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Autore: Inessa    23/11/2010    10 recensioni
In cui Morgana teme che il suo fratellastro sia innamorato.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Note iniziali: Aehm... preferirei non commentare quanto segue, aver letto mesi e mesi di fic sul fandom inglese deve avermi distrutto alcune barriere relative al fluff. Ne sono pienamente consapevole, ma mi son detta che se questi due mi ispirano fluff e pucciosità da matti (non che non mi ispirino anche altro, ma per certe cose non sono ancora pronta u.u), che fluff e pucciosità siano.

Tutto questo porta a un grosso WARNING: se non volete farvi venire una carie, NON leggete. E' una cosa tipo 'fluff without plot'

 

Dico sul serio.

 

Davvero.

 

*annuisce*

 

A parte questo, questa storia fa anche parte della mia dichiarazione di guerra persa alla BBC, perché per ora ho deciso di lasciar perdere la serie, perché... insomma... Arwen? Really? No, grazie. Altra gente si è espressa in proposito prima di me, quindi è inutile che mi ripeta, per me il canon sarà sempre Arlin. Tsk.

Ah, sì, è anche AU, perché è da un bel po' che leggo solo quelle sul fandom inglese. Prima preferivo l'era canon, poi ho cambiato idea del tutto, son cose u.u

 

Disclaimer: con mio sommo dispiacere e profondo strazio, Arthur e Merlin non mi appartengono. Nemmeno uno dei due. Nemmeno per sbaglio. C'è anche altro, ma lo metto alla fine.

 

 

 

 

I'm In Love With My Handy

 

 

 

 

 

 

- Guarda, lì, il puntino luminoso in alto, quello è Giove! E poi… ecco, se guardi meglio si vede anche… - uno sbuffo insolente alla sua destra interruppe quella disquisizione di interesse puramente scientifico.

- Sai che queste cose puoi anche impararle applicandoti? Studiando, intendo, così, per capire anche come funziona, invece di stare dietro allo schermo di un cellulare. E poi, andiamo, gli hai dato anche un nome? – alzò gli occhi, sia metaforicamente che non, al cielo e fece un gesto stizzito per riassumere quello che preferiva evitare di dire a parole - Ti rendi conto che è solo uno stupido telefono?

- E tu ti rendi conto che sei solo uno stupido guastafeste? – abbassò braccia e cellulare e stirò i muscoli del collo e delle spalle per sistemarsi meglio sulla coperta su cui erano stesi. Voltò leggermente il collo per guardare Merlin che continuava a sproloquiare con lo sguardo puntato in alto.

- Poi chi è quell’asino che chiama un cellulare Excalibur? La spada nella roccia? Sei serio? – si voltò per guardarlo dubbioso ed estremamente serio per un momento, e poi, come se gli stesse per rivelare un grande segreto, bisbigliò – Lo sai che non sei davvero re Artù, giusto?

Arthur scoppiò a ridere e si sollevò per guardarlo meglio, poggiandosi su un gomito, la testa sulla mano. Non che la battuta fosse particolarmente brillante e lui non ci teneva a far credere a Merlin di essere davvero divertente – perché non lo era – ma, data l’espressione con cui lo aveva detto, sgranando gli occhi, non era riuscito a resistere.

- Idiota!

- Ma sì, potevi dargli un nome meno pomposo, tipo… - arricciò le labbra fingendo di pensarci per un attimo, - Ecco, tipo Merlin!

Arthur scoppiò a ridere di nuovo, lasciandosi andare, e, abbassandosi, gli sfiorò per un attimo una tempia con la fronte.

- Vuoi che dia il tuo nome al mio “stupido telefono”? E poi l’asino sarei io?

Portò la mano libera a cingergli il fianco e, senza dargli il tempo di rispondere, si chinò a dargli un bacio sulle labbra. Sorrise quando sentì le dita di Merlin infilarglisi tra i capelli e avvicinarlo di nuovo per fargli ripetere il gesto. Una, due volte. Poi l’altro approfondì finalmente il bacio con un sospiro soddisfatto.

- Mhm… se fai così potrei quasi pensare che tu abbia rotto tanto le palle solo perché ti sentivi trascurato. Sei geloso di Excalibur, per caso?

Fu Merlin a ridere, stavolta.

- In realtà ero solo preoccupato per la tua salute mentale, volevo farti riprendere il contatto con la realtà, non è sano quello che fai, - scosse la testa convinto e prese a giocare con i lacci del cappuccio della felpa grigia di Arthur.

Merlin non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura quanto amasse momenti come quello. Avere Arthur tutto per sé, senza sotterfugi, potergli stare vicino e ridere con lui come due adolescenti. Era anche libero di non notare quanto spiccasse l'azzurro degli occhi di Arthur anche se era sera inoltrata ed erano sdraiati al buio sul terrazzo per fingere di guardare le stelle con Excalibur al seguito. E di non apprezzare il volto rilassato e sorridente di Arthur, con addosso un abbigliamento decisamente casalingo che lo faceva sembrare il venticinquenne che era.

Fece scivolare la mano ad accarezzargli il viso, il pollice a strofinargli uno zigomo, e Arthur doveva aver intuito la piega leggermente seriosa che avevano preso i suoi pensieri, perché lo guardò con espressione dubbiosa. Merlin sorrise e scosse appena la testa, poi si sollevò di quel tanto che bastava per catturargli di nuovo le labbra e farlo abbassare verso di sé. Insinuò le dita dell'altra mano sotto la felpa e gli morse leggermente il labbro inferiore quando sentì il sospiro appena più forte che si era lasciato sfuggire e che gli si era infranto sulla bocca.

Le labbra di Arthur iniziarono a scendere lungo la sua mascella, poi seguirono la linea del collo, gli morse appena i tendini in evidenza, per non lasciargli segni. Aveva un accenno di barba, poteva sentirlo irritargli piacevolmente la pelle e continuare a bruciare appena dopo il suo passaggio. Si lasciò sfuggire un gemito quando gli accarezzò un punto particolarmente sensibile e riusciva quasi a vedere il ghigno soddisfatto di quel presuntuoso, che aveva sempre la convinzione di essere capace di farlo sciogliere come neve al sole soltanto sfiorandolo. Convinzione assolutamente errata, figurarsi. Arthur aveva un ego spropositato, Decisamente spropositato!, pensò, mentre l'altro sollevava il ginocchio tra le sue gambe di quel tanto che bastava per fargli inarcare la schiena.

Si vendicò lasciando scivolare la mano con cui gli stava accarezzando l'addome, prima a giocherellare con il bordo dei jeans, poi oltre. Arthur risalì immediatamente a baciarlo sulle labbra, facendogli ingoiare i suoi gemiti. Bastardo! Non che avesse in mente di protestare. Rabbrividì quando si scostò da sopra di lui per prendere un'altra coperta e stenderla su entrambi e approfittò della situazione per ribaltare le posizioni e sdraiarsi sopra il suo torace ampio, le gambe intrecciate.

Si prese qualche secondo per guardarlo in viso. Paradossalmente, aveva sempre così poco tempo per osservarlo da vicino, sempre così impegnati com'erano a sfruttare al massimo i momenti che riuscivano a ritargliarsi solo per loro. Gli scostò i capelli dalla fronte e gliela baciò, gli baciò gli occhi, la guancia. Lo vide sollevare appena un angolo della bocca, in un mezzo sorriso. Gli schioccò un bacio anche lì.

- Ancora convinto di preferire Excalibur? - gli chiese senza allontanarsi, sfiorandogli le labbra ad ogni lettera.

- Non ho mai detto di preferire Excalibur, - sussurrò Arthur con una voce roca che gli fece venire i brividi.

 

***

- Ecco Morgana!

Gwen salutò con la mano l'amica per attirare la sua attenzione verso il loro tavolo.

- Scusate il ritardo, - disse l'altra prendendo posto sulla panca di fronte a lei e Merlin, - Anche se vedo che manca ancora Arthur, - notò inarcando un sopracciglio.

- Non sapevo venisse anche lui, - rispose Gwen e poi bevve un sorso di tè dalla sua tazza.

- In realtà è stato lui ad invitarmi, io ho allargato l'invito anche a voi. Dubito di riuscire a reggere Arthur da sola di prima mattina.

Mosse la bocca a formare un sorriso sghembo e guardò i due amici come se stesse per dire qualcosa di particolarmente interessante. Merlin tentò di sfoderare l'espressione più innocente e disinteressata del suo repertorio, come ogni volta che l'argomento si spostava sul fratellastro di Morgana. Che poi era lo stesso fratellastro con cui aveva fatto... cose la sera prima sdraiato sotto una coperta su un terrazzo. Ma questo Morgana non avrebbe dovuto scoprirlo. Non immediatamente, almeno. Mai, se possibile.

Arthur non gli aveva nemmeno detto che avrebbe dovuto vedere Morgana quella mattina, altrimenti avrebbe declinato l'invito, a pensarci bene. A volte era convinto di avere scritto in fronte a caratteri cubitali e fosforescenti quello che c'era tra lui ed Arthur, ogni volta che gli rivolgeva la parola o che erano semplicemente nella stessa stanza e invece, stranamente, né Morgana né Gwen sembravano essersi accorte di nulla.

- A proposito di Arthur, - iniziò a sciogliere l'arcano Morgana, - Credo che ci sia qualcosa di strano in lui, ultimamente.

- Del tipo? - chiese Gwen con un'espressione un po' scettica che diceva Se è una cosa di cui possiamo spettegolare, sono qui che scodinzolo, altrimenti non mi interessa. Che fine aveva fatto la dolce, ingenua Gwen che arrossiva non appena si nominava Lancelot? Era la vicinanza di Morgana, decisamente.

Fortunatamente, fingere di non essere interessato era per Merlin piuttosto semplice. Arthur era il suo stupidissimo-circa-meno-quasi-anche-no-ragazzo. Se ci fosse stato qualcosa di interessante o losco nella sua vita privata lo avrebbe...

- Temo che sia innamorato! - sussurrò Morgana con fare cospiratore.

Merlin si soffocò col caffé.

... ecco, quello, forse, effettivamente lo sapeva. Oddio, non avrebbe di certo usato il termine innamorato. Piuttosto una cosa tipo Ha qualcuno con cui scopare regolarmente.

Morgana lo degnò di un solo sguardo che diceva Imbranato! e poi tornò tutta felice a confabulare con Gwen, che evidentemente, dopo aver perso una frazione di secondo a meditare sull'entità della notizia, aveva optato per scodinzolare.

- E lo hai dedotto da cosa?

- Tanto per cominciare, - disse sollevando la mano sinistra per contare, come se avesse così tanti motivi per sospettare, il che fece correre un brivido freddo su per la schiena di Merlin, - Hai notato che sorride spesso?

- Magari è solo di buon umore, forse il lavoro va bene...

Almeno Gwen tentava di essere ragionevole.

- Ehi, e se fosse quella sua segretaria che porta sempre la minigonna?

Come non detto.

Merlin scivolò sulla sedia, sentiva già di essere arrossito per l'imbarazzo. Non potevano avere un po' più di contegno? E poi Arthur non poteva avere una relazione con quella segretaria, andiamo, la odiava! E non poteva avercela nemmeno con nessuna delle altre, s'intende, perché... perché no.

- E poi?

Dio, Merlin riusciva quasi a vedere la coda di Gwen. Potevano evitare di lanciare ipotesi come la precedente e poi non smentirle? Grazie. Anzi, potevano smettere di parlarne e tornare a conversare amabilmente di trucco e vestiti o dei bicipiti di Lance (sì, era successo. Sì, davanti a lui. No, non era una cosa di cui avrebbe volentieri parlato, ma era di certo meglio dell'argomento di conversazione attuale)?

- Non mi chiama "strega" da una settimana e mi ha invitato a colazione! E non è né il mio compleanno né il suo. E non ha niente da farsi perdonare, almeno che io sappia. E ieri pomeriggio canticchiava! - disse esaltata, come se fosse la cosa più assurda che avesse mai sentito, - Questo prima di sparire per tutta la sera. Credo non fosse nemmeno in casa. Ne sono certa, anzi, ho provato a telefonargli.

Ecco chi era! Arthur aveva avuto ragione a non voler rispondere. A Morgana doveva essere impedito l'utilizzo del telefono dopo le nove di sera.

- Ecco, adesso è tutto chiaro, - la interruppe Gwen con l'aria di una che la sapeva lunga. Guardò prima Merlin e poi di nuovo Morgana, che sollevò di nuovo un sopracciglio, interessata.

- Ha sempre la testa tra le nuvole, non risponde al telefono di casa, è di buon umore. Hai proprio ragione, deve essersi innamorato. E credo di avere capito anche di chi...

Quando Gwen sorrideva in quel modo faceva più paura di Morgana. E Merlin sentiva che il cervello gli stava per esplodere. Dove diavolo era Arthur? Perché i momenti critici toccavano sempre a lui? Era stato lui a metterlo in quella situazione e qualunque cosa avesse detto l'altro si sarebbe incazzato e...

- E' innamorato di Excalibur!

Vaffanculo.

Le due ragazze dovevano aver trovato la cosa particolarmente divertente, contrariamente a lui.

- Che avete da ridere? - chiese una voce alle loro spalle.

Non sapeva se essere sollevato o meno dalla comparsa di Arthur. C'era di buono che adesso non avrebbe dovuto sorbirsi da solo quei discorsi folli su innamoramenti e segretarie, ma stare a pochi centimetri di distanza da lui in presenza di Morgana e Gwen non era esattamente salutare.

- Stavamo sparlando di te.

Arthur si era appena tolto la giacca del completo formale che indossava per il lavoro per poggiarla sullo schienale della panca, quando una cameriera si materializzò accanto a lui per chiedere - o, più che altro, per chiedergli - se volessero ordinare. Come attirava le cameriere Arthur, nessuno mai.

- Per me un caffé, grazie - le rispose con un mezzo sorriso che lei dovette aver preso per molto più di quello che era, dato che si illuminò in viso. Lui rivolse uno sguardo in direzione di Merlin, forse sperando di vederci una traccia di gelosia per cui poterlo prendere in giro dopo. Sperò che la sua faccia fosse abbastanza convincentemente inespressiva.

- Anche per me, grazie, - si intromise Morgana e lanciò a Gwen uno sguardo d'intesa.

- Cosa stavate dicendo, quindi? - chiese Arthur sedendosi proprio di fronte a Merlin. Fantastico.

- Morgana dice che sei innamorato, - rispose Gwen con una vocina soddisfatta. Ma quanti anni avevano quelle due?

Merlin ghignò involontariamente, perché era sicuro che se Arthur avesse avuto un caffé ci si sarebbe soffocato proprio come aveva fatto lui prima. L'altro gli lanciò una lunga occhiata, prima di rivolgersi alla sorellastra con un'espressione ironica.

- Che diavolo vai farneticando?

- Lascialo stare, Gwen, tanto non lo ammetterà mai nemmeno a se stesso. Però sappi che ti teniamo d'occhio.

Enfatizzò la minaccia puntandosi le dita verso gli occhi. La cosa fece scorrere l'ennesimo brivido su per la schiena di Merlin. E anche per quella di Arthur, ci avrebbe scommesso.

- Ehm... cosa abbiamo deciso per domani sera? - azzardò Merlin, riuscendo, con successo, a deviare la conversazione su territori non caldi.

***

Merlin entrò in cucina soffocando uno sbadiglio. Aveva bisogno di qualcosa da bere per tenersi sveglio mentre guardavano quel film. Aveva avuto una giornata estremamente pesante ed era stanco morto. Avrebbe preferito andare a letto presto, piuttosto che unirsi ai ragazzi o, ancora meglio, andare a casa di Arthur e farsi coccolare un po'. Non che Arthur fosse particolarmente incline, ma sapeva come ottenere quello che voleva.

E invece niente, era incastrato in casa di Gwen e Lance. Con Arthur, tecnicamente, ma l'unica cosa che potevano fare era guardarsi da lontano e fingere di non conoscersi.

Prese una lattina di Coca dal frigo e la poggiò sul mobile della cucina per aprirla pigramente. Si rese conto di aver sentito la porta aprirsi e poi richiudersi solo quando un profumo e il calore di un corpo conosciuto lo avvolsero. Un campanellino dentro la sua testa gli ricordò che rischiavano da matti, ma fu istintivo lasciarsi andare all'indietro e rilassarsi contro il petto di Arthur che gli affondò di rimando il viso nel collo, inspirando. In momenti simili gli sembrava quasi possessivo.

- Sei una lucertola, come fai ad essere gelato anche d'estate?

Tremò sentendo il suo fiato che gli faceva il solletico alla base del collo e sorrise.

- Mhm... è perché sono magro, io, quindi il calore non si mantiene, - si inventò portando una mano su una di quelle di Arthur strette sul suo addome. Lui intrecciò prontamente le dita con le sue. Merlin portò all'indietro l'altra mano a stringersi contro la sua nuca. Arthur dovette prenderlo come un invito, perché si sporse un altro po' in avanti e gli baciò un angolo della bocca.

Il Meno male che tu sei sempre bollente per tutti e due era sottinteso.

- Sei stanco.

Non era una domanda. Doveva essersi accorto di quanto fosse fiacco Merlin in quel momento. Sollevò la mano libera fino a farla posare sulla sua guancia e gli strofinò il naso contro la mandibola. Merlin sapeva che il sorriso che gli si era formato spontaneamente in viso doveva essere un po' ebete. Dopotutto si stava facendo coccolare da Arthur senza nemmeno aver dovuto fare fatica.

Si voltò nel suo abbraccio e gli portò le braccia al collo. Erano così vicini che non poteva guardarlo senza che gli si incrociassero gli occhi. Fu di nuovo Arthur a baciarlo. Prima perse qualche attimo a stuzzicarlo a labbra chiuse, poi finalmente lo baciò così a lungo e con tanta intensità da fargli sentire la testa leggera.

Rimasero per qualche secondo fronte contro fronte, in silenzio. Era così intimo sentire il respiro confortante di Arthur che gli si infrangeva sulle labbra.

***

Morgana odiava non riuscire a trovare le cose e in quel momento non riusciva a trovare i suoi occhiali. Occhiali di cui, oltretutto, non aveva alcun bisogno. Ci vedeva perfettamente, grazie. Aveva una vista perfetta. Aprì lentamente la porta della cucina, chiedendosi se per caso non li avesse lasciati lì dopo aver preso la scodella coi popcorn.

Uh, dentro c'erano Merlin ed Arthur avvinghiati, con due espressioni così intense che sarebbe sembrato un peccato persino a lei interromperli. Fece per richiudere la porta, quando... un momento...

Arthur. E Merlin. Avvinghiati. Avvinghiati tipo avvinghiati.

Spalancò la porta.

- LO SAPEVO!

Il colpo li fece sobbalzare entrambi, che si staccarono come se si fossero scottati a vicenda. Come se quello potesse cancellare dalla sua mente l'immagine che aveva appena visto, figuriamoci.

- Che succede?

Merlin avrebbe voluto sprofondare, non era necessaria anche la presenza di Gwen in quel momento. Si appoggiò rassegnato al mobile dal quale lo guardava beffarda la Coca che gli avrebbe risparmiato tutto quell'imbarazzo se avesse proceduto con l'intenzione di berla invece di farsi... corrompere dalle attenzioni di Arthur. Arthur che era riuscito a non perdere il suo abituale sangue freddo e si era appoggiato strafottente al frigorifero.

- Avevo ragione! - esclamò Morgana trionfante. Poi fece una cosa alquanto inaspettata. Si avvicinò ad Arthur e lo abbracciò stretto, - Perché non me lo hai detto che era Merlin?

Merlin richiamò tutto il suo autocontrollo per ignorare lo squittìo di Gwen alle sue spalle e si portò l'indice e il pollice della mano destra all'attaccatura degli occhi. Aveva ancora una grandissima voglia di essere risucchiato via.

- Perché sei una strega e ne avresti fatto un... - fece un gesto strafottente con la mano, - Siete due streghe, anzi, - continuò guardando Gwen ancora sulla porta. Poi sorrise rassicurante a Merlin.

- Gwen non è una strega! - si intromise l'altro. Scodinzolava, ma non era una strega, lui voleva bene a Gwen. Anche a Morgana, ma lei era molto... morganesca, sì.

- Grazie! - gli urlò Morgana fintamente scandalizzata, sporgendosi per dargli un colpo sul braccio.

Quando finalmente si erano finalmente rifiutati di dare ulteriori spiegazioni, con grande disappunto da parte di Gwen, ed erano tornati a guardare il film in salotto, Merlin si sentiva quasi sollevato. Anche se non sapeva ancora se ridere o piangere. Fortunatamente Arthur sembrava averla presa bene.

Morgana li guardò intenerita mentre, finalmente, si sedevano imbarazzati l'uno accanto all'altro sul divano. Forse aveva avuto ragione quando aveva detto che Arthur non avrebbe mai ammesso - ed era sicura che non lo aveva ancora fatto - nemmeno a se stesso di essere innamorato, ma il modo in cui si accoccolò sulla spalla di Merlin e il sorriso che gli rivolse in risposta al suo sguardo stupito per lei erano sufficienti. Sembrava un grosso gatto che faceva le fusa per guadagnarsi le effusioni che Merlin era lì pronto a concedergli.

Arthur poteva anche essere un asino, ma aveva la vista lunga. Chissà dov'era finito Excalibur.

 

Fin.

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: So che vi starete chiedendo "E mò?". Eh. Lo so. Ognuno ha i suoi modi di sfogarsi invece di piangere lacrime amare su una tesi di laurea che si ostina a non autoscriversi. Facciamo conto che sia un esercizio di stile e magari la prossima volta mi verrà meglio?

Disclaimer II (di cui parlavo all'inizio): L'idea di Arthur che chiama "Excalibur" il cellulare l'ho letta in un'altra fic, sempre sul fandom inglese. La cerco da una settimana ma non riesco a trovarla (ricordo molto chiaramente il momento in cui mi sono scocciata a salvare il link su Delicious. Lo so.) Se qualcuno dovesse aver presente e potesse fornirmi il link lo inserirò immediatamente. Io continuerò a cercare, ovviamente, ma non si sa mai. In ogni caso, ovviamente, ho ripreso soltanto l'idea del nome dall'altra fic. E l'ho vergognosamente sfruttata chiamando "Excalibur" il mio nuovo smartphone *__* che se qualcuno mi chiede come mandare sms rimango molto... ehm... ma che per il resto fa tantissime cose meravigliosissime e la sottoscritta lo usa anche per farci il caffé.
EDIT: Grazie all'utente lj kiboo82, posso finalmente inserire il link alla fic di cui parlavo, ovvero Two Weeks Notice.

Thanks to: la solita Graffias (stavolta l'ho fatto davvero, qualunque sia il risultato finale *si imbarazza da morire ancora una volta*), Solarial e Fede (so che ti farai grosse risate sulla mia incapacità in campo di romanticismo e affini, ma non farmelo sapere).

   
 
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