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Autore: Billina_Rocky    28/11/2010    1 recensioni
Tornavo a casa, dopo la mia passeggiata sotto la pioggia. Non stavo scappando per non bagnarmi troppo, no. Ero calma, la pioggia mi bagnava, mi inzuppava, mi rilassava. La mia musica mi faceva sorridere, senza un vero e proprio motivo. Non sorridevo perché ero felice, proprio no. Non ero nemmeno contenta, se è per questo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornavo a casa, dopo la mia passeggiata sotto la pioggia. Non stavo scappando per non bagnarmi troppo, no. Ero calma, la pioggia mi bagnava, mi inzuppava, mi rilassava. La mia musica mi faceva sorridere, senza un vero e proprio motivo. Non sorridevo perché ero felice, proprio no. Non ero nemmeno contenta, se è per questo. L'unica ragione per cui probabilmente sorridevo era perché la musica mi piaceva, anche perché ero vuota, completamente vuota.
A cosa pensavo? Non lo so. Forse a tutto, ma forse a niente.
Una persona vuota a cosa può pensare? Appunto, a niente.
Una panchina, QUELLA panchina. Mi bloccai. Una lacrima calda scese lentamente lungo il mio viso. Due, tre, quattro... Smisi di contarle. Quella maledetta panchina mi ha risvegliata, mi ha suscitato una sensazione. Negativa, certo, ma era pur sempre una sensazione. Stavo ricordando. Faceva male, molto male.
I secondi passavano, si trasformavano in minuti ed io restavo lì, ferma immobile. Le lacrime si potevao confondere con la pioggia che diventava sempre più forte e potevo quasi camminare a testa alta. La città era cupa, e non aiutava il mio umore. Ma, effettivamente, proprio niente avrebbe potuto aiutarmi. Il niente era tutto ciò che mi era rimasto. Volevo sedermi lì, ma non ne avevo la forza. E forse nemmeno il coraggio. Sapevo che ti avrei visto, e non potevo permettermelo. Non sarei più stata in grado di rialzarmi. Volevo andarmene, ma non ci riuscivo: non avevo più il controllo di me stessa. Le mie gambe rifiutavano di muoversi, senza darmi possibilità di scelta.
All'improvviso mi mossi, per tornare verso casa, credo. Non ero proprio cosciente, io andavo. Avevo mal di testa, forse a causa delle lacrime.
Ma come avrei potuto non piangere? Avevo perso la mia unica ragione di vita.
Arrivai davanti al portone di casa mia... e di casa tua. Abitavamo nello stesso condominio, facevamo tutto insieme e ci vedevamo tutti i giorni.
Quel giorno stavamo ridendo, forse per qualche scritta bizzarra sul muro, non ricordo. Ricordo solo che improvvisamente un motorino uscì di strada a ti investì, lasciandomi immobile e sconvolta a fissarti. In quel momento la mia risata si spense, e pensai che probabilmente non sarei riuscita più a riaccenderla. Ti vidi cadere, sbattere la testa e chiudere gli occhi. Ho cominciato ad urlare, ma tu non mi rispondevi più. Ti ho scrollato, schiaffeggiato, ma niente. Non reagivi, non respiravi, non ti batteva più il cuore. In quel momento mi accorsi che la mia vita era finita con la tua.
Smisi quasi di mangiare e bere, mi ridussi pelle e ossa.
Stavo ancora camminando e ricordando, quando il mio corpo non mi resse più. Caddi, senza rialzarmi mai più.
   
 
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