New York, 1977
Luglio
“Oh, no, zia. No. Assolutamente no.”
Isabella accompagnò la risposta con
un movimento deciso del capo. Non si sarebbe mai prestata ai piani di Lucy.
“Cara, non ti sto chiedendo di
uccidere qualcuno. Voglio solo portare tua madre in vacanza.”
La ragazza distolse gli occhi dalla
sorella di sua madre, per far correre lo sguardo lungo la folla. Aveva accettato
di allontanarsi per qualche minuto da quello stupido party organizzato dalle
sue nonne per festeggiare il suo diploma ancora fresco di stampa, ma quello che
le stava chiedendo Lucy esulava dalle sue capacità.
“Mia madre non si è mai presa una
vacanza” asserì poi, giocherellando con il braccialetto che portava al polso
destro.
“Non da quando ha avuto te, forse”
ribatté l’altra. “Ma ti assicuro che i nostri genitori ci hanno portati in
vacanza, qualche volta.”
“Beh, sentiamo. Dov’è che vorresti
andare?”
“Cuba” rispose Lucy con aria di
sufficienza, prima di sorseggiare la sua bibita.
“Cuba” ripeté Isabella con voce
piatta.
“Cuba” confermò Lucy.
“E perché non lo stai dicendo a lei?”
“Beh, lei direbbe di no, se glielo
chiedessi io.”
“E quindi vorresti che glielo
chiedessi io?”
Lucy sorrise. “L’ho sempre detto che
avevi ereditato il mio cervello.”
Isabella la ignorò. “Sentiamo, che
cosa ti fa pensare che a me darà retta?”
“Sono sua sorella. La conosco da
trentatré anni, e so più cose di lei di quante tu ne potresti imparare in tutta
una vita. Sei il suo unico punto di riferimento da quando Thomas è morto. A te darà retta.”
“Certo” fece Isabella, scettica.
“Trova una scusa plausibile. Dille
che vuoi fare un viaggio insieme prima di iniziare il college. Dille che vuoi
stare un po’ di tempo sola con lei.”
Isabella distolse di nuovo gli occhi
scuri da quelli azzurri della zia, facendoli vagare sulla marea di sconosciuti
che avevano invaso la casa in cui era cresciuta.
“Ti prego, Isabella. È importante.”
“Perché proprio Cuba, zia?”
“Non posso dirtelo.”
“Perché no?”
“E’ un segreto tra me e tua madre, e
le ho promesso che lo avrei mantenuto.”
“Va bene” si arrese la ragazza. “Proverò
ad accennarle qualcosa stasera.”
Nonostante il carattere estroverso e
l’indole decisamente vivace, Lucy Miller aveva del relax un’idea molto precisa:
una tazza di the e un libro era tutto quello che le occorreva per essere
felice. Quella sera si stava per l’appunto rilassando, quando il telefono prese
a squillare. Sorrise, sapendo di chi si trattava.
“Pronto?”
“Ciao, sorellina.”
“Ehi, Katie. Scusa se ho lasciato il
party così di corsa, ma avevo un po’ da fare…”
“No, non ti preoccupare. Avrei voluto
potermene andare anch’io.”
“E’ successo qualcosa?”
“No, niente di particolare. Beh, se
escludi tutte quelle vecchie matrone e i loro mariti che si sono avvicinati per
farmi le condoglianze. Ancora. Diavolo, sono passati nove mesi, e la sola cosa
che vorrei fare è dimenticare, e andare avanti, ma loro non fanno che…”
“…risvegliare il dolore. Sì, è
tremendo.”
“Già.”
“C’è qualcosa che posso fare per te?”
“No, non credo.” Pausa. “Beh, in
realtà sì. Potresti spiegarmi perché mia figlia vuole portarmi in vacanza?”
“Non saprei. Forse vuole staccare la
spina, e farla staccare anche a te. Sono diciotto anni che non pensi ad altro
che a lei e alla tua famiglia.”
“Mmm. Ha detto che vuole portarmi a
Cuba.”
“Wow” fece Lucy, simulando sorpresa.
“Bello. Beh, non è più pericolosa come quindici anni fa, sai?”
“Sai, mia figlia non ha mai
dimostrato un grande interesse per i viaggi. E sicuramente non per l’America
Centrale.”
“Ah no?”
“No. E, in tutta sincerità, mi
chiedevo se l’idea di questo viaggio fosse completamente sua, o se magari
qualcuno potesse… averla aiutata.”
“Ma non scherzare, Katie. E chi
potrebbe essere stato?”
“Oh, non saprei. Forse sua zia?”
“Rebecca in effetti potrebbe averle…”
“Ma io parlavo di te.”
“Suvvia, Katie, credi che potrei
architettare una tale messinscena?”
“Sbaglio o sei un’attrice? Sei abituata
a fingere, a dissimulare.”
“Questo è vero, ma non sono
certamente così brava da ingannare mia sorella” ribatté Lucy, cercando di
trattenere le risate.
“Tu credi che sarebbe una buona
idea?”
“Una vacanza è quello che serve ad
entrambe.”
“A Cuba?”
“Non credi che sarebbe interessante
vedere com’è cambiata nel corso degli anni?”
All’altro capo del filo, Katie
sorrise. “Già. Non lo troveresti interessante?”
“Indubbiamente, ma… che cosa c’entro
io?”
“Oh, sai, ad Isabella farebbe
piacere se ti unissi a noi.”
Fregata,
pensò Lucy. Mi ha fregata. Però forse è
meglio. Quelle due insieme si caccerebbero sicuramente in qualche guaio.