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Autore: Evee    24/11/2005    11 recensioni
Mira, dopo la morte dei suoi genitori, si è dovuta trasferire a Domino da suo cugino Yugi. Ma la vita con lui non si rivelerà affatto tranquilla, perché ben presto verranno invitati, assieme a Seto Kaiba, ad un esclusivo torneo di Magic and Wizards in Egitto... Ma niente è come sembra e nulla andrà come previsto. Li aspetta un'avventura mozzafiato, d'amore e d'amicizia, legata inesorabilmente ad un passato di ben 3000 anni fa...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Episodio 8: “Indovina indovinello...”

 

MAI

Aprii lentamente gli occhi, ancora mezza intontita. Che ore erano? Allungai lo sguardo verso l'orologio che portavo al polso, dalle cui lancette fosforescenti potevo facilmente desumere l'orario... Le cinque e mezza del mattino... Dannazione, era prestissimo! Tanto valeva tornare a dormire! Mi rigirai nel sacco a pelo, cercando di trovare la posizione più adatta per riaddormentarmi, ma la verità era che ormai ero sveglia come un grillo. Esasperata, mi misi a sedere, scrutando nell'oscurità della stanza. Anche se c'era buio, i miei occhi si erano parzialmente adattati alla scarsa luminosità, rendendomi in grado di riconoscere le varie figure che dormivano ancora vicino a me. Anzu e Mira riposavano, seppur un po' strette, sull'unico letto disponibile. Avevamo deciso di fare a rotazione, così io, Shizuka e Rebecca eravamo costrette a dormire nei sacchi a pelo che ci eravamo fatti gentilmente prestare dal signor Fawkes. Non ero molto contenta di questa situazione, anzi, a dir la verità non lo era nessuno... A parte Rebecca, forse, che a quanto pare adora dormire per terra...

Scostai con decisione le coperte, ormai rassegnata, e, facendo ben attenzione a non svegliare nessuno, scivolai silenziosa fuori dalla stanza. Una volta richiusa la porta dietro di me, iniziai a pensare a cosa fare. Colazione? Naaa... Non avevo affatto fame... Se soltanto si fosse già alzato qualcuno avrei potuto fare quattro chiacchiere, ma a giudicare dal rumore che proveniva dalla stanza dei ragazzi erano tutti ancora nel mondo dei sogni. Ad un tratto venni fulminata da un'idea improvvisa. E se avessi fatto un bagno? La mattina la toilette, anche se avevamo organizzato dei turni per usufruirne, era talmente piena che non si poteva mai avere un attimo di tranquillità... Non ricordavo nemmeno quand'era stata l'ultima volta che avevo fatto un bel bagno rilassante! Sì, ormai mi ero decisa; inoltre gli altri si sarebbero alzati non prima di due ore, quindi avevo tutto il tempo di cui avevo bisogno, ed anche più.

Sempre facendo attenzione a non far rumore, passai davanti alla stanza dei ragazzi e mi infilai in bagno. Accesi la luce e, dopo aver tolto il pigiama, riempii la piccola vasca di acqua calda, aggiungendo una buona dose di bagnoschiuma. Poi, quando sentii che non avrei corso il rischio di ustionarmi, entrai in acqua, crogiolandomi beatamente. Dopo aver passato la notte all'addiaccio, un bel bagno caldo era proprio quello che mi ci voleva...

 

JONOUCHI

-Signor Katsuya, una domanda!- mi chiese l'ennesimo giornalista, allungandomi tra la folla che mi si accalcava attorno un microfono e puntandomi la telecamera contro -Come si sente ad essere incoronati il miglior duellante del secolo?-

Io sorrisi e mi schermii con una mano in un gesto di falsa modestia, intimamente soddisfatto.

-Il miglior duellante del secolo? Io direi piuttosto il miglior duellante di tutti i tempi! Passati, presenti, futuri, imperfetti, congiuntivi...-

L'uomo sorrise con aria accondiscendente, non osando contraddirmi.

-Certo, ha perfettamente ragione... Dopotutto, nessun titolo è troppo, per colui che è riuscito a sconfiggere Yugi Muto, l' ex “Re dei Giochi”!-

-Oh, è stata una passeggiata!- continuai, dandomi così tante arie che non mi sarei stupito di aver provocato un ciclone -Comunque, se ora mi vuole scusare...-

Indicai una limousine nera che si era appena fermata accanto al marciapiede.

-Certo, certo, immagino che lei abbia moltissimi impegni...-

-Infatti.- risposi semplicemente, sistemandomi la cravatta ed avviandomi verso la splendida automobile che mi aspettava a pochi metri di distanza.

Un gruppetto di ragazze tentò di assalirmi, con tale foga che sembravano aver l'intenzione di mangiarmi vivo, ma per fortuna un paio di robuste body-guard accorsero in mio aiuto, frapponendosi fra me e la massa di ragazze urlanti. Ah, il peso della celebrità!

Dopo non pochi contrattempi ed autografi, riuscii a raggiungere la mia limousine. Un ragazzo alto e moro, abbigliato come un maggiordomo, scese dall'auto, aprendomi la portiera e prostrandosi in un inchino così profondo da toccare quasi terra con il naso.

-Prego signore...- disse rispettosamente.

-Grazie, Kaiba.- risposi, rivolgendogli un'occhiata distratta e prendendo posto nella vettura.

Seto richiuse la portiera, e poi risalì in macchina, al posto di guida.

-Dove la porto, signore?-

-Torniamo a casa... Oggi ho firmato così tanti autografi che mi fa male la mano...- sospirai, scuotendo la mano destra dolorante.

-Come desidera...- rispose ossequiosamente Seto.

Sorrisi soddisfatto, sorseggiando un drink preso dal frigobar. “Ah, questa sì che è vita!”, pensai, un attimo prima che mi si rovesciasse di mano a causa di un violento urto alla vettura.

Mi svegliai di soprassalto, cadendo dalla brandina.

-Ma porc...!- gemetti, reprimendo un'imprecazione.

Rifilai un'occhiata omicida a Honda, che mi aveva fatto, seppur involontariamente, cadere a terra. Maledetto... Ma perché dovevo dormirci proprio io assieme a lui?!? Aveva il sonno agitato, accidenti! Inoltre, non era la prima volta che mi faceva cadere dalla brandina... Guardai con una punta di invidia Seto e suo fratello, che dormivano comodamente tra le morbide coperte del letto. Si può sapere perché doveva dormirci proprio lui? Sospirai, massaggiandomi la testa ancora dolorante. Chissà che ore erano... Ma perché, perché quell'idiota di Honda mi aveva svegliato? Non facevo un sogno così bello da secoli... Soppressi una risatina ripensando all'aspetto di Seto vestito da maggiordomo.

Comunque, ormai non avevo più sonno, quindi tanto valeva alzarsi... Inoltre il mio stomaco non faceva altro che brontolare, così decisi di approfittare della momentanea assenza di Honda (che ci bacchettava ogni volta che ci avvicinavamo alla cucina) per razziare il frigorifero. Mi avviai alla cieca verso la porta, evitando per un pelo di inciampare dentro Yugi. Una volta uscito, feci per scendere, stando però ben attento a non capitombolare giù dalle scale. Il camper del nonno di Rebecca, infatti, era a due piani: al primo piano c'erano la cucina ed un piccolo salottino, mentre a quello superiore il bagno ed, ovviamente, le due camere da letto. Guardando la porta della toilette, però, mi accorsi, notando lo spiraglio di luce che fuoriusciva dallo stipite, che stranamente c'era la luce accesa. Boh... Probabilmente qualcuno la sera prima doveva aver dimenticato la luce accesa. Scrollai le spalle: in fondo non aveva importanza, al massimo si sarebbe bruciata la lampadina, ma sarebbe stato meglio andare a spegnerla, sennò chi la sentiva poi Rebecca... Allungai alla cieca un braccio verso la porta, finché non arrivai alla maniglia, e la aprii con decisione.

Rimasi paralizzato sulla soglia, shockato nel vedere che, nonostante le mie aspettative, il bagno non era vuoto, bensì che c'era già una persona. E quella persona era Mai, immersa fino all'orlo nella vasca piena di schiuma. Nuda. Lei si scostò una ciocca di capelli bagnati dagli occhi, fissandomi allibita quasi quanto me, per due, massimo tre secondi, che però mi parvero un'eternità. Sentii il mio volto tingersi di rosso, imbarazzato dalla situazione, ma non riuscivo a staccare gli occhi di dosso ai suoi bellissimi occhi viola.

-J... Jonouchi?- balbettò lei.

Io sbattei le palpebre, rendendomi finalmente conto del fatto che la stavo ancora guardando come un pesce lesso.

-Ehm... Mai...- iniziai, tentando di trovare le parole più adatte per scusarmi della mia entrata inopportuna.

Solo dopo compresi che avrei fatto meglio a pensare a come scusarmi dopo essere uscito.

-ESCI IMMEDIATAMENTE DA QUI, RAZZA DI PERVERTITO!- strillò Mai, prendendo con foga l'oggetto che aveva più sottomano, la bottiglia del bagnoschiuma, e tirandomela in pieno viso.

Io caddi a terra come un sacco di patate, preso alla sprovvista. Non feci in tempo a lamentarmi delle sue maniere così poco cortesi che vidi Mai prendere all'istante un altro oggetto contundente (il questo caso il pinzone con cui aveva raccolto i capelli) per lanciamelo addosso. Mi alzai precipitosamente, richiudendo la porta con un botto per evitare di essere colpito nuovamente, deciso che l'aver preso il bagnoschiuma sul naso mi era bastato, mentre dall'altra parte la mia amica continuava ad inveire contro di me.

-Si può sapere cos'è tutto questo chiasso, Katsuya?- borbottò una voce seccata alle mie spalle.

Mi voltai, trovandomi di fronte a nove persone che conoscevo fin troppo bene, anche se in quel momento, stanchi ed assonnati, più che i miei amici mi sembravano un branco di zombie. Yugi sbadigliò vistosamente, passandosi una mano tra i capelli, arruffati più che mai.

-Jono, spero che tu abbia un buon motivo per averci svegliati a quest'ora!- fece il mio amico.

Sospirai, preparandomi a fornire spiegazioni e, probabilmente, anche le mie scuse. “Nota bene” mi dissi “Per la prossima volta, imparare a bussare prima di entrare in bagno...”

 

SHIZUKA

-Ecco qui!- dissi sorridendo -Stamattina caffè per tutti!-

Gli altri presero svogliatamente una tazza ciascuno dal vassoio, lasciandosi sfuggire vari brontolii e sbadigli. Io li guardai con aria critica, uno per uno, stringendomi nelle spalle. In fondo, anche se eravamo ancora assonnati e infreddoliti, mi piaceva l'idea di essere tutti radunati attorno al tavolo, a sorseggiare caffè mentre attendavamo l'alba. Insomma, come atmosfera era piuttosto romantica, se non fosse stato che tutti continuavano a sbadigliare.

Mi sedetti vicino a mio fratello, chiedendogli se gli andava un biscotto. Lui scosse la testa, abbattuto, e così decisi di non insistere. Mi dispiaceva per Jonouchi, decisamente quella non era la sua giornata. Non solo si era dovuto sorbire le sfuriate da parte di Honda, Otogi, Anzu e in special modo Seto, ma ora Mai non gli rivolgeva più nemmeno la parola, anzi, si era addirittura seduta dall'altra parte del tavolo per stargli il più lontano possibile. In fondo, però, se l'era andata a cercare...

-Allora gente, non vi sembra che sia giunto il momento di decidere la nostra prossima destinazione?- chiese energicamente Rebecca una volta svuotata la tazza.

Yugi, che a differenza di Rebecca stava ancora dormendo in piedi, la guardò con aria vacua.

-Uh?- fece, stropicciandosi gli occhi.

Rebecca mise il broncio.

-YUGI!- esclamò -Sveglia! La mappa! Valla a prendere!-

Lui borbottò qualcosa e si avviò con passo malfermo verso il camper, reggendosi a malapena in piedi.

-Spero vivamente che la prossima prova non tocchi a lui... Ultimamente Yugi fatica più del solito a carburare.- osservò Anzu con un sospiro di rassegnazione.

-Già...- fece Honda.

Finalmente, proprio quando Honda stava proponendo di rientrare nel camper per andare a vedere se Yugi era ancora vivo o meno, quello arrivò, sempre trascinandosi a fatica.

-Era ora, Yugi!- protestò Honda scocciato.

-Non ci speravamo più, ormai!- fece Otogi.

Lui non rispose nemmeno e si sedette con aria distrutta al suo posto, come se avesse appena scalato l'Everest a mani nude. Non degnò neanche di un'occhiata la tazza di caffè fumante davanti a lui, e si appoggiò con la testa al tavolo, in un ultimo, estremo tentativo di riaddormentarsi. Noi lo guardammo in maniera critica. Sinceramente, non facevo proprio Yugi così pigro...

-Lasciatelo stare, ragazzi!- sorrise Mira al vedere le nostre espressioni -Yugi non è mai troppo sveglio di prima mattina!-

Noi rifilammo un'ultima occhiata al nostro amico, ed annuimmo. Rebecca sfilò dalle mani di Yugi la mappa mentre lui mugugnava qualcosa e, dopo averla spiegata, gli chiese di tirare fuori la Carta di Ammon-Ra. Lui però non rispose nemmeno.

-Yugi?- gli domandò nuovamente.

-Credo che si sia addormentato...- osservò Mokuba che gli era seduto vicino.

In effetti, Yugi si era addormentato all'istante, russando anche abbastanza forte. Avevo sentito dire che una persona impiega come minimo sette minuti per riuscire a prendere sonno: evidentemente il nostro amico doveva aver stabilito un nuovo record.

-Che babbeo...- commentò acidamente Seto.

Notai che Anzu, seduta davanti a me, gli rifilò un'occhiata omicida, ma non disse niente.

-Bah!- borbottò rassegnata Rebecca -Mira, ti dispiace prendere tu la Carta di Iside?-

La ragazza scosse la testa, estraendo dal suo deck la carta. Tuttavia non vi fu alcuna reazione da parte della mappa.

-Niente...- sussurrò lei in tono di scusa.

-Oh, no, allora ci serve proprio la carta di Yugi! Mokuba, ce la fai a sfilare la carta di Ammon-Ra dal suo Dueling Disk?- gli chiese Anzu.

Il bambino annuì, ma venne fermato dal fratello.

-Non penso che ce ne sia bisogno.- osservò, indicandoci la mappa.

Noi seguimmo il suo sguardo perplessi, e notammo che era appena comparso un punto luminoso sulla mappa.

-Come è possibile?- chiesi io.

Lui mi guardò con aria di sufficienza, sbuffando.

-Ammetto che vi credevo stupidi, ma non pensavo che poteste essere così stupidi!-

Ci guardammo a vicenda, come per riuscire a scoprire la causa di quel mistero. Gli altri sembravano stupiti quanto me, poi notammo ciò che Seto stava stringendo nella sua mano destra. La Carta di Osiride.

 

MOKUBA

Rebecca disse che per arrivare al prossimo santuario ci avremmo impiegato molto più del previsto, almeno due giorni, in quanto distava parecchio da dove ci trovavamo. In un certo senso ne ero felice, il fatto che mio fratello dovesse affrontare una prova mi angosciava un po', ma in fin dei conti non potevo farci niente. Dopo pranzo, mi sedetti all'ombra del camper, pastelli alla mano, ben deciso a disegnare il paesaggio. Oddio, non è che poi ci fosse molto da ritrarre da quelle parti oltre a delle dune di sabbia, ma mi sarei accontentato. Sin da quando ero più piccolo mi era sempre piaciuto disegnare, mi aiutava a distrarmi dai pensieri negativi.

-Ciao, Mokuba!-

Mi girai di scatto, colto di sorpresa.

-Rebecca! Mi hai spaventato...- osservai.

Lei abbassò il capo.

-Scusami, non era mia intenzione... Guarda, ti ho fatto anche sbagliare...- mi fece notare, indicandomi una linea sul foglio.

Io scossi la testa.

-Non ti devi preoccupare!- dissi, prendendo la gomma -Il bello del disegno è che se sbagli puoi cancellare i tuoi errori e ripartire daccapo.-

-Già... Sarebbe bello se fosse così semplice anche nella vita...-

Io annuii. Capivo bene quello che intendeva dire. Anche se ero ancora piccolo, a volte avevo l'impressione di aver fatto talmente tanti sbagli da bastarmi per tutta la mia esistenza.

Lei restò a guardarmi in silenzio per un po', poi parlò di nuovo.

-Sei molto bravo...-

Io scossi le spalle.

-Faccio quello che posso. Hai mai sentito parlare di Monet?- le domandai.

Rebecca aggrottò le sopracciglia.

-Beh, sì. Io sono una studiosa di arte antica, ma se non sbaglio Monet era un famoso impressionista francese...-

-Esatto. Sai, Monet è in assoluto il mio pittore preferito. Mi piacerebbe un giorno poter essere abile come lo era stato lui, anche se so bene che non sarà possibile.-

Riconosco di cavarmela a disegnare, ma non avrei mai potuto eguagliare lo stile di Monet. La sua tecnica pittorica era veramente straordinaria: lui non si limitava a dipingere passivamente quello che osservava, ma era come se riuscisse a trasmettere attraverso una tavolozza da disegno sentimenti allo stato puro. Quando avevo visto per la prima volta i suoi quadri a Parigi, avevo passato ore ad ammirarli, nel tentativo di carpirne il segreto della sua bravura, ma era stato tutto inutile: insomma, se quella che stavo disegnando era una mela, una mela restava. Punto e fine. Scossi la testa sconsolato.

-Io penso che ce la puoi fare.- disse invece lei.

Io le sorrisi riconoscente.

-Grazie per la fiducia.- feci con tono ironico.

-Guarda che lo penso veramente!- esclamò indignata -Comunque, non ti annoi a disegnare sempre e solo dune di sabbia?-

-Vedi forse qualcosa di meglio?-

Lei si guardò in torno, poi le venne un'idea.

-Beh, io!-

-Tu?- le chiesi senza capire.

-Ma sì! Che ne dici di farmi un ritratto?-

Ci pensai su un po'. In realtà non avevo mai fatto un ritratto a una persona...Certo, più di una volta avevo provato a convincere Seto a mettersi in posa, ma lui si era sempre rifiutato, dicendo che proprio non aveva voglia di starsene immobile per ore quando poteva impiegare quel tempo in un modo migliore. Rimasi a guardarla per un po', combattuto, ma alla fine mi decisi.

-Non so se ne sono capace.- dissi, ma poi notai la sua espressione delusa -Ma possiamo provare!- aggiunsi per non farle un torto.

Rebecca allora si sedette allegramente dinanzi a me, accavallando le gambe e ravvivandosi i capelli.

-Molto bene!- sorrise -Quando si comincia?-

 

YUGI

I due giorni passarono velocemente, senza troppi intoppi... Certo, abbiamo rischiato di perderci per ben cinque volte, ma alla fine siamo sempre riusciti a ritornare nella direzione giusta. In effetti non era molto facile riuscire ad orientarsi da quelle parti: la città più vicina si trovava a svariati chilometri di distanza, ma fortunatamente avevamo abbastanza provviste da durarci per parecchi giorni, sempre se Jonouchi, ovviamente, avesse smesso di andare a frugare nel frigorifero di nascosto.

-Siamo arrivati?- domandò ad un tratto Anzu, alzando gli occhi da una rivista.

Il camper infatti si era appena fermato, e questo poteva dire solo una cosa: eravamo arrivati nei pressi del santuario. Scendemmo rapidamente, raggiungendo Otogi e Rebecca che ci attendevano a terra.

-Allora Seto? Vedi niente?- gli chiese Otogi.

Lui si guardò intorno con aria scettica, e poi parlò.

-Purtroppo sì...- disse con un'espressione indecifrabile -C'è una strana costruzione là in fondo...-

-E' molto lontana?- gli chiesi io.

Lui scosse la testa, dicendo che potevamo raggiungerla benissimo anche a piedi. Rebecca allora chiuse il camper e ci incamminammo, Seto in testa, verso il prossimo santuario.

-C'è qualcosa che ti preoccupa, Faraone?- domandai a un tratto al mio alter-ego, accorgendomi che era profondamente turbato.

Lui mi comparve a fianco, gli occhi fissi a terra e l'espressione corrucciata. Non sembrava molto intenzionato a parlarne... Ancora una volta mi accorsi di come fosse ingiusto che, mentre lui poteva sondare a suo piacimento i miei pensieri, io riuscivo a malapena a dedurre il suo umore. Era una cosa fastidiosa: il rapporto tra me e il Faraone era bastato non solo sull'amicizia, ma anche sulla sincerità, eppure avevo sempre l'impressione che lui mi tenesse nascosto qualcosa, che non rivelasse mai apertamente i suoi sentimenti...

-Mi chiedevo...- iniziò -...mi chiedevo cosa succederebbe se anche Seto fallisse la sua prova...-

-In effetti non è una gran bella prospettiva, ma dobbiamo aver fiducia in lui.- gli risposi.

Lui mi guardò seriamente con i suoi occhi ametista.

-Sei sempre così ottimista, tu...-

Non sapevo se prenderla come una critica o un complimento, così non replicai.

-Sai, Yugi, ultimamente ho avuto modo di rifletterci, e mi sono reso conto di quanto per me sia importante riuscire a ricordare il mio passato...-

I miei occhi andarono involontariamente a posarsi su Mira, che camminava fianco a fianco con Shizuka, chiacchierando spensieratamente. Ero contento che fosse nuovamente felice, sembrava aver completamente superato la depressione in cui era sprofondata dopo aver affrontato la prova di Maat... Ciò mi sollevava moltissimo, non avrei mai potuto vederla ancora triste. La conoscevo da poco tempo, eppure il nostro legame era già molto saldo, quasi più di quello che avevo con Anzu, Jonouchi e Honda. Non sapevo il perché di quell'intesa, ma sentivo che era determinata da qualcosa di più profondo di un semplice legame di parentela...

-Yugi? Mi stai ascoltando?- chiese il Faraone, probabilmente seccato dal fatto che mi preoccupassi più di mai cugina che di lui.

Io tornai nuovamente a rivolgere il mio sguardo su di lui.

-Sì certo...Ti capisco benissimo, non dev'essere stato facile per te scoprire cose che neanche ricordi... Come il fatto che anche Mira fa parte del tuo passato.-

-Già... Spesso mi chiedo quale ruolo abbia mai avuto nella mia vita precedente. Cioè, so che Seto era un mio sacerdote, ma Mira...-

Io ci pensai su un po'. In effetti non mi ero mai chiesto che ruolo avesse occupato Mira nel passato del mio amico, anche se qualcosa mi diceva che, in un certo qual modo, erano uniti da un legame molto stretto.

-Magari era tua moglie...- scherzai.

Lui però si rabbuiò, e questo mi fece rivalutare la mia proposta. In effetti era più plausibile di quanto credessi, e la cosa, seppur inconsciamente, non mi piaceva affatto.

 

MIRA

Mi alzai lentamente da terra, ancora dolorante. Non mi ero affatto abituata a quel continuo perdere i sensi, e non credo neanche i miei compagni. Mi scostai con un movimento di stizza la frangia che mi ricadeva sugli occhi (praticamente non riuscivo neanche a vedere ad un palmo dal naso) e osservai con attenzione il santuario. Era piuttosto simile a quelli di Ptah e di Maat: anche qui vi erano numerose colonne, affreschi alle pareti, e un grande ingresso il cui accesso era sicuramente limitato. La principale differenza era una vasca circolare al centro della stanza, nella quale vidi che nuotavano centinaia di pesci colorati. Ci avvicinammo con curiosità a guardare.

-Forte!- commentò Jonouchi -Pensi che si possano mangiare, Honda?-

Il ragazzo corrucciò la fronte.

-Mah, secondo me sì... Che dici, proviamo a catturarne qualcuno?-

Jonouchi non fece in tempo a rispondergli che tempestivamente Anzu appioppò ad entrambi un pugno in testa.

-IDIOTI!-

-AHIA!- protestarono entrambi -Si può sapere cosa abbiamo detto di male?- continuò poi Jonouchi.

-Siamo in un luogo sacro, come vi viene in mente di pescare questi pesci?- sbraitò lei.

I due non risposero, chinando lo sguardo a terra abbattuti e massaggiandosi la testa dove Anzu li aveva colpiti.

-Su ragazzi, cerchiamo di non litigare...- sospirò Yugi, seppur abituato a quei continui battibecchi.

Seto annuì.

-Per una volta sono d'accordo con te. Prima ce ne andiamo e meglio è.- fece, incamminandosi verso l'arcata con passo sicuro.

-Fratellone, sei sicuro di quello che stai facendo?- domandò con apprensione Mokuba.

Lui si voltò.

-No, ma non vedo perché dovrei preoccuparmi.-

Lo guardai stupita. Anche se non mi faceva certo piacere ammetterlo, invidiavo un po' Seto: sapeva sempre cosa fare e non si tirava mai indietro. In fondo, anche se col suo atteggiamento sembrava voler dimostrare il contrario, ero convinta che in realtà fosse una buona persona. Se fossi stata come lui, di certo sarei riuscita a superare la prova di Maat... Invece io ero così debole! Mi tornarono alla mente le parole di Yugi: lui era convinto che fossi una persona di carattere, ma io non riuscivo a capire su quali ragioni fondava quella sua convinzione.

-Devi dirmi qualcosa?-

Io sbattei le palpebre, distratta dalla voce che aveva interrotto le mie riflessioni. I miei occhi incrociarono quelli di Seto, che mi guardavano perplessi. Solo allora mi accorsi che lo stavo fissando ostentatamente da chissà quanto tempo... Ma perché, perché con lui devo sempre fare delle figure del cavolo? Abbassai gli occhi, cercando di formulare una frase sensata senza essere messa in soggezione da quello sguardo di ghiaccio.

-Io... volevo... ehm... augurarti buona fortuna...- riuscii a balbettare.

Lui mi rifilò un'espressione di superiorità.

-Non ne ho certo bisogno...- disse, voltandosi e attraversando con sicurezza l'arcata.

Io aprii la bocca per urlargli dietro un commento poco gentile su come anche uno yogurt fosse meno acido di lui, ma poi mi trattenni. Anche se non riuscivo a capire perché, non ce la facevo proprio ad odiare Seto. Più tempo passava e più sentivo che mi stavo affezionando al suo pessimo carattere. Sapevo che era una cosa assurda: come si faceva a voler bene a una persona tanto scontrosa, arrogante, maleducata, impertinente, egocentrica... e beh, potrei andare avanti per ore. Era più forte di me, quasi che i miei sentimenti per lui fossero sempre stati lì sopiti nel mio cuore, in attesa di incontrarlo. Qualcosa di simile all'affetto che avevo subito provato per mio cugino... Sicuramente, doveva essere a causa del legame che avevamo nelle nostre vite precedenti, mi convinsi. Eppure, mi rendevo perfettamente conto che quello che sentivo per Seto andava ben oltre una semplice amicizia.

 

SETO

Questo posto non mi piace per niente... Tralasciando il fatto che per poco non sbattevo la testa contro il soffitto in un punto dove il corridoio si restringeva, non solo non c'era molta luce, ma quel cunicolo angusto era anche pieno di umidità... Imprecai, quando dal soffitto una goccia mi cadde addirittura in un occhio. Bah... A costo di essere ripetitivo, questo posto non mi piaceva proprio per niente...

Con mia grande fortuna raggiunsi in un attimo una porta metallica che, stando ai racconti di Yugi e di quella lagna di sua cugina, doveva corrispondere alla stanza dove avrei affrontato la mia prova. Ringraziando il cielo, aprii con sicurezza la porta e mi introdussi al suo interno. Provai un certo sollievo nel notare che, almeno lì, non avrei avuto bisogno di un ombrello. Era un luogo piuttosto strano, non posso negarlo: la stanza era completamente spoglia, fatta eccezione per un piccolo altare in fondo ad essa, dove notai che vi era posta quella che doveva essere la sfera che cercavo. Approfittando del fatto che ero solo, feci per sgattaiolare a prenderla ma, come avendo intuito le mie intenzioni, subito apparve dal nulla una specie di pappagallo troppo cresciuto.

-Ehi, ragazzo, dove pensi di andare?- fece l'essere, schioccando con disappunto il becco.

Io non mi mossi, dapprincipio leggermente shockato nel vedere il suo strano aspetto. Aveva il corpo di un uomo, ma la testa era chiaramente quella di un volatile. Ora capivo perché il mio nuovo amico se ne stava rintanato sotto terra: con quell'aspetto non doveva certo passare inosservato... In un certo senso mi faceva addirittura pena... Non lo sapeva che al giorno d'oggi la chirurgia estetica può fare miracoli?

-Sono venuto a prendere la sfera, qualcosa in contrario? Si può sapere cosa vuoi da me, sottospecie di pennuto?- lo provocai, nella vana speranza che mi consegnasse la sfera senza doversi far pregare.

Il pappagallo mi rifilò un'occhiata di fuoco.

-Pennuto? Io?- schioccò nuovamente con il becco -Non sono mai stato tanto offeso in vita mia! Sai con chi stai parlando, mortale?-

Io scrollai le spalle, indifferente.

-No e non mi interessa. Sono venuto per la sfera, come ho già detto, non per prendere un tè tra amici...-

Lui non mi ascoltò nemmeno.

-Ebbene, sappi che io sono Thot, il dio egizio della luna, della sapienza, della magia, inventore della scrittura a geroglifici, della misura del tempo, della matematica, della geometria...- iniziò ad elencare.

-Sì, sì, credo di aver capito il concetto...- tagliai corto -Allora, questa sfera?-

Lui sbuffò.

-Vacci piano, ragazzo. Sei troppo impaziente per i miei gusti: si dà il caso che la sfera sia mia, quindi non ho intenzione di darla al primo che passa, ci siamo intesi? Dovrai superare la mia prova!-

-Non ho intenzione di sottostare alle condizioni di un pappagallo!- protestai.

Thot diventò rosso come un peperone (o, almeno, il suo piumaggio).

-NON SONO UN PAPPAGALLO!- gracchiò -SONO UN IBIS, CAPITO? NON UNO STUPIDO ANIMALETTO DI COMPAGNIA, MA UN ESSERE SUPREMO, DIVINO; SCISSO DALLE VOSTRE SCIOCCHE LEGGI TERRESTRI, IM...-

-Non c'è bisogno di ripetere come un pappagallo, ho capito!- sbottai esasperato -Avanti, questa prova?-

-Ah, niente di particolare.- fece lui, placandosi -Dovrai semplicemente rispondere a qualche mio indovinello.-

-Per essere un essere supremo, non hai molta fantasia...- osservai pungente.

-Ti ho già detto che io sono il dio della luna...-

-...della sapienza, della magia, inventore della ruota di scorta, dell'acqua tiepida...- continuai io, sbeffeggiandolo con gusto.

-Fossi in te sarei un po' meno sfacciato!- mi rimproverò -Anche se ti possono sembrare banali, gli indovinelli sono una cosa seria e complicata, che risalgono alla notte dei tempi: si trovano infatti nei testi sacri, nella favole, nei racconti popolari di tutte le culture e di tutti i tempi. Da sempre all'uomo piace giocarci per misurare la propria e l'altrui intelligenza. Oh, sicuramente l'enigma più famoso rimane quello che la crudele sfinge di Tebe, secondo la mitologia greca, poneva ai passanti: “C'è sulla terra un animale che può avere quattro, due o anche tre gambe ed è sempre chiamato con un solo nome. E' il solo tra gli esseri viventi che muti natura. Quando cammina su due piedi la sua velocità è minore.” E chi non lo sapeva risolvere veniva ucciso. Solo Edipo, il figlio del re di Tebe, ci e riuscito, e liberò così la sua città da quell'incubo: la Sfinge infatti sconfitta, si gettò dalla rupe su cui vigilava...-

Ma quanto parlava? Perfino la Kobayashi, la mia ex-professoressa al liceo, era meno soporifera...

-Ehm... Credo di aver inteso il messaggio...- lo interruppi il più garbatamente possibile.

Lui mi fissò accigliato, come infastidito dal fatto che non mi interessava minimamente quello che stava dicendo, ma non disse nulla a riguardo.

-E va bene iniziamo dato che sei tanto impaziente: sai dirmi quali sono quelle cose che arrivano di notte senza essere chiamate, spariscono di giorno senza essere rubate?- chiese con sicurezza, evidentemente fiducioso che io non sapessi dargli alcuna risposta.

Sfortunatamente per lui, ci misi meno di due secondi ad indovinare.

-E' facile, sono le stelle!- gli dissi con fare annoiato.

Lui arrossì per la rabbia.

-Forse era troppo facile... E va bene: qual'è quella cosa che esiste solo prima di nascere e nascendo muore?-

Questa volta ci misi un po' di più ad indovinare, ma alla fine anche quel quesito si rivelò piuttosto ovvio.

-E' il domani, giusto?-

La sua espressione gongolante svanì di colpo. Evidentemente non si aspettava che fossi tanto perpsicace.

-Sì, hai indovinato anche stavolta...- borbottò -Ma questa volta non ti sarà così facile...-

Rimuginò in silenzio tra sé per parecchi minuti, come deciso a pormi un indovinello assolutamente impossibile. Io lo osservavo divertito: poteva anche essere il dio della sapienza e di tutto quello che voleva, ma davvero si aspettava di riuscire a battere in una sfida di intelligenza me, Seto Kaiba?

Alla fine si riscosse e, dopo avermi osservato a lungo con i suoi occhi gialli, disse:

-Trovato!- esultò.

La prima è la terza dell'ardimento,

la seconda è parimenti in sentimento;

la terza giace due volte nell'assoluto,

la quarta altrettante nell'eternità,

la quinta sempre due nell'infinito;

la quinta e l'ultima sono dove nasce e muore

quel sacro fiume che attraversa la mia amata Keme.

Ora uniscile tutte e dimmi, caro viandante,

anche se è cosa per te ripugnante,

la soluzione che il tuo cammino vede e prevede,

e te stesso precede.

Restai leggermente spiazzato da quell'indovinello: mi aspettavo uno simile a quelli di prima, non uno così lungo e complicato... Dallo stupore mi ero perso svariate delle frasi che aveva pronunciato, così gli chiesi di ripetermelo. Lui si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto, ma poi ripeté parola per parola, pazientemente. Questa volta ero riuscito a memorizzarlo meglio, ma non riuscivo comunque a coglierne il senso... Restai fermo a rimuginare per un po': era chiaramente un tipo di indovinello ad incastro, ossia dove bisogna svelare ogni passaggio per poter arrivare alla conclusione, ma mi mancavano troppi tasselli... Ad esempio, qual'era il fiume che attraversava questa cosiddetta Keme? Non avevo la più pallida idea di dove si trovasse.

Sospirando, chiesi un'altra volta a Thot di ripetermi il quesito, anche se non ero molto sicuro che potesse servire a molto... Dovevo lavorare con quel poco che sapevo... La prima è la terza... La prima cosa? Non poteva che essere la prima lettera! Quindi, ragionando... D... N... No, non aveva alcun senso... Però, se l'ultima parte dell'indovinello nascondesse anch'essa un suggerimento? Che cos'era che tanto detestavo, ma che il mio cammino “vede e prevede”?

 

JONOUCHI

QUEL KAIBA! Si può sapere quanto diamine ci stava mettendo? Di questo passo avrei messo radici, ed il mio stomaco era così bucato...

-Jono...-

...era così bucato che se non avessi mangiato qualcosa probabilmente sarei morto di fame...

-Jono, scusa tanto se te lo ripeto, ma secondo me dovresti andare a parlarci...- mi bisbigliò nuovamente all'orecchio Shizuka, distogliendomi dalle mie riflessioni e indicandomi Mai.

Io guardai con aria scocciata prima mia sorella, e poi lei.

-Non vedo perché dovrei...- dissi, con un'alzata di spalle.

Shizuka mi diede una gomitata nello stomaco.

-JONOUCHI!- fece, rimproverandomi.

Io sbuffai, alzando gli occhi al cielo.

-Sì, sì, ho capito!- sbottai, alzandomi per andarmi a sedere vicino a Mai, che stava guardando con aria persa i pesci nella vasca.

Rimasi per un po' in silenzio, nella speranza che non dovesse toccare a me l'onere di romperlo, ma lei non dava neanche segno di avermi notato. Ok, capisco che potesse essere arrabbiata con me, ma non era molto gentile da parte sua evitarmi in quel modo.

-Divertente.- commentai, facendo finta di sbadigliare -Non avrei mai immaginato che fosse così appassionante starsene a guardare degli stupidi pesci! Quasi meglio che andare al cinema... Se lo avessi saputo avrei preso su i pop-corn.-

-Se sei venuto per rompermi le scatole puoi subito levare le tende!- borbottò lei.

Ok, approccio sbagliato.

-Senti, Mai, mi dispiace veramente molto per stamattina...- iniziai.

-Immagino.- fece lei atona.

-Non era mia intenzione, sul serio!-

-Uh...-

-Se solo avessi saputo che c'eri tu dentro, io...-

-Capisco, certo...-

Ammutolii, rendendomi conto che di questo passo non sarei mai riuscito a farmi perdonare da lei. All'improvviso mi resi conto che non avrei mai sopportato se Mai non mi avesse più parlato... Sentii stringermi al cuore. No, proprio non ce l'avrei fatta.

-Su Mai, ti prego, perdonami!- dissi disperato, gettandomi in ginocchio di fronte a lei.

Ripensandoci, mi sentivo un po' ridicolo a dovermi ridurre così. Mai doveva pensarla allo stesso modo, perché mi rivolse un'occhiata obliqua.

-Perché dovrei?-

-Ti prego, farò tutto quello che vuoi in cambio!- piagnucolai.

-Tutto?- domandò, alzando un sopracciglio.

-Tutto!-

Mai mi guardò a lungo severamente, poi scoppiò a ridere, e con lei tutti gli altri che, me ne accorsi solo in quel momento, ci stavano guardando da un pezzo. Io li osservai tutti uno per uno, confuso.

-Cos...?- balbettai.

Mai mi strizzò l'occhio, tirandomi un pugno scherzoso ad una spalla.

-Stupido!- esclamò -Davvero pensavi che mi fossi arrabbiata sul serio per una cavolata del genere? Volevo solo tenerti un po' sulle spine... E poi in fondo è stata colpa mia, non tua, se ho dimenticato di chiudere la porta a chiave!-

Diventai rosso come un peperone, conscio di quanto mi fossi appena reso ridicolo. Aprii la bocca per esprimere il mio disappunto su quanto fossero tutti quanti fossero stati degli emeriti idioti a prendermi in giro in quel modo, quando ecco che finalmente Seto sbucò fuori dall'arcata. Sembrava piuttosto stanco, ma aveva sulle labbra uno dei suoi spregevoli sorrisini soddisfatti.

-Fratellone!- esclamò Mokuba, correndo ad abbracciarlo -Stai bene?-

-Benissimo.- rispose semplicemente lui.

Noi ci avvicinammo a lui, ansiosi di sapere se aveva ottenuto la perla o meno. Yugi si sporse speranzoso che ci fosse riuscito, mentre io in realtà avrei quasi preferito che fosse avvenuto l'esatto opposto.

-Ehm... Seto...- balbettò.

Il presidente della Kaiba Corporation sbuffò.

-Tranquillo.- borbottò -Eccoti qui la tua stupidissima sfera!- esclamò senza troppo entusiasmo, esibendo una luccicante sfera verde.

 

MR. FAWKES

Passai nuovamente in rassegna i vari fogli su cui era stata riportata la catalogazione dei reperti. Era un lavoraccio, tantè che erano due giorni che ci stavo lavorando su: tra tre settimane avrei dovuto portare tutti e 341 i reperti al Museo Nazionale del Cairo, catalogati, restaurati ed imballati, ma di questo passo...

-...non ce la farò mai!- sospirai, passandomi una mano tra i capelli.

Se solo Rebecca fosse rimasta assieme a me non avrei avuto tutti quei problemi! Ero diventato così nervoso che ora mi bastava un niente per farmi perdere la pazienza: a dispetto di quello che Hopkins continuava a dirmi, non ero affatto portato per lavorare a una scrivania... Mentre facevo passare alla luce della lampada ad olio la scheda di una collana di lapislazzuli, notai con disappunto che era stata sbagliata la datazione: trovavo alquanto improbabile che potesse risalire al 320 d.C. Mi alzai innervosito dalla sedia, ed uscii dalla tenda a dir poco furibondo, sfogandomi sul primo bracciante che mi capitava a tiro.

-Metref!- lo chiamai -Portami subito qui Sophie e Silvie!-

Il ragazzo indietreggiò, impaurito.

-Veramente, signore, dovrei...-

-Non mi importa quello che dovevi fare! Quello che devi fare ora è quello che ti ho appena chiesto, sbrigati!- sbraitai.

Metref non osò replicare, e si mise subito alla ricerca delle sorelle Tableronde. Ci volle più di mezz'ora prima che il ragazzo fosse di ritorno alla mia tenda.

-Signor Fawkes!- mi chiamò, ansante -Mi spiace, ma proprio non riesco a trovarle...-

Io gli rifilai un'occhiata di fuoco. Sono circondato da incompetenti...

-Come sarebbe a dire?- gli domandai.

-Non è né qui né agli scavi, signore. Ho chiesto agli altri se le avessero viste, ma hanno risposto che è da stamattina che non le vedono, signore. Sembrano sparite nel nulla... Ed anche la loro jeep non è più al suo posto, signore...- rispose balbettando.

Io mi morsi un labbro, agitato, ma non lo diedi a vedere.

-Non ti preoccupare, Metref, và pure...- gli dissi.

-Certo, signore...- fece lui ossequiosamente, dileguandosi all'istante.

Io mi rimisi a sedere, affranto. Questa proprio non ci voleva... Prima Rasfer, il mio migliore decodificatore, e ora anche le gemelle Tableronde... Le sparizioni al sito stavano diventando troppo frequenti, per i miei gusti: di questo passo si sarebbero diffuse sicuramente delle voci riguardo a una chissà quale maledizione, ed era certamente l'ultima cosa che desideravo. Come se non avessi già abbastanza grattacapi! Inoltre, Sophie e Silvie Tableronde non erano solo due ottime restauratrici, ma anche le figlie di Gastòn Tableronde, un magnate dell'industria francese nonché uno dei finanziatori della ricerca... Che cosa avrebbe detto se avesse saputo che le sue adorate figliolette erano scomparse? Decisamente, quella cosa non mi piaceva affatto...

 

FLASHBACK

Sethi attraversò il corridoio del palazzo di pessimo umore. Ancora una volta, Taita si era dileguato! Capiva perfettamente che lui ora, essendo stato nominato Gran Visir da Atem, aveva moltissime altre preoccupazioni per la testa, ma dopotutto tra qualche mese avrebbe dovuto sostenere l'esame di ammissione per entrare finalmente a far parte dell'ordine dei sacerdoti di Osiride... E come avrebbe fatto se il suo educatore spariva sempre quando si sarebbero dovuti incontrare in biblioteca per fare lezione? Entrò con passo veloce nella sala del trono, dove al momento si erano già riuniti Atem, Taita, vari consiglieri e Raissa, la cui vista non poté non risollevare almeno un po' l'umore di Sethi.

Il ragazzo aprì la bocca per richiamare il suo mentore, quando lui gli fece cenno di venire a sedersi. A malincuore, il giovane sacerdote si sedette vicino a Raissa, che in quel momento stava giocherellando distrattamente con una ciocca di capelli corvini. Sethi le rivolse un ampio sorriso, e lei timidamente fece altrettanto. Poi si rivolse a Taita.

-Si può sapere perché non sei venuto?- borbottò.

Il vecchio scriba alzò le spalle.

-Lo so, ti chiedo scusa. Ma, come potrai capire da solo, al momento ci sono fatti più importanti di una semplice lezione di scrittura.-

Detto questo, accennò a quello che stava dicendo animatamente un consigliere ad Atem.

-...come ho già detto, quindi, la situazione è seria: se quest'anno non avremo un'inondazione, rischieremo una grave carestia. La scorsa piena del Nilo non è stata particolarmente abbondante, e nei nostri magazzini non vi sono abbastanza provviste per il sostentamento di tutta la popolazione...-

-E inoltre...- lo interruppe un altro -...ultimamente gli hittiti si sono fatti sempre più aggressivi. Due giorni fa hanno attaccato un villaggio di pescatori vicino al delta, e hanno dato fuoco a tutte le loro case. Se non agiamo al più presto, di certo non esiteranno a portare un attacco diretto contro Tebe.-

Atem li fissò, grave.

-Capisco quello che intendete dire. Ma chi sono io per ordinare al mio popolo di andare a combattere? So bene che se riuscissimo a riprenderci i territori che ci hanno già sottratto non solo ci libereremmo di un pericoloso nemico, ma che potremmo anche ottenere quelle scorte alimentari di cui abbiamo bisogno, ma il nostro è un popolo pacifico. Non intendo mandarlo a morire.-

-Vostra Maestà.- lo interruppe Taita -Capisco le vostre buone intenzioni, ma è importante agire prima che accada l'irreparabile.-

Il Faraone abbassò la testa, pensando. Sethi lo guardò con compassione. Non avrebbe affatto voluto trovarsi al posto del suo amico. Spesso il sovrano doveva trovarsi a che fare con delle decisioni difficili, ma Atem era totalmente inesperto e troppo idealista! Era molto ammirevole da parte sua non voler intraprendere un conflitto, ma talvolta bisogna capire che non si può sempre fare quello che si vorrebbe, ma che si può solo optare per il male minore...

In quel momento, un servo entrò trafelato nella stanza, facendo voltare tutti quanti nella sua direzione. Non era molto educato da parte sua interrompere una riunione del re, così Sethi immaginò che doveva essere accaduto qualcosa di grave.

-Cos'è successo?- chiese subito Atem, preoccupato quanto lui.

Lo schiavo guardò un attimo il sovrano, indeciso se parlare o meno, ma poi balbettò, intimorito.

-Vostra Maestà, è accaduta una cosa incredibile...- disse -Vostro padre, vostro padre è qui, a palazzo!-

   
 
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