Film > Sweeney Todd
Segui la storia  |       
Autore: Elelovett    23/11/2010    1 recensioni
Questo è il sequel della mia altra storia "Sweeney Todd, cosa sarebbe successo se..." perciò vi prego di leggere prima quella fic e poi questa! Sono passati anni dalla tragica notte ed Emily e Claudia cercano di dimenticare. Ma il ricordo di Sweeney è duro a morire e darà loro del filo da torcere ancora una volta...Specie se Anthony Hope è veramente deciso a risolvere il mistero del barbiere. Riuscirà Emily a tenere all'oscuro di tutto la figlia di Pirelli?
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony Hope, Johanna Barker, Nuovo personaggio, Tobias Ragg
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Sweeney Todd, cosa sarebbe successo se...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

*

Cenarono proprio al piano di sotto, dato che ogni pasto era compreso nel prezzo della camera. Il cibo non era ottimo, ma caldo, e i due lo divorarono con avidità. Toby non seppe resistere ad un bicchiere di gin che da anni ormai non beveva. Quanti ricordi legati a quel sapore acre ma confortevole…Ricordi amari, ma anche allegri…Serafine, che non aveva mai bevuto, lo guardava con un’aria così scandalizzata che il ragazzo rise.

Si coricarono presto, la luce della luna che entrava dalla finestra. Avevano già dormito insieme, qualche volta, quando Serafine era più piccola. Ma era passato del tempo ed ora la ragazza si vergognava. E sapeva perché. Il sentimento in fondo allo stomaco bruciava come non mai. Sotto le coperte, ognuno era voltato da un lato e si davano le spalle. Serafine era vicina alla finestra, ma riusciva a vedere solo un pezzo di cielo nero. Provò un’immensa nostalgia per la sua casa, per sua madre…Cosa stava facendo? Il negozio era ancora aperto? Come avrebbero fatto da sole? Le mancavano sia la zia che la madre…E si mise a piangere in silenzio. Si immaginava sua madre sola, stesa sul letto della figlia, ad accarezzare le coperte e a sentirsi vuota. Se ci fosse stato suo padre, forse sarebbe stato diverso…O no? Come poteva saperlo lei? Non l’aveva mai conosciuto. E si ritrovò a pensare a lui intensamente dopo tanto tempo. Non piangeva più, ma aveva le guance bagnate, e le veniva da singhiozzare. Non riuscì a trattenersi. Toby si voltò di scatto e le toccò la spalla chiedendo piano:

- Stai piangendo?

- No, non fare caso a me…Stavo solo pensando…- sussurrò Serafine.

Toby si voltò verso di lei e la costrinse a fare lo stesso. Poi le asciugò le lacrime e le strinse la mano. Serafine arrossì e smise immediatamente di singhiozzare.

- Va meglio?- chiese lui.

Lei annuì con la testa. Qualcosa lo frenò da augurarle la buonanotte e girarsi dall’altra parte. Rimase a guardarla nel buio, a cui i suoi occhi si stavano abituando, aiutati dalla poca luce della luna. E ad un tratto Serafine chiese con tono deciso:

- Toby, devi essere sincero con me. Ti ho sempre fatto domande, e non mi hai mai dato una vera risposta…Ma sono cresciuta adesso, e voglio sapere…Ne ho il diritto. Ma ti prego di dirmi tutta la verità, ogni minimo particolare, perché io vivrò per quello. Ti prego, dimmi com’era mio padre.

Toby, che si aspettava una domanda ben peggiore, riguardante la loro fuga per esempio, rimase per un attimo allibito. Poi sussurrò:

- Tutto?

- Tutto- rispose lei- come vi siete conosciuti, cosa avete fatto. Tutto.

Il ragazzo sospirò. Non le sarebbe piaciuto quello che stava per sentire, ma in fondo perché mentire? Raccontò sempre a voce bassa:

- Ho passato la mia infanzia all’orfanotrofio. Ci trattavano in modo orribile, lavoravamo duramente, i pasti erano scadenti e non era raro vedere topi zampettare sul pavimento. Di notte potevano succedere cose orribili. Speravamo di essere adottati, o spediti in qualche famiglia. Un giorno dissero che c’era un’offerta per un bambino maschio della mia età. Un barbiere stava cercando un ragazzo che potesse fargli da apprendista e aiutante. Immediatamente portarono me e gli altri miei coetanei di fronte al nuovo acquirente. Dicevano che era un barbiere molto potente e rispettato in città, e che sarebbe stata una fortuna essere preso da lui. Quando lo vidi per la prima volta indossava un vestito sgargiante sotto un pesante cappotto di pelliccia, e ci squadrava tutti con aria sprezzante e indagatoria. Era altissimo, aveva i capelli scuri e un paio di baffetti. Sembrava quasi uscito da un mondo parallelo, o almeno, così pensai io. Tutti lo osservavamo speranzosi, lui, con l’aiuto di una donna dell’orfanotrofio, ci squadrava uno ad uno. Poi indicò me. "Questo fa al caso mio" disse. La donna sorrise, sicuramente felice di sbarazzarsi di una bocca da sfamare. Il barbiere dovette firmare qualche pratica, e poi mi condusse fuori con sé. Sembrava gentile con me. Così ho conosciuto Adolfo Pirelli, tuo padre. O meglio, quello era come si era presentato a me, ma era solo il suo nome d’arte. Si chiamava Davey Collins.

Serafine sembrava molto eccitata e presa dal racconto. La descrizione combaciava con quella data dalla madre, e anche il nome d’arte. Peccato, le sarebbe piaciuto chiamarsi Pirelli. Toby proseguì:

- Però, se devo essere sincero con te Serafine…Vedi, è questo che non ti ho mai detto. Lui sembrava gentile con me. Non lo è mai più stato, varcata quella porta. Non dico di essere capitato in un posto peggiore dell’orfanotrofio, ma… È stato terribile. Era il mio padrone, e non faceva altro che addossarmi le colpe di tutto ciò che sbagliava, mi assegnava i lavori più umili, dovevo ricordargli ogni appuntamento, essere complice dei suoi affari più disonesti (non ti dico che cos’era il meraviglioso Elisir Pirelli) e spesso mi…Mi frustava, Serafine.

La gioia era scomparsa dal volto di Serafine. Quello era un lato di suo padre che le era del tutto oscuro. Non poteva essere vero…Suo padre aveva trattato Toby in quel modo? Come uno schiavo, l’aveva usato e torturato a suo piacimento…No, non poteva essere vero. Il ragazzo si affrettò a dire:

- Scusa, ma avevi detto di voler sapere tutto…

- Va’ avanti.- disse semplicemente lei.

E lui obbedì:

- Dopotutto ero un assistente, ed era lui a comandare. Inutile dirti che lo temevo, e facevo tutto con grande diligenza e precisione, nella paura di farlo infuriare. Ma perlomeno avevo un letto e un pasto assicurato. Vedi, io credo che lui mi trattasse così…Perché aveva avuto un’infanzia dura quasi quanto la mia. Anche lui era stato un apprendista…Me lo ripeteva sempre. Ma voleva di più, voleva riscattarsi, essere qualcuno. Io facevo parte della sua idea di supremazia. Avere un sottoposto…

- È terribile.- commentò Serafine.

Toby raccontò:

- Ma io ero solo un bambino, un orfanello che lui aveva pescato tra tanti altri ragazzini…E non credo avesse mai avuto qualcosa di veramente bello nella vita, tranne la sua popolarità. Con tua madre è stato diverso. Di lei era innamorato, sul serio. Non stavo più con lui quando l’ha conosciuta, ma tua madre mi dice sempre che con lei era dolce e divertente. Ricordo che ammonito da lei mi trattò persino con benevolenza. Doveva fargli un certo effetto. Credo che l’abbia reso migliore, in questo senso. Peccato che non mi sia potuto godere la trasformazione, con me è sempre stato terribile.

Serafine, un po’ più sollevata da queste ultime rivelazioni, chiese:

- Credi che mi avrebbe voluto bene, allora?

- Certo! Quando tua madre gli disse che aspettava te, era così felice…Sarebbe stato molto fiero di te.- rispose subito Toby.

Serafine sorrise, senza però capire come mai Pirelli avesse trattato in quel modo il ragazzo e invece fosse stato così amorevole con la madre. Poi chiese:

- Hai detto che non stavi con lui. Perché?

- Ecco- rispose Toby- al mercato vendevamo i suoi elisir, che ovviamente non erano veri elisir. Un altro barbiere, Sweeney Todd, lo scoprì. E lo sfidò davanti a tutti per metterlo in ridicolo. Tuo padre perse, e, accecato dalla rabbia, mi costrinse ad accompagnarlo al negozio del barbiere per chiedere indietro i soldi persi. Voleva ricattarlo, questo l’ho saputo dopo da tua madre, e mentre saliva al piano di sopra, io rimasi a mangiare pasticci dalla vicina, la signora Lovett. Poco dopo tornai ad avvisare tuo padre che aveva un appuntamento, ma lui non c’era più. Sweeney diceva che se n’era andato, ma io sospettavo qualcosa. Fui messo a tacere col…Eh sì, devo ammetterlo, gin. E quando svegliai Mrs. Lovett mi propose di lavorare per lei, dato che tuo padre non era tornato a prendermi ed era già buio. In realtà era stato aggredito dal barbiere e tua madre l’aveva tratto in salvo. Col tempo mi dissero che probabilmente gli era capitato qualcosa di brutto e non sarebbe tornato. Ma io sapevo che qualcosa non quadrava, Sweeney Todd doveva essere il colpevole. Un giorno al mercato infatti avvicinò Claudia per estorcerle informazioni, e venni a sapere che era vivo. Così mi precipitai al loro negozio e vidi che stava bene. Lo avvertii che il signor Todd voleva finire l’opera irrompendo in casa loro e uccidendoli entrambi. Fu allora che mi ringraziò. Per la prima volta.

Serafine era colpita. Tutte quelle notizie…In una sola volta! Sapeva un po’ la storia…ma non così articolata, e non da questo punto di vista. Mormorò:

- Zia Claudia li ha traditi…

- Se n’è pentita…Dice sempre che è stato il suo più grande errore. Non voleva fare del male a nessuno, era stata affascinata da Sweeney Todd. Non era la sola…- disse Toby pensando alla sua signora Lovett.

Si chiese se aveva raccontato troppo. No, poteva ancora andare avanti. Doveva solo evitare di raccontare quella notte.

- Poi è morto?- chiese con un filo di voce Serafine.

Toby rispose:

  • - Sweeney Todd li attaccò e tuo padre difese tua madre. Fu così che morì. È stato molto coraggioso, non me lo sarei mai aspettato da lui…Come ti ho detto, tua madre l’aveva cambiato. Siamo fuggiti quella notte, e Sweeney Todd…Adesso non c’è più.
  • A Serafine non venne minimamente in mente che la sua morte fosse connessa a quella sera, e non fece altre domande. Fu lui a parlare:

  • - Il signor Todd era un uomo orribile. Uccideva i suoi clienti, e la signora Lovett li utilizzava come ripieno dei suoi pasticci…Anche se stavo bene, sapendolo avrei preferito mille volte lavorare per tuo padre, sappilo.
  • Non sapeva se era proprio vero, ma il suo cuore gli diceva che era la cosa giusta da dire. Serafine era disgustata da quest’ultimo racconto, ma l’ultima frase l’addolcì. Mormorò:

  • - Grazie Toby…Grazie di essere stato sincero.
  • La sua voce era così flebile e dolce, Toby sentì crescergli un fortissimo affetto per quella ragazza. Lei lo abbracciò all’improvviso, come per scusarsi per tutto quello che il ragazzo aveva dovuto subire in passato. Rimasero fermi così per un po’, poi Toby la scostò delicatamente e la guardò negli occhi. La baciò.

    Serafine si sentì ribollire in tutto il corpo, ma finalmente quella sensazione si stava sciogliendo. E poteva ammetterlo: era innamorata. Quando le loro labbra si allontanarono sorrisero. Toby disse piano:

  • - Se tuo padre fosse qui, mi ammazzerebbe…
  • E la baciò di nuovo.

    Si addormentarono abbracciati pochi minuti dopo, stanchi ma estremamente felici.

    La notte di Emily e Claudia era stata diversa. Insonne, tormentata. Avevano dormito appena qualche ora. La mattina dopo il negozio era vuoto. Le voci che Anthony stava spargendo in giro stavano dando i loro frutti. Claudia stava ammirando con tristezza la sala deserta, i tavoli pronti e puliti ma totalmente inutili. Non avevano neanche azionato la fornace, perché già il giorno prima la clientela si era ridotta a pochissime persone. Ma quella mattina la situazione era peggiorata ulteriormente: nessuno. Dato che non avevano niente da fare, Emily decise di lasciar perdere i pasticci e concentrarsi sul bucato arretrato. Mentre andava a disfare i letti, appunto Claudia guardava la sala in attesa che arrivasse qualcuno. Sperò tanto che le cose migliorassero. Emily la chiamò dalla camera vicina, quella che per tanto tempo aveva ospitato Pirelli ferito e poi Serafine. Claudia la raggiunse: l’amica aveva bisogno di lei per piegare le lenzuola. Svolsero l’azione in silenzio, immerse in pensieri loro. Poi, mentre Emily riponeva il lenzuolo nel cestino, sentirono la campanella della porta d’ingresso suonare. Un rumore di passi che si avvicinava: dovevano essere diverse persone. Camminavano decise, ma tutto avvenne in pochi secondi. Le due donne, stupite, avevano raggiunto la sala del negozio, e videro avanzare tre uomini dal fare minaccioso, vestiti di nero, muniti di manganelli. Erano poliziotti.

  • - Che cosa…?- provò a dire Emily all’improvviso terrorizzata.
  • Ma uno degli uomini la afferrò bruscamente, e mentre lei cercava di dibattersi le serrò le braccia dietro la schiena in modo che non potesse muoversi più di tanto. Lo stesso trattamento fu riservato a Claudia, che non fece in tempo a fuggire. Le due gridavano e si dimenavano, chiedendo che cosa stesse succedendo, anche se in cuor loro temevano la risposta. Uno degli uomini, scortandole fuori, disse:

  • - Smettete di agitarvi, dovete venire con noi. Siete in arresto per l’omicidio di Sweeney Todd.
  • ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
  • Capitolo bello pieno eh? Quante emozioni tutte in una volta! Ora comincia l'azione...
  •  

      
    Leggi le 1 recensioni
    Segui la storia  |        |  Torna su
    Cosa pensi della storia?
    Per recensire esegui il login oppure registrati.
    Capitoli:
     <<    >>
    Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Sweeney Todd / Vai alla pagina dell'autore: Elelovett