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Autore: Giulz87    23/11/2010    1 recensioni
Un viaggio introspettivo attraverso gli occhi di un'autrice con le sue passioni e riflessioni. Un modo per portare in scritto quella vena di follia che risiede in ognuno di noi. Quelle voci mai ascoltate, che raccontano punti di vista piuttosto inusuali.
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“HO PERSO IL MIO CREDO”

 

 

La ragazza dagli occhi scuri si avvicinò alla finestra, vetro cristallino opacizzato dalla condensa, incastrando d’istinto una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.

La pioggia cadeva intrepida e ritmica, mentre i suoi occhi assorti ne contemplavano l’immagine oscura, causa la presenza della tetra notte.

Il freddo, figlio dell’inverno ormai alle porte, giungeva ai suoi sensi insieme al concreto tepore del riscaldamento vicino al suo corpo. Dentro la stanza, caratterizzata da una fioca luce artificiale, si levava il suo pensiero leggero, cinico resoconto di vita, privo di tempo ed età.

Ricordava ancora quando piccola osservava lieta e divertita le coppie dei suoi sogni racchiudendo in esse tutte le sue speranze e, sorridendo sorniona a labbra strette, immaginava il suo futuro fra le braccia del Principe Azzurro.

La ragazza dagli occhi scuri, da bambina, credeva fermamente, ciecamente ed incondizionatamente nell’espressione: “e vissero per sempre felici e contenti…”.

Era cresciuta rincorrendo il sogno, finché dopo anni, maturata, colma di aspettative e dopo tanti giri aveva cantato vittoria credendo di avere raggiunto l’ambito traguardo: l’anima gemella.

Ma la verità è che le aspettative possono tradire ed i sogni sgretolarsi.

E lei non lo sapeva, non voleva crederlo, non ancora.

La ragazza dagli occhi scuri, eccentrica sognatrice d’eccezione, aveva sempre visto il bicchiere mezzo pieno e col sorriso si era rialzata dopo ogni caduta, pronta a lottare per il futuro desiderato, bramato, sognato.

Poi, d’un tratto, affrontò la caduta che mai nessuno avrebbe voluto affrontare, paragonabile al tramonto del Sole sul giorno migliore.

E la vera difficoltà non era rimettersi in piedi, ma continuare a camminare.

E lei, lacrima facile dinanzi ad ogni scena commovente, lo aveva provato sulla propria pelle.

La verità era che tutto avuto inizio come al solito: si era alzata una mattina, aveva affrontato le peculiarità di quel giorno come fossero attimi rubati ad un’illusoria vita eterna e, semplicemente, si era innamorata.

Da lì in poi il tempo era trascorso veloce.

L’amore, figlio della passione ardente, era cresciuto, evoluto, semplicemente aveva cambiato forma divenendo l’involucro perfetto dell’espressione: “e vissero per sempre felici e contenti…”. Ma non è mai facile.

E la ragazza dagli occhi scuri, indomita guerriera pronta alla lotta, si era battuta affrontando una miriade di problemi, figli del caos interiore, predisposti a spazzare lontano ogni forma di serenità e felicità.

Ed infine aveva perso, deposto le armi, cessato di correre verso il traguardo.

Per mesi nella sua testa era aleggiato il tormento, irrefrenabile quesito sulle proprie azioni, creando in lei angoscia e rimpianto.

Ma non avrebbe potuto lottare di più.

La ragazza dagli occhi scuri, puro elogio all’amore perfetto, sapeva di aver fatto l’impossibile e, soprattutto, comprendeva di aver perso.

Durante la sua adolescenza aveva affrontato diverse sconfitte, eppure, nonostante odiasse perdere, ne aveva accettato gli esiti provando ad imparare dai suoi errori e da quelli degli altri. Ma quella volta era stato diverso, mostruosamente, orrendamente e spaventosamente diverso.

E adesso, con lo sguardo oltre il vetro, la ragazza dagli occhi scuri rifletteva su ciò in cui aveva sempre creduto, mentre i suoi sogni s’infrangevano insieme alla pioggia sull’asfalto: non basta credere nel lieto fine perché avvenga.

Lei lo aveva capito a sue spese.

Aveva compreso di aver lottato per il suo lieto fine, aveva compreso di aver tentato l’impossibile, ma invano.

Semplicemente aveva compreso che non dipendeva da lei, non più oramai.

Ma si era rialzata ugualmente.

La ragazza dagli occhi scuri sospirò nell’aria immota della stanza e voltandosi verso il suo interno osservò ciò che aveva creato appositamente per se stessa.

Sorrise.

Sorrise mentre il tempo, scherzo dell’orologio della mente, sembrava essersi fermato e liberò le braccia dapprima conserte. Poi, socchiuse le palpebre per qualche secondo sperando che in qualche modo, da qualche parte, qualcuno o qualcosa ritrovasse il suo credo: “e vissero per sempre felici e contenti…”.

 

Giulia

   
 
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