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Autore: Mary15389    23/11/2010    1 recensioni
Quattro anni dopo l'arresto di Ronald Weems, un seriale con le sue stesse caratteristiche si ripresenta tra le strade di Washington. La squadra è chiamata a collaborare, ma un presentimento aleggia nei pensieri di tutti...
Genere: Introspettivo, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Then you catch him CAP11 CAPITOLO 11
 
Le sue dita si intrecciavano nella chioma bionda della ragazza che stava baciando. Nelle sue orecchie risuonavano le sue stesse parole pronunciate poco prima. “Io cerco compagnia...”
Guardava la donna sfilarsi via la maglietta e continuava a chiedersi perché questo non gli provocasse alcuna reazione. Poi portava una mano in tasca e il semplice contatto con il metallo freddo lo eccitava.
Si adagiava sul letto, la prostituta cavalcioni su di lui. Iniziò a sorridere mentre lei cercava di piegarsi su di lui. Ma era stato più veloce.
Gli occhi sbarrati di lei lo fissavano e lui sentiva già il calore del suo sangue scivolare dalla lama ancora conficcata nel suo petto fino alle sue dita.
Proprio come aveva sempre immaginato. Forse anche meglio...e l’orgasmo iniziava a imporsi prepotente in lui.
 
“Non possiamo rilasciare dichiarazioni al momento.” Continuava a ripetere JJ al telefono che non smetteva di suonare. Passavano pochi secondi da quando aveva poggiato la cornetta per l’arrivo di una nuova chiamata. Tutti sapevano già che era scomparsa una prostituta. Le notizie correvano veloci di bocca in bocca.
L’ennesimo squillo. Ma questa volta era il suo cellulare. “Jareau...” rispose.
“JJ, abbiamo una segnalazione per una scena del crimine. Ancora una volta un motel. Hotch è già lì con David e sta organizzando il trasferimento di Ronald Weems lì da voi. Tenetelo nella stanza degli interrogatori fino alla conferma che può essere scarcerato.” La aveva rapidamente informata Prentiss che stava raggiungendo con Morgan gli altri due agenti sul luogo segnalato.
“Avete bisogno di essere raggiunti?” chiese Jennifer.
“Per il momento no. Pensate al sospettato, in caso vi richiamiamo.” Affermò interrompendo poi la comunicazione.
La giovane agente ripose il cellulare e dopo pochi secondi fu il telefono a squillare per informarla che Weems era già in arrivo. Erano veramente tutti molto efficienti.
Riposta la cornetta, l’agente si avviò fuori per raggiungere il collega nell’open space. Lo trovò seduto alla scrivania, intento ad osservare qualcosa sul ripiano.
“Spence...” lo chiamò avvicinandosi, ma prima che potesse vedere su cosa fosse così concentrato Reid raccolse qualsiasi cosa fosse tra le mani e lo nascose nella tasca interna della giacca. Rimase poi in attesa di sentire cosa dovesse dirgli JJ.
La ragazza si riscosse e ricominciò a parlare. “Ha chiamato Emily. Hanno una nuova scena del crimine e stanno trasferendo qui Ronald Weems in attesa di una conferma di scarcerazione. Direi di tenerlo in sala interrogatori...” il ragazzo non le permise di terminare la frase.
“Ottimo...vado dentro io con lui se non ti dispiace.” I suoi occhi si erano accesi come non accadeva da tempo mentre si alzava in piedi.
“Fai pure, se questo può farti stare meglio...” gli sorrise JJ amorevolmente.
Lui allungò timidamente un braccio verso la spalla di Jennifer. “Caffè?” chiese poi ritraendo la mano di scatto dopo qualche minuto di silenzio.
“Ottima idea!” rispose la ragazza seguendolo verso l’area relax. Lo guardò preparare la moka e quando si voltò per porgerle la tazza lei non poté trattenere una domanda. “C’è qualcosa in questo caso che ti preoccupa, ho ragione?”
“Si è vero...” Non riuscì a mantenere un contatto visivo. Si lasciarono quindi andare ad una silenziosa bevuta, senza approfondire l’argomento.
 
La scientifica stava già analizzando le tracce organiche di quella stanza. David li osservava al lavoro, spostando poi gli occhi sul corpo senza vita di quella ragazza a terra. Stavolta erano arrivati prima che lo portassero via. La vittimologia corrispondeva. Ancora una volta la prostituta scelta aveva occhi azzurri e capelli biondi.
“Stanno trasferendo Weems a Quantico. Cosa abbiamo qui?” chiese Hotch avvicinandosi a lui dopo aver parlato con il detective Carlson che si sentiva particolarmente scoraggiato dal dover ricominciare da capo con un caso che riteneva chiuso.
“La vittimologia corrisponde.” Espose Rossi, attendendo poi notizie dal medico legale che stava facendo un esame preliminare.
L’uomo si voltò verso i due agenti quando fu pronto a dare la sua diagnosi, “A prima vista sembra abbastanza chiaro che il motivo della morte è la pugnalata al petto. Ci sono diversi tagli sul resto del corpo...”
“Come la precedente vittima.” Intervenne Dave, ma il dottore non aveva completato.
“Quello che è diverso questa volta è che la vittima presenta una ferita lungo tutto il petto...potrò essere più preciso solo dopo averla portata all’obitorio. Per ora è tutto.” Concluse l’uomo sollevandosi da terra e riponendo la sua attrezzatura.
“La scena è più pulita della precedente volta.” Sussurrò Hotch quando rimase solo con Rossi. “È evidente che c’è uno sviluppo nel modus operandi, si sta perfezionando.”
“Te la senti di affermare che si tratta dello stesso uomo?” chiese David grattandosi il mento e continuando a rivolgere lo sguardo verso la donna a terra.
“I capelli Dave...” accennò Aaron abbassandosi sulla vittima. “…tagliati e non sono qui...” ad un cenno affermativo del collega, l’agente Hotchner si rialzò e si avviò verso l’uscita per fare delle telefonate.
 
In poco tempo le forze dell’ordine varcavano la soglia dell’open space della BAU, accompagnando il sospettato in manette. JJ posò la tazza ormai vuota sul piano e si diresse spedita verso di loro.
“Agente Jareau. Dobbiamo prendere in custodia il sospettato. Vi prego di seguirmi da questa parte.” Li guidò verso la stanza degli interrogatori e in fretta anche il dottor Reid la raggiunse.
Mentre le guardie sistemavano l’uomo dentro la sala, il piccolo genio le si avvicinò furtivamente.
“Io...cioè...vorre..vorrei parlargli. Da solo. Ti dispiacerebbe?”
“Non c’è problema, resto qua dietro.” Jennifer indicò il vetro che le avrebbe permesso di vedere dentro la stanza, ma si sarebbe rivelato un semplice specchio per chi era dall’altra parte.
“No, intendevo...completamente solo.” La richiesta la lasciò senza parole per qualche secondo ma decise poi di accontentarlo.
“Va bene, ma ascoltami bene.” Gli afferrò con forza un braccio. “Se succede qualcosa, non fare l’eroe e chiamami. Intesi?” un cenno con la sua testa accompagnato da un triste sorriso l’avevano convinta che avesse recepito il messaggio.
L’agente Jareau ritornò nel suo ufficio, in attesa di un segnale da parte dei colleghi, e pregando che Spencer non si mettesse in qualche guaio solo dentro quella stanza.
Dopo svariati minuti il cellulare suonò nuovamente.
“Jareau.”
“JJ, siamo certi che l’S.I. di questa scena del crimine sia lo stesso della precedente. A breve arriverà un fax che ti permetterà di avviare il procedimento di scarcerazione per Weems. Fatto questo, tu e Reid raggiungeteci subito.”
“Ricevuto, Hotch.” Interruppe la conversazione riponendo il telefono sul tavolo e avviandosi poi alla stanza in cui il fax avrebbe recapitato il documento. Era una stanza spoglia, serviva solo come postazione per usare quell’apparecchio. La ragazza si guardava intorno camminando in cerchio, in attesa che emettesse qualche suono.
 
Spencer era entrato nella sala interrogatori e si era richiuso la porta alle spalle. Aveva aspettato qualche secondo per essere certo che la sua collega fosse andata via e poi si era portato istintivamente una mano alla tasca della giacca accarezzandola.
Aveva preso posto di fronte a Ronald e lo guardava. “Cosa sta succedendo?” chiese ad un certo punto l’uomo.
“Presto potrebbe essere fuori di qui.” Rispose Reid non smettendo di guardarlo. Era diventata la sua unica ancora di salvezza. E invece a breve lo avrebbe rigettato nel caos più totale.
“Un nuovo omicidio?” chiese spaventato.
“I miei colleghi stanno indagando...” controbattè Spencer prendendo poi un respiro profondo. “Io volevo sapere se lei ha ricevuto delle visite. La sua guardia mi ha detto che non è venuto nessuno a trovarla, ma preferisco chiedere a lei.”
L’uomo non capiva bene a cosa potesse servire tutto quello, ma si decise a rispondere comunque. Non aveva nulla da perdere. “In carcere nessuno. Ma appena sono uscito mi ha avvicinato qualcuno...”
Spencer portò nuovamente la mano alla tasca e tirò fuori quello che custodiva gelosamente.
 
Arrivato il documento, Jennifer si avviò rapida verso la sala interrogatori. Aprì lentamente la porta dell’anticamera e guardò attraverso il vetro quello che accadeva. Il collega era ancora dentro, le dava le spalle ma stava mostrando qualcosa a Weems. La donna riuscì a percepire solo la risposta di quest’ultimo.
“Si lo conosco, è venuto da me al centro per senza tetto subito dopo la mia scarcerazione. Mi ha rivolto diverse domande, sui miei precedenti omicidi, e su di me. Era interessato soprattutto a conoscere quanto tempo era passato tra l’inizio delle mie fantasie omicide e la messa in atto delle stesse.”
“Agente, c’è qualche problema?” chiese la guardia rivolta a JJ. Probabilmente doveva aver assunto qualche strana espressione nel tentativo di capire di cosa stessero parlando.
“Oh no,” disse la ragazza ricomponendosi. “Prego.” Aggiunse poi porgendo il foglio che aveva tra le mani. “Potete avviare la scarcerazione a questo punto. Siamo certi non si tratti di lui.”
I due ufficiali aprirono la porta per recuperare l’uomo. L’agente Jareau entrò velocemente subito dopo loro nella speranza di vedere cosa avesse mostrato Spencer a Ronald Weems.
Al rumore della porta che si apriva, il dottor Reid alzò gli occhi e appena vide la collega, raccolse rapidamente quello che c’era sul tavolo e lo infilò furtivamente nella tasca posteriore sinistra dei pantaloni, alzandosi in piedi. JJ non era riuscita a cogliere molti particolari, aveva solo capito che si trattava di una fotografia.
“Che succede?” le chiese. Lo sguardo di terrore di nuovo vivo e più forte nei suoi occhi
“Non è stato lui, va scarcerato. Dobbiamo raggiungere gli altri sulla nuova scena del crimine.” Lei lasciò cadere in basso gli occhi, in direzione del luogo dove aveva nascosto gelosamente la foto. Automaticamente, seguendo la direzione del suo sguardo, lui portò una mano a protezione del suo segreto.
"Andiamo..." le rispose superandola fuori dalla porta.

  
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