Oggi, mentre mi ascoltavo una canzone, mi è venuto da scrivere questo.
Non so come sia venuto, ma spero piaccia.^ ^
Black Angel
Se solo avessi avuto dei poteri avresti potuto tingere quel mondo così grigio con un pennello che, in fondo, non è mai stato molto usato.
E tu, Regina del Niente, non lo avresti nemmeno considerato se un angelo non ti avesse chiesto di indicargli la strada di casa, perchè, anche lui, come te, l’aveva persa.
Non avresti mai avuto bisogno di vedere il mondo al di là della tua finestra se niente e nessuno ti avesse destato da un sonno che, durato troppo, aveva fatto marcire il mondo e lo aveva ridotto quello che, adesso, fuori dalla finestra, si stagliava davanti ai tuoi occhi:
grigio, senza colori che avrebbero potuto soddisfare un cuore che, in fondo, necessitava di averli.
Perchè, ti chiedesti, senza colori, come avresti fatto a colorare le tue emozioni?
Come avresti descritto il ghiaccio del tuo disprezzo ed il rosso delle tue passioni?
Non avresti potuto
Ti aveva detto di aver perso la mappa per tornare a casa, quell’angelo e così, tu, gli avevi detto di seguire l’arcobaleno, lungo la via dei fiori d’indaco e l’amaranto dei cuori innamorati, ma, di quel posto che tu conoscevi, non era rimasto niente.
Avevi pianto, forse: il grigio non ti era mai piaciuto;
triste come il cuore di una bambola di pezza, rotto come un carillon non funzionante.
Avevi riso, forse; perchè quel grigio era come te, incompreso.
Anche lui avrebbe voluto non esserci, ma essere apprezzato.
E, così, senza poteri, avevi preso il pennello, aggiunto acqua a delle tempere che il cielo aveva creato per ridar vita al creato, ormai secche.
Forse, la tua mano, non era abbastanza esperta e, forse, la tua mancanza di poteri aveva reso impossibile creare opere d’arte, ma, da dietro i tuoi occhi ciechi, avevi sentito l’angelo sorridere e ringraziare.
Grazie, aveva sussurrato, per avermi ridato la vista
Anche tu, allora, avevi sorriso
Spero di
poterla
riavere anche io, un giorno.
Ed avevi continuato a tracciare sul mondo pennellate di ciò che tu credevi fosse l’essenza della realtà: la fantasia.
Anche se le tue mani erano stanche, anche se le persone ridevano di te.
I suoi occhi
vedono
perfettamente, aveva detto l’angelo, come
potrebbe mai essere cieca?
E la tua convinzione non aveva vacillato quando, senza pensarci, avevi dato quella risposta assurda dalle forti tonalità astratte
Ormai, mio
caro Angelo,
sono cieca alla Fantasia.
La
realtà, purtroppo,
la vedo benissimo, ma la Fantasia i miei occhi non riescono
più a vederla.
Converrà
con me,
signor Angelo, che questa è cecità.
Vera,
cecità.
Aveva sorriso
Immagini che
il
pennello che lei tenga in mano sia una penna, immagini che i color
siano
inchiostro:
Immagini che
il mondo
torni ad avere i suoi colori.
In un reame
buio e
nerola luna comunque splenderà sempre alta nel cielo candida
e luminosa,
In un mondo
luminoso e
puro il rosso delle passioni comunque si staglierà su un
fondo etereo ed
astratto.
Immagini
lei, là dove
non è mai stata.
Ci riesce?
E tu, ingenua, avevi chiuso gli occhi.
Avevi sorriso ed avevi annuito.
E, quando, riaprendoli, avevi trovato un biglietto con scritto
“Grazie,
per avermi
mostrato la via di casa.
Grazie
per aver
ridato colore al mondo”
Avevi sorriso
Grazie,
avevi
sussurrato, per avermi ridato la vista.