EDMUND’S DOUBTS AND THE
LION’S ROAR – part 1
La
scrivania era sommersa da decine di fogli e
libri accatastati alla rinfusa, una mappa srotolata proprio al centro
del
tavolo riportava una dettagliata rappresentazione della regione di
Ettinsmoor,
terra dei giganti. La zona confinante con Narnia era costellata di vari
segni
rossi e frecce, evidente risultato di tutte le postazioni di difesa che
stavano
sorgendo sotto la guida del Giusto, parte fondamentale del piano di
difesa che i
sovrani avevano progettato, ma il lavoro era evidentemente rimasto
incompleto.
Accanto
al tavolo, di fronte all’ampia finestra
bifora che donava luce alla biblioteca, stava ritto re Edmund, perso
nei propri
pensieri, i cui intensi occhi scuri scrutavano qualcosa al di
là del vetro. La
penna con cui aveva appena finito di scrivere una relazione era ancora
stretta
in mano.
Il
rumore cigolante di una porta che si apriva
lentamente lo costrinse a interrompere momentaneamente il flusso dei
suoi
pensieri. Si girò appena per osservare il nuovo arrivato.
“Ah,
ecco dove ti eri cacciato! Trumpkin mi ha
avvisato del tuo ritorno, ed è più di
mezz’ora che ti cerco!” esclamò Caspian
appena oltre la soglia dirigendosi velocemente verso il futuro cognato.
“E’
da tempo che voglio restituirti una cosa..”
disse concitato “…ma non ho mai… Ehi!
Che ti succede? E’ successo qualcosa di
grave a nord?” chiese di colpo allarmato notando la strana
espressione che
ancora aleggiava sul volto dell’amico.
“No,
niente” rispose il ragazzo che nel frattempo
era tornato a guardare fuori dalla finestra “Non abbiamo
subìto nessun attacco
e non ci sono tracce del nemico per ora. Stavo solo
pensando…”
Caspian,
curioso, si avvicinò alla vetrata e,
seguendo lo sguardo di Ed, vide che l’oggetto delle sue
attenzioni era Susan.
Il re sorrise impercettibilmente ammirando con quanta grazia la sua
fidanzata
stesse guidando l’allenamento giornaliero degli arcieri, come
si muoveva rapida
tra i soldati aggiustando con gentili tocchi le posizioni errate dei
meno
esperti. Con un’occhiata esperta vide che ormai la lezione
stava volgendo al
termine.
“E
a cosa stavi pensando di preciso?”
L’amico
trasse un profondo sospiro, poi disse: “A
Lucy.”
Caspian
lo guardò sorpreso: non solo quella non
era la risposta che credeva di sentire da Edmund, ma il tono con cui
aveva
parlato lo aveva allarmato. “No,
decisamente c’è qualcosa che non va in lui oggi.”
pensò.
“A volte
vorrei capire Aslan come lo capisce lei. Hanno un rapporto particolare
loro
due, l’hanno avuto fin dal primo
momento…” continuò il Giusto che parve
non
aver notato lo sbigottimento dell’altro
“So
perché Aslan ha permesso a Susan di tornare.
Ha ancora così tanto da scoprire e vivere qui a Narnia, ha
ritrovato la speranza
nel futuro grazie a te, e uno scopo nella vita come nuova regina di
Narnia e
Telmar. Ti confesso che a volte sono invidioso di lei… E non
osare fraintendermi,
chiaro?” aggiunse
minaccioso socchiudendo gli occhi finalmente rivolti verso Caspian.
Aveva
notato lo sguardo ironico del nuovo re, certamente sul punto di fare
una
battuta a proposito di un Edmund desideroso di diventare
“regina”…
“Scusa…”
rispose l’altro mordendosi le labbra: non
era proprio il momento di scherzare, pensò con un leggero
senso di colpa.
“E’
solo che mia sorella ha trovato tutte le
risposte che cercava, ha persino parlato con il grande Leone e sono
molto
felice per lei, ma… A volte mi domando perché
Aslan mi ha fatto tornare…” mormorò
tornando a osservare Susan che nel frattempo, finito
l’addestramento, si era
fermata a parlare con Leah, che stava raccogliendo dei fiori in
giardino.
“Ti
manca forse il tuo mondo?” chiese titubante il
telmarino, non riuscendo ancora a capire cosa tormentasse il giovane re.
“No,
no! Narnia è la mia vera casa, questo lo so
da molto tempo oramai. Ma, Caspian, perché sono tornato
proprio io? Perché non
far tornare anche Lucy e
Peter? Pete sarebbe certo stato molto più utile di me in
guerra contro i
giganti…”
“Non
dire così!” l’espressione di Caspian si
indurì: sapeva per esperienza personale che
l’abitudine al comando del Re
Supremo spesso oscurava involontariamente le iniziative altrui, ma non
sopportava l’idea che l’amico pensasse di essere
una seconda scelta, un ripiego
certamente meno gradito del fratello…
Aveva
finalmente capito il suo malessere, Ed aveva
la stessa espressione tormentata di Susan quando l’aveva
trovata nel bosco in
primavera: si era tranquillizzata solo una volta che aveva parlato con
Aslan. L’incertezza
del futuro, l’incapacità a trovare un ruolo
stabile, uno scopo preciso e un
senso al suo ritorno a Narnia stavano affliggendo Edmund
così come avevano rattristato
la sorella qualche mese prima.
“Abbi
fede…” mormorò Caspian.
“Come?”
“Abbi
fede!” ripeté a voce alta “Sono sicuro
che
Aslan ha un piano, ti ha fatto tornare per un motivo preciso che
capirai a
tempo debito… E forse c’è una ragione
se tuo fratello e
Lucy non sono ancora qui, anche se presto
arriveranno.”
“Come
fai ad esserne così sicuro?”
“Ce
l’ha rivelato Aslan.”
“Ah…
Ma come faccio ad agire bene se neanche so
cosa Aslan vuole che io faccia? Cosa succederà se non mi
rivelo all’altezza?”
chiese alzando la voce.
“Devi
solo comportarti per come sei, Edmund, non
devi fingere di essere qualcun altro. Non devi fingere di essere Peter.
Sii
semplicemente te stesso!”
“E
se essere me stesso non bastasse per vincere la
guerra? Che ne sarà di Narnia? Sarà ancora in
balia di una strega per altri
cento anni o più?” adesso Edmund, senza
accorgersene, stava gridando.
“Edmund!”
lo rimproverò Caspian assumendo un tono autoritario
“Pensa a tutto quello che hai fatto in passato! Pensa a tutto
quello che stai facendo: il tuo
piano è brillante, abbiamo
messo in sicurezza i villaggi confinanti con Ettinsmoor, sei appena
tornato da
un’altra missione! Credo che Aslan ti abbia fatto tornare da
solo per farti
capire una buona volta che sei una persona in gamba. Che riesci a
superare gli
ostacoli anche senza la guida e il coraggio di Peter perché
anche tu sei coraggioso,
senza la fede di Lucy perché anche tu hai fede!”
“Non
ne sono sempre così sicuro” rispose
mestamente.
“Lo
so, amico mio, ci sono passato anch’io” il
tono di Caspian si raddolcì “Credi che appena mi
sono trovato solo, quando tu e
i tuoi fratelli ve ne siete andati, abbia fatto i salti di gioia? Non
mi
sentivo pronto per tutto questo! Ma ho capito che l’unica
soluzione è cercare
ogni giorno di fare del proprio meglio. Devi affrontare le tue paure e
avere
più fiducia in te stesso.”
Edmund
sapeva che il telmarino aveva ragione, ma
per la prima volta in vita sua si sentiva come spaccato a
metà. Non aveva mai
dubitato di se stesso durante l’Età
d’Oro, ma allora governava insieme ai suoi
fratelli, e la forza del regno risiedeva nel legame che li univa
saldamente
l’uno all’altro. La fede di Lucy, la dolcezza di
Susan, il coraggio di Peter e,
a detta degli altri, la sua saggezza: questo,
secondo lui, rendeva grande Narnia.
Ora
invece erano divisi, e si sentiva spaesato, a
disagio, come se gli avessero strappato a forza un arto. Forse
dopotutto l’intuizione
del telmarino era giusta, era quello che Aslan voleva da lui:
più fede in se
stesso, accettando che i tempi ormai erano cambiati.
“Hai
ragione, Cas… Per il grande leone, non so
proprio come fai a capirmi così bene!”
d’altra parte era fortunato, pensò,
aveva ancora sua sorella al suo fianco e Caspian, un nuovo e prezioso
compagno.
“Ora
non diventare troppo sentimentale, però! Non
vorrei si ripetesse la stessa scena del ballo di
fidanzamento” rise l’altro
stemperando la pesante atmosfera.
Ed
gli batté una mano sulla spalla: “Non
c’è
problema, fratello! Dammi due minuti e tornerò
l’Edmund Pevensie impertinente e
ironico di sempre.”
“Bene!”
“Cambiando
argomento, sbaglio o mi stavi cercando
per restituirmi qualcosa?”
“Hai
ragione!” trasalì Caspian cominciando a
trafficare con i lacci di una borsa che teneva in mano. Quando
finalmente
riuscì ad aprire la bisaccia, con un esperto gesto teatrale
gli porse un
curioso oggetto argenteo.
“La
mia torcia, credevo di averla persa!” esclamò
stupefatto
l’amico afferrandola.
“L’abbiamo
trovata sulla torre più alta del
castello di Miraz il giorno dopo la vostra partenza. Ho pensato di
custodirla
fino al tuo ritorno, e ora è tempo che te la
restituisca!”
“Grazie
Caspian” Poi, dopo un momento di pausa
aggiunse: “Sei sicuro che non serva di più a
te?”
“Come?”
chiese confuso.
“Sai,
i corridoi di Cair Paravel sono molto bui la
notte…” rispose allusivo l’altro.
“Che
intendi dire?” il volto di Caspian iniziò ad
arrossire lievemente sotto l’abbronzatura: temeva di aver
capito a cosa
alludeva il futuro cognato.
“Caspian,
la stanza di Susan è all’altro capo del
corridoio rispetto alla mia… Anche se ormai sto
più al fronte che a casa, credi
che non mi sia mai accorto di un’ombra misteriosa che spesso
vaga in quell’ala
del castello di notte, anche se la sua camera da letto è
addirittura su di un
altro piano?”
Il
viso del telmarino avvampò per la vergogna. Di
colpo, fu consapevole che dietro l’aspetto da ragazzino
sedicenne di Edmund si
celava in realtà un esperto re nel pieno della
maturità, che lo aveva scoperto
a intrattenersi in “particolari
attività” proprio con la sorella!
Gli
parve di essere tornato ragazzino, quando
veniva sorpreso dalla sua nutrice nel bel mezzo di una delle sue tante
bravate.
Non riuscendo a sostenere lo sguardo dell’amico
chinò il capo ma, dopo un
attimo di sgomento, raccolse la poca dignità rimasta e
farfugliò: “Re Edmund, mi
rincresce se il mio comportamento sconsiderato vi ha offeso in qualche
modo.
Voglio che sappiate però che desidero solo il meglio per
vostra sorella, e la
sua felicità è al di sopra di tutto per me. La
mia intenzione non era quella di
macchiare il suo onore, ma mi rimetto alla vostra volontà.
Qualsiasi decisione
voi prendiate, l’accetterò come ammenda per le mie
colpe!”
Edmund,
alzando fieramente il capo, si erse in
tutta la sua statura: “Hai parlato saggiamente, giovane re.
Ma ciò non toglie
che sarò costretto a prendere misure severe contro di te
perché l’onore della
regina non sia infangato ulteriormente. La punizione sarà
dura, ma necessaria!”
Caspian
deglutì preoccupato in attesa del responso,
scrutando ansiosamente il volto serio di Edmund. Il ragazzo, dopo
averlo
osservato ancora per qualche istante con espressione grave, non
riuscì più a
trattenersi e scoppiò in una sonora risata:
“Ma
dai, Caspian! Mi hai davvero creduto? Lasciamo
da parte il fatto che ormai siamo dello stesso rango e non ho
più l’autorità
per infliggere al legittimo re di Narnia alcuna punizione, ma un
sovrano
dovrebbe capire la differenza tra una vera minaccia e una presa in
giro!”
“Ma
non sei furioso per quello che hai scoperto?”
Edmund
arrossì imbarazzato “Bé…
Avrei vissuto più
tranquillamente se non l’avessi appreso così,
questo è certo. Diciamo che la
cosa non mi rende particolarmente felice, ma come hai detto poco fa io
non sono
Peter, per tua fortuna. Ti ho già avvertito che se Susan
soffrirà a causa tua
ti riterrò responsabile e ti cercherò in capo al
mondo, ma so che via amate, e
inoltre siete fidanzati, quindi non ci trovo niente di male. Tuttavia
ti
consiglierei maggiore prudenza, in questo castello le mura hanno occhi
e
orecchie…”
Il
telmarino annuì energicamente.
“E
poi, basta con questa abitudine di darmi del
voi non appena c’è qualche problema. Siamo
amici!”
Caspian
sorrise, a volte gli capitava ancora di sentirsi
inferiore ai re e alle regine di un tempo, e stava per replicare in
qualche
modo, ma fu bloccato da leggeri colpi alla porta.
“Caspian,
maestro, vi disturbo?” disse Susan
facendo capolino dalla porta.
“Edmund!”
esclamò poi sorpresa, notando che non
era Cornelius l’uomo con cui il fidanzato stava parlando.
“Ciao
Susan!” rispose lui accogliendola con un
rapido abbraccio, brontolando quando i fiori che la regina teneva in
mano,
ancora freschi di rugiada, gli bagnarono il collo facendolo
rabbrividire.
“Quando
sei tornato? Stai bene?”
“Si,
sono arrivato quasi un’ora fa. Son venuto per
esporvi gli ultimi dettagli della linea difensiva e dove dovrete
condurre l’esercito.”
“Perché
nessuno
mi ha avvertita del tuo ritorno?” chiese la ragazza con una
nota di rimprovero
nella voce, ovviamente rivolta verso Caspian, che per rabbonirla
sfoderò il suo
sorriso sghembo da mi-dispiace-è-colpa-mia, a cui sapeva che
la regina non poteva
resistere. Come previsto, infatti, il disappunto di Susan si dissolse
in un
attimo, provocando solo uno sbuffo impaziente.
“Ti
avrei almeno fatto preparare la camera e un
bagno caldo, sarai a pezzi dopo tutte quelle ore di volo su un grifone.
Ora
chiamo Leah e rimedio subito…” appoggiò
i fiori su un tavolo e si voltò verso
la porta.
“No
sorellina!” Edmund la trattenne afferrandole
il polso “Devo ripartire tra poche ore. Ho solo il tempo per
esporvi il piano e
la posizione dei nuovi avamposti.”
“Ma
devi riposarti, sei appena arrivato!” protestò
debolmente lei, ben sapendo che ogni sua parola sarebbe stata vana, ma
riluttante nel separarsi da Edmund così presto.
“Gli
uomini mi aspettano.” si giustificò
semplicemente lui. La ragazza annuì: Narnia era al primo
posto, anche nel cuore
di suo fratello.
Caspian
intervenne: “Presto li raggiungeremo,
Susan: noi partiremo tra qualche giorno, ci metteremo in marcia verso
nord con
il grosso dell’esercito. Porteremo i rinforzi che servono per
la guerra.”
Edmund
annuì solennemente stringendo la spalla del
telmarino: “Allora la prossima volta che ci incontreremo
sarà sul campo di
battaglia.”
Susan,
a quelle parole, non riuscì trattenere il
brivido freddo che le corse lungo la schiena.
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“Caspian,
dove mi stai portando?” chiese per
l’ennesima volta un’intrigata Susan, odiava essere
tenuta all’oscuro di
qualcosa, la curiosità la stava tormentando… E
lei, di conseguenza, aveva
deciso di tormentare il fidanzato con continue domande, da quando
l’aveva prelevata
a forza dalla sala del trono costringendola ad annullare tutti gli
impegni del
pomeriggio e caricandola su Destriero.
Il
re di Narnia alzò gli occhi al cielo
esasperato: “Tesoro, con tutto l’amore che provo
per te, è la centesima volta
che me lo chiedi. Se continui così sarò costretto
a imbavagliarti oltre che a
bendarti gli occhi!”
“Ma
stiamo cavalcando ormai da molto, e non mi va
di essere trasportata in giro per Narnia come un pacco, diretta non si
sa dove!”
“E’
una sorpresa, Susan, non capisci?Deve essere
segreto per te dove siamo diretti! Oppure nel mondo da dove provieni tu
c’è
un’altra definizione per la parola sorpresa?”
chiese con ironia.
“Amore,
goditi la cavalcata in santa pace!”
concluse soddisfatto ponendo fine alle continue domande della ragazza
Susan
non trovò altro da replicare e borbottò tra
i denti in tono semi-serio: “Questa me la paghi, Caspian
Decimo, quando meno te
l’aspetti ti farò rimpiangere per avermi rapita in
questo modo! Con tutto
quello che abbiamo da fare a Cair Paravel prima della nostra
partenza!”
Il
ragazzo ghignò: “Quante minacce, mia guerriera!
Vorrà dire che accetterò la punizione che merito
quando giungerà il momento, ma
per ora mi pare che tu sia in svantaggio, così bendata e
imprigionata tra le
mie braccia!” e ridendo le diede un lieve bacio sul collo.
“Così
non vale però. Sei sleale Caspian!”
protestò
debolmente lei.
“Su,
su, basta lamenti! Siamo quasi arrivati.”
Arrestò
il cavallo, che obbedì docilmente al suo
comando, scese e aiutò la ragazza bendata a smontare,
prendendola per la vita.
La condusse per mano per un breve tratto di strada poi, posizionandosi
alle sue
spalle, le sciolse la benda sussurrando: “Ora puoi guardarti
attorno.”
La
ragazza, finalmente libera dal fazzoletto,
sbatté gli occhi un paio di volte per abituarsi alla luce, e
quello che vide la
lasciò senza fiato. Si trovavano in mezzo a un campo
fiorito, a ridosso di
un’alta scogliera. Davanti a lei si stendeva, in tutta la sua
serena
maestosità, il Grande Mare dell’Est.
Più a nord, a qualche miglio di distanza,
si potevano intravedere a fatica le bianche mura di Cair Paravel,
adorna di stendardi
che sventolavano leggeri nella lieve brezza estiva.
“Oh,
Caspian, è stupendo!” disse non appena
ritrovò le parole, abbracciando il ragazzo.
“E
la sorpresa non è finita qui! Non ti sei ancora
accorta di dove siamo?” rispose allegramente lui facendola
voltare e
mostrandole qualcosa alle sue spalle.
Al
limitare della foresta, a qualche metro di
distanza, si ergeva infatti il piccolo e incantevole cottage avvolto
dall’edera
dove Susan e Caspian avevano fatto una sosta prima di raggiungere la
capitale,
lo stesso giorno in cui lei era tornata a Narnia.
“Ho
rinviato tutti i nostri impegni a domani,
avvertendo Trumpkin che saremmo venuti qui. In caso di emergenza
possono avvertirci
rapidamente, dato non siamo troppo distanti da Cair Paravel.”
le spiegò il re
mentre si dirigevano verso la casetta “Credo che, dal momento
che tra poco partiremo,
sia una buona idea riservare questo pomeriggio solo per noi. Ho
immaginato che
ti avrebbe fatto piacere stare lontana dai progetti di guerra per
qualche ora: sono
settimane che non pensiamo ad altro!”
Susan
non seppe cosa rispondere, si limitò a
esprimere la marea di emozioni che le vorticavano nella mente
guardandolo con
occhi tersi per l’emozione. Caspian era sempre
così attento e premuroso!
Impaziente,
la ragazza raggiunse di corsa la
piccola porticina spalancandola: all’interno, fu investita
dal profumo di legno
e muschio. Tutte le finestre erano spalancate, per far entrare la dolce
aria ricca
di salsedine e di suoni provenienti dalla foresta. Sul piccolo tavolo
di legno
erano disposte vivande e dolci, sufficienti per sfamare
un’intera famiglia.
Senza
fermarsi, salì sulla scala di legno fino al
primo piano, aprì la prima porta ed entrò in
camera. Accorgendosi appena che il
letto era stato fatto di fresco uscì sullo stretto
balconcino, fermandosi finalmente
soddisfatta.
Da
lì il panorama era meraviglioso, proprio come se
lo ricordava: poteva abbracciare con lo sguardo sia il bosco sia il
mare
scintillante.
Sentì
dei passi che si avvicinavano e disse senza
voltarsi: “Hai avuto una splendida idea, grazie
amore!”
“Sono
felice che la sorpresa ti sia piaciuta.” le
rispose Caspian alle sue spalle circondandola con le forti braccia.
Susan
posò il capo sul suo torace reclinando la
testa e chiudendo gli occhi: “Che pace, vorrei rimanere qui
per sempre!”
“Se
ti piace così tanto possiamo considerare
questo luogo come il nostro rifugio segreto, che ne dici?”
“Sarebbe
magnifico” sorrise volgendo appena il
capo verso di lui, poi un’ombra cupa le attraversò
le iridi cristalline e sospirò:
“Come vorrei poter trovare il modo per proteggerti da
un’altra guerra…”
Caspian
stette in silenzio per qualche secondo,
interdetto, prima di rispondere ironicamente “Strano, questa sarebbe proprio la frase che ci si
aspetterebbe che io dica a te per consolarti! Solitamente
è il re che dovrebbe difendere la
regina da brutte faccende come la guerra!”
Susan
ripensò alle proprie parole e, accorgendosi
della stranezza, si mise a ridere: “Hai ragione, amore mio!
E’ solo che trovo terribile
che tu debba combattere ancora contro parte del tuo stesso
esercito.”
“Susan,
anche io vorrei risparmiarti gli orrori di
una nuova battaglia e farei di tutto per tenerti
lontan…”
“Basta
così” lo interruppe dolcemente ma con
decisione la ragazza, sapendo dove voleva andare a parare “Ne
abbiamo già
discusso altre volte e ti ho quasi perso per colpa di questo argomento.
Non
voglio più litigare con te: sai che non mi tirerò
mai indietro e parteciperò
alla battaglia. Sarò al tuo fianco, qualsiasi cosa
accadrà a Ettinsmoor la
affronteremo insieme.”
“Affronteremo
ogni ostacolo insieme.” confermò Caspian
con enfasi rafforzando la stretta attorno alla vita della ragazza:
erano
riusciti a trovare un equilibrio, ed erano finalmente pronti ad
affrontare
fianco a fianco le prove che la vita avrebbe riservato loro.
Stettero
ancora per qualche momento in silenzio,
finché Caspian non iniziò a mormorare osservando
affascinato la distesa di
acqua davanti a sé: “Sai, non credo di avertelo
mai detto, ma sono sempre
rimasto affascinato dal mare. Quando ero piccolo mi portavano raramente
sulla costa,
eravamo troppo vicini al cuore di Narnia per i gusti del popolo
telmarino, ma
da quando sono a Cair Paravel passo ore intere a contemplarlo. Ho un
sogno che
vorrei realizzare…”
Susan
incuriosita si voltò per scrutarlo in volto.
“Il
mare ha qualcosa di magico e misterioso in sé:
ogni onda che vediamo infrangersi su questi scogli ha visto posti che
nemmeno
immaginiamo, isole sconosciute, la fine del mondo, forse persino il
Regno di
Aslan... Vorrei navigare verso est: Susan, pensa a quante terre ci sono
al di
là dell’orizzonte, quanti posti aspettano di
essere scoperti, quanti paesaggi
da ammirare, quante avventure da affrontare!” il volto di
Caspian ora brillava
di eccitazione.
Susan
lo ascoltava rapita, era rimasta contagiata
dall’entusiasmo del fidanzato “Credo sia il sangue
pirata che è in te che sta
parlando!” commentò.
“E
ti porterò con me!” promise il ragazzo
“Quando
tutto questo sarà finito salperemo insieme verso le nuove
terre che scopriremo.
Il mio viaggio non avrebbe senso se non potessi condividerlo con te
perché sei
la mia luna, le mie stelle e il mio sole.”
La
ragazza sorrise “Se io sono il sole, allora tu
sei il cielo che lo accoglie, perché ovunque vado tu sei
sempre nei miei
pensieri e nel mio cuore.”
“Allora…
Sei d’accordo?” chiese esitante lui.
“Certo!“
rispose con fervore “Con te vicino,
andrei dovunque!”
Caspian,
entusiasta, la baciò avidamente, poi afferrandola
per la vita la sollevò da terra e la fece volteggiare.
Susan
rise: com’era bello fare progetti per il
futuro, dimenticandosi per un poco dell’oscura ombra che
minacciava il loro
domani…
“Se
i miei fratelli mi vedessero ora non mi
riconoscerebbero: io, la pragmatica Susan Pevensie, che vuole salpare
verso
l’ignoto… Devo essere impazzita!”
Caspian
rise posandola a terra.
“Ora
cosa ti va di fare, mia regina?” le chiese.
Susan
lo guardò, poi dando una rapida occhiata al
letto tornò a fissarlo con uno sguardo malizioso:
“Bé, ci sarebbe qualcosa che
potremmo fare per far passare il tempo…”
La
regina premette i palmi delle mani sul torace
del ragazzo, spingendolo delicatamente all’indietro,
rientrando così nella
stanza.
“Mmm”
apprezzò lui “L’idea è
allettante!”
Caspian
sprofondò pesantemente nel materasso
quando le sue gambe incontrarono il letto, e si sostenne con i gomiti,
mentre
Susan si chinò su di lui.
“E
poi, dobbiamo fare ancora qualche altra prova
in vista del matrimonio, non credi?” domandò lei
sussurrandogli all’orecchio.
Caspian
annuì chiudendo gli occhi e reclinando il
capo all’indietro, concentrandosi sulle sensazioni che
stavano risvegliando in
lui le labbra della fidanzata, impegnate a disegnare una scia di baci
sulla sua
gola…
“Prima
però dovrai prendermi!” gridò senza
preavviso la giovane spingendolo indietro sui cuscini e scappando via
ridendo.
Caspian si ritrovò solo nella stanza, con il desiderio
ardente che ruggiva
insoddisfatto nel petto.
“Che
stupido!” pensò divertito mentre,
ricomponendosi, si lanciava giù dalle
scale deciso a catturare la sua preda, che già correva nella
radura in fiore:
avrebbe dovuto aspettarselo, Susan l’aveva avvertito che si
sarebbe vendicata
in qualche modo!
NOTE:
Ciao
ragazzi!
Lo
so, lo so… sono in terribile ritardo con
l’aggiornamento, mi dispiace tanto…
Ma
c’è una buona notizia! Spero vi farà
piacere sapere che il capitolo era
inizialmente molto più lungo di così quindi, per
evitare che voi tutti vi
addormentaste davanti al pc per colpa mia, ho deciso di dividerlo: ergo
c’è un
capitolo già pronto che pubblicherò al mio
ritorno (vado in montagna per
il weekend, appena torno potrete leggere “Edmund’s
doubts and the lion’s roar – part 2”)!
Ogni
recensione, positiva o negativa, è ben accetta!
Baci a tutti!
-Arual-
P.S.
ebbene si, la sorpresa per Susan era la sua corona, forse vi
aspettavate
qualcos’altro e anch’io all’inizio ero
indecisa se mettere un oggetto che li
avrebbe aiutati contro la Strega dalla Veste Verde, ma (come ho
già detto a
Rinalamisteriosa) ho pensato che avrebbe deviato dal senso della mia
storia:
voglio dimostrare che la forza dei sentimenti tra le persone
è capace di
superare ogni avversità, e inserire un aiutino esterno non
avrebbe senso a
questo punto…
In
più, dato che la corona di Caspian è telmarina
dare a Susan, futura regina, una
corona narniana è il simbolo di come Narnia e Telmar abbiano
finalmente
imparato a coesistere in armonia… E poi la sua tiara mi
è sempre piaciuta!