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Autore: AnnaOmbraBrambilla    25/11/2010    2 recensioni
E' un estratto di un mio racconto. Vorrei solo un parere. Tralasciate di commentare il nome del protagonista maschila, è giusto perché non ne ho ancora trovato uno.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oznecniv mi condusse fuori dal Palazzo, mentre il cielo si tingeva degli arbori della notte e una luna splendida si affacciava sul mondo. Seguendo una via visibile solo ai suoi occhi, mi guidò con dolcezza nella boscaglia.
Il Demone scavalcò abilmente delle rocce che ostruivano il passaggio, poi, senza proferir parola, mi tese la sua mano. Mi aiutò a raggiungerlo e quando gli fui accanto, mi sorrise.
«Chiudi gli occhi» bisbigliò al mio orecchio.
Ed io lo feci, curiosa e fiduciosa. Oznecniv mi sollevò da terra con delicatezza, ed io lasciai che le mie mani si chiudessero intorno al suo collo. Poggiai la testa sulla sua spalla e ascoltai il battito calmo del suo cuore.
Camminò per meno di un minuto, poi mi fece scivolare con dolcezza a terra e, cingendomi la vita fino a far aderire la mia schiena al suo petto, mi sussurrò di aprire gli occhi.
Niente vale tanto quanto lo spettacolo che mi fu offerto. Un lago di liquido inchiostro d’argenti s’increspava sotto un filo d’aria. Le pieghe della superficie dell’acqua riflettevano la luna come fosse composta da mille diamanti deposti su un manto di velluto.
«Quando torneremo a Palazzo, sarà tutto come prima, vero?» lo chiesi accettando di buon grado il suo abbraccio.
«Goditi questo momento e non pensare al poi» con un leggero movimento del corpo mi fece voltare verso di lui.
Le sue mani mi carezzarono i capelli, il viso, mentre le sue labbra sfioravano le mie in un bacio che mai avrei pensato potesse appartenergli. Non c’era lussuria nei suoi gesti, né desiderio, solamente il bisogno di avermi al suo fianco.
«Vieni, sediamoci» . Non potei che ubbidire, stregata dalla sua magia.
In riva al lago, dei sassi piatti sembravo proprio essere utili al nostro scopo.
Il Principe mi accompagnò tenendomi la mano vicino alla riva, e lo imitai quando si accovacciò sulle pietre, accocolandomi tra le sue gambe. Mai nessun posto mi era parso tanto accogliente: il cielo invernale e le stelle come soffitto e l’abbraccio di Oznecniv come parete.
«Adoro questo posto» mormorò dolcemente al mio orecchio «e nessuna donna è mai stata qui prima, nessuna».
Con un gesto di una tenerezza sconfinata, mi accarezzò i capelli e ne sistemò alcune ciocche che mi coprivano i viso dietro le orecchie.
Incominciò poi a baciarmi il viso e nuovamente bisbigliò accostando la sua guancia alla mia tanto da farmene percepire il calore «Sei bellissima. Ecco perché ti ho portata qui».
Non seppi cosa rispondere. Mi limitai ad appiattirmi contro di lui, la testa tra la sua spalla e il suo viso, una mano alla ricerca della sua.
Avrei dato la mia eternità perché il tempo si fermasse, ma i minuti continuarono a scivolarci addosso e le parole che Oznecniv mi rivolse furono le più belle che mi furono mai rivolte. Penso tutt’oggi che quel momento sia stato il più grande riscatto dopo mesi di sofferenze e che sia un riscatto rispetto ai secoli che continuo a vivere senza di lui.
Una luminosa, lunga stella cadente saettò nel cielo, spaccandolo in due davanti ai nostri occhi.
«Hai espresso un desiderio?» alzai il viso verso di lui per coglierne ogni minima espressione.
«Perché?» domandò con una certa incertezza nella voce.
«Perché si fa quando si vede una stella cadente: si pensa a quello che si vuole e si chiede a lei di aiutarci» risposi.
Mi aspettavo che Oznecniv mi dicesse una delle sue solite frasi, che lui otteneva sempre quello che voleva, ma mi sorprese, ancora una volta, in quella notte.
«Se lo faccio adesso, pensi che varrà comunque?».
«Non lo so. Prova».
A distanza di anni so che il mio desiderio è stato spazzato via dall’alba di quello stesso mattino. Ma sono fiduciosa. Prima o poi, la mia stella risponderà all’appello.
Il Principe mi raccontò alcuni aneddoti della sua vita, mi descrisse l’Oltremare. Mi aprì uno spiraglio sulla sua realtà ed io potei affacciarmi senza essere respinta.
Poi un silenzio ideale e perfetto interruppe le nostre parole ed io pensai che, vista la sua impertinenza, avevo il diritto di interromperlo a mia volta.
«Ci sono donne che farebbero follie per essere qui» la mia voce suonò più tranquilla di quanto io fossi in realtà «Perché io?».
«Nolim» si bloccò e prendendo un respiro profondo continuò «sei così dolce, pura e innocente. Nel tuo cuore non c’è ombra di meschinità» sospirò «Sento che mi ami. Mi ami. Non per le mie ricchezze o per il mio potere. Ami semplicemente me» con quanta difficoltà aveva pronunciato quelle parole «Oggi ho mentito quando ho detto che non vali niente, che non sei preziosa. Ho riscontrato in te uno straordinario valore» il suo abbraccio si fece più forte «Ora che ti ho trovata, per favore, non lasciarmi.
Questa notte, per una notte almeno, amami senza altri pensieri… Da parte mia, cercherò di mostrare la profonda affezione che provo per te.
Domani faremo finta che tutto questo sia stato un bel sogno».
Volevo interromperlo e chiedergli perché non potesse essere realtà, la nostra realtà. Ma ormai ero persa nel bacio che mi stava dando e nelle sue carezze.
Accettai dunque l’idea che per quella notte almeno sarei stata felice e che tutto il resto sarebbe stato uno sbiadito sogno.
  
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