fai?” le chiese Dean, guardandola mentre infilava l'ago della siringa in una fiala.

“Metto fine alle sue sofferenze con la morfina” rispose tirando il liquido all'interno della siringa.

“Scopritegli il braccio e tenetelo fermo per favore” chiese agli uomini facendo uscire qualche goccia di liquido dall'ago.

Chuck gli sollevò la manica della camicia e gli girò un po' il braccio per mettere in evidenza le vene nell'incavo.

Punse la vena al centro, facendovi entrare l'ago più delicatamente che poteva, poi gli iniettò la morfina sperando che facesse effetto immediatamente.

“Non è un po' troppa?” domandò Chuck, perplesso per la dose di morfina che gli stava iniettando.

La giovane donna scosse il capo. “Ad occhio e croce non devo basarmi sull'uomo che vedo, ma sull'essere che c'è dentro...e anche così non ho la minima idea di quanta ce ne vorrebbe...” rispose togliendo l'ago dal suo braccio.

Alcuni secondi dopo, il corpo di Castiel iniziò a rilassarsi, le convulsioni andarono scemando e i lamenti cessarono.

Un profondo sospiro di sollievo gli fece alzare e abbassare il torace, poi piegò la testa sul pavimento e chiuse gli occhi.

Non seppero dire se si fosse addormentato, ma tutti tirarono un sospiro di sollievo.

Eileen si sedette a terra, poggiando le spalle al muro.

Era colpa sua.

Che le era saltato in testa? Eppure quello in teoria, era il suo mestiere lei sapeva benissimo le conseguenze di un'improvvisa interruzione dell'assunzione massiccia di psicofarmaci e barbiturici.

Castiel avrebbe potuto ucciderlo.

“Grazie Eileen, ora puoi andare. Ce ne occuperemo noi” le disse Dean alzandosi, imitato dagli altri due.

La donna, capendo di essere considerata anche da lui la responsabile di quella situazione, annuì in silenzio e si alzò.

Poggiò sul tavolo la siringa e le fiale di morfina, e si voltò a guardare Castiel.

Lo stavano alzando da terra per portarlo a letto, ora ebbe la certezza che fosse privo di sensi più che addormentato.

“Se dovesse stare di nuovo male, dategli altra morfina. Cambiate l'ago o potrebbe prendere un'altra infezione.”

“Okay, grazie” ripetè Dean passandosi un braccio di Cas intorno al collo.

Lei sospirò ed uscì.



 







To be continued


Pubblicità: vi piace l'atmosfera post-apocalittica e un Cas molto meno angelo ma molto più uomo? Beh, allora potrebbe piacervi questa storia, scritta in collaborazione con la mia socia Robigna88:

 

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Una storia dalle tinte forti....

   
 
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