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Autore: Francine    27/06/2003    2 recensioni
Che ci faceva lì?
Ma, dov’era
?
Forse al Santuario? Ma da quando in qua ad Atene c’è necessità di coprirsi tanto?, pensò sgranando gli occhi di colpo, E poi quando mai Mask mi ha portata con sé?
Fece per alzarsi di scatto, quando un lancinante dolore al fianco le mozzò il respiro nei polmoni e la costrinse ad accasciarsi sul pavimento, un braccio posato sul letto.
Si toccò istintivamente la parte, notando la punta delle dita sporca di sangue.

Che cosa?, si chiese allibita, mentre la stanza attorno a lei cominciò a girarle vorticosamente intorno e a scurirsi.
Il narciso, bianco nel nero puro della stanza, si allontanava piano piano, svanendo all’orizzonte.
Rimase qualche secondo a fissare l'oscurità; sbatté le palpebre, per sincerarsi di avere gli occhi aperti.
Era nel buio più profondo e silenzioso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un, deux, trois' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Meriggio
 

Come fiori sbocciano i pensieri,
Cento al giorno-
Lasciali fiorire! Lascia alle cose il loro corso!
Non domandare del raccolto!
Occorrono anche giuoco ed innocenza
E fiori in abbondanza,
Altrimenti il mondo ci sarebbe angusto
E la vita priva di piacere.
( Hermann Hesse, Colmo di fiori, 1945)

 

Françoise era uscita dalla casa dal tetto verde, correndo a perdifiato giù per la discesa che portava al mare. La strada era deserta, come da copione, e aveva attraversato il parco senza incontrare anima viva: il viale di peschi, che ad Aprile aveva generato un angolo di rosa, l’abbracciò in un tourbillion di foglie dorate. La ragazza non si accorse dello spettacolo che la Natura generosa le stava offrendo, immersa nei suoi pensieri. Sorpassò la cancellata di legno verde e prese il viale che l’avrebbe portata al mare.

La spiaggia era deserta. Nessuno a godersi gli ultimi raggi di sole o a fare romantiche passeggiate in riva al mare. Costeggiò gli stabilimenti, le spiagge libere e le giostre, raggiungendo la barriera di scogli artificiali. Si tolse le scarpe ed attraversò la spiaggia, fermandosi davanti alle prime rocce: era una sorta di ponte, creato ammassando degli scogli, che l’avrebbe portata alla barriera creata per i pescatori. Salì sui sassi e prese a camminare con passo sicuro lungo quel percorso. Ogni volta si sentiva come Lancillotto sul Ponte Periglioso: solo, alla fine del suo tragitto, non avrebbe trovato nessuno, tranne il placido Mar Tirreno.
Si sedette sul suo scoglio preferito, a base piatta, che guardava dritto verso il mare aperto.
La brezza, carica d’odore salmastro, l’abbracciò, circondandola con il suo profumo.

La ragazza, a quell’incontro con l’aria, si sentì un po’ sollevata e si lasciò andare ad un bel sospiro: basta con i pianti! Odiava piangere, le sembrava di essere come quelle eroine dei romanzi da quattro soldi, che le sue compagne di classe acquistavano per leggerli sottobanco durante l’ora di matematica.
Rise: se le sue "amiche" avessero saputo chi diamine fosse, in realtà, la ragazzina che deridevano senza pietà…
Un Gold Saint che frequenta il Liceo e che vive come una qualsiasi quattordicenne.
Non che le fosse precluso da chissà quale legge… ma, per quello che ne sapeva, non era mai capitata una cosa del genere. Un Saint deve pensare a proteggere la sua dea, prima di ogni altra cosa: figuriamoci se può ammattirsi dietro ad una versione che non riesce o ad un problema di matematica ostico!
Ad ogni modo, probabilmente si sarebbe assentata da scuola per un bel pezzo.

Milo era venuto a portarle un messaggio da parte di Athena; il guaio era che, a causa della sua maledettissima impulsività, non aveva permesso all’ambasciatore di riferirle quale fosse il contenuto del messaggio.
Dettaglio trascurabile, vero?, si rimproverò stringendosi nelle spalle e tornando a guardare il mare: all’orizzonte, una vela rossa e blu si perdeva nell’abbraccio con il cielo e il mare.
Un gabbiano le atterrò vicino, fissando con curiosità quell’insolito visitatore. Françoise ricambiò lo sguardo del volatile, invidiandolo per le sue belle ali bianche. Amava i gabbiani da sempre, tanto da meritarsi il nomignolo di gaviota, gabbiano in spagnolo. 
Sorrise al ricordo di come le avessero appioppato quel ridicolo soprannome: suo fratello le aveva annunciato che avere un nomignolo del genere non era degno di un aspirante Gold Saint, ma lei non aveva voluto saperne! Era stata un’idea di Shura chiamarla così, e se suo fratello la giudicava una cosa sconveniente, poteva benissimo ignorare l’esistenza di quel soprannome!

Il gabbiano spiccò il volo tuffandosi nel mare, lasciandola con i suoi pensieri.
Che diamine voleva Milo?
Una cosa è certa, non è venuto per giustiziarmi!, pensò sollevata. 
Ma allora cosa mai aveva potuto spingere il Gold Saint dell’Ottava Casa a perlustrare tutta la Sicilia?

Milo era rimasto in cucina assieme a Tonio.
Aveva percepito chiaramente la ragazza allontanarsi da casa, sbattendo la porta e facendo risuonare la ghiaia che lastricava il vialetto d’accesso alla casa.
Tonio l’aveva fermato, posando semplicemente un braccio sul suo.
«
Lascia che si sfoghi!», gli aveva consigliato il vecchio, scuotendo la sua testa sale e pepe. «È pur sempre una ragazzina di quattordici anni!»
Milo l’aveva guardato inarcando il sopracciglio destro: «Solo una ragazzina di quattordici anni?»
«
Ha preso il carattere scorbutico del suo maestro. Non che suo fratello fosse più malleabile», continuò Tonio osservando il vino che aveva nel bicchiere. Prese, quindi, la bottiglia e riempì il bicchiere a Milo, incurante del cortese rifiuto del ragazzo.
«
Piuttosto che farsi vedere mentre sta piangendo, sarebbe disposta a farsi buttare viva nel fuoco!», aggiunse l’uomo guardando Milo dritto negli occhi.
«
Sì, proprio come Camus…», commentò Scorpio ripensando al suo amico.
«
Ed è anche orgogliosa! E testarda come un mulo!», disse Tonio con un mezzo sorriso. «Françoise ha capito, grosso modo, cosa è successo durante la battaglia intercorsa fra Camus e Hyoga; solo che non ammetterà mai e poi mai di essersi sbagliata.»
Milo bevve il vino rosso tutto d’un fiato.
«
A me non interessa che ammetta un bel niente!», disse il ragazzo alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la finestra. Scostò le tendine di mussola bianca e guardò al di là del vetro.
«
Sei venuto solo per riferire il messaggio di Athena?», gli chiese Tonio, guardandolo da sotto le spesse lenti dei suoi occhiali.
«
Certo…», rispose Milo sopra pensiero.
«
E allora, come mai non glielo hai riferito del tutto?», fece Tonio con una punta di sarcasmo nella voce. «Te ne sei forse dimenticato?»
Milo rise, chiudendo gli occhi e abbassando il capo.
«
No, Tonio, non melo sono per nulla dimenticato», rispose il ragazzo dando le spalle al suo ospite. «Ma se avessi detto a Françoise che avrebbe dovuto seguirmi al Santuario perché probabilmente Loki vuole la sua testa, non mi avrebbe mai creduto.»

 

Françoise stava facendo dondolare le gambe, guardando l’orizzonte.
Un piccolo granchio si era arrampicato sullo scoglio affianco al suo: come vide la ragazza interessarsi a lui, l’animale si tuffò velocemente in acqua, sparendo alla vista.
Uffa!, pensò la ragazza sbuffando. Era così carino…
Un brivido di freddo la costrinse a pensare al problema che aveva lasciato a casa: Milo sarebbe rimasto ad aspettarla per riferirle il messaggio di Athena, non poteva di sicuro non tornare più a casa!
La schiuma delle onde, che s’infrangevano contro gli scogli, la aveva bagnato le gambe fin sopra alle ginocchia, ma non le dispiaceva poter gustare la salsedine sulla propria pelle.
Sentiamo cos’ha da dire! Almeno, poi, potrò metterlo alla porta senza tanti complimenti!, pensò alzandosi dallo scoglio e protendendosi a raccogliere le sue scarpe da ginnastica bianche.
Avvenne tutto in un attimo.
Qualcosa, o qualcuno, la colpì alle spalle e cadde in acqua, sbattendo sugli scogli.
 

Milo, rimasto alla finestra mentre Tonio rassettava la cucina e dava da mangiare un po’ di pesce ai gattini, sentì un’interferenza nel microcosmo della ragazza.
«Françoise!», quasi urlò il guerriero, imboccando la porta dell’abitazione. Un lampo di luce dorata lo precedette sulla soglia. Seguì la scia dorata lasciata dall’Armatura del Cancro, subito dopo aver indossato la propria.
Se Françoise aveva richiamato la sua corazza, c’era di che preoccuparsi!
Grazie alla velocità dei suoi movimenti, Milo coprì in meno di un minuto la distanza tra la casa e la banchina di scogli: vide l’Armatura dirigersi rapidamente sul ponte artificiale per poi scomparire dietro la barriera di scogli.

 

Quando Françoise riaprì gli occhi, vide un paio di iridi azzurre che la stavano fissando.
Fece per alzarsi, ma una fitta alla testa la costrinse a restare sdraiata, strappandole un gemito.
«
Hai battuto la testa… Sta giù!», le fece la voce di Tonio posandole un panno bagnato sulla fronte.
«
Che è successo?», chiese la ragazza, dopo aver tremato sentendo qualcosa di freddo sulla pelle.
Il vecchio Tonio prese una sedia e l’avvicinò al capezzale.
«
Sei stata salvata dalla tua armatura… e da Milo!», disse l’uomo, facendo una piccola pausa per prendere il gattino nero e farlo scendere dal letto.
«
Cosa?!», esclamò la ragazza scattando a sedere. Una fitta lancinante alle costole le provocò un dolore che le tolse il fiato.
«Testona che non sei altro!», la rimproverò Tonio facendola sdraiare, adagio. «Ti ho detto di stare giù, si o no?»
«
Che hai detto?»
«
La tua armatura è scattata fuori di casa, precedendo Milo sull’uscio», riprese a raccontarle Tonio rimboccandole il lenzuolo. «Lo ha condotto alla scogliera, dove la tua armatura ti ha letteralmente ripescato dalle acque. Mi spieghi che cavolo ti è saltato in mente? Una cazzata del genere, da te, proprio non me la sarei mai aspettata!»
«Eh?
 Ma che ho fatto? Ricordo solo di essere stata colpita alla testa mentre raccoglievo le mie scarpe…», disse la ragazza fissando gli occhi grigi del vecchio: ma che cavolo gli era saltato in testa, a quel vecchio pazzo? «Di' un po’…», chiese lei guardandolo seria, «non penserai mica che io…?»
«
In un primo momento l’ho pensato, sì!», confessò il vecchio. «Ma sono sollevato di sapere che non è andata così! Solo che, se ti hanno colpito alla testa come dici, la situazione si è fatta più grave di quel che pensassimo…»
«Pens
assimo?», chiese la ragazza ponendo l’accento sull’uso del plurale effettuato dall'uomo. «Tonio, se sai qualcosa circa tutta questa storia, faresti bene a dirmelo, e alla svelta!», intimò lei, iniziando a dar segni d’impazienza.
«
Io non ne so molto, l’unico a saperne qualcosa è Milo, ma non credo che tu sia così matura da starlo ad ascoltare fino alla fine!», rispose Tonio con fare provocatorio, ottenendo il risultato sperato.
Françoise espanse impercettibilmente il proprio cosmo rispondendogli: «Fallo venire qua e te lo faccio vedere io, se non sono sufficientemente 
matura per ascoltarlo fino alla fine!».

Milo, appostato nel corridoio, a quelle parole sorrise ed entrò nella stanza, avvicinandosi al letto della ragazza.
«Vi lascio soli…»,disse Tonio cedendo la sedia a Milo e prendendo il gattino nero tra le braccia. «Devo dare da mangiare a questo giovanotto!», proseguì indicando la bestiola ed uscendo dalla stanza.
Milo si accomodò sulla sedia, mentre Françoise volse lo sguardo dall’altra parte, verso il muro.
«D
ovrei parlarti di una cosa…» disse, dopo aver preso una bella boccata d’aria.
«
Parla pure, ti ascolto!», rispose Françoise continuando a dargli le spalle.
«
Non è educato ignorare chi ci sta parlando…», commentò Milo esasperato dal comportamento infantile della ragazza.
«A
 Tonio ho detto che sarei stata matura a sufficienza da ascoltare ciò che avevi da dirmi, non da guardarti in faccia!», rispose lei con strafottenza.
«
La finiamo di giocare alle principesse offese?», chiese il Saint prendendola per le spalle e voltandola verso di sé. Françoise ebbe paura di quegli occhi blu, iniettati di sangue, e decise che sarebbe stato saggio desistere da quel comportamento infantile. Annuì.
M
ilo si rimise a sedere sulla sedia, accavallò le gambe e prese a riferire il messaggio di Athena.
«
La dea Athena è molto preoccupata per te…», iniziò a dire guardando la ragazza dritto negli occhi. «Ha percepito il tuo microcosmo, sebbene tu abbia fatto di tutto per tenerlo celato il più possibile. Perché non ti sei messa in contatto con noi, non appena ti sei ripresa? Non immagini come ci siamo sentiti trovando solo il tuo diadema!»
Françoise lo guardò con un’espressione a metà tra il perplesso e il seccato: la stava prendendo in giro?
«
Fammi capire…», gli disse lei aprendo le mani ed agitandole come se volesse avere qualche secondo per riordinare le idee. «Io ho ordito una trappola da manuale, vi ho tradito e come logica conseguenza avrei dovuto informarvi della mia salute? Non mi sembra che il discorso fili!»
«
Athena, poco dopo che tu e Nadja spariste nell’onda luminosa, ha dato ordine a noi Saint di ritrovare i vostri corpi. Per dar loro sepoltura!», si affrettò a dire Milo per tranquillizzare la ragazza delle loro intenzioni pacifiche. «Ma tutto ciò che siamo stati in grado di trovare è solo questo», disse il ragazzo mostrandole il suo diadema.
«Oh, l’hai trovato! Non sapevo dove fosse andato a finire! Ormai disperavo di ritrovarlo!», disse la ragazza prendendo il suo elmo dalle mani del compagno.
«
Françoise…», riprese Milo, «Athena ti ha perdonato. Vuole che tu rientri al più presto al Santuario per occupare il posto che più ti si addice!»
Cancer guardò Scorpio fisso negli occhi prima di esprimere le sue perplessità.
«
E questo, immagino che c’entri qualcosa con la mia disavventura, giusto?»
«
Athena teme che qualcuno ti abbia seguito e ti abbia aiutato a mantenere flebile la traccia del tuo microcosmo», disse il ragazzo appoggiandosi sullo schienale della sedia.
«
Chi?», chiese la ragazza. «Non penserete mica che…?»
«
Athena è sospetta che Loki sia riuscito a salvarsi e che voglia farvela pagare per avergli messo i bastoni tra le ruote…», disse Milo incrociando le braccia all’altezza del petto.
Françoise si alzò lentamente verso il ragazzo, che le mise un braccio dietro la schiena per sostenerla.
«
Se le cose stanno così, nosso e non voglio abbandonare Tonio!», concluse con un tono di voce che non ammetteva repliche.
Milo scosse la testa e fece per rispondere alla ragazza, quando Tonio gli rubò la parola.
«
Picciotta, credi che il sottoscritto non sia in grado di tener testa ad uno sbarbatello?», chiese il vecchio fingendosi offeso.
«Non c’è proprio niente da scherzare, Tonio!» l’ammonì lei, severa. «Quella è gente che non scherza! Che farai? Chiamerai la polizia? Non ti permetterà di arrivare al telefono!!»
Tonio sorrise, consegnò a Milo il gattino che aveva ancora tra le braccia e si pose davanti al letto della ragazza, le braccia lungo i fianchi.
Françoise fissò perplessa l’uomo, temendo che avesse esagerato col vino.
«D
avvero non te ne sei mai accorta, picciotta?», chiese Tonio accennando un sorriso sulle sue labbra segnate dal tempo. «Devo essere stato proprio bravo, allora», proseguì prima di chiudere gli occhi e di inspirare profondamente.
In un attimo Françoise sentì la stanza invasa da un cosmo molto potente, simile a quello di un Gold Saint, provenire…da Tonio!
«
Com’è possibile?!», chiese la ragazza sgranando gli occhi e chiedendo conferma a Milo delle sue sensazioni.
«
Davvero non sapevi che Tonio?…» le chiese il ragazzo, accompagnando le sue parole con uno dei soliti sorrisi beffardi.
«
Non sapevo che Tonio, cosa?!», domandò ancora la ragazza dando segni d’impazienza.
«
Che io son l’ex Gold Saint di Cancer, nonché maestro di Death Mask…»,aggiunse Tonio diminuendo improvvisamente l’intensità del suo cosmo.

 

Françoise cenò in camera sua, quella sera, non essendo ancora in grado di alzarsi dal letto.
La ragazza, ingoiando la pastina in brodo che le aveva preparato Tonio, cercava di tirare le somme di quel che le era occorso in quella giornata.
Prima l’arrivo di Milo a Palermo, poi il fatto che Tonio conoscesse Milo, quindi un’imboscata tesa da un nemico sconosciuto; dulcis in fundo, come se non ne avesse avute a sufficienza di novità per quella giornata, aveva scoperto che Tonio non era altri che un ex Gold Saint e maestro del suo defunto mentore, Death Mask.
Se le cose stanno così, adesso capisco come mai, Mask non lo cacciasse a calci, ogni qual volta si presentava a casa sua; e soprattutto capisco come facesse a conoscere Milo, dato che non era mai venuto a trovare Death Mask, pensò la ragazza ricollegando le informazioni ottenute.
Adesso non le restava che affrontare i suoi compagni al Santuario!
Sicuramente Seiya e Hyoga l’avrebbero fulminata con lo sguardo, mentre, nella migliore delle ipotesi, gli altri non le avrebbero rivolto la parola.
Sospirò: essere richiamata al Santuario le appariva più una punizione, che una ciambella di salvataggio! 
Tuttavia, restando qui, sarei solo una facile preda: Loki mi userebbe come esca, perché Athena venga in mio soccorso, pensò sorridendo: non avrebbe permesso ad un dio come Loki di manovrarla come un burattino un’altra volta! Nossignore!

Pensò alle sue compagne, Nadia e Athina: era felice di sapere che Nadia si era anch’ella salvata, mentre era sollevata per aver appreso che gli occhi del Female Gold Saint di Virgo erano guariti.
Mise in bocca l’ultimo cucchiaio di minestra e depose il piatto sul comodino accanto al letto.
Si sdraiò, aspettando che Tonio venisse a prendere i piatti della cena e spense la luce. Le stelle fluorescenti che aveva attaccato al soffitto della sua camera da letto la salutarono con la loro luce verde.
Dopo un quarto d’ora, apparve Milo sulla soglia della sua stanza.
«
Come ti senti?»,le chiese il ragazzo con genuina premura.
«
Sono solo un po’ stanca…Credo sia più che normale, no?», rispose Françoise tentando di tenere gli occhi aperti. «Cos’hai deciso di fare? – le chiese Milo accomodandosi sulla sedia posta ai piedi del letto. «Verrai con me al Santuario, senza fare storie?»
«
Soddisferò i desideri di Athena, Scorpio», rispose la ragazza, sbadigliando. 
Milo abbassò il capo.
«
Non mi aspetto certo che mi accolgano a braccia aperte», proseguì la ragazza fissando la riproduzione del cielo che aveva ricreato sul soffitto. «La loro diffidenza è più che giustificata… e poi…»
«
E poi…?», le chiese Milo alzando la testa verso di lei.
«
E poi non so se io stessa riuscirò a collaborare con voi…Non ho ancora superato lo choc per la morte di mio fratello. Spero di riuscirci, prima o poi…», confidò la ragazza, unendo alle sue parole l’ennesimo sbadiglio.
«
Lo speriamo tutti noi, Françoise…», la tranquillizzò Milo. «Adesso dormi. Partiremo non appena ti sarai ripresa!»
«
Non vedo l’ora di essere al Santuario…», aggiunse la ragazza con gli occhi socchiusi.
«
Perché?», le chiese il ragazzo, temendo che volesse recarsi a pregare sulla tomba del fratello.
«
In Grecia potrò vedere vere stelle, non mi dovrò accontentare di queste pallide imitazioni!», sussurrò la ragazza prima di scivolare tra le braccia di Morfeo.

   
 
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