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Autore: Dazel    22/11/2010    7 recensioni
E da lì fu un susseguirsi di piacevoli movimenti sensuali, di vestiti che venivano tolti e abbandonati al pavimento [Zoro/Sanji]
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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La nave era cullata dalle onde dell'oceano, una meravigliosa distesa d'acqua blu cobalto e celeste che risplendeva sotto la luce fioca della luna piena. Il vento aveva un dolce odore di salsedine, era freddo ma non fastidioso, nulla in quel momento lo era. Zoro alzò lo sguardo al cielo e si stupì dell'incredibile quantità di stelle che quella notte lo popolavano. Era certo di non averne mai viste tutte quante in una sola nottata. Probabilmente quella era la zona del mondo più vicina al cielo. Alzò una mano verso di esse e per un secondo si sentì come se le avesse sfiorate, come se il candore che emanavano a chissà quanti chilometri da lui fosse riuscito a sfiorare le sue mani.

Quei meravigliosi barlumi erano speranza per i marinai che, dopo un mare in tempesta, temevano di aver smarrito per sempre la via di casa. Zoro sorrise per un attimo, mettendosi meglio a sedere sulla stiva della nave. Nemmeno volendo sarebbe mai riuscito a perdere la strada di casa, perché la sua casa non era una costruzione graziosa posta in qualche angolo del mondo, ma era uno stupido cuoco che si trovava sulla sua nave, e la maggior parte delle volte, nel suo stesso letto.

Non che la cosa lo disturbasse, anzi. Probabilmente gli sarebbe risultata molto fastidiosa come situazione se non fosse stato così, perché col il passare del tempo aveva scoperto l'incredibile attrattiva che l'esile corpo di Sanji nascondeva. Non c'era niente che non amasse di lui, dai suoi capezzoli rosa all'adorabile curvatura dei suoi glutei, dalle sue gambe slanciate alle sue spalle strette e sottili, ogni cosa di lui lo faceva impazzire.

Tutta quella piacevole situazione – situazione che comprendeva lui e Sanji in un letto, su un pavimento, su una spiaggia o in qualsiasi altro posto dove fosse possibile trascorrere dei piacevoli attimi intimi in tutta tranquillità – era nata come nasceva ogni tipo di rapporto tra loro due, con una brusca e violenta litigata. Zoro riusciva ancora a ricordarla nei dettagli, una pellicola cinematografica custodita nei meandri della sua memoria che veniva a galla a suo piacimento.

Era accaduto tutto per una questione futile, la decisione su chi dovesse attaccare Corallista Black, una potente maga dei mari del nord che aveva trasformato dei mostri di ghiaccio in terribili pirati saccheggiatori. Zoro si era ferito durante un precedente scontro con la sua ciurma, un grosso e profondo taglio si apriva poco sotto la sua spalla, rendendo più impacciati i movimenti con la spada. Per questo motivo, Sanji aveva insistito perché Zoro evitasse il combattimento, decidendo di combattere lui stesso al suo posto.

Nella sua immensa stupidità, per lo più generata dal suo orgoglio, Zoro prese la questione come un affronto. Si innervosì immediatamente e accusò Sanji di ritenerlo un debole, cosa che il cuoco non aveva mai pensato. In un modo o nell'altro, si erano divisi, e non appena la nave attraccò Sanji se ne andò per il borgo e sparì per diverse ore. Quella fu, in un modo o nell'altro, la vicenda galeotta...

*

La pioggia cadeva copiosa sul borgo di Glaceville, così gelida da sembrare neve. Zoro aveva comprato un vecchio mantello pesante da un vecchio quando braccia e gambe si furono talmente intorpidite da dolergli. Con solo quello indosso – fatta eccezione per gli abiti bagnati – si apprestò a cercare lo stupido cuoco per tutta la città con scarsi risultati. Ovunque lo cercasse, ovunque chiedesse di lui, non riusciva ad ottenere nulla.

Improvvisamente si sentì stupido, un idiota di dimensione colossali che ancora una volta aveva messo in pericolo il precario equilibrio che assieme avevano deciso di creare, e tutto per cosa? Sanji si era solo preoccupato per lui... facendolo sentire un invalido, ok, ma si era comunque solo preoccupato per lui. Sentì una fitta al petto, che come una puntura colpì il suo cuore. Era una sensazione che lo spadaccino non conosceva bene, ma di cui sapeva alla perfezione il nome: senso di colpa. Voleva trovarlo, in fretta, e porre fine a quello stupido screzio.

Zoro sospirò pesantemente e spinse una pesante porta di legno di una locanda dall'aspetto fatiscente. Non appena fu dentro, un pesante tanfo di alcol e tabacco gli riempì i polmoni, nauseandolo. Era affamato, terribilmente, e nonostante volesse occupare tutto il tempo che aveva a disposizione nella ricerca dell'amico, il freddo e i crampi allo stomaco gli imponevano una piccola pausa. Si sedette al bancone, il più lontano possibili da un gruppo di uomo possenti come orsi che bevevano a gran sorsate da grossi boccali di birra.

Un cameriere, un ragazzo magro e impacciato, sembrava un topolino in una gabbia di leoni. Camminava trai tavoli con vassoi colmi di pinte, mostrandosi cortese e paziente con ogni cliente incontrasse, che fosse burbero o meno. Quando gli si avvicinò, Zoro mise una mano sulla sua spalla e con le dita la strinse piano, facendo voltare il ragazzo con estrema sorpresa. Nei suoi occhi chiari vide il riflesso dello sgomento, che sparì non appena Zoro tirò a sforzo le sue labbra in un sorriso. «Vuole ordinare qualcosa?»
«Sì. Cosa c'è sul menù della casa?»
Il cameriere, picchiettando su un taccuino iniziò ad elencare. Nulla di quello che disse sembrò a Zoro commestibile ed improvvisamente sentì la mancanza dell'ottima cucina di Sanji. Optò per una brodaglia di rapano e baccalà, che quando gli si presentò davanti gli sembrò la cosa più rivoltante avesse mai visto. Armato di coraggio, prese un cucchiaio e buttò giù velocemente tutto ciò che era presente nella ciotola.

Passarono diversi minuti, forse addirittura ore, prima che il cameriere si ripresentasse da lui. Zoro cercò di tentare un approccio qualsiasi, qualcosa che gli consentisse di ricevere qualche informazione su Sanji. Dopotutto, in quella città aveva visto solo individui incredibilmente possenti, un ragazzi magro come Sanji di certo non passava inosservato. E chi, se non uno con un aspetto simile al cuoco, poteva notarlo tra tanti?

«In questo paese sono tutti piuttosto grossi.» disse lo spadaccino lanciando un'occhiata al gruppo di marinai al bancone. Il ragazzo deglutì e ridacchiando con fare nervoso esclamò «Sì, a volte mi sento a disagio. Ho u fisico così gracile in confronto a quello dei miei fratelli...»
«Ma sono sicuro che non sarai il solo in questa città.»

«Purtroppo sì, invece. A parte la signorina Milly, ma lei non è di qui. Viene da un borgo qua vicino. Fortunatamente ci sono i turisti, che mi fanno sentire un po' smilzo.»
«Ci sono molti turisti da queste parti?»
«No, a dire il vero. Oggi sei il secondo con una corporatura “umana” che vedo in città dopo mesi.»
Bingo.
«Davvero? Chi oltre a me?»
«Un marinaio insolente. Ha passato tutto il tempo a giudicare la cucina di questa locanda... Una maleducazione assurda, davvero. Grazie al cielo ho mantenuto la calma e mi sono mostrato cortese.»
«Era per caso un ragazzo biondo?» Chiese Zoro.
«Sì, era lui. Lo conosce?»
Zoro annuì.
«Ha ordinato una bottiglia di whisky, quindi visto il suo umore nero ho pensato volesse ubriacarsi. Sa, questo oltre a essere un ristorante è anche una sorta di ostello, abbiamo una decina di camere al piano di sopra dove i nostri clienti possono soggiornare a cifre piuttosto basse, così gli ho chiesto se avesse bisogno di una stanza.»
«Immagino abbia accettato.»
«Sì. È in una delle nostre stanze, ora. Spero abbia una di quelle sbronze tranquille e che non distrugga nulla.» disse il cameriere indicando una zona del locale.

*

Zoro aprì la porta di scatto, facendo trasalire Sanji che, in ginocchio a terra, si aggrappò al bordo del letto per tirarsi in piedi senza alcun risultato. Inciampò un paio di volte nel tappeto sotto le sue ginocchia, prima di arrendersi e fissare trucemente lo spadaccino che, senza nemmeno degnarsi di bussare, aveva fatto irruzione nella stanza. La sua insolenza e la sua ingratitudine erano incomparabili.

«Stupida, orgogliosa e lunatica insalata parlante-» ringhiò. La voce del cuoco voleva essere minacciosa, ma sembrava più uno strascico di parole appena sussurrate, dette a fatica «Come osi entrare nella mia stanza e fissarmi- fissarmi in questo modo! Va' fuori, subito.»

«Ubriacarti fino a fare schifo, ubriacarti fino a non riuscir parlare né muoverti in modo coerente. È questo l'effetto che faccio su di te, cuoco da bettola?» e Zoro lo disse quasi con fierezza, come se in fondo avere quel tipo di ascendente sul ragazzo non gli dispiacesse. Gli si avvicinò con cautela, prima di inginocchiarsi alla sua altezza.

«Cosa ti fa pensare io mi sia ubriacato per te? Non ti passa nemmeno per la tua assurda testa che io l'abbia fatto perché mi andava?»
«No.» rispose secco lo spadaccino. «Razza di idiota, mi dispiace per come ti ho trattato. Non volevo, davvero.»
«Ma lo hai fatto ugualmente. Tu fai sempre... tutto, senza pensare, poi vieni a chiedermi scusa ed io devo perdonarti... sono stanco.» il biondo abbassò lo sguardo, prima di appoggiare la tasta contro il bordo del letto e chiudere gli occhi.

Quando gli riaprì, fu per la sorpresa di sentire le labbra di Zoro premere contro le sue, dapprima dolcemente, e poi con un desiderio quasi vorace. Avvertì la sua calda lingua spingere contro di esse per aprirle, in modo da poterlo baciare in modio serio. Un brivido gli scosse la schiena. Il primo pensiero fu quello di allontanarlo, di schiaffeggiarlo, ma quello che fece fu cingerlo e socchiudere le labbra, consentendogli l'accesso.

Fu un bacio lungo, dolce, delicato, che si interruppe solo quando entrambi si ritrovarono senza respiro. Sanji aveva le gote arrossate e il respiro corto, Zoro cercava di darsi un minimo di contegno. Sanji si sporse verso di lui e per un po' non fecero nient'altro che fissarsi, poi il biondo gli si avvicinò ancora un po' e unì di nuovo le loro labbra, in modo quasi sperimentare.

Zoro si spinse in avanti, leggermente, e mise una mano dietro la schiena del cuoco per farlo sdraiare a terra senza farlo sbattere. Lentamente mosse le labbra sulle sue, divorandole quasi. Capì in fretta quanto bello fosse avere il controllo sul ragazzo, quando inebriante fosse il suo profumo e quanto afrodisiaco fosse il suo sapore mischiato a quello dell'alcol. Le dita corsero al suo collo, allentarono lentamente la cravatta rosso scarlatto che il cuoco indossava, tirandola via lentamente. Poi, diligenti, iniziarono ad occuparsi dei bottoni, liberandoli velocemente dalle asole.

La pelle di Sanji sotto il tessuto fresco della camicia era bollente. Si staccò per ansimare dal bacio, poi si avvicinò al collo del cuoco e iniziò a baciarlo con estrema lentezza. Succhiò piano la pelle arrossata, la morse e poi la succhiò ancora, deciso a lasciarci un marchio, come a voler dire questo è mio e guai a chi me lo tocca. Sanji sentì il cuore battergli così velocemente nel petto che temette potesse esplodergli da un momento all'altro, ma ciò non avvenne, e quando Zoro ebbe finito con il succhiotto sul suo collo avvertì il calore del suo corpo spostarsi da sopra di lui.

Rimase disorientato e lo guardò con aria interrogatoria. «Preferisco,» disse lo spadaccino «continuare in un posto più comodo.» si sentì tirare su di peso, improvvisamente era di nuovo tra le braccia di Zoro, si stavano baciando di nuovo, venne sollevato e spinto con gentilezza sul letto che cigolò sotto il peso dei loro corpi. La bocca di Zoro era incredibile- ovunque lo toccasse scatenava in lui una miriade di brividi che lo spossavano.

«Questo... perché?» chiese Sanji.
«Perché no?» rispose Zoro leccandogli piano un capezzolo. Il cuoco emise un gemito sommesso e passò le mani trai capelli dello spadaccino, ansimando profondamente. Avvampò quando avvertì l'erezione di Zoro premergli contro la coscia, sentì i pantaloni farsi più stretti di quanto già non lo fossero. Già, perché no? Perché evitare comportamenti tanto piacevoli?

E da lì fu un susseguirsi di piacevoli movimenti sensuali, di vestiti che venivano tolti e abbandonati al pavimento, di mani e parti del corpo ignorate per troppo tempo che venivano toccate e preparate per qualcosa a cui non erano ancora pronte, ma che lo sarebbero state perché era la cosa giusta, in quel momento non c'entra niente di più giusto da fare, non c'era niente di più importante, non c'era niente che avesse più urgenza, una priorità maggiore. In modo molto naturale, avvenne.

Sentire Zoro farsi spazio dentro il suo corpo, sentirsi infinitamente piccolo e debole per un attimo, non doversi preoccupare di nulla, affidarsi completamente nelle mani di qualcuno... fu una sensazione meravigliosa. Zoro lo prese, con gentilezza, con passione, e ci mise tutto sé stesso per far sì che l'amplesso avesse lo stesso valore per entrambi, che piacesse entrambi allo stesso modo e che desse ad entrambi le stesse emozioni.

 

Si persero uno negli occhi dell'altro, entrambi divennero sordi, incapace di sentire alcun suono che non fossero i gemiti dell'altro, incapaci di non divorarsi a furia di baci come belve. Quando la magia finì e non ci furono che corpi accaldati stretti in un abbraccio, la luna si era già alzata nel cielo e i due si erano già fatti una silenziosa promessa che per sempre avrebbero mantenuto.

Fin

 

Scritta giusto per riprendere un po' la mano, perché è davvero da troppo tempo che non mi metto a scrivere qualcosa di serio. Questo non è considerabile come “qualcosa di serio”, ma almeno non è un qualcosa di forzato come le mie fic precedenti xD

Dedicati a chi saprà apprezzare questo cumulo di parole sgrammaticate. Grazie <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

   
 
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