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Autore: Akuma    25/11/2010    3 recensioni
« Su la mano, chi non si è mai chiesto come ci si senta ad essere onnipotenti?
Non onnipotenti come il Padre Eterno, quella è roba superata! No, io parlo dell’illimitata facoltà di disporre di denaro e persone a proprio piacimento, di viaggi, di auto di lusso, di cibo prelibato, di donne mozzafiato.
Andiamo, chi non si è mai posto la questione?
Beh, a tutti coloro che almeno una volta hanno sognato tutto ciò, io posso rispondere senza troppa difficoltà.
E senza arroganza o presunzione, gente, semplicemente perché io sono Ryoma Hino, forse la rockstar più quotata di tutti i tempi dopo Angus Young.
Lui era stato eletto “individuo di bassa statura più importante del mondo”, io mi sono guadagnato il titolo di “persona dai capelli ossigenati più influente del pianeta”.
Persino Eminem è stato costretto a capitolare al mio cospetto.
Sono praticamente un mito, quindi fate largo, sarò io a rispondervi! »
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Juan Diaz, Luis Napoleon, Ramon Victorino, Ryoma Hino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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6TH TRACK - Far Away

La mia accompagnatrice non era proprio nei canoni, ma il divertimento sarebbe stato assicurato.

Dopotutto era stato Victorino stesso a raccomandarsi di cambiare abitudini.

- Ehi, sistemati la camicia, sembra che tu abbia appena preso a pugni qualcuno.-

Napoleon era così carino con me.

- E tu abbassati quel colletto, non sei mica Tony Manero.-

Io non ero da meno.

- Attento, le fanwriters inizieranno a scrivere storie omosex su di voi.-

Ci voltammo con un brutto muso, tutti intenti a prendere a cazzotti chi aveva appena parlato, quando il volto sereno di Victorino ci si palesò davanti.

Strano, non avevo nemmeno riconosciuto la voce del mio migliore amico.

- Lo fanno già su noi due, Ramon.- risposi, salutandolo con un abbraccio - Che diavolo possono inventarsi ancora, un threesome?-

Meglio non dare strani spunti.

Nello stringerlo energicamente come ero solito fare, mi resi conto che doveva essere dimagrito parecchio, dal momento che riuscivo a tratti a tastargli le ossa.

- Ti metti a fare diete da signorina, eh?- buttai là, alzando un sopracciglio con fare canzonatorio.

- E’ la dura vita del sex symbol hollywoodiano, che vuoi farci! Metti su un chilo, - si puntò il dito indice alla tempia e fece fuoco col pollice - e sei morto.-

Scoppiai in una risata che riconobbi immediatamente essere liberatoria.

Non riuscii a riconoscerne il motivo, ma rivedere Ramon dopo così tanto tempo fu un toccasana. Lo stress, le donne, i tira e molla, la fatica, i successi e le delusioni della vita passavano, ma la sua presenza accanto a me si manteneva solida e costante come quella di un colossale idolo di pietra.

Sacro, oserei dire. Autentico.

Realizzai in quell’istante, in posa davanti al gigantesco poster del suo ultimo successo, che senza di lui probabilmente non avrei avuto appigli.

Davanti ai flash dei fotografi, completamente immersi in un altro universo, compresi che io senza di lui sarei stato completamente solo.

La famiglia che avevo era piuttosto disastrata e in un mondo di pescecani come il nostro farsi dei veri amici era roba da X-Files. Era già difficile tra gente comune, figurarsi sotto le luci della ribalta, dove si sgomitava e ci si accoltellava a vicenda pur di ottenere mezzo minuto sotto i riflettori.

Non era l’avere qualcuno a cui raccontare della mia ultima avventura, per quello poteva bastare Diaz, non era nemmeno l’ubriacarsi fino al collasso in uno dei club più in di Los Angeles, cosa che con Napoleon avrei perpetrato a lungo, non era niente di tutto questo a fare la differenza tra Ramon e il resto del mondo.

Perché Ramon era mio fratello.

Qualcuno a cui ero legato col sangue. Qualcuno che anche se ci fossimo perduti, ero sicuro di ritrovare in qualsiasi angolo del mondo.

Era così dal giorno in cui mi passò la palla in una partita di calcio alle elementari. Ed io segnai un gol.

Da allora lui era sempre lì a condurre il gioco, ed io a finalizzarlo. E, attenzione, non ero affatto io l’atleta essenziale, poiché senza di lui non avrei avuto alcuna palla da calciare in rete.

Eravamo insieme dai tempi andati, decidemmo persino di iscriverci allo stesso istituto per giovani talenti e lì ognuno scelse il suo campo, la sua specialità. Così io iniziai la gavetta nel mondo della musica, mentre lui nel teatro e poi nel cinema.

Camminavamo insieme, marciando su un percorso parallelo, spalla contro spalla, da sempre.

Era rimasto con me ed io con lui, nonostante le distanze e gli impegni inderogabili. E la vita che si era fatta giorno dopo giorno sempre più complicata. Lui era con me a sostenermi, a spalleggiarmi, a farmi compagnia. E non c’era volta in cui non mi voltassi indietro e non incontrassi quel piccolo centrocampista improvvisato dagli occhi verdi pronto a passarmi il pallone.

- Ramon, ti presento la mia accompagnatrice.-

Louis gli tese la mano con il suo tipico fare sprezzante.

- Enchanté, tesoro.-

- Drastico cambio di rotta, nh?- commentò Victorino, scoprendo i suoi denti bianchi, stringendogliela.

- Nah, è per pubblicizzare la collaborazione più spaziale di tutti i tempi!- fu la risposta che gli arrivò dal deejay dal ciuffo biondo.

- Ah ah, spaziale dici? Non sentivo questa parola dai tempi del liceo!-

La risata inconfondibile di Ramon fu immortalata da un reporter in prima fila oltre il nastro rosso. Ne sarebbe scaturita una prima pagina da urlo, il giorno dopo. Tutti avrebbero parlato del terzetto d’oro della prima e le donne si sarebbero strappate i capelli dal rimorso per non avervi presenziato.

- Tornerà di moda, amico, comincia a scommetterci.-

Gli rispose categorico Louis, continuando a sorridere ai flash.

Fu un party piacevole e movimentato, finché tra l’ingresso di Robert Downey Jr e Cher non comparve lei.

Mentre stavo per andare a salutare la mia cara amica, Madame LaPierre [3], fui indotto a voltarmi verso il mio ultimo, grande errore: Naoko, la psicotica geisha Naoko che mi ero portato a letto la sera prima.

Fasciata in un elegante tubino nero, si affannava per salutarmi con un sorriso a trentadue denti, avanzando rapidamente al braccio di un tizio che avrei preferito fosse Shingo Aoi, invece di Kojiro “Tha Tiger” Hyuga, il rapper più sovversivo della East Coast.

- Oh, merda.- pietrificai.

- Che c’è?- domandò repentinamente Victorino, voltandosi e realizzando all’istante - Un’altra delle tue bravate?-

- Eh? No... - cercai di buttare là, ma Napoleon mi precedette.

- Si è solo fatto una psicopatica.-

- Grazie, Louis.-

Molto, molto carino come sempre.

Lui si strinse nelle spalle come a dirmi che non aveva mica detto nulla di male se non la verità, mentre l’improbabile coppia guadagnava terreno.

- Ciao, Ryoma!- esordì la ballerina, ravviandosi i lunghi capelli neri - Dato che mi hai detto che avresti presenziato alla prima, ho deciso di farti una bella sorpresa ed aggregarmi al mio fratellone!-

Oramai non credevo più a Candid Camera: ero per forza di cose diventato il protagonista di The Truman Show.

- Hyuga è tuo fratello?- biascicai come un ubriaco.

- Certamente!- fece lei, agitando le lunghe ciglia dipinte - Koji, ti presento Ryoma Hino.-

Gli strinsi la mano con convinzione, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di riprendere la mia aria da uomo che non deve chiedere mai - soprattutto sapendo quanto Tha Tiger teneva alla sua piccola, adorata sorellina.

Come un buon rapper che si rispetti, i suoi brani trattavano per la maggior parte di gang, pistole, prostitute, droga e scazzottate. Ma c’era un piccolo particolare che faceva la differenza tra lui e gli altri spara-rime a mitraglia, ovvero il suo smodato amore per la famiglia, in particolar modo per la verginità della sorella minore.

All’oscuro del fatto che questa fosse di pubblico dominio, Hyuga inneggiava continuamente a quanto l’unica cosa pura rimasta nel suo sporco mondo di ghetti e sparatorie fosse quell’angelo di sua sorella Naoko.

Già, quella Naoko.

La Naoko che si faceva strada nel mondo della danza e nelle mutande di noi povere vittime della sua imperante psicosi.

Era brava nel suo mestiere, non c’è che dire. Perlomeno, in quello non dichiarato.

- Gli ho raccontato del provino che ho fatto per entrare nel tuo corpo di ballo!- esclamò, giuliva - Quando ci farete sapere l’esito?-

-  Credo tra qualche settimana, abbiamo esaminato molte professioniste.-

Promemoria: contattare Juan Diaz e dirgli di depennare Naoko Hyuga dalla lista delle candidate.

Kojiro mi lanciò un’occhiata assassina da dietro la lunga frangia ribelle.

Dannazione, aveva intuito qualcosa.

- Mi piacciono i tuoi dischi.- mi disse invece, spiazzandomi.

- Oh.- alzai un sopracciglio.

Era forse un tentativo per avvicinare il nemico e poi tagliargli la gola con più facilità?

- Anche a me piacciono i tuoi.- finii per mentire, per il bene della diplomazia.

Ecco, era in momenti come quelli che avrei voluto che Diaz fosse con me, invece che essere disperso chissà dove nel tentativo di portarsi a letto la bionda che già una volta l’aveva troncato sul nascere.

Mi sarei aspettato un “bene, fa’ in modo che continuino a piacermi”, invece Hyuga non mi minacciò, mi rivolse semplicemente un mezzo sorriso prima di allontanarsi. Non seppi se ritenerlo un bene o un male, dal momento che Naoko si voltò indietro strizzandomi l’occhiolino e mimando con la mano un telefono, inducendomi a controllarmi una tasca e scoprire che ci aveva infilato un bigliettino con il suo numero, accompagnato da una sconcezza tale che credevo solo gli uomini fossero in grado di concepire.

- Gesù, se quello scopre che ti sei portato a letto sua sorella, ti scuoia vivo e ti infila su uno spiedo!-

Napoleon, Master in delicatezza.

- Hey, hey, hey! So trattare coi cannibali.- asserii, più macho di Bruce Willis.

- L’hai fatta grossa questa volta, eh, amico!- Victorino stava già ridendo a crepapelle prima ancora che i due avessero mosso il primo passo verso la sala.

- Come facevo a sapere che quella è sua sorella? Non si somigliano neppure!- stracciai il pezzo di carta e per poco non me lo mangiai.

- Beh, più che del fatto che sia la sorella del rapper... dovresti preoccuparti di chiedere le credenziali delle donne che ti porti a letto, d’ora in poi.-

- Se sapessi quali sono, le sue credenziali!- mi portai una mano alla fronte.

Ci mancava solo che cominciasse a prendermi in giro anche lui, allora sì che le cose potevano dirsi degenerate.

Comunque, dopo quell’episodio mi convinsi fermamente ad eliminare Naoko dalla piazza, non volevo più sentire parlare di lei, né avrei permesso che s’infilasse nuovamente nel mio letto.

Ciò che non sapevo era che non sarebbe stato così facile.

 

 

- Naoko Hyuga, numero quarantacinque.-

- Che?!- strabuzzai gli occhi e una sincope improvvisa si impadronì del mio sistema nervoso - No! Non se ne parla neanche! Quella va rinchiusa!-

Juan Diaz si voltò verso di me con aria interrogativa. Aveva appena nominato colei che mi avrebbe perseguitato fino in capo al mondo, se solo ne avesse avuti i mezzi, e di certo io non potevo permettere che entrasse a far parte della coreografia ufficiale.

- Juan! Diavolo, permetti due parole?!- lo afferrai sottobraccio e lo condussi lontano dal tavolo degli scrutinatori, decisamente contrariato - Senti un po’, ma sei completamente impazzito? Prima ti dico che quella mi perseguita e poi tu la inserisci nel secondo gruppo?!-

- Calmati, amico, fly down.- il mio agente si esibì in un sorriso a trentadue denti in direzione degli osservatori artistici, rivolgendo loro un simpatico cenno di saluto con una mano - Prima di tutto, sta a sentire me: la ragazza è brava, gli scrutatori l’hanno reputata in grado di passare la selezione, che cosa vuoi che faccia, io? Vuoi che vada da loro e gli dica che quell’idiota del mio beniamino, qui, se l’è portata a letto e ora non la vuole più vedere?-

- Sì!-

Non mi pareva poi così difficile.

Diaz alzò gli occhi al cielo, conferendomi un sonoro manrovescio su un braccio.

- Andiamo, lo sanno tutti che quelle ragazze vanno a letto con chiunque!- mi lamentai, sbuffando - Con tutta probabilità anche quei grandi osservatori dello spettacolo laggiù se ne sono fatte tre o quattro!-

Era così che girava il mondo, mi stupivo del fatto che le cose non fossero mai chiare e mi chiedevo per quale cavolo di motivo tutti sapessero, ma facessero finta di niente. Che diavolo d’etichetta dovevamo rispettare? Non era abbastanza palese, la questione?

- Sistemami il nodo della cravatta.- Juan mi riportò alla realtà.

- Che? -

- Sistemami il nodo della cravatta!- ripeté, mentre io mi decisi ad eseguire.

Mi accorsi che gli scrutatori ci stavano guardando con sospetto, per questo Diaz aveva messo in atto una perfetta manovra evasiva.

- Ah, tutto a posto, gente.- esordì, riavvicinandosi al tavolo - La nostra rockstar, qui, soffre un po’ lo stress accumulato recentemente, per cui direi che possiamo andare avanti anche senza di lui, dopotutto si parlerà di dettagli tecnici d’ora in avanti, giusto?-

Poi, senza attendere risposta, mi accompagnò alla porta.

- Fatti un giro, okay? Vai a svagarti un po’, qui ci penso io.- mi batté un colpo amichevole sulla spalla - Mancano ancora due fasi di selezione, fidati di me e non dare di testa o complicare le cose come tuo solito, faremo in modo che il corpo di ballo definitivo non comprenda la tua nevrotica fiamma.-

Con un’occhiata non so se dire riconoscente o d’ammonizione, voltai i tacchi e infilai la porta.

Speravo vivamente che Diaz eliminasse in qualche modo dalla faccia della terra colei che quella stessa mattina mi aveva fatto trovare in caffetteria il peluche di un procione con dei cioccolatini e una lettera che si distanziava notevolmente dallo spirito romantico del regalo.

Avevo dovuto cestinarlo all’istante con uno slam dunk degno di Michael Jordan per evitare di essere beccato in flagrante da qualcuno a sollazzarmi con un procione vibrante in mano.

Maledetta pervertita.

Comunque, schizzai alla velocità della luce fuori dalla sala riunioni diretto verso l’uscita più vicina. Il mio passo fu rallentato soltanto dalla voce di Napoleon, insolitamente stridula.

- E vuoi piantarla di starmi sempre tra i piedi? Ti diverti a stuzzicarmi, saltando fuori ogni volta che metto piede qui dentro? Non mi piaci per niente, El Cid, quindi piantala!-

- Invece tu mi piaci un sacco, Louis.- gli fu risposto da una seconda voce, che riconobbi immediatamente essere quella fine e garbata di Pierre - E’ per questo che lo faccio.-

- ...eh?- mi lasciai sfuggire, che poi fu l’esatto monosillabo che pronunciò Napo, del tutto spiazzato.

Ovviamente non potei non accostarmi alla porta semiaperta e gettare un’occhiata all’interno della saletta, dal momento che se quella testa calda di Louis si fosse proiettato contro il suo acerrimo nemico con un calcio rotante, avrei almeno avuto il tempo materiale per evitare il pestaggio in diretta.

Invece, inaspettatamente, fu Pierre a proiettarsi contro Louis, o meglio, addosso a Louis.

Ed allora i miei dubbi sulla presunta omosessualità di El Cid furono fugati all’istante, mentre Napo veniva sospinto sulla console con la veemenza di una vera e propria aggressione.

Ero pressoché sicuro che il focoso capellone avesse appena firmato la sua condanna a morte, quando Louis - Louis Napoleon, l’omofobo collerico ed intollerante - lo sospinse indietro, facendolo finire contro la porta da cui mi scostai appena in tempo per evitarmi una plastica al naso, e fece scattare la serratura in un’apoteosi di ansimi e palpate.

Ora, sinceramente, non sapevo se essere più sconvolto per loro o per il procione.





[3] Cherylin Sarkisian LaPierre è il vero nome di Cher.
   
 
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