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Autore: sagitta72    28/11/2010    10 recensioni
“ Al momento della stretta di mano i due mi guardano con un sorriso divertito, quasi canzonatorio”….e’ cosi’ che inizia questa semplice fiction dove un’adolescente dovra’ patire perdite, delusioni e amarezze prima di poter finalmente trovare la felicita’ che tanto ha sognato dal primo giorno in cui ….. a voi se perdere un po’ di tempo dietro alla mia prima avventura da singola scrittrice.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo n. 7

La Tragedia

 

Camus al telefono è stato odioso e dispotico; non mi ha permesso neanche di concludere la frase che dopo avermi dato dell'ingenua, mi ha ordinato di rimanere in giardino e poi ha attaccato il telefono, non prima di avere aggiunto qualcosa del tipo “arriviamo!”. Al pensiero della ramanzina che riceverò comincio ad andare avanti e indietro, cercando di non farmi vedere dagli altri invitati. Ho un moto di gioia nel vedere arrivare la macchina di Aiolia e una reazione contrariata nel constatare che il proprietario della vettura è assente, mentre sono presenti i miei due parenti acquisiti. Fantastico! Ora mi aspetta anche la paternale. L’auto si ferma e nessuno dei due cavallerescamente scende per aprirmi la porta; figurarsi, sono l’ultima ruota del carro! Entro in auto e accenno ad un piccolo salutino, al quale risponde Milo:

          Alla fine hai dovuto rovinarci la serata!!

          Guarda Milo che non e’ colpa mia

          Ah no? E di chi e’? perché non ti sei fatta portare da Shura, come previsto?

          Se il tuo amichetto mi avesse permesso di spiegarglielo a quest'ora sapresti che Nathalie si è sentita male e lui ha dovuto accompagnarla all'ospedale.

          Non avevo bisogno di sentirmi dire queste cose – si intromette Camus –  e comunque so per certo che Shura  ti ha anche detto che ti poteva portare

          Hai sentito Shura?! – gli chiedo infastidita

          Volevo sapere perchè avevi deciso di chiamarci tremila volta sui nostri cellulari

          No, tu volevi sapere se avevo combinato qualcosa di brutto!!

          E allora? – Milo inchioda al semaforo, in effetti la sua guida e’ un po’ nervosa

          Puoi andare piu’ piano? – gli chiede con tutta calma Camus

          Lo sai che quando sono nervoso la guida mi sfoga.

          Si ma ci siamo anche noi – lo rimbecco io

          Tu stai zitta … ma non potevi prendere un taxi?

          Se sapevo lo facevo!!! Pensavo venisse Aiolia!!

          Certo, quel ragazzo ora lo devi schiavizzare?

          Io non voglio approfittare proprio di nessuno … mai poi tu che vuoi, perche’ non ti fai gli affari tuoi?

          Sei insopportabile lo sai? – si volta a guardarmi – mi chiedo tua madre se non avesse avuto di meglio da fare quel giorno – poi riprendendo a guidare – non gliene bastavano gia’ due?

          Milo! –  Camus lo riprende, mentre dallo specchietto mi lancia  un’occhiata furtiva.

          Su questo argomento sono sicura che andreste molto d’accordo tu e lei! – mi viene quasi da piangere.

Dopo avergli risposto così, mi chiudo in un mutismo perfetto e guardo fuori dal finestrino, ingoiando piu’ di una volta la saliva per non far fuoriuscire le lacrime che gia’ da un pezzo stanno facendo capolino dai miei occhi. Arrivati a casa, non aspetto nemmeno che spenga la macchina che subito scendo, sbattendo la portiera e mi dirigo in casa. Faccio per sbattere anche la porta di casa, ma viene bloccata da Camus che nel frattempo mi ha seguita e mi afferra per un braccio. Lo strattono ma lui non demorde.

          Lasciami

          No .. devo parlarti -  e mi trascina in salone

          Che vuoi ancora? Lo so vi ho rovinato la serata .. vi faccio le mie scuse .. non succederà piu’, mi rinchiudero’ per sempre in casa così  voi non avrete problemi e vivrete le vostre belle serate felici e contenti. Va bene?  o devo fare pure la penitenza?

          Smettila di dire stupidaggini, voglio solo sapere se alla festa e’ successo qualcosa.

          Del tipo?

          Che incontri hai fatto?

          La mia amica e’ stata male non per qualcosa che ci hanno dato …

          Lo so benissimo, mi ha raccontato tutto gia’ Shura.

          Aaahh!! Ho capito … - gli sorrido malignamente perche’ in questo momento ho così’ tanta rabbia in corpo che riesco solo a dimostrarmi cattiva e presuntuosa – gia’ …  sei preoccupato che io possa riferire qualcosa che nessuno deve sapere … giusto? – incrocio le braccia al petto.

          Ti ha vista? – sento nel suo tono di voce un leggero fremito, che bello stavolta sono io ad avere il coltello dalla parte del manico.

          Credo di  no.

          Lo spero per te.

          Uh uh … che fai ora mi minacci? – poi alzando un po’ la voce – io non sono una spia e se hai paura che io possa usare questo per avere favoritismi ti sbagli … a me non interessa nulla di cosa fa, sono affari suoi – vedendo lo stupore dipinto nel suo volto – cos’e’ Camus, ti ho stupito? Pensavi che fossi superficiale fino a questo punto?

          Non hai capito nulla. E' per te che sono preoccupato.

          Cosa? - rimango basita a fissarlo – che vuoi dire?

          Che mio fratello sa essere molto spregevole. Soprattutto se qualcosa interferisce con i suoi piani.

          Ho capito … io comunque non faccio la spia. Però non capisco perchè non lo dici a tuo padre. Tuo fratello ha bisogno di aiuto

          Mio padre ci rimarrebbe troppo male.

          E allora vedi di fare qualcosa rompendo le scatole a tuo fratello e non a me. Ti preoccupavi tanto per come avrei rovinato la quiete in casa tua, quando invece ti potresti preoccupare di piu’ di come il nome Gaillard potrebbe essere noto non per le lodi delle vostre imprese.

          Infatti ha gia’ problemi per colpa di Aphro che non deve averne anche per te!!! – esplode Milo.

          Eccolo, e’ arrivato … ora ci si deve mettere anche lui col suo veleno.

          Ma  mai che ti stroncasse!!

          Ma come ti permetti!!

          Basta! – si intromette Camus – ora basta, finiamola qui ...

          Ah, ora basta? E' dal primo giorno che ci siamo conosciuti che siete stati maleducati e villani con me! Mi avete trattata come un'estranea. Come se l’avessi deciso io di venirci … e non ho mai capito bene il perche’ … solo per la scusa di mia madre?

          Dici niente!?! – esclama Milo – quando discutete siete insopportabili.

          Tu non discuti mai con i tuoi?

          Si, ma non sono maleducato come te lo se con lei.

          Lo so io perche’ … mannaggia a me, potevo chiedere a mio padre di tenermi ancora tutto l’anno con lui.

          Di sicuro non ti avrebbe detto di no … e’ proprio perche’ lui ti vizia troppo che sei cosi’!

          Tu non hai nessun diritto di parlare  di lui in questo modo , Milo, chiaro. Non sai nulla di me, di lui, di mia madre … di tutto cio’ che mi ha sempre circondata da quando sono nata!!! Se non ci fosse lui a rendermi la vita un po’ piu’ semplice, non so che fine avrei fatto! E sto parlando di sentimenti ed emozioni, non di cose materiali!

Dalla rabbia sbatto un pugno sul tavolo, dal quale cade il telecomando della televisione finendo in mille pezzi. Mi rendo conto di quello che, per l’ennesima volta, ho combinato e cercando di raccogliere i pezzi, farfuglio in un sussurro delle scuse. La televisione, che si è involontariamente accesa, con la sua voce cattura la mia attenzione. Deve essere qualcosa di molto grave per mandare in onda un'edizione speciale del telegiornale gia’ alle prime ore del mattino. Cerco di capire di cosa si tratti quando, ad un certo punto, sento nominare le imprese McKain. Ma sono quelle di mio padre! Mi avvicino per sentire meglio, mentre i dueMilo e Camus si sono bloccati di colpo e rimangono ad ascoltare insieme a me le notizie che l’annunciatrice sta dando:

          Notizia dell’ultima ora, un jet privato delle imprese McKain e’ precipitato nella baia di San Francisco. Ancora non sono note le cause dell’incidente aereo che, purtroppo, ha portato alla morte di tutti i componenti dell’equipaggio e i tre passeggeri a bordo, nomi  ben noti nel settore industriale del paese. Si tratta dell’amministratore delegato Mike Donovan, del commercialista Robert Allen e del presidente delle imprese Johnatan McKain….

Sull’ultimo nome il mio cuore perde un battito e sento il terreno sotto i piedi mancare. Mi afferro alla sedia e cerco di inspirare aria, ma il mio corpo sembra non reagire: solo la mia mente continua a ripetersi che nessun  e’ sopravvissuto. Nessuno … nemmeno mio padre!!! Rimango immobile a guardare lo schermo mentre le immagini del ritrovamento aereo e delle fiamme che avvolgono l’abitacolo si fanno sempre piu’ intense e guardandole penso che il corpo di mio padre e’ li’ in mezzo, quel dolce viso, quel sorriso così radioso che mi illuminava l’anima ora non lo vedrò piu’. Non riesco a reagire, non so se urlare, piangere, spaccare tutto, vorrei scappare, correre  da lui per sincerarmi che e’ tutto un sogno. Non sento piu’ la terra sotto i piedi e tutto intorno a me si fa buio, riesco solo a percepire due forti braccia che mi afferrano e poi,  il nulla!

 

 

Cerco di aprire gli occhi ma un terribile mal di testa me li fa subito richiudere, metto un mano davanti alla fronte per coprire la luce che entra dalla finestra. Poi mi ritorna in mente tutto quello che e’ successo e mi siedo di colpo sul letto. Puo’ essere che fosse tutto un sogno? E’ tutto così tranquillo. Mi alzo e scendo le scale, ma purtroppo quando entro nel salone vedo le mie sorelle che piangono, disperate, vicino a mia madre che, in lacrime, cerca di confortarle. Mi vede entrare Nicholas, mi raggiunge con passo veloce e mi abbraccia, poi mi prende per le spalle e dolcemente mi guarda, dicendo solo:

          Mi dispiace Kate – rendendomi conto che e’ tutto vero, le lacrime cominciano a bagnare le mie guance e noto nel suo sguardo una dolcezza e comprensione che non mi aspettavo. Distolgo gli occhi dai suoi e li punto su mia madre, lei comprendendo il mio dolore mi viene vicino e cerca di abbracciarmi, ma io mi scosto bruscamente.

          Lasciami stare – e mi allontano andando verso la finestra

          Kate stiamo soffrendo tutti per la sua morte … lo so quanto tu ..

          Stiamo?  - la interrompo guardandola dritta negli occhi – hai detto stiamo?  vorresti includerti anche tu? Ma non farmi ridere … non fare l’ipocrita

          Ma che dici sei impazzita? – si intromette Nicole ancora singhiozzando

          Ah perche’ tu credi che a lei interessi qualcosa se lui sia morto? Ma sai quanto gliene frega!

          Kate ma come puoi dire una cosa del genere? – incredula, mia madre scuote la testa

          Oh mamma per favore, lasciami stare .. fai pure l’ipocrita con loro due ma non con me .. anzi se puoi stammi lontana .. in questo momento non ho assolutamente bisogno di te …

Mia madre sconvolta se ne va, seguita dal marito e dalle mie due sorelle, una delle quali prima di uscire mi dice apertamente che stavolta ho esagerato e che potevo risparmiarmi di dire parole di cui in futuro mi pentirò. Detto in tutta franchezza, ormai del futuro non e’ che mi interessi molto;  l’unica persona di cui avevo realmente bisogno  se n’e’ andata via per sempre.

          Kate? – mi volto verso Milo, che mi ha chiamato – se hai bisogno di qualcosa … qualcuno con cui sfogarti … beh .. noi, siamo qui.

          Prego? – rispondo con ironia,  asciugandomi una lacrima – mi vuoi far credere anche tu che ti preoccupi per me ora?

          Certo … sappiamo benissimo quello che provi

          No voi non sapete proprio nulla … ed ora vi mettete anche voi a fare gli ipocriti con me, come se vi interessasse qualcosa ... ma come, fino a poco tempo fa nessuno mi sopportava ed ora .. puff – imitando il gesto – come per magia .. Kate e’ al centro dell’attenzione di tutti … tutti si interessano di lei , a tutti – marcando sempre di piu’ la parola – ora interessa lo stato d’animo di Kate .. eh sì, poverina, ora bisogna compatirla vero? … QUESTA E’ PURA IPOCRISIA!!!  - poi voltandomi verso Camus, mi avvicino  a lui e con tutto il disprezzo che in quel momento provo per il mondo intero – e tu? Non hai niente da dirmi? Eh? Non hai  una delle tue solite paternali da infliggermi per come sto trattando le persone ? mh .. non dici nulla .. PARLA!

Lui, senza dire nulla, si avvicina a me e mi abbraccia forte, mi stringe tra le sue braccia, con una mano mi tiene ferma sulla sua spalla la testa, infilando le sue dita tra i miei capelli, e con l’altra mi stringe nelle spalle. Non mi dice nulla, ma il suo silenzio mi fa capire che comprende il mio stato d’animo ed io in quel momento lo tengo stretto a me e comincio a piangere disperatamente, i miei singhiozzi si fanno sempre piu’ forti e disperati, avrei voglia di urlare tutto il mio dolore, ma non trovo piu’ la forza di parlare. Un’ altra mano mi accarezza la testa, e’ Milo, senza guardarlo gli sussurro “mi dispiace .. scusami”, ma lui mi da un bacio in fronte ed esce dalla stanza. Non so per quanto tempo rimaniamo in quella posizione, so solo che non vorrei più  staccarmi da lui, il suo calore mi da’ cosi’ tanto conforto e protezione. Quando Camus si accorge che mi sono un po’ calmata, mi allontana dolcemente da se e asciugandomi le lacrime con i pollici mi alza il viso e mi chiede se voglio sedermi o andare in camera mia. Gli dico che vorrei non rimanere da sola, ma allo stesso tempo non voglio nessuno. Lui allora mi fa sedere vicino a se, io appoggio la testa sulla sua spalla e lui circonda le mie con un braccio, rimanendo cosi’, in silenzio, fino a quando  gli chiedo:

          Passera’ questo dolore?

          Prima o poi riuscirai a conviverci.

          Tu avevi le persone giuste accanto

          Anche tu le hai.

          Non piu’

          Perche’?

          Ora anche le mie sorelle mi odieranno.

          Non ti preoccupare … non e’ così, lo capiranno vedrai.

          Non possono capirlo, perche’ non hanno mai saputo.

          Di che parli?

          Non mi va ora … scusami – mi alzo e spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio – sono stanca vado a letto.

          Ti accompagno su?

          No grazie. Vai da loro.

          Come vuoi.

          Perche’ fai questo?

          Perche’ io ero con mia madre come tu lo eri con tuo padre. – rimango a fissarlo qualche secondo, dopodiche’ me ne vado senza dire piu’ nulla.

Mi stendo sul letto cercando di addormentarmi, ma come chiudo gli occhi le immagini delle fiamme e l’essere consapevole che tra loro c’era il suo corpo,  mi rabbrividisce e mi fa stare sveglia tutta la notte. Alle prime luci dell’alba finalmente la stanchezza prende il sopravvento e riesco a riposare qualche ora. Mi sveglia Michelle, mi bacia sulla fronte e mi chiede di andare a fare colazione con lei. Scendiamo giu’ e c’e’ anche Nicole; ci guardiamo per un istante e poi ci abbracciamo, senza dire una parola. Quando cominciano tutti a scendere provo fastidio per la loro presenza, non ho idea di cosa mi succeda, so solo che stare in mezzo alla confusione mi urta e voglio la tranquillita’ della mia stanza, il silenzio, voglio il solo ricordo di mio padre e basta. Con la scusa che mi devo preparare per il funerale che si terrà in mattinata, salgo su per scendere solo quando vengo chiamata per uscire.

 

I funerali si tengono in forma privata, separatamente dalle altre vittime dell’incidente. E’ stata una nostra decisione, non vogliamo nessuno che non sia della famiglia e qualche dirigente delle imprese MacKain, per fare le veci dell’azienda stessa. Durante la funzione non riesco a togliere gli occhi dalla bara, gli parlo mentalmente e gli prometto che lo renderò sempre fiero di me, che tutti i progetti che volevo costruire e che gli avevo confidato, li portero’ a termine, costi quel che costi. Non mi dedichero’ a nient’altro se non a diventare quell’avvocato famoso di cui lui mi prendeva sempre in giro, dicendo che con la parlantina che avevo era l’unico mestiere che avrei saputo fare bene,

 

     ******************************************************************************

 

Dal giorno del funerale sono ormai passate un paio di settimane, durante le quali non sono mai uscita di casa se non per andare a scuola. Ho abbandonato anche la palestra dove mi ero iscritta con tanto entusiasmo;  non rispondo al telefono quando mi chiamano i vecchi amici e scendo in salone solo quando e’ ora di mangiare, verbo ormai a me sconosciuto. Come tutte le sere, anche oggi,  mi siedo e prendo a giocare con il bicchiere rigirandomelo tra le mani, arrivano le portate ed io faccio cenno di no al primo, lo sto facendo anche al secondo, ma mia madre dolcemente mi dice:

          Kate, per favore, mangia!

          Mangio solo un po’ di frutta … ho mangiato troppo a scuola.

          Non e’ vero …

          Che fai, mi controlli?

          No, si vede … sei patita, se mangiassi anche una volta al giorno non saresti così pallida.

          Non mi va

          Ha ragione tua madre, non obbligarci a  costringerti – mi volto verso Nicholas che prosegue – non farci preoccupare.

          … - guardo prima uno e poi l’altra – va bene, ma solo poco.

          Almeno e’ gia’ qualcosa. –  mi stringe la mano mia mamma, poi ritraendola sotto la mia occhiata – Kate fra un mese e’ il tuo diciottesimo compleanno

          Mh e allora? Non vorrai mica che faccia la festa?

          Beh le tue sorelle l’hanno fatta, e’ giusto che la faccia anche tu.

          Ma per me o per te?

          Per te , solo per te – si spazientisce, poi cercando un po’ di autocontrollo – e poi le tue sorelle ci tengono molto ad organizzartela.

          Bene vorra’ dire che parlero’ con loro e chiedero’ esplicitamente che non venga fatta – poi prendendo la posata – ora posso mangiare?- e la guardo con aria di sufficienza

          Si – dice con un sospiro, vedo che vorrebbe continuare ma l’occhiata del marito la fa desistere.

Terminata la cena, sto per alzarmi ma Camus mi chiede di rimanere ancora un po’ con lui, ha detto che mi deve parlare, sara’, ma non ne ho per niente voglia, so gia’ quale sara’  l’argomento. Ci sediamo sul salottino del terrazzo e appoggiando la testa sullo schienale del divanetto, chiudo gli occhi e gli chiedo:

          Scommetto che mi devi parlare della festa.

          Si.

          Ho già detto come la penso.

          Non sono d’accordo, ora la pensi cosi’ ma piu’ avanti potresti pentirti di non averla fatta.

          Quando poi ne avro’ voglia la faro’, tanto festeggiare i18 o i 20 non cambia nulla.

          Cambia

          Perche’ divento maggiorenne? – lo guardo dritto negli occhi – perche’ divento adulta e responsabile mentre ora sono solo una ragazzina immatura?

          Non e’ per questo. E’ che ora la pensi così perché non hai lo stimolo per farla, ma quando tutto sarà tornato alla normalità, ti accorgerai che era giusto  … per te, per le tue sorelle … e per tuo padre.

          Mio padre … -sussurro mentre le lacrime cominciano a salire – ormai lui non c’e’ piu’ e avere le foto del mio diciottesimo compleanno senza di lui, mi ricorderà solo questo brutto momento … no non e’ un bel ricordo da tenere.

          Kate – mi prende il viso con la mano e lo gira dalla sua parte – lo so che puo’ sembrare una frase costruita, ci sono passato anche io e so come ti senti, ma credimi … lui non vorrebbe che tu ti negassi questo. So che le tue sorelle ti stanno organizzando la festa, me lo hanno accennato l’altro giorno e mi hanno anche detto che ne avevano già parlato tempo fa con tuo padre … lo desiderava anche lui, non puoi contrastare un suo desiderio, non credi?

           Pero’ lui non ci sarà .. lui capirebbe …  non  sarò dell’umore, rovinerei la festa a tutti.

          Non succederà, stai tranquilla.

          Camus … io però non ho nulla da festeggiare, mi verrebbe da piangere in continuazione … ecco come adesso appena penso a  lui – e i singhiozzi riprendono il sopravvento

          Sono solo passati pochi giorni – mi abbraccia e mi sussurra all’orecchio – fra un mese qualcosa cambiera’ .. e poi ci siamo noi a starti vicino, io, Milo,Aiolia, Michelle, Nicole … vedrai che andrà tutto bene …fidati di me.

Alle sue parole accenno col capo, mentre mi lascio cullare dal suo abbraccio, dando libero sfogo ancora al dolore che mi sta dilaniando internamente.

 

 

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Ciao e grazie a tutti coloro che continuano a leggere…

 

 

 

 

 

   
 
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