La
verità è che non gli piaci abbastanza.
Perché
se un uomo ti
tratta come se non gliene fregasse un cazzo di te,
non gliene frega
davvero un cazzo di te, senza eccezioni.
Perché se un uomo vuole stare con una donna
farà in modo che succeda, a qualunque
costo.
E forse il lieto fine è solo andare avanti.
«Penso
che dovresti pensarci di meno» borbottò Naruto,
continuando
a cullare la bambina che aveva tra le braccia.
Quando Sakura un tempo aveva pensato a Naruto come
‘padre’, non si
era mai immaginata di catalogare il suo amico in quel genere di padre
coccoloso
ed apprensivo, lo avrebbe pensato più che altro come un
papà molto più bambino
e poco presente. Evidentemente si sbagliava.
Mormorava una ninna nanna da quando era entrata in casa e
sussurrava parole dolci alla figlia di continuo. Tuttavia, tutte quelle
dolci
apprensioni, non facevano che svegliare ancora di più la
piccola Mizu Uzumaki
che aveva gli occhi color perla ben aperti e vigili.
«Ah,
andiamo Mizu-chan è tardi, devi dormire»
sbottò esasperato, ignorando bellamente l’amica di
fronte, in preda ad una
crisi.
Sakura spazientita spostò i capelli dal viso,
«Naruto, credo che
tu abbia sbagliato qualcosa.» disse poi, guardandolo
pensierosa.
«Ma che dici! Ho seguito tutto quello che mi ha detto Hinata:
“dopo la pappa Mizu deve dormire”.»
«Si lo so, evidentemente non le va... Ti supplico Naruto
aiutami!»
si ritrovò a chiedere, sull’orlo della
disperazione.
«Ma cosa ti posso dire Sakura-chan, se ci pensi troppo
è la fine.
La cosa viene da se, lascialo perdere, sai com’è
fatto. Poi sei una bella
ragazza, abbi un po’ di pazienza.» disse
l’altro, alzandosi e battendo la mano
sul pannolino della figlia, dondolandola su e giù.
La rosa si alzò di scatto e si avvicinò alla
porta, «Grazie Naru,
mi sei stato davvero d’aiuto.»
«Quando vuoi. Ah, se vendi Hina-»
Non riuscì nemmeno a parlare che la porta si chiuse in un
tonfo e
si riaprì dopo nemmeno un secondo.
«Sappilo» proferì Sakura, «che
questa me la segno.»
Naruto sorrise.
«Io
conosco solo un Sasuke,
Sakura.»
«Oh,
vai al diavolo!»
Hinata
Hyuga.
«Tuo
marito ha la capacità di peggiorare la situazione che
è una
meraviglia. Mi doveva dare solo un consiglio ed ha fatto
tutt’altro.»
Hinata sorrise affabile, «Lo conosci
com’è fatto, poverino la
piccola gli riempie tutte le giornate.» le fiale del prelievo
tentennarono
quando, delicatamente, la Hyuga le sistemò.
Sospirò stanca, poggiò gli occhiali sul piano
della scrivania e
guardò Sakura incurvando i lati della bocca rosea.
«Su dimmi, cos’è successo?»
«Sasuke.»
«Sasuke?» ripeté Hinata, confusa.
Sakura cadde pesantemente sulla sedia e buttò la testa
indietro,
fissando il soffitto.
«Mi confonde. Non riesco a capirlo, prima penso di piacergli,
poi
mi scansa come se fossi una lebbrosa. Poi mi salva nelle missioni e si
preoccupa per me e di nuovo ‘lebbrosa’.»
alzò lo sguardo e ricambiò quello
chiaro dell’amica, «dimmelo Hinata,
perché se ho scritto in faccia: “Ti prego
confondimi” allora posso anche andare a prendere a pugni
qualche faccia da caz-
volevo dire del cavolo»
Si corresse alla fine, guardando il volto d’Hinata contrario.
«Beh, Sakura-chan comunque non potremo aiutarti ne io ne
Naruto-kun. Il tuo rapporto con Sasuke-kun è davvero strano.
Devi capirlo da
sola.» riuscì a dire la mora, del tutto incapace
di dare un vero consiglio.
In fondo Hinata era ottima a consolare e a dire le cose giuste nel
momento giusto, ma quando si parlava di Sasuke, beh qui non era davvero
un’ottima
consigliera.
Sakura la ringraziò lo stesso e uscì
dall’ospedale senza pensarci.
Solo una frase le era entrata nella testa, sebbene non ne riuscisse
a capire il significato:
«E
poi
Sakura-chan, non tutti riescono a sorridere
come vorrebbero.»
Ino
Yamanaka.
«…
mi sono resa conto che l’unica persona capace di capirmi in
questa situazione, sei tu. Ed è per questo, Ino cara, che mi sto confidando a
te.» disse con aria severa Sakura,
cercando di trattenere quelle rughe d’irritazione che
volevano per forza
formarsi sulla sua fronte. Troppo era il danno che stava infliggendo al
suo
orgoglio, ma il fatto più doloroso era che evidentemente Ino
non sarebbe stata
l’ultima persona a cui avrebbe chiesto aiuto quel giorno.
Un colpo dritto al cuore.
«Ascolta frontona, io ti voglio aiutare, ma forse ti sei
scordata
il piccolo particolare che anche a me Uchiha Sasuke piace.»
rispose la bionda,
poggiando un enorme vaso di rose rosse affianco a quello delle rose
bianche.
«Quindi mi sfugge il ‘perché’
dovrei aiutarti nelle tue enormi
seghe mentali… potresti posare quel vaso vicino alle viole,
per piacere?»
Sakura sollevò il piccolo recipiente di terracotta e fece
come
l’amica le aveva chiesto, «Beh»
mormorò, « in primo luogo, perché a te non piace Sasuke e poi perché
sei la mia
migliore amica.»
Ino sbuffò, facendo ondeggiare la coda bionda
«Solo perché sono
fidanzata con Sai, non vuol dire che non potrei ancora essere
innamorata, ipoteticamente dico, di
Sasuke» continuò
a scherzare lei, beccandosi una risata come risposta.
«Ma tu non cambi mai?»
«Ti sbagli tesoro» sorrise, «Io
sì, tu no.»
Sakura fece spallucce accucciandosi vicino al vaso azzurro pieno
di gigli, «Forse hai ragione, ma ti ricordi? Avevo paragonato
il mio amore ai
gigli ed è per questo che ti sto chiedendo aiuto.»
L’amica le si avvicino, si accucciò affianco a lei
e posò una mano
sulla spalla.
«Non c’è bisogno di dirmi per cosa stai
soffrendo, so già il nome
della tua noiosissima depressione e vorrei poterti dire semplicemente
di cambiare
fiore e sceglierne uno che almeno non comprenda la “Purezza
dei tuoi
sentimenti”.» sospirò e
cominciò a guardare le gocce di pioggia che bagnavano
il vetro, «Ma so che non mi ascolteresti, perché
sei così testarda. Quindi, l’unica
cosa che posso dirti è di vivere, punto. Vivila come viene e
fregatene.»
Quando Ino parlava, Sakura l’ascoltava attentamente ed
osservava
ogni minima espressione che quel candido viso riusciva a fare, dai
più
malinconici ai sorrisi per circostanza.
Sakura apprezzava tutti quegli sforzi, perché lo sapeva
benissimo
che quel discorso l’avrebbero fatto ancora, ancora e ancora.
«Sai che non riesco a ragionare solo con il cuore.»
disse alla
fine, presa da uno strano coraggio.
Ino cominciò a ridere, «Dio che cazzata! Se non
sbaglio non ti sei
fatta scrupoli a dirgli di amarlo e decidere in meno di due secondi di
tradire
il villaggio. Dimmi Sakura, era quello che il cervello ti aveva detto
di fare?»
Sakura negò.
«Perfetto allora. Se non sbaglio ci stava un detto che diceva
che
ci sono ragioni che la ragione non conosce… da chi
l’ho sentita? Va beh dai,
passami il pacchetto di sigarette che mi hai messo
un’angoscia!»
La rosa annuì e si scusò, « Sai,
pensavo che il tuo motto era: “se
sono rose fioriranno”»
«Scherzi? È banale!»
Sakura annui, «Forse.»
Shikamaru
Nara.
«Ripetimi perché sei qui.»
Sakura, esasperata, cominciò a muovere le dita
freneticamente.
«Perché sei la mia l’ultima
spiaggia.»
«Che seccatura Sakura, non ci parliamo da una
vita!»
Lei strabuzzò gli occhi e si avvicinò
all’amico, «Lo so ed è questo
il momento di ricominciare a riallacciare i rapporti.»
«Parlando di Uchiha?»
Appena Shikamaru nominò Sasuke, Sakura fu colpita da un
attacco
cardiaco. Ma era così evidente?
«Si vede tanto che sono qui per lui?»
domandò, mentre la collera
cominciava a farsi sentire.
Shikamaru incassò la testa nelle spalle e rispose con un
solo
secco, «Abbastanza.»
Rimasero qualche pieno minuto a guardarsi bellamente in faccia
senza parlare, uno in preda ad un riposino ad occhi aperti,
l’altra per la
sincope di cinque minuti prima.
«Ok, allora visto che hai capito, penso che posso
risparmiarmi
tutto il racconto.»
«Risparmiamelo si.»
Sakura sospirò, «beh, Shikamaru-kun
ora dovresti darmi un consiglio.»
Se possibile le sopracciglia del Nara si accigliarono ancora di
più, mentre la sigaretta pian piano finiva tra un tiro e uno
sbuffo scocciato.
«Senti, perché non chiedi a Temari? È
una donna no? Se vuoi vado
un attimo a Suna a chiamartela. Certo, sarebbe una tremenda seccatura
ma
almeno-»
«Non ci pensare nemmeno!» lo fermò
Sakura, «Ti risparmio l’immensa
seccatura del viaggio Shika,
ma penso che Temari non mi potrà aiutarmi in niente. Non
riesce Naruto, Hinata
e nemmeno Ino, come potrebbe Temari. Niente contro la tua ragazza, ma
del
rapporto tra me e Sasuke non penso sappia tanto.»
Shikamaru la guardò perplesso, «Perché,
io so tanto?»
«Tu sai quello che devi sapere, andiamo smuovi quei neuroni
da
genio!» esclamò Sakura al colmo
dell’imbarazzo.
Il ragazzo fece cadere la sigaretta per terra e si mise le mani in
tasca.
«Non pensi che siamo un po’ troppo grandi per
parlare di amore,
Sakura? Ino sta per sposarsi, Naruto ha già dato e io sto da
una vita con
quella seccatura. A cosa serve parlare d’amore
ora?»
«Per la mia incolumità mentale, Shikamaru. Per
quella.»
«Vuoi un consiglio su argomenti femminili Sakura, come faccio
ad
aiutarti? L’unica cosa che ti può aiutare
è il fatto che sei l’unica ragazza
che ci parla per più di due secondi.»
Sakura abbassò lo sguardo, «Non penso sia una
buona attenuante.»
«Questo non lo so, te l’ho detto puoi far peso solo
sul fatto che
è amico tuo e che non si fa scrupoli ad aiutarti, come non
se li fa a trattarti
come una bambina.»
Lei sorrise amaramente e lo salutò con lo stesso calore.
«Comunque
sia Sakura, non ci vuole un genio per capire queste cose.»
Sai
«Avete
almeno scopato?»
«Non ricordavo leggessi porno.»
Sai posò il libro, «Riformulo la domanda: Avete
mai fatto sesso?»
Sakura roteò gli occhi.
«Qualcosa che comprenda atti fisici e no, non valgono i
salvataggi
vari. Qualcosa di profondo intendo.» specificò
Sai.
«Non mi sembra di averti chiesto una panoramica della mia
vita
sessuale!»
Sai provò a ridere e si grattò una guancia,
annuendo. «Non penso
che ce ne sia una, comunque.»
«Ho bisogno di aiuto non di una predica.»
La prima cosa che Sakura pensò quando si rivolse a Sai era:
“Legge
milioni di libri su i rapporti tra le persone, se non riesce ad
aiutarmi in
questo, è automaticamente uno stupido”.
«Una relazione Sakura, non si basa solo a parole, e se conti
che
poi le parole sono nulle, le possibilità sono
poche.» rispose il moro.
Sakura s’indispettì.
«Scusami Sai, tu hai mai avuto qualcosa di profondo con
Sasuke?»
«Ma stiamo parlando di te o di me?»
domandò a sua volta l’altro.
«Stiamo parlando di me, ma a parte Naruto sono solo io quella
che
ha avuto una specie di ‘rapporto’ con
lui» fece le virgolette con le dita e
gonfiò le guance, «Non ci capisco più
niente, sto chiedendo a tutti e nessuno
sa darmi una vera risposta.»
Sai prese un libro e gli e lo sbatté sulla testa rossastra,
«Non
ti è mai venuto in mente di pensare che forse sono cose che
non si chiedono?»
Le mani pizzicavano.
«Esistono
tanti libri al mondo, ma quelli che capisci davvero sono quelli e
scritti nella
tua lingua e quelli scritti semplicemente. Le persone sono come i
libri,
Sakura.
Tu comprendi
quel libro facilmente»
Kiba
Inuzuka &
Akamaru.
Sakura
guardava. Guardava quella nuvola che si faceva largo nel
cielo e sentiva. Sentiva quello strano affanno ed odore canino che
veniva dalla
sua destra e…
…
«Akamaru, mi stai sulla pancia.»
Il cane abbaiò, scodinzolò felice e, sentendo
Kiba muoversi nel
sonno, senza nessun complimento e preavviso, ricominciò a
saltare frenetico tra
lei e l’altro.
Sakura sentì il castano imprecare dal dolore.
«Stupido, fai un male boia! Dai smettila… e non mi
leccare in
faccia!»
Kiba rise e cercò di spostare l’enorme cane bianco
rivolgendo per
la prima volta gli occhi a lei.
«Beh, perché sei qui?»
Sakura non si stupì di quella risposta acida e rise serena,
«Mi
serve una mano.» disse con tranquillità.
«Bene, vai diritta per questa strada, entra nel villaggio e
fatti
qualche chilometro. Poi svolta a destra e a sinistra fino ad arrivare
davanti
ad una casa rossa, appena sei lì citofona e ci trovi Naruto
pronto ad
ascoltarti.»
Sakura assottigliò gli occhi, «Non sto scherzando
Kiba, sono
disperata.»
«Ma non mi dire! Sakura Haruno disperata?! Non ci avrei mai
giurato!» scherzò Kiba azzittendosi nel momento in
cui notò una Sakura davvero
incazzata.
«Non scherzare Inuzuka!» sbottò
avvilita, «Sto sputtanando ai
quattro venti la mia vita privata e non va bene un cazzo.»
Kiba si posò una mano sui capelli e strinse gli occhi
facendoli
diventare due fessure, «Piano con le parole. E poi scusa
perché dovresti
sputtanare la tua vita privata ai quattro venti? Non mi sembra che
nessuno ti
abbia chiesto niente.»
«Oh si certo. Grazie per l’aiuto Kiba, sei davvero
un amico.»
Kiba la vide roteare gli occhi verdi al cielo e mormorare
contraria.
«Non mi tirare fuori la puttanata dell’amico,
Sakura! Tanto sai
che non funziona.»
Sakura impuntò i piedi e fissò il castano con
astio.
«Se non mi sbaglio ci siamo sempre stati quando tua mamma ti
ha
sbattuto fuori casa. E tu ci sei stato quando dovevamo riportare
Sasuke,
ricordi? Andiamo Kiba, si buono.»
Lo vide borbottare a bassa voce, meditare su qualcosa e alla fine
sbuffare
annoiato. «Su dimmi, che vuoi?»
«Non riesco a capire Sasuke. Non riesco!»
«Ed è una novità? Nessuno lo ha mai
capito, non vedo il motivo per
cui tu debba essere l’eccezione.»
Un minuto di pausa.
«Ok, ho capito perché, ma se davvero gli fossi
interessata ormai
avrebbe già fatto qualcosa.»
«Ma sai come è fatto, per lui questo ragionamento
non conta!»
esclamò Sakura.
Kiba bazzicò e poi continuò a parlare,
«E’ identico. Ascolta ogni
ragazzo è dotato di una parte che ragiona e una che va per
istinto. Con una
ragazza prima vai per ragione e poi è tutto in mano
all’istinto! Se non è
arrivato ad usarlo adesso, beh allora lascia che la parte maschile di
Konoha si
preoccupi, Sakura.»
Se possibile gli occhi le si spalancarono ancora di più.
«Sasuke non è gay» disse con aria
pensierosa e poco convinta.
Kiba cominciò a ridere, «spero di no.»
«Ma ti pare! Dubito fortemente anche che sappia come si
usi.»
«Se lo dici tu che sei un’esperta.»
scherzò il castano, beccandosi
un pugno in piena testa.
Sakura sorrise divertita, «Allora questo consiglio?»
Akamaru abbaiò di nuovo e Kiba sorrise mostrando i canini.
«Il consiglio è che non ci sono
consigli.»
«Kiba… fottiti.»
«Intuito»
Choji
& Shino.
Shino parlò per primo, felice di vedere la rosa rivolgersi a
lui
con grande ardore, o almeno si sentì stranamente entusiasta
fin a che
l’argomento non slittò, stranamente, a Sasuke.
Choji, d’altro canto, si
aspettava una simile conversazione con Sakura, soprattutto in quei
giorni e,
ragion per cui, era del tutto preparato ad un simile argomento.
«Sakura, io credo che dovresti rinunciare per ora. Hai mai
pensato
che forse Sasuke non sia il tipo adatto a te?»
L’Haruno si sedette affianco a loro e prese una patatina dal
pacchetto di Choji, «Lo penso anche io, ma non voglio
rinunciare. Quindi?»
«Ci sono cose che un maschio dovrebbe fare: mandare delle
lettere,
invitarti ad un appuntamento e così via.»
continuò Shino, posizionando meglio
gli occhiali sugli occhi.
«Per me ha ragione Sakura.» s’intromise
Choji, senza seguire
davvero la conversazione.
«Grazie Choji.»
Shino mormorò tra se, «Senti, allora se
già sai cosa vuoi fare,
perché vieni a chiederci consiglio?»
«Voglio sapere che ne pensate.»
«Beh, hai resistito per tutto questo tempo un altro sforzo
potresti farlo. E come cucinare…» rispose Choji,
infilando la mano nel
pacchetto.
«Se proprio insisti, penso che tra un po’
cederà, se continuerai a
far pressione. Se non lo farà ora, cederà poi per
disperazione.»
Sakura sorrise speranzosa, prima di riuscire a capire il
significato delle parole dell’ultimo.
«Non
gli piacciono i
dolci? Beh allora regalagli una torta.
Una torta che sappia
di ciliegia dentro. Non sarà dolce, gli
piacerà»
«Gli
insetti sono piccoli, s’insediano nella corteccia degli
alberi e vivono lì
dentro.
L’albero
non se ne accorge, vive felice… e quando che non
ci sono
Che
si
sente vuoto. E cede.»
Rock
Lee.
«Sakura-san,
uno dei tuoi pregi è il masochismo.»
La rosa aggrottò le sopracciglia ed incrociò le
braccia sotto il
petto, «Come scusa?» domandò.
Rock Lee allungò la mano verso di lei e mostrò il
pollice
all’insù.
«Certo, andare dietro ad un ragazzo per tutti questi anni
è puro e
sano masochismo. Ma è una cosa buona.»
Sakura roteò gli occhi, «Davvero non riesco a
capire cosa ci sia
di buono in tutto questo, Lee.»
«Assolutamente niente» rispose il ragazzo,
«Ma vedi, soffrire è
una delle cose importanti nell’amore. È come per
le arti marziali, soffri da
morire ma alla fine l’amore vero è
quello.»
Amore sofferto. Sakura aveva sempre pensato che l’amore tra
lei e
Sasuke non era sofferto, ma tragico -soprattutto se poi era solo da
parte sua-,
non aveva mai fatto i conti con il fatto che un amore non fosse sempre
tutto
rosa e fiori. Non aveva fatto neppure caso che l’amore per se
non è mai un
prato fiorito ma un campo minato!
«Il punto Lee è che non penso che sia
amore… le cose si fanno in
due, capisci?»
Lee annuì e strizzò l’occhio.
In quel momento Sakura posò, per la prima volta, lo sguardo
su
quelle enormi sopracciglia, rabbrividii.
«Tu ne hai così tanto Sakura-san da poter
esplodere!»
«Ma non basta!» esclamò come risposta
lei.
Lee sorrise, «Se ti dico una cosa… posso avere un
appuntamento con
te?»
«Mi spiace, ma penso di no.» sorrise imbarazzata,
«me la dici lo
stesso quella cosa?» chiese speranzosa.
Rock Lee rise e Sakura non capì più nulla.
«Prova
a
domandarti perché dovresti restare
con lui.»
Ten
Ten & Neji
Hyuga
«Quando
pensi a come ti ha ridotto, a come ti ha preso in giro...»
osserva la castana, corrucciando la fronte per capire qualcosa.
Aprì la bocca e
la richiuse senza dire niente e non continuò la frase, la
fermò lì e la fece
morire senza aggiungere altro.
Sakura la vide battere una mano sul tavolo, prima di rispondere
confusa.
«Io non capisco come sia difficile sbagliare ancora! Davvero
io
non riesco a capire.»
Riuscire a capire la sua confusione? Era certa di confondere tutta
Konoha con quelle stupidaggini, a dire il vero non riusciva a capirlo
nemmeno
lei.
«Se alla fine penso a come mi ha ridotto non so nemmeno se
darmi
tutta la colpa, ma alla fine non m’importa capire.
M’importa stare con lui.»
Sakura aveva risposto prontamente, cercando in tutti i modi di
mandar giù quell’enorme magone che
l’opprimeva. Scrutava la figura della
ragazza affianco a quella di Neji e cercava di capire cosa
c’era di diverso tra
quel rapporto e il suo.
Quello non riusciva a capirlo.
«Ti prego Neji aiutami tu a capire qualcosa… tu
gli somigli!»
Lo Hyuga la guardò severamente e strinse più
forte la tazza di tè.
«Non credo di somigliargli affatto.»
mormorò contrario, «ti stai
facendo troppi problemi, Sakura.»
«Lo penso anche io.»
«Decisamente.» confermò
l’altra.
Però non le andava di abbandonare tutto, di non aspettarlo
ancora.
Non era facile dimenticarlo, e se aveva sofferto così tanto
per lui anche se
non riusciva a perdonarlo, quella era
la cosa giusta da fare. Doveva continuare ancora e ancora…
se no che ragazza
noiosa era?
«…Allora?»
Sakura strabuzzò gli occhi e sorrise come
un’ebete, «Scusa Neji
non ho sentito la domanda. Comunque sia non m’importa
più-» si alzò di scatto e
si avvicinò alla porta. «Perché anche
ottant’anni io vorrò sempre e solo lui!
Quindi- si, ci vediamo!»
Scappò via, perché alla fine aveva capito a chi
era la persona a
cui rivolgersi.
«Certo
che è davvero scema come ragazza.
Eppure
era così intelligente una volta…»
«Senti,
Neji… anche tu
lo sai?»
«Sono
uno Hyuga.»
«Si
vede benissimo anche
così.»
C’era
un motivo per cui voleva lui e non un altro!
Sasuke
Uchiha.
Sasuke, davanti alla porta di casa Uchiha guardava Sakura scocciato,
«A casa forse?» rispose con lo stesso ardore.
Sakura mostrò un sorriso tirato e si sistemò una
ciocca di capelli
nervosamente. Dopo aver parlato con tutti gli abitati di Konoha era
arrivata
finalmente da lui, però, perché non aveva
più niente da dirgli?
Sembrava che la lingua le si fosse congelata, che le gambe stessero
per crollare, la testa scoppiava e la bocca non riusciva a scandire
nemmeno una
semplice parola come un “ciao”. Era spaventoso
l’effetto che quel ragazzo le
faceva, faceva tremendamente paura cosa facessero
quell’intenso sguardo sul suo
corpo.
«Devo parlarti.» riuscì a dire
finalmente, dopo un attimo di
panico passeggero.
Sasuke la guardava con cipiglio, «Se è una delle
tue stupi-» «Non
è una stupidaggine!» esclamò Sakura
prima che lui potesse finire la frase.
Il tono di voce si era alzato di un’ottava e le mani,
istintivamente, si erano chiuse a pugno. Tossicchiò nervosa
cercando di
riportare la voce ad un tono accettabile.
«Ti devo parlare. Non è una
stupidaggine.»
«Parla allora.»
Respirava piano e tratteneva il respiro cercando di trovare un
modo per cominciare il discorso, ma evidentemente non ci riusciva visto
che,
tanto che stava trattenendo l’aria rischiava di soffocare.
Doveva stare tranquilla, si disse, tranquilla come sempre. Quello
era il momento più duro, non poteva pensare minimamente a
tornare indietro.
«Vedi Sas’ke so che forse, no anzi, molto
probabilmente di quello
che ora ti dirò non t’importerà niente.
Non mi fai nemmeno entrare a casa tua,
quindi posso immaginare quanto sia limitata per te la mia presenza e
non come
amica, ma anche come persona, posso immaginarlo. O almeno…
posso vederlo.»
Il coraggio pian piano arrivava e la forza di farsi sentire
cresceva.
«Sai che non mi è mai importato niente
dall’inizio, ma c’è un
momento nella tua vita in cui ti chiedi: “Ma lo stai facendo
davvero?”.» prese
aria, «Davvero stai aspettando qualcuno che non ti
merita?»
«Sakura senti se-» disse Sasuke ma lei lo
ignorò completamente e,
al posto delle parole, compensò quel vuoto con uno sguardo
più verde che mai.
«E la mia risposta è sì
perché ora questo è solamente quello che
voglio. Dovrei darci un taglio ma vorrei almeno una volta inseguire un
mio
sogno e farmi male fino in fondo.»
«Parli sempre troppo.»
«’sta zitto! Fammi finire. Il primo ad aver
sbagliato sei tu che
continui a dire che siamo amici, siamo davvero così
io e te? Non t’interessa se piango per te, non dispiace per
le
mie lacrime?»
Un altro lungo respiro profondo, «dimmi una cosa, almeno sai
che
questo è tutta colpa tua?»
Sasuke continuò a mantenere lo sguardo fermo e, incrociando
le
braccia al petto, si appoggiò allo stipite della porta.
«Sei logorroica.»
«Devi rispondere.» decretò Sakura.
Il moro la guardò con severità, «a cosa
di preciso? Al fatto che
non mi dispiace se piangi per me, perché è colpa
mia o altro? Non c’è niente da
dire Sakura, hai fatto tutto da sola come al solito.»
Sakura si morse le labbra con forza, cercando di reprimere quella
rabbia che voleva uscire. Si era letteralmente umiliata, non poteva di
certo
finire così!
«Sei il solito stronzo, cerco di fare un discorso e
tu-»
«Non m’importa Sakura, non mi è mai
importato di te perché
dovrebbe importarmi adesso?» domandò Sasuke.
«Non ti credo!» urlò lei,
«Stai mentendo, ti conosco. Non è vero,
di me t’importa!» rispose.
Sasuke chiuse gli occhi e sospirò, «Anche di
Naruto m’importa, non
vuol dire che lo amo.» La mano del ragazzo aveva raggiunto la
maniglia della
porta che, pian piano, si stava chiudendo.
«Mi hanno chiesto di domandarmi perché dovrei
stare con te sai?»
La porta si chiuse e Sakura urlò.
«E perché io posso
renderti felice. Sono l’unica che
può.»
La superficie levigata era l’unica cosa che i suoi occhi
riuscivano a vedere in quel momento, ma senza dire niente
poggiò l’esili mani
sulla porta lucida e fece aderire fronte alla superficie fredda.
Guardò i suoi piedi, rimanendo in quella posizione.
Respirò
rumorosamente e ad ogni suo respiro, ne seguiva un altro non suo.
«Ho fatto una cosa stupida oggi»
mormorò, sicura che avrebbe sentito,
«Sono andata da tutti i nostri amici a chiedere un consiglio.
Sembravano tutti
convinti di una cosa. Mi facevano domande strane e mi dicevano cose
senza
senso. “ Regalagli una torta che
sappia
di ciliegia dentro. Non
sarà dolce,
gli piacerà”…
chissà cosa significa.»
Cominciò a ricordare tutto quello che gli era successo
qualche ora
prima, ricordandosi ogni momento, ogni faccia e citazione. Non riusciva
a
capire e l’irritazione faceva crescere le lacrime che
cominciarono a cadere
mute. Il petto faceva male.
«Lo so che non ti piaccio abbastanza, perché
sarebbe successo
qualcosa se fosse stato il contrario.»
La voce diventò rauca.
E poi capì.
«Ma io ti conosco davvero…» senza
accorgersene gli venne in mente Naruto. «Ti
ho visto sorridere quando
nessuno c’è riuscito...» Hinata.
«…e
ti sei confidato a me, solo con me
Sas’ke…» Ino.
«Tutti si sono accorti che c’è qualcosa
di strano, che c’è altro…» Shikamaru.
«Che io so leggerti dentro.» Sai. «Che il nostro non
è un sentimento normale»
Kiba. «Che io
sono parte di te, che tu hai bisogno di me…» Choji, Shino,
«Perché io posso renderti felice!» Lee.
Sorrise nelle lacrime.
«… Perché si vede Sasuke, si deve da
morire.» Neji, Ten Ten.
Perché stava piangendo? Aveva c a p i t o.
La porta si riaprì.
«Hai capito tutto questo dagli altri?»
domandò Sasuke, incredulo
quando Sakura annuì.
«Non eri capace di capirlo da sola?»
«Che ero indispensabile per te.» chiese Sakura, tra
le lacrime
«No, non l’avevo capito.»
Sasuke le toccò la guancia e senza sorridere aggiungere,
«Perché
piangi sempre…»
«Ti voglio bene.»
«Ok.»
«Non mi chiedi perché non ti dico “ti
amo”?» chiese Sakura.
Lui continuò ad asciugargli le lacrime, «Troppe
domande per oggi.»
Sakura sorrise e prese la mano di lui tra la sua, chiudendo gli
occhi.
«Ti amo.» aggiunse sentendo quel tempore.
«Non
mi piaci
abbastanza. Ma la verità è che questo basta a lui per farlo diventare amore.»
E forse il lieto fine è solo andare avanti.
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Una stupidaggine per susy a cui voglio tanto bene, e non solo perchè grafica divinamente, ma perchè mi fa morire dalle risate e perchè è una buan amica! Ti voglio bene scema! >3<