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Autore: Trickster    28/11/2010    0 recensioni
Light è davvero ritornato in vita.
Cosa ci racconterà?
Per quale motivo è ritornato tra i mortali?
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il muro bianco era l'apertura di tutti quei pensieri soppressi per così tanto tempo.
Odio, rancore, rabbia, risentimento, dolore, frullavano nella sua mente. Il vortice era sempre più violento contro di sé.
Light era stato ucciso dal Kira che era dentro di me, dopo la morte di L.
Ora, però, il Kira che era in me si era calmato, era fermo. Fermo, immobile. Anzi, il piacere che avevo provato nel vedere morire Lawliet in quel momento mi disgustava. Lo detestavo.
Cominciai a piangere.
Le lacrime mi rigavano il viso pallido e stanco.
Ma come cazzo ho fatto? Come?
E perché ora rimpiango tutto? Per quale motivo, merda?
Ho adempiuto parte dei miei progetti, ma cazzo, avevo lui.
Mi coprì gli occhi con la mano destra, trattenendo tutto ciò che mi ribolliva dentro. Merda.
"Mi dispiacerebbe se tu fossi Kira, lo sai Light? Perché tu sei diventato il mio primo amico."
Quella frase mi echeggiava in testa ostinata. I sensi di colpa iniziavano a straziarmi, ora che la coscienza che per tempo era stata in silenzio era ritornata. Ritornata da un letargo. Un lungo letargo.
Lawliet badava a quel Kira che era dentro di me. Lawliet morì e anche Light sparì per sempre.
Porca troia! Perché proprio adesso deve tornare tutto così su? Cosa ho fatto nella mia fottuta vita di merda?! Questa stanza mi perseguita.
Mi alzai di scatto, andando verso la finestra. Gli occhi gli mi si erano appesantiti e le lacrime cominciarono a scendere vorticosamente.
Mia sorella entrò un attimo nella stanza - Ehi Light, io esco. Ci vediamo tra poco. Hai bisogno di qualcosa? -
- No, no. - risposi, rimanendo di spalle.
Non volevo farmi vedere così da mia sorella.
- Allora ci vediamo dopo. Ciao Light. - sbatté la porta della camera ed uscì a passi veloci dalla camera di quel Hotel.
Mi risdraiai sul letto. Volevo davvero dormire. Dormire in pace una buona volta. Tranquillo, lontano da quella confusione della mia mente.
Per un attimo fugace un ghigno mi passò fugace sul viso "Sarà anche morto il caro L, ma per lo meno, ci siamo sempre divertiti".
Non potevo darmi torto, ma neppure ragione. Pensavo ciò solo per liberarmi un attimo dalla coscienza macchiata che pulsava in me, facendomi annegare in un vortice privo di uscita.
Quella storia non fu solo un gioco.
Ogni attimo che passavo con quel detective era un vento congelante che passava dentro alle ossa. Un piacere proibito.
Era immerso nei suoi pensieri, nei suoi desideri, quando dei passi veloci lo allarmarono.
Troppo tardi.
Una ragazza mi puntava contro una pistola.
Una del genere non l'avevo mai vista.
Non era Giapponese, si capiva. Aveva l'aria di essere Europea o Americana, la fisionomia non corrispondeva ad una giapponese.
Aveva capelli lunghi e color platino, occhi scuri e un sorriso a 32 denti stampato sulle labbra.
Avvolta in una lunga giacca nera, borchiata, lo fissava restando in silenzio. Sembrava uscita da un fumetto.
Ero troppo stanco per difendermi o dire qualcosa. Mi sentivo preso in giro.
- Cosa cerchi? - dissi.
- Per fortuna ti ho trovato Kira! - esclamò lei - Ti ho cercato in lungo ed in largo per... -
- Ammazzarmi, darmi in vendita alla polizia, il resto è tutto blablabla solito. - interruppi - tanto per tua sfiga non hai nessuna prova che sia davvero io. Potrei sempre essere uno travestito - sorrisi tra me e me con soddisfazione.
- No, direi. Mi sei troppo simpatico per punirti in questo modo. -
Un debole "Ah" uscì dalla mia bocca.
- Voglio solo fare finalmente ciò che volevo sempre fare per ringraziarti. - asserì lei con un tono velato.
Non si rende conto che non è il momento? Non la conosco neppure!
- Scusami, ma non accetterò. Guarda, è il momento sbagliato. Anzi sbagliatissimo. Il Kira è turbato dentro. Lascialo stare.-
- Scusami, ma mene sbatto. - ribatté - Avete messo in ginocchio un paese intero, merda! -
La pistola che era ancora puntata verso di me, ma ballava vorticosamente.
- Non potete arrendervi ora!-
Il mio viso era privo di espressione.
- Sono un Dio, un giustiziere, ma nessuno è realmente più mio. - feci una lunga pausa per poi continuare con la voce tremante che mi rendeva ancora più insicuro per ciò che dicevo - Sono vivo. Vivo, ma lasciato solo con la mia pazzia. -
Ormai cominciavo a piangere, ma trattenni le lacrime. Erano troppe amare per essere versate.
- Vivi nel passato. - commentò lei - Vivevo anch'io nel passato, finché tu giustiziassi quel lurido bastardo che mi rese senza casa e senza una vita. Lavoro per un'azienda d'investigazione privata ed ho raggiunto questo perché tu mi hai infuso la forza per andare avanti. Io ti Amo, Kira. Ti adoro ogni giorno di più. -
Che merda, un'altra maniaca rompipalle.
- Dentro di te c'è un qualcuno che nessuno è in grado di capire. Io voglio comprenderlo almeno un po'. -
- Fa quel che ti pare - sbottai - tanto ormai non ho più nulla per giustiziare. Lasciami perdere. Non mi conosci per niente. E' solo tempo perso, guarda.-
La sconosciuta buttò a terra la pistola. Si avvicinò lentamente, sdraiandosi pure lei sul letto, cominciando ad accarezzarmi delicatamente - Povero il mio piccolo Kira -.
Rimasi inerme. Me ne fottevo altamente se quella là avesse voglia di scopare o semplicemente di coccolarmi fino alla nausea. Tanto di lei non sapevo neppure il nome. Che cazzo pretendeva?
Intanto lei cominciava a spogliarmi non badando neppure allo sguardo perso e vuoto dell'altro.
Continuava a ficcarmi la lingua in bocca come se fosse un gioco, tanto non la badavo neppure, facevo come diceva lei proprio perché non capiva nulla. Ero sedato, la mente era ferma, ovattata da mille pensieri.
Che cazzo, 'sta qua lo sta facendo davvero. Ma non la fermai. Cazzi suoi se è troia.
Limonavamo sboccatamente, anche se odiavo ciò che stavo facendo. Mi sentivo un traditore. Uno sporco traditore.
Lei parlava, parlava, parlava, mentre abusava di ogni parte del mio corpo, di quel corpo maciullato da sensi di colpa.
Io invece, fissavo fuori dalla finestra. Guardavo il cielo azzurro macchiato da alcune nuvole leggere.
Non volevo essere in quello sporco hotel in cui regnavano ancora le leggi di una vita distrutta. Volevo essere lassù con lui. - Ehi, Kira, hai del cibo?-
Non capivo nulla. Continuavo a vagare nel mio mondo.
- Cagami. -
Risposi semplicemente con un "Oh?".
Mi ripeté la domanda iniziale.
Mi alzai lentamente come se un peso enorme pesasse sulla mia testa in quel modo.
Lei mi seguì a passi veloci, prendendomi poi per mano e fissandomi alcuni secondi negli occhi. Che occhi favolosi che aveva... Erano così, color Nocciola che sembravano fossero finti.
Andammo nella suite, la tv era spenta, tutto era fermo.
Guardai un po' in giro per vedere se trovassi qualcosa per l'insolita ospite. Niente. Neppure dentro al minibar.
Stavo per dirle un "Mi dispiace" per poi tornarmene a letto, quando lei si avventò su un piatto con la frutta che era sul tavolino di fronte al divano.
- Grazie - mugugnò - Le mele mi fanno impazzire. Le cose migliori di questo mondo di merda. - stava per addentarla, ma si fermò.
Cominciò a giocherellarci, a guardarla con, affetto per così dire...
Si allontanò tornando nella camera da letto.
Si sdraiò nuovamente sul lettone, guardandomi con uno sguardo di sfida, mentre continuava ad annusare quel frutto con gioia.
La sua posizione stravaccata mi ricordava qualcuno, ma non capivo chi.
Lasciai perdere, era più interessante osservarla. Era così carina e giocosa, pensai per un attimo.
- Era da molto tempo che non me ne davi, vero Light? - disse con un sorriso ambiguo stampato sulle labbra.
Come faceva ora a sapere il mio nome?
Non replicai. Preferivo che i miei dubbi avessero risposta senza una domanda vera e propria. Si sarebbe rivelata, no?
Intanto continuava a provocare, ma in modo diverso.
Era un provocare come se volesse farmi capire che era qualcuno che io conoscessi già da tempo...
- Non avevi fame? - replicai.
- Me la gusto prima, Light... - fece una pausa, addentando finalmente il frutto - pensavo che tu sapessi che per me è una gioia avere una cosa del genere...-
Perché continuava a chiamarmi per nome? Da dove l'aveva tirato fuori? Nessuno sapeva che io fossi Light Yagami! Tutti mi conoscevano come Kira il Giustiziere, il Pazzo, il Dio! Chi era realmente colei?
Stavo per domandarle tutte queste cose, quando si sentì un tonfo. Era la porta che si spalancava. Era tornata Kira.
- Ehi, Light, sono tornata.-
- Tu sta ferma qui. - sussurrai alla sconosciuta, mentre m'infilai nel piccolo soggiorno.
- Ciao Kira. - salutai sbadigliando.
- Dormito bene, frocetto? - domandò lei, beffarda come al solito.
- No. - risposi rude - Anzi, sto peggio di prima. Hai preso del cibo, almeno? -
Lei mi fissò offesa - Mi hai detto di non prenderti nulla... - abbassò lo sguardo falsamente dispiaciuta - Allora sono andata al bar a bermi qualcosina. -
- Allora niente.- ribattei - Me ne torno a letto. A dopo -
- A dopo, Checca del mio cuore. -
Risposi con una risatina patetica, per rinfilarmi poi, in camera. Ero ansioso. Volevo parlare con quella tipa, prima che Kira se ne accorgesse.
Però mi attese una brutta sorpresa. Entrai, ma la stanza era vuota. Completamente deserta. Ero solo.
Volevo finire di parlare con lei, merda.
La mia mente era troppo depressa per doversi subire un'altra cosa del genere. Merda, merda, merda.
Le finestre erano chiuse sigillate. Nessuno le aveva sfiorate.
Mi sedetti sul letto. Cazzo, stavo impazzendo?
Era a causa di quella fottuta morte di L?
Misi la testa tra le mani. Ero sconcertato.
Tutto a me? Perché?
Alzai lo sguardo e vidi il torsolo della mela.
Non era stato un sogno.
  
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