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Autore: Elly93    26/11/2005    1 recensioni
Dal momento che tutti hanno paura di qualcosa è giusto dire che anche i più malvagi provano paura. La paura più grande è la morte ed Harry la deve affrontare. Se vi va leggete
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita del fuoco

 

Quando tutto finisce non si sa che cosa può succedere, ed è per questo che menti piccole come quelle umane non possono comprendere veramente cosa voglia dire morire.

Le menti umane odiano tutto ciò che non sanno, ne odiano il concetto e ciò che può comportare in quanto non sanno quali possano essere le differenze, ma neanche noi centauri possiamo appieno comprendere i misteri della morte, è vero anche che nessuno di noi ha paura di andare avanti.

Ma c’è qualcuno che è stato tanto nobile e coraggioso da saper quando e dove fosse il momento di trovare dentro se quel coraggio che fin dai tempi dei Sacri Re dell’era druida fosse andato perduto.

Pronto a sfidare l’ignoto, e questa è la storia della sua vita, se così si possa definire il percorso che lui ha compiuto liberandoci dai mali, e della sua, ahimè mi tocca dirlo, morte, anche se poi in realtà non se ne è mai andato.

E allora anche se questo gravoso compito è toccato a me, mi tocca raccontare quello che accadde quella notte, quando chissà quali divinità della terra, ma io ne sono sicuro sia stata la Dea, l’hanno aiutato a sconfiggere il male, poi quando era all’apice della sua vittoria è stato sconfitto dallo stremo e dalla stanchezza, e se ne è andato con una frase che farà sempre parte del mondo magico.

Ma adesso racconterò ciò che accadde, e spero che tutte le persone che vedevano in quel ragazzo diciassettenne un ragazzino egocentrico e pieno di sé un eroe, perché è così che lui deve essere ricordato.

 

Era una bella notte per combattere, ed Harry osservava il campo dove si era svolta la battaglia, cadaveri sparsi o persone morenti che gli Auror si affrettavano a curare, o ad uccidere, a seconda di obbedivano.

-Ben Fatto Harry, ben fatto- la mano grassoccia del ministro della magia gli si posò sulla spalla –Davvero un bel lavoro-

Il ragazzo spostò con decisione la mano dell’uomo

-Se per bel lavoro intende uccidere persone, allora si ho fatto davvero un bel lavoro- disse sorridendo malinconicamente, il ministro si allontanò nel buio, avevano vinto la battaglia, certo, ma non la guerra, Harry sapeva che durante quella notte avrebbe finalmente vinto il suo nemico, quella notte avrebbero lottato e se qualche dio lo voleva, avrebbero vinto.

Si sedette a guardare l’orizzonte, e grazie ad un particolare allenamento sentì in lontananza l’esercito nemico avvicinarsi, sospirò, loro erano pronti e tra circa un’ora sarebbero stati messi alla prova, sentì una figura sedersi accanto a lui, non voltò lo sguardo, ma sapeva chi era.

-Ciao Ginny- disse mettendogli una mano intorno alle spalle, lei restò in silenzio, poi fu avvolta da un tremito, lui la guardò e scoprì che piangeva.

-Che c’è, amore mio?- le chiese con voce dolce, lei si aggrappò a lui, bagnandogli la maglia di lacrime, lui iniziò ad accarezzarla lentamente, poi le alzò il volto con estrema dolcezza specchiandosi in quei suoi occhi ambrati, pieni di lacrime pure come il cristallo, le accarezzò la guancia arrossata dal vento sferzante, lei sospirò e con la manica si asciugò le lacrime.

-Ho paura Harry- disse guardandolo negli occhi, per far cogliere al ragazzo tutte i suoi sentimenti

-Anch’io tesoro- disse, poi la baciò teneramente, la sentì abbandonarsi, sentì tutte le sue paure trasportarsi nel suo corpo nel suo corpo, pervaderlo, la strinse a se, come se non la volesse più far andar via, poi si staccarono, aveva smesso di piangere.

-Andiamo, dobbiamo riorganizzare le forze- disse infine alzandosi, lei lo seguì prendendogli la mano, lui abbozzò un sorriso talché lei corse avanti, facendolo ridere, “Ti vorrò sempre bene” pensò poi la rincorse giù dalla collina.

Giunsero infine al tendone principale, il silenzio faceva gelare il sangue, la tipica calma prima della tempesta.

Quando entrarono videro Ron piangere, restarono stupiti di fronte a tanta debolezza, da quando quel anno Voldemort aveva ucciso i suoi genitori si era dimostrato  gelido nelle battaglie contro quegli assassini, accanto a lui Hermione gli teneva la mano, accarezzandolo teneramente sul capo.

-Deve scaricare la tensione- disse.

I quattro avevano deciso come si sarebbero disposti, Ron avrebbe guidato il fianco sinistro con Silente e Piton e altri validissimi Auror, Hermione il fianco destro con la McGranitt e Tonks, ed Harry insieme a Ginny e Lupin il centro

Ed in quel momento sentì le trombe nemiche e seppero che il loro destino era segnato.

 

Erano passate almeno cinque ore, dovevano essere orami le due di notte, Harry aveva un braccio ferito e si aggirava nel suo esercito sentiva gli incantesimi infrangersi sugli scudi magici evocati, il sangue gli aveva inzuppato la manica, vide in lontananza una sagoma correre verso di lui, era Ron.

-Harry- urlò il rosso raggiungendolo e reggendolo in piedi –L’hanno presa, l’hanno presa- urlò, il moro era stordito e alzò il capo

-Chi?- domandò con un gemito di dolore

-Ginny- disse l’altro, Harry lo guardò e vide il buio, il vuoto.

-No, non è vero!- urlò dibattendosi. Tutto il dolore si era cancellato, allontanato dall’agonia che il suo cuore trasmetteva, cadde in ginocchio, le lacrime bagnavano il terreno fangoso, lacrime che si confondevano al sangue che colava lungo il braccio, sentì Hermione soccorrerlo e guarirgli la ferita, tutto era lontano, leggero e distante.

Non avere paura cavaliere disse una voce io sono qui, raggiungi l’antica Mona è lì che si compirà il tuo destino

La realtà ricomparve e lui si alzò dirigendosi verso il fulcro della battaglia, Ron ed Hermione al seguito, prese la bacchetta e sorrise sbiecamente ai suoi amici che ricambiarono, porse infine la mano al centro.

-Uno per tutti- disse

-Tutti per uno- risposero alzando le mani e si diressero verso Mona, verso la fine.

 

-Avada Kedavra- urlarono quando sboccarono nel tumulto, i lampi saettarono ed uccisero, altri li seguirono, ma furono veloci a schivarli, e proseguirono a questo ritmo finché Harry non agguantò un Mangiamorte.

-Dov’è?  Dove l’ha portata?- urlò al nemico il quale sorrise malignamente e si suicidò, proseguirono ancora per alcune miglia, senza contare chi uccidevano.

Giunsero a Mona.

 

Il terreno era impregnato di magia si diceva,  ed Harry l’accolse dentro se, sentì una forza crescergli dentro e corse a capofitto tra le querce sacre.

Li vide, Ginny era terra, priva di sensi, un rivolo di sangue lungo la nuca, una figura davanti a lei con la bacchetta levata: Voldemort.

-Benvenuto Harry- lo salutò, poi con un mormorio la ragazza stesa a terra gli ruzzolò in braccio, ed Harry la posò delicatamente a terra –Credo sia tua-

Harry mantenne la calma, respirò, poi come avvertito da non so quali forze, avvertì il raggio verde, gli occhi chiusi, vedeva l’aura delle cose, e seppe di aver già vissuto quella situazione, placò l’ira e si concentrò, saltò una due e tre volte il lampo, poi attaccò a sua volta, mancando l’avversario che ricambiò con un gesto della mano. Schivò.

Sentì la voce del nemico dire che non aveva scampo, se così fosse che importava, l’avrebbe trascinato nell’oblio.

Purtroppo inciampò. Voldemort gli fu sopra e lo guardò con quei suoi occhi rossi iniettati di sangue.

-Non ha scampo- disse, poi rise

-Sbagli Tom- per la prima volta l’aveva chiamato col suo nome, sentiva in se una strana potenza, come se un qualcosa all’aldilà della comprensione fosse entrato in lui, e si fuse con quella presenza, in modo che le sue parole fossero in realtà quelle dell’Altro.

-Sbagli, perché non sono io quello ad avere paura- non capiva cosa stava dicendo poi delle immagini lo colpirono. E comprese che era vero ciò che l’altro aveva detto attraverso lui.

-Io non ho paura stolto- disse l’alta figura incappucciata, ma si allontanò ed Harry si poté alzare

-Ah no? Mi fai ridere Tom- disse –Tu come tutti hai paura dell’ignoto, ed è per questo che sei malvagio, che hai creato quei modi osceni per vivere anche se dovresti morire, perché tu più di tutti hai paura della morte, dell’ignoto, hai paura di perdere ciò che ha i conquistato, io no- continuò avanzando –Non ho paura di andare incontro a cosa non so, perché non mi potrà far male, certo io ha paura di lasciare i miei cari, ma tu non li hai- l’Altro ormai parlava riferendosi anche ad altre vite, ad altre persone che in realtà non erano che lui

-Non è vero- urlò Voldemort –E te lo dimostrerò-

Il tutto accadde in pochi secondi, Voldemort si mise sopra Ginny e lanciò L’Avada, Harry e L’Altro l’osservarono poi con una velocità sovrumana si misero tra il lampo e il corpo della ragazza, entrambi attinsero all’energia dell’acqua del mare che circondava Mona, dell’aria carica di sapienza e della terra intrisa di magia, ma sentirono il lampo mortale superare quelle barriere, e allora attinsero al fuoco che c’è in ogni persona, attinsero al fuoco dell’amore per Ginny, al fuoco della battaglia, poi come se dei guerrieri addestrati lo guidassero mosse la mano ed evocò l’anatema, Tom rimase colpito, immobile, volò nell’aria e cadde, ma il suo lampo aveva ferito il ragazzo che cadde, poco distante da lei, la sua mano si incrociò con quella della ragazza, trasmettendogli le sue ultime forze, un’ultima lacrima gli rigò il volto.

-Ora so che niente ci potrà mai separare- e poi allo stremo delle forze esalò quello che fu il suo ultimo respiro, ma il suo spirito e quello della Dea, o del Merlino che aveva risieduto in lui si liberò ed entrò nel corpo della ragazza, dove le comunicò ciò che provava per lei, e lei quando aprì gli occhi pianse, lacrime d’amore e di dolore così atroce da scavalcare persino l’odio che provava per l’uomo che alcuni metri distanza da lei aveva condannato il suo amore alla morte.

 

E’ superfluo secondo me dire che il dolore fu grande per tutti eccetera, eccetera, eccetera, perché quello che si deve ricordare non è il dopo, ma ciò che è successo lì in quegli attimi.

Ora che ho compiuto il mio destino posso unirmi a Harry nell’ignoto e dirgli che anche Ginny non lo dimenticherà mai, ma lo sa già perché come ho già detto lui non se né mai andato, perché vive dentro lei.

 

Fiorenzo

  
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