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Autore: _moonlight    22/11/2010    11 recensioni
Guardò i suoi piedi, rimanendo in quella posizione. Respirò rumorosamente e ad ogni suo respiro, ne seguiva un altro non suo.
«Ho fatto una cosa stupida oggi» mormorò, sicura che avrebbe sentito, «Sono andata da tutti i nostri amici a chiedere un consiglio. Sembravano tutti convinti di una cosa. Mi facevano domande strane e mi dicevano cose senza senso. “ Regalagli una torta che sappia di ciliegia dentro. Non sarà dolce, gli piacerà”… chissà cosa significa.»
Cominciò a ricordare tutto quello che gli era successo qualche ora prima, ricordandosi ogni momento, ogni faccia e citazione. Non riusciva a capire e l’irritazione faceva crescere le lacrime che cominciarono a cadere mute. Il petto faceva male.
«Lo so che non ti piaccio abbastanza, perché sarebbe successo qualcosa se fosse stato il contrario.»
La voce diventò rauca.
E poi capì. {accenni ad altre coppie}
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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La verità è che non gli piaci abbastanza.

Perché se un uomo ti tratta come se non gliene fregasse un cazzo di te,
non gliene frega davvero un cazzo di te,
senza eccezioni.
Perché se un uomo vuole stare con una donna farà in modo che succeda, a qualunque costo.

E forse il lieto fine è solo andare avanti.

             

 

      

Naruto Uzumaki.

 

«Penso che dovresti pensarci di meno» borbottò Naruto, continuando a cullare la bambina che aveva tra le braccia.
Quando Sakura un tempo aveva pensato a Naruto come ‘padre’, non si era mai immaginata di catalogare il suo amico in quel genere di padre coccoloso ed apprensivo, lo avrebbe pensato più che altro come un papà molto più bambino e poco presente. Evidentemente si sbagliava.
Mormorava una ninna nanna da quando era entrata in casa e sussurrava parole dolci alla figlia di continuo. Tuttavia, tutte quelle dolci apprensioni, non facevano che svegliare ancora di più la piccola Mizu Uzumaki che aveva gli occhi color perla ben aperti e vigili.

«Ah, andiamo Mizu-chan è tardi, devi dormire» sbottò esasperato, ignorando bellamente l’amica di fronte, in preda ad una crisi.
Sakura spazientita spostò i capelli dal viso, «Naruto, credo che tu abbia sbagliato qualcosa.» disse poi, guardandolo pensierosa.
«Ma che dici! Ho seguito tutto quello che mi ha detto Hinata: “dopo la pappa Mizu deve dormire”.»
«Si lo so, evidentemente non le va... Ti supplico Naruto aiutami!» si ritrovò a chiedere, sull’orlo della disperazione.
«Ma cosa ti posso dire Sakura-chan, se ci pensi troppo è la fine. La cosa viene da se, lascialo perdere, sai com’è fatto. Poi sei una bella ragazza, abbi un po’ di pazienza.» disse l’altro, alzandosi e battendo la mano sul pannolino della figlia, dondolandola su e giù.
La rosa si alzò di scatto e si avvicinò alla porta, «Grazie Naru, mi sei stato davvero d’aiuto.»
«Quando vuoi. Ah, se vendi Hina-»
Non riuscì nemmeno a parlare che la porta si chiuse in un tonfo e si riaprì dopo nemmeno un secondo. «Sappilo» proferì Sakura, «che questa me la segno.»
Naruto sorrise.

«Io conosco solo un Sasuke, Sakura.»

«Oh, vai al diavolo!»

 

 

Hinata Hyuga.

 

«Tuo marito ha la capacità di peggiorare la situazione che è una meraviglia. Mi doveva dare solo un consiglio ed ha fatto tutt’altro.»
Hinata sorrise affabile, «Lo conosci com’è fatto, poverino la piccola gli riempie tutte le giornate.» le fiale del prelievo tentennarono quando, delicatamente, la Hyuga le sistemò.
Sospirò stanca, poggiò gli occhiali sul piano della scrivania e guardò Sakura incurvando i lati della bocca rosea.
«Su dimmi, cos’è successo?»
«Sasuke.»
«Sasuke?» ripeté Hinata, confusa.
Sakura cadde pesantemente sulla sedia e buttò la testa indietro, fissando il soffitto.
«Mi confonde. Non riesco a capirlo, prima penso di piacergli, poi mi scansa come se fossi una lebbrosa. Poi mi salva nelle missioni e si preoccupa per me e di nuovo ‘lebbrosa’.» alzò lo sguardo e ricambiò quello chiaro dell’amica, «dimmelo Hinata, perché se ho scritto in faccia: “Ti prego confondimi” allora posso anche andare a prendere a pugni qualche faccia da caz- volevo dire del cavolo»
Si corresse alla fine, guardando il volto d’Hinata contrario.
«Beh, Sakura-chan comunque non potremo aiutarti ne io ne Naruto-kun. Il tuo rapporto con Sasuke-kun è davvero strano. Devi capirlo da sola.» riuscì a dire la mora, del tutto incapace di dare un vero consiglio.
In fondo Hinata era ottima a consolare e a dire le cose giuste nel momento giusto, ma quando si parlava di Sasuke, beh qui non era davvero un’ottima consigliera.
Sakura la ringraziò lo stesso e uscì dall’ospedale senza pensarci.
Solo una frase le era entrata nella testa, sebbene non ne riuscisse a capire il significato:

«E poi Sakura-chan, non tutti riescono a sorridere come vorrebbero.»

 

 

Ino Yamanaka.

 

«… mi sono resa conto che l’unica persona capace di capirmi in questa situazione, sei tu. Ed è per questo, Ino cara, che mi sto confidando a te.» disse con aria severa Sakura, cercando di trattenere quelle rughe d’irritazione che volevano per forza formarsi sulla sua fronte. Troppo era il danno che stava infliggendo al suo orgoglio, ma il fatto più doloroso era che evidentemente Ino non sarebbe stata l’ultima persona a cui avrebbe chiesto aiuto quel giorno.
Un colpo dritto al cuore.
«Ascolta frontona, io ti voglio aiutare, ma forse ti sei scordata il piccolo particolare che anche a me Uchiha Sasuke piace.» rispose la bionda, poggiando un enorme vaso di rose rosse affianco a quello delle rose bianche.
«Quindi mi sfugge il ‘perché’ dovrei aiutarti nelle tue enormi seghe mentali… potresti posare quel vaso vicino alle viole, per piacere?»
Sakura sollevò il piccolo recipiente di terracotta e fece come l’amica le aveva chiesto, «Beh» mormorò, « in primo luogo, perché a te non piace Sasuke e poi perché sei la mia migliore amica.»
Ino sbuffò, facendo ondeggiare la coda bionda «Solo perché sono fidanzata con Sai, non vuol dire che non potrei ancora essere innamorata, ipoteticamente dico, di Sasuke» continuò a scherzare lei, beccandosi una risata come risposta.
«Ma tu non cambi mai?»
«Ti sbagli tesoro» sorrise, «Io sì, tu no.»
Sakura fece spallucce accucciandosi vicino al vaso azzurro pieno di gigli, «Forse hai ragione, ma ti ricordi? Avevo paragonato il mio amore ai gigli ed è per questo che ti sto chiedendo aiuto.»
L’amica le si avvicino, si accucciò affianco a lei e posò una mano sulla spalla.
«Non c’è bisogno di dirmi per cosa stai soffrendo, so già il nome della tua noiosissima depressione e vorrei poterti dire semplicemente di cambiare fiore e sceglierne uno che almeno non comprenda la “Purezza dei tuoi sentimenti”.» sospirò e cominciò a guardare le gocce di pioggia che bagnavano il vetro, «Ma so che non mi ascolteresti, perché sei così testarda. Quindi, l’unica cosa che posso dirti è di vivere, punto. Vivila come viene e fregatene.»
Quando Ino parlava, Sakura l’ascoltava attentamente ed osservava ogni minima espressione che quel candido viso riusciva a fare, dai più malinconici ai sorrisi per circostanza.
Sakura apprezzava tutti quegli sforzi, perché lo sapeva benissimo che quel discorso l’avrebbero fatto ancora, ancora e ancora.
«Sai che non riesco a ragionare solo con il cuore.» disse alla fine, presa da uno strano coraggio.
Ino cominciò a ridere, «Dio che cazzata! Se non sbaglio non ti sei fatta scrupoli a dirgli di amarlo e decidere in meno di due secondi di tradire il villaggio. Dimmi Sakura, era quello che il cervello ti aveva detto di fare?»
Sakura negò.
«Perfetto allora. Se non sbaglio ci stava un detto che diceva che ci sono ragioni che la ragione non conosce… da chi l’ho sentita? Va beh dai, passami il pacchetto di sigarette che mi hai messo un’angoscia!»
La rosa annuì e si scusò, « Sai, pensavo che il tuo motto era: “se sono rose fioriranno”»
«Scherzi? È banale!»
Sakura annui, «Forse.»
 

 «Sasuke è quei soliti fiori sempre chiusi su se stessi per proteggersi ma che mostrano la loro bellezza solo quando il sole si avvicina a loro. Sai chi è il sole di Sasuke, Sakura?»

 

 

Shikamaru Nara.

 

Premette la sigaretta tra le labbra e schiuse gli occhi, fece uscire il candido fumo bianco dalla bocca e corrucciò le sopracciglia.
«Ripetimi perché sei qui.»
Sakura, esasperata, cominciò a muovere le dita freneticamente.
«Perché sei la mia l’ultima spiaggia.»
«Che seccatura Sakura, non ci parliamo da una vita!»
Lei strabuzzò gli occhi e si avvicinò all’amico, «Lo so ed è questo il momento di ricominciare a riallacciare i rapporti.»
«Parlando di Uchiha?»
Appena Shikamaru nominò Sasuke, Sakura fu colpita da un attacco cardiaco. Ma era così evidente?
«Si vede tanto che sono qui per lui?» domandò, mentre la collera cominciava a farsi sentire.
Shikamaru incassò la testa nelle spalle e rispose con un solo secco, «Abbastanza.»
Rimasero qualche pieno minuto a guardarsi bellamente in faccia senza parlare, uno in preda ad un riposino ad occhi aperti, l’altra per la sincope di cinque minuti prima.
«Ok, allora visto che hai capito, penso che posso risparmiarmi tutto il racconto.»
«Risparmiamelo si.»
Sakura sospirò, «beh, Shikamaru-kun ora dovresti darmi un consiglio.»
Se possibile le sopracciglia del Nara si accigliarono ancora di più, mentre la sigaretta pian piano finiva tra un tiro e uno sbuffo scocciato.
«Senti, perché non chiedi a Temari? È una donna no? Se vuoi vado un attimo a Suna a chiamartela. Certo, sarebbe una tremenda seccatura ma almeno-»
«Non ci pensare nemmeno!» lo fermò Sakura, «Ti risparmio l’immensa seccatura del viaggio Shika, ma penso che Temari non mi potrà aiutarmi in niente. Non riesce Naruto, Hinata e nemmeno Ino, come potrebbe Temari. Niente contro la tua ragazza, ma del rapporto tra me e Sasuke non penso sappia tanto.»
Shikamaru la guardò perplesso, «Perché, io so tanto?»
«Tu sai quello che devi sapere, andiamo smuovi quei neuroni da genio!» esclamò Sakura al colmo dell’imbarazzo.
Il ragazzo fece cadere la sigaretta per terra e si mise le mani in tasca.
«Non pensi che siamo un po’ troppo grandi per parlare di amore, Sakura? Ino sta per sposarsi, Naruto ha già dato e io sto da una vita con quella seccatura. A cosa serve parlare d’amore ora?»
«Per la mia incolumità mentale, Shikamaru. Per quella.»
«Vuoi un consiglio su argomenti femminili Sakura, come faccio ad aiutarti? L’unica cosa che ti può aiutare è il fatto che sei l’unica ragazza che ci parla per più di due secondi.»
Sakura abbassò lo sguardo, «Non penso sia una buona attenuante.»
«Questo non lo so, te l’ho detto puoi far peso solo sul fatto che è amico tuo e che non si fa scrupoli ad aiutarti, come non se li fa a trattarti come una bambina.»
Lei sorrise amaramente e lo salutò con lo stesso calore.

 

«Comunque sia Sakura, non ci vuole un genio per capire queste cose.»

 

 

Sai

 

«Avete almeno scopato?»
«Non ricordavo leggessi porno.»
Sai posò il libro, «Riformulo la domanda: Avete mai fatto sesso?»
Sakura roteò gli occhi.
«Qualcosa che comprenda atti fisici e no, non valgono i salvataggi vari. Qualcosa di profondo intendo.» specificò Sai.
«Non mi sembra di averti chiesto una panoramica della mia vita sessuale!»
Sai provò a ridere e si grattò una guancia, annuendo. «Non penso che ce ne sia una, comunque.»
«Ho bisogno di aiuto non di una predica.»
La prima cosa che Sakura pensò quando si rivolse a Sai era: “Legge milioni di libri su i rapporti tra le persone, se non riesce ad aiutarmi in questo, è automaticamente uno stupido”.
«Una relazione Sakura, non si basa solo a parole, e se conti che poi le parole sono nulle, le possibilità sono poche.» rispose il moro.
Sakura s’indispettì.
«Scusami Sai, tu hai mai avuto qualcosa di profondo con Sasuke?» 
«Ma stiamo parlando di te o di me?» domandò a sua volta l’altro.
«Stiamo parlando di me, ma a parte Naruto sono solo io quella che ha avuto una specie di ‘rapporto’ con lui» fece le virgolette con le dita e gonfiò le guance, «Non ci capisco più niente, sto chiedendo a tutti e nessuno sa darmi una vera risposta.»
Sai prese un libro e gli e lo sbatté sulla testa rossastra, «Non ti è mai venuto in mente di pensare che forse sono cose che non si chiedono?»
Le mani pizzicavano.

 
«Esistono tanti libri al mondo, ma quelli che capisci davvero sono quelli e scritti nella tua lingua e quelli scritti semplicemente. Le persone sono come i libri, Sakura.
Tu
comprendi quel libro facilmente»
 

 

Kiba Inuzuka & Akamaru.

 

 

Sakura guardava. Guardava quella nuvola che si faceva largo nel cielo e sentiva. Sentiva quello strano affanno ed odore canino che veniva dalla sua destra e…

«Akamaru, mi stai sulla pancia.»
Il cane abbaiò, scodinzolò felice e, sentendo Kiba muoversi nel sonno, senza nessun complimento e preavviso, ricominciò a saltare frenetico tra lei e l’altro.
Sakura sentì il castano imprecare dal dolore.
«Stupido, fai un male boia! Dai smettila… e non mi leccare in faccia!»
Kiba rise e cercò di spostare l’enorme cane bianco rivolgendo per la prima volta gli occhi a lei.
«Beh, perché sei qui?»
Sakura non si stupì di quella risposta acida e rise serena, «Mi serve una mano.» disse con tranquillità.
«Bene, vai diritta per questa strada, entra nel villaggio e fatti qualche chilometro. Poi svolta a destra e a sinistra fino ad arrivare davanti ad una casa rossa, appena sei lì citofona e ci trovi Naruto pronto ad ascoltarti.»
Sakura assottigliò gli occhi, «Non sto scherzando Kiba, sono disperata.»
«Ma non mi dire! Sakura Haruno disperata?! Non ci avrei mai giurato!» scherzò Kiba azzittendosi nel momento in cui notò una Sakura davvero incazzata.
«Non scherzare Inuzuka!» sbottò avvilita, «Sto sputtanando ai quattro venti la mia vita privata e non va bene un cazzo.»
Kiba si posò una mano sui capelli e strinse gli occhi facendoli diventare due fessure, «Piano con le parole. E poi scusa perché dovresti sputtanare la tua vita privata ai quattro venti? Non mi sembra che nessuno ti abbia chiesto niente.»
«Oh si certo. Grazie per l’aiuto Kiba, sei davvero un amico.»
Kiba la vide roteare gli occhi verdi al cielo e mormorare contraria.
«Non mi tirare fuori la puttanata dell’amico, Sakura! Tanto sai che non funziona.»
Sakura impuntò i piedi e fissò il castano con astio.
«Se non mi sbaglio ci siamo sempre stati quando tua mamma ti ha sbattuto fuori casa. E tu ci sei stato quando dovevamo riportare Sasuke, ricordi? Andiamo Kiba, si buono.»
Lo vide borbottare a bassa voce, meditare su qualcosa e alla fine sbuffare annoiato. «Su dimmi, che vuoi?»
«Non riesco a capire Sasuke. Non riesco!»
«Ed è una novità? Nessuno lo ha mai capito, non vedo il motivo per cui tu debba essere l’eccezione.»
Un minuto di pausa.
«Ok, ho capito perché, ma se davvero gli fossi interessata ormai avrebbe già fatto qualcosa.»
«Ma sai come è fatto, per lui questo ragionamento non conta!» esclamò Sakura.
Kiba bazzicò e poi continuò a parlare, «E’ identico. Ascolta ogni ragazzo è dotato di una parte che ragiona e una che va per istinto. Con una ragazza prima vai per ragione e poi è tutto in mano all’istinto! Se non è arrivato ad usarlo adesso, beh allora lascia che la parte maschile di Konoha si preoccupi, Sakura.»
Se possibile gli occhi le si spalancarono ancora di più.
«Sasuke non è gay» disse con aria pensierosa e poco convinta.
Kiba cominciò a ridere, «spero di no.»
«Ma ti pare! Dubito fortemente anche che sappia come si usi.»
«Se lo dici tu che sei un’esperta.» scherzò il castano, beccandosi un pugno in piena testa.
Sakura sorrise divertita, «Allora questo consiglio?»
Akamaru abbaiò di nuovo e Kiba sorrise mostrando i canini.
«Il consiglio è che non ci sono consigli.»
«Kiba… fottiti.»

 

«Intuito»

 

 

 

Choji & Shino.

 

 «E’ una fortuna che vi abbia trovato insieme!» trillò Sakura alla vista dei due amici seduti all’ombra di una quercia.
Shino parlò per primo, felice di vedere la rosa rivolgersi a lui con grande ardore, o almeno si sentì stranamente entusiasta fin a che l’argomento non slittò, stranamente, a Sasuke. Choji, d’altro canto, si aspettava una simile conversazione con Sakura, soprattutto in quei giorni e, ragion per cui, era del tutto preparato ad un simile argomento.
«Sakura, io credo che dovresti rinunciare per ora. Hai mai pensato che forse Sasuke non sia il tipo adatto a te?»
L’Haruno si sedette affianco a loro e prese una patatina dal pacchetto di Choji, «Lo penso anche io, ma non voglio rinunciare. Quindi?»
«Ci sono cose che un maschio dovrebbe fare: mandare delle lettere, invitarti ad un appuntamento e così via.» continuò Shino, posizionando meglio gli occhiali sugli occhi.
«Per me ha ragione Sakura.» s’intromise Choji, senza seguire davvero la conversazione.
«Grazie Choji.»
Shino mormorò tra se, «Senti, allora se già sai cosa vuoi fare, perché vieni a chiederci consiglio?»
«Voglio sapere che ne pensate.»
«Beh, hai resistito per tutto questo tempo un altro sforzo potresti farlo. E come cucinare…» rispose Choji, infilando la mano nel pacchetto.
«Se proprio insisti, penso che tra un po’ cederà, se continuerai a far pressione. Se non lo farà ora, cederà poi per disperazione.»
Sakura sorrise speranzosa, prima di riuscire a capire il significato delle parole dell’ultimo.

 

«Non gli piacciono i dolci? Beh allora regalagli una torta.
Una torta che sappia di ciliegia dentro.
Non sarà dolce, gli piacerà»

 

«Gli insetti sono piccoli, s’insediano nella corteccia degli alberi e vivono lì dentro.
L’albero non se ne accorge, vive felice… e quando che
non ci sono
Che si sente vuoto. E cede.»

 

 

Rock Lee.

 

«Sakura-san, uno dei tuoi pregi è il masochismo.»
La rosa aggrottò le sopracciglia ed incrociò le braccia sotto il petto, «Come scusa?» domandò.
Rock Lee allungò la mano verso di lei e mostrò il pollice all’insù.
«Certo, andare dietro ad un ragazzo per tutti questi anni è puro e sano masochismo. Ma è una cosa buona.»
Sakura roteò gli occhi, «Davvero non riesco a capire cosa ci sia di buono in tutto questo, Lee.»
«Assolutamente niente» rispose il ragazzo, «Ma vedi, soffrire è una delle cose importanti nell’amore. È come per le arti marziali, soffri da morire ma alla fine l’amore vero è quello.»
Amore sofferto. Sakura aveva sempre pensato che l’amore tra lei e Sasuke non era sofferto, ma tragico -soprattutto se poi era solo da parte sua-, non aveva mai fatto i conti con il fatto che un amore non fosse sempre tutto rosa e fiori. Non aveva fatto neppure caso che l’amore per se non è mai un prato fiorito ma un campo minato!
«Il punto Lee è che non penso che sia amore… le cose si fanno in due, capisci?»
Lee annuì e strizzò l’occhio.
In quel momento Sakura posò, per la prima volta, lo sguardo su quelle enormi sopracciglia, rabbrividii.
«Tu ne hai così tanto Sakura-san da poter esplodere!»
«Ma non basta!» esclamò come risposta lei.
Lee sorrise, «Se ti dico una cosa… posso avere un appuntamento con te?»
«Mi spiace, ma penso di no.» sorrise imbarazzata, «me la dici lo stesso quella cosa?» chiese speranzosa.
Rock Lee rise e Sakura non capì più nulla.
 

«Prova a domandarti perché dovresti restare con lui.»

 

 

 

 

Ten Ten & Neji Hyuga

 
 

«Quando pensi a come ti ha ridotto, a come ti ha preso in giro...» osserva la castana, corrucciando la fronte per capire qualcosa. Aprì la bocca e la richiuse senza dire niente e non continuò la frase, la fermò lì e la fece morire senza aggiungere altro.
Sakura la vide battere una mano sul tavolo, prima di rispondere confusa.
«Io non capisco come sia difficile sbagliare ancora! Davvero io non riesco a capire.»
Riuscire a capire la sua confusione? Era certa di confondere tutta Konoha con quelle stupidaggini, a dire il vero non riusciva a capirlo nemmeno lei.
«Se alla fine penso a come mi ha ridotto non so nemmeno se darmi tutta la colpa, ma alla fine non m’importa capire. M’importa stare con lui.»
Sakura aveva risposto prontamente, cercando in tutti i modi di mandar giù quell’enorme magone che l’opprimeva. Scrutava la figura della ragazza affianco a quella di Neji e cercava di capire cosa c’era di diverso tra quel rapporto e il suo.
Quello non riusciva a capirlo.
«Ti prego Neji aiutami tu a capire qualcosa… tu gli somigli!»
Lo Hyuga la guardò severamente e strinse più forte la tazza di tè.
«Non credo di somigliargli affatto.» mormorò contrario, «ti stai facendo troppi problemi, Sakura.»
«Lo penso anche io.»
«Decisamente.» confermò l’altra.
Però non le andava di abbandonare tutto, di non aspettarlo ancora. Non era facile dimenticarlo, e se aveva sofferto così tanto per lui anche se non riusciva a perdonarlo, quella era la cosa giusta da fare. Doveva continuare ancora e ancora… se no che ragazza noiosa era?
«…Allora?»
Sakura strabuzzò gli occhi e sorrise come un’ebete, «Scusa Neji non ho sentito la domanda. Comunque sia non m’importa più-» si alzò di scatto e si avvicinò alla porta. «Perché anche ottant’anni io vorrò sempre e solo lui! Quindi- si, ci vediamo!»
Scappò via, perché alla fine aveva capito a chi era la persona a cui rivolgersi.

 

 

«Certo che è davvero scema come ragazza.
Eppure era così intelligente una volta…»

 

«Senti, Neji… anche tu lo sai?»

«Sono uno Hyuga.»

 

«Si vede benissimo anche così.»

 

C’era un motivo per cui voleva lui e non un altro!

 

 

 

Sasuke Uchiha.

 

«Cavolo ma dov’eri?»
Sasuke, davanti alla porta di casa Uchiha guardava Sakura scocciato, «A casa forse?» rispose con lo stesso ardore.
Sakura mostrò un sorriso tirato e si sistemò una ciocca di capelli nervosamente. Dopo aver parlato con tutti gli abitati di Konoha era arrivata finalmente da lui, però, perché non aveva più niente da dirgli?
Sembrava che la lingua le si fosse congelata, che le gambe stessero per crollare, la testa scoppiava e la bocca non riusciva a scandire nemmeno una semplice parola come un “ciao”. Era spaventoso l’effetto che quel ragazzo le faceva, faceva tremendamente paura cosa facessero quell’intenso sguardo sul suo corpo.
«Devo parlarti.» riuscì a dire finalmente, dopo un attimo di panico passeggero.
Sasuke la guardava con cipiglio, «Se è una delle tue stupi-» «Non è una stupidaggine!» esclamò Sakura prima che lui potesse finire la frase.
Il tono di voce si era alzato di un’ottava e le mani, istintivamente, si erano chiuse a pugno. Tossicchiò nervosa cercando di riportare la voce ad un tono accettabile.
«Ti devo parlare. Non è una stupidaggine.»
«Parla allora.»
Respirava piano e tratteneva il respiro cercando di trovare un modo per cominciare il discorso, ma evidentemente non ci riusciva visto che, tanto che stava trattenendo l’aria rischiava di soffocare.
Doveva stare tranquilla, si disse, tranquilla come sempre. Quello era il momento più duro, non poteva pensare minimamente a tornare indietro.
«Vedi Sas’ke so che forse, no anzi, molto probabilmente di quello che ora ti dirò non t’importerà niente. Non mi fai nemmeno entrare a casa tua, quindi posso immaginare quanto sia limitata per te la mia presenza e non come amica, ma anche come persona, posso immaginarlo. O almeno… posso vederlo.»
Il coraggio pian piano arrivava e la forza di farsi sentire cresceva.
«Sai che non mi è mai importato niente dall’inizio, ma c’è un momento nella tua vita in cui ti chiedi: “Ma lo stai facendo davvero?”.» prese aria, «Davvero stai aspettando qualcuno che non ti merita?»
«Sakura senti se-» disse Sasuke ma lei lo ignorò completamente e, al posto delle parole, compensò quel vuoto con uno sguardo più verde che mai.
«E la mia risposta è sì perché ora questo è solamente quello che voglio. Dovrei darci un taglio ma vorrei almeno una volta inseguire un mio sogno e farmi male fino in fondo.»
«Parli sempre troppo.»
«’sta zitto! Fammi finire. Il primo ad aver sbagliato sei tu che continui a dire che siamo amici, siamo davvero così io e te? Non t’interessa se piango per te, non dispiace per le mie lacrime?»
Un altro lungo respiro profondo, «dimmi una cosa, almeno sai che questo è tutta colpa tua?»
Sasuke continuò a mantenere lo sguardo fermo e, incrociando le braccia al petto, si appoggiò allo stipite della porta.
«Sei logorroica.»
«Devi rispondere.» decretò Sakura.
Il moro la guardò con severità, «a cosa di preciso? Al fatto che non mi dispiace se piangi per me, perché è colpa mia o altro? Non c’è niente da dire Sakura, hai fatto tutto da sola come al solito.»
Sakura si morse le labbra con forza, cercando di reprimere quella rabbia che voleva uscire. Si era letteralmente umiliata, non poteva di certo finire così!
«Sei il solito stronzo, cerco di fare un discorso e tu-»
«Non m’importa Sakura, non mi è mai importato di te perché dovrebbe importarmi adesso?» domandò Sasuke.
«Non ti credo!» urlò lei, «Stai mentendo, ti conosco. Non è vero, di me t’importa!» rispose.
Sasuke chiuse gli occhi e sospirò, «Anche di Naruto m’importa, non vuol dire che lo amo.» La mano del ragazzo aveva raggiunto la maniglia della porta che, pian piano, si stava chiudendo.
«Mi hanno chiesto di domandarmi perché dovrei stare con te sai?»
La porta si chiuse e Sakura urlò.
«E perché io posso renderti felice. Sono l’unica che può.»
La superficie levigata era l’unica cosa che i suoi occhi riuscivano a vedere in quel momento, ma senza dire niente poggiò l’esili mani sulla porta lucida e fece aderire fronte alla superficie fredda.
Guardò i suoi piedi, rimanendo in quella posizione. Respirò rumorosamente e ad ogni suo respiro, ne seguiva un altro non suo.
«Ho fatto una cosa stupida oggi» mormorò, sicura che avrebbe sentito, «Sono andata da tutti i nostri amici a chiedere un consiglio. Sembravano tutti convinti di una cosa. Mi facevano domande strane e mi dicevano cose senza senso. “ Regalagli una torta che sappia di ciliegia dentro. Non sarà dolce, gli piacerà”… chissà cosa significa.»
Cominciò a ricordare tutto quello che gli era successo qualche ora prima, ricordandosi ogni momento, ogni faccia e citazione. Non riusciva a capire e l’irritazione faceva crescere le lacrime che cominciarono a cadere mute. Il petto faceva male.
«Lo so che non ti piaccio abbastanza, perché sarebbe successo qualcosa se fosse stato il contrario.»
La voce diventò rauca.
E poi capì.
«Ma io ti conosco davvero…» senza accorgersene gli venne in mente Naruto. «Ti ho visto sorridere quando nessuno c’è riuscito...» Hinata. «…e ti sei confidato a me, solo con me Sas’ke…» Ino. «Tutti si sono accorti che c’è qualcosa di strano, che c’è altro…» Shikamaru.
«Che io so leggerti dentro.» Sai. «Che il nostro non è un sentimento normale» Kiba. «Che io sono parte di te, che tu hai bisogno di me…» Choji, Shino, «Perché io posso renderti felice!» Lee.
Sorrise nelle lacrime.
«… Perché si vede Sasuke, si deve da morire.» Neji, Ten Ten.
Perché stava piangendo? Aveva c a p i t o.
La porta si riaprì.
«Hai capito tutto questo dagli altri?» domandò Sasuke, incredulo quando Sakura annuì.
«Non eri capace di capirlo da sola?»
«Che ero indispensabile per te.» chiese Sakura, tra le lacrime «No, non l’avevo capito.»
Sasuke le toccò la guancia e senza sorridere aggiungere, «Perché piangi sempre…»
«Ti voglio bene.»
«Ok.»
«Non mi chiedi perché non ti dico “ti amo”?» chiese Sakura.
Lui continuò ad asciugargli le lacrime, «Troppe domande per oggi.»
Sakura sorrise e prese la mano di lui tra la sua, chiudendo gli occhi.
«Ti amo.» aggiunse sentendo quel tempore.

 

 

«Non mi piaci abbastanza. Ma la verità è che questo basta a lui per farlo diventare amore.»

 

 

E forse il lieto fine è solo andare avanti.

~

Una stupidaggine per susy a cui voglio tanto bene, e non solo perchè grafica divinamente, ma perchè mi fa morire dalle risate e perchè è una buan amica! Ti voglio bene scema! >3<

   
 
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