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Autore: EffieSamadhi    22/11/2010    1 recensioni
[Dirty Dancing II]
Con la salita al potere di Fidel Castro, Katie e la sua famiglia sono costretti a lasciare Cuba. Nonostante le promesse, Katie e Javier vanno avanti con le loro vite. E così, mentre Katie si sposa e ha una figlia, Javier apre un'officina e diventa il re della 'Rosa Negra'.
Passano gli anni (diciannove, per l'esattezza), e il destino gioca le sue carte, riportando Katie a L'Avana. Accompagnata dalla sorella Lucy e dalla figlia, Isabella, che rivela un inaspettato talento per la danza, e sembra dimostrare una certa simpatia per il fattorino dell'hotel, tale Ricardo Suarez...
***
La ff presenta alcune "incongruenze" rispetto al film, e inoltre ho sbagliato nell'inserire il nome della sorella di Katie, che nel film si chiama Susie: lo so, dovrei cambiarlo, ma ormai per me il personaggio si chiama Lucy. =)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recordar. Dolerse. Volver

New York, 1977

Luglio

 

            “Oh, no, zia. No. Assolutamente no.”

            Isabella accompagnò la risposta con un movimento deciso del capo. Non si sarebbe mai prestata ai piani di Lucy.

            “Cara, non ti sto chiedendo di uccidere qualcuno. Voglio solo portare tua madre in vacanza.”

            La ragazza distolse gli occhi dalla sorella di sua madre, per far correre lo sguardo lungo la folla. Aveva accettato di allontanarsi per qualche minuto da quello stupido party organizzato dalle sue nonne per festeggiare il suo diploma ancora fresco di stampa, ma quello che le stava chiedendo Lucy esulava dalle sue capacità.

            “Mia madre non si è mai presa una vacanza” asserì poi, giocherellando con il braccialetto che portava al polso destro.

            “Non da quando ha avuto te, forse” ribatté l’altra. “Ma ti assicuro che i nostri genitori ci hanno portati in vacanza, qualche volta.”

            “Beh, sentiamo. Dov’è che vorresti andare?”

            “Cuba” rispose Lucy con aria di sufficienza, prima di sorseggiare la sua bibita.

            “Cuba” ripeté Isabella con voce piatta.

            “Cuba” confermò Lucy.

            “E perché non lo stai dicendo a lei?”

            “Beh, lei direbbe di no, se glielo chiedessi io.”

            “E quindi vorresti che glielo chiedessi io?”

            Lucy sorrise. “L’ho sempre detto che avevi ereditato il mio cervello.”

            Isabella la ignorò. “Sentiamo, che cosa ti fa pensare che a me darà retta?”

            “Sono sua sorella. La conosco da trentatré anni, e so più cose di lei di quante tu ne potresti imparare in tutta una vita. Sei il suo unico punto di riferimento da quando Thomas è morto. A te darà retta.”

            “Certo” fece Isabella, scettica.

            “Trova una scusa plausibile. Dille che vuoi fare un viaggio insieme prima di iniziare il college. Dille che vuoi stare un po’ di tempo sola con lei.”

            Isabella distolse di nuovo gli occhi scuri da quelli azzurri della zia, facendoli vagare sulla marea di sconosciuti che avevano invaso la casa in cui era cresciuta.

            “Ti prego, Isabella. È importante.”

            “Perché proprio Cuba, zia?”

            “Non posso dirtelo.”

            “Perché no?”

            “E’ un segreto tra me e tua madre, e le ho promesso che lo avrei mantenuto.”

            “Va bene” si arrese la ragazza. “Proverò ad accennarle qualcosa stasera.”

 

            Nonostante il carattere estroverso e l’indole decisamente vivace, Lucy Miller aveva del relax un’idea molto precisa: una tazza di the e un libro era tutto quello che le occorreva per essere felice. Quella sera si stava per l’appunto rilassando, quando il telefono prese a squillare. Sorrise, sapendo di chi si trattava.

            “Pronto?”

            “Ciao, sorellina.”

            “Ehi, Katie. Scusa se ho lasciato il party così di corsa, ma avevo un po’ da fare…”

            “No, non ti preoccupare. Avrei voluto potermene andare anch’io.”

            “E’ successo qualcosa?”

            “No, niente di particolare. Beh, se escludi tutte quelle vecchie matrone e i loro mariti che si sono avvicinati per farmi le condoglianze. Ancora. Diavolo, sono passati nove mesi, e la sola cosa che vorrei fare è dimenticare, e andare avanti, ma loro non fanno che…”

            “…risvegliare il dolore. Sì, è tremendo.”

            “Già.”

            “C’è qualcosa che posso fare per te?”

            “No, non credo.” Pausa. “Beh, in realtà sì. Potresti spiegarmi perché mia figlia vuole portarmi in vacanza?”

            “Non saprei. Forse vuole staccare la spina, e farla staccare anche a te. Sono diciotto anni che non pensi ad altro che a lei e alla tua famiglia.”

            “Mmm. Ha detto che vuole portarmi a Cuba.”

            “Wow” fece Lucy, simulando sorpresa. “Bello. Beh, non è più pericolosa come quindici anni fa, sai?”

            “Sai, mia figlia non ha mai dimostrato un grande interesse per i viaggi. E sicuramente non per l’America Centrale.”

            “Ah no?”

            “No. E, in tutta sincerità, mi chiedevo se l’idea di questo viaggio fosse completamente sua, o se magari qualcuno potesse… averla aiutata.”

            “Ma non scherzare, Katie. E chi potrebbe essere stato?”

            “Oh, non saprei. Forse sua zia?”

            “Rebecca in effetti potrebbe averle…”

            “Ma io parlavo di te.”

            “Suvvia, Katie, credi che potrei architettare una tale messinscena?”

            “Sbaglio o sei un’attrice? Sei abituata a fingere, a dissimulare.”

            “Questo è vero, ma non sono certamente così brava da ingannare mia sorella” ribatté Lucy, cercando di trattenere le risate.

            “Tu credi che sarebbe una buona idea?”

            “Una vacanza è quello che serve ad entrambe.”

            “A Cuba?”

            “Non credi che sarebbe interessante vedere com’è cambiata nel corso degli anni?”

            All’altro capo del filo, Katie sorrise. “Già. Non lo troveresti interessante?”

            “Indubbiamente, ma… che cosa c’entro io?”

            “Oh, sai, ad Isabella farebbe piacere se ti unissi a noi.”

            Fregata, pensò Lucy. Mi ha fregata. Però forse è meglio. Quelle due insieme si caccerebbero sicuramente in qualche guaio.

   
 
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