Milano; 15 febbraio 2010.
Una ragazza camminava per le fitte strade di Milano carica di buste colorate e un bel sorriso a farle a da passaporto.
Il giorno precedente era stato San Valentino e lei aveva passato una bella giornata romantica con Stefano, il suo fidanzato.
Sorrise ricordando come si era svolta la mattinata e di come si era divertita stando al lago in sua compagnia.
Avevano
mangiato al sacco facendo un silenzioso picnic mentre i piedi venivano
bagnati dolcemente dalle acque gelide del lago e, imboccandosi a
vicenda, si era sentita libera e pura.
Quello era uno dei motivi che spingeva Roberta a stare con Stefano.
Lo
amava, questo lo sapeva, ma la dolcezza con la quale lui era riuscito a
farle quanto realmente tenesse a lei l’avevano tremendamente
conquistata.
Si erano conosciuti quando entrambi facevano il quinto superiore e non si erano mai lasciati.
Lui
si era subito invaghito del bel aspetto di lei, dolce e romantico senza
mai essere eccessivo mentre lei aveva trovato immediatamente attraente
quel suo goffo modo di porsi, il suo carismatico aspetto e anche i suoi
occhi.
Stefano aveva due occhi verdi, grandi e intensi da farla sempre incantare.
Ogni
qual volta che incontrava gli occhi di quel verde parziale, Roberta, si
sentiva persa e tornava a coronare i sogni di una vita: l’amore,
la gioia, la felicità, la spensieratezza e anche il sentirsi
realizzata.
Ogni
volta che i suoi castani si incontravano con quelli di Stefano,
Roberta, poteva giurare e mettere la mano sul fuoco che niente
l’avrebbe impedita dall’amare quell’uomo.
Stava
pensando a quello quando, camminando per la tranquilla ma anche
vagamente caotica di Milano andò ad urtare contro una figura
alta e massiccia che le stava camminando al fianco.
Le buste che teneva in mano caddero a terra rovistandosi ai suoi piedi.
«Mi
scusi» disse subito lei senza avere nemmeno il coraggio di alzare
lo sguardo per la vergogna « non volevo investirla»
Mentre
lentamente prendeva tutte le buste per caricarsele nuovamente sulle
braccia, Roberta, sentì una risata di scherno alle sue spalle e
voltandosi infastidita rifece cadere le borse a terra trattenendosi
dall’urlare.
Tutta la gioia provata prima andò dispersa come quel groviglio di buste ai suoi piedi.
Erano
passati tanti anni,quindici a dire il vero, e anche se ora era una
giovane ventiseienne in carriera Roberta continuava a provare rancore
verso quella figura che ora si riversava avanti a lei.
Strinse
i denti fino a farsi male mentre ancora china a terra cercava di dare
un ordine a quel caos che c’era ai suoi piedi: la busta con il
regalo per suo fratello Luca, la torta per il compleanno di quello
stesso pomeriggio e anche il vestito che aveva portato alla lavanderia
per l’occasione: tutto era a terra, in una pozza di disordine,
sotto di lei.
Quel ragazzo le aveva sempre portato dei problemi anche ora che erano adulti.
Sentiva
il suo sguardo su di sé mentre cercava di ignorarlo, lo sentiva
sulla schiena e forse anche più in basso e la cosa non faceva
che imbestialirla maggiormente.
Perché non la ignorava come sempre aveva fatto? Voleva forse iniziarla a deridere anche adesso che aveva ventisei anni?
Soffocando un ringhio Roberta alzò lo sguardo trovando quello di Marco Diligenti sul suo viso.
Marco non stava guardando il suo corpo, non la sua schiena o il suo posteriore ma il suo viso.
Lo sguardo di Roberta, prima carico di risentimento, si spense del tutto tornando indifferente come prima di incontrarlo.
Sbuffò per poi alzarsi con le buste nuovamente tra le mani.
Da
quando era piccolo Marco non era cambiato molto: era rimasto lo stesso
smilzo ragazzino biondo dagli occhi castani conservando però
quel “fascino” che lo rendeva popolare.
Quello
stesso fascino che Stefano non aveva ma di cui lei andava fiera della
mancanza perché le ricordava troppo lui; il suo terrore.
Non si erano parlati ma lo sguardo che Marco le rivolse fu più di mille parole.
Non
lo riusciva a interpretare ma lei sapeva che dentro quelle iridi si
stavano trasmettendo le scene di vari film, le scene di quello che
avevano passato insieme.
Come
se prima di incontrarla per strada lui si fosse scordato completamente
di lei, Marco, la stava letteralmente rivalutando, studiando e
analizzando.
Come
si fa con uno sconosciuto la prima volta che lo si incontra lo sguardo
di lui si riversava su Roberta che si irrigidì quando lo sguardo
di Marco si posò sul suo petto.
Si strinse le buste più a se come per coprirsi senza però voltarsi o scappare.
Lo aveva fatto già troppe volte.
«Sei
tu?» si era aspettata di tutto, veramente, un insulto, una presa
in giro o anche uno schiaffo ma non quella domanda.
Un sopracciglio le sfiorò la capigliatura per lo stupore «Prego?» non si trattenne dal chiedere.
Marco
si raschiò la gola per rendere la voce meno rauca poi sorrise e
richiese: « Sei davvero tu o ti ho confuso con
un’altra?»
Roberta non si degnò di rispondere solamente si strinse la busta al petto sentendosi nuda.
Marco sospirò.
«Ne
sono certo» fece un vago gesto con la mano« Sei tu. Roberta
Treccia, ricordo bene?» questa volta fu lui a far salire un
sopracciglio sino i suoi capelli e Roberta lo imitò infastidita.
Non parlò ma si strinse ancora la busta al petto.
«Vedo
che hai conservato sempre quel forte rancore verso di me, eh
Roberta?» chinandosi ai suoi piedi raccolse un piccolo astuccio
rivestito di rosso porgendoglielo « dovrebbe essere tuo
questo» disse solo mentre teneva la mano protesa in avanti.
Roberta, d’altro canto, taceva ancora.
Mentre
Marco la incitava a prendere il regalo di Luca che- probabilmente- le
era caduta prima e che si era scordata di raccogliere lei non riusciva
a staccare gli occhi da quelli di Marco come se lui fosse un morto.
Uno spettro.
Quello del suo passato.
«Bastardo»
disse solo allungando una mano per prendere il pacchetto rosso che lui
teneva tra le due dita affusolate « sei solo un grandissimo
bastardo»
I suoi occhi castani erano vivi di fuoco, ardevano di pensieri mai detti ma sempre tenuti dentro.
Rancore.
I
suoi occhi erano lo specchio del suo essere e Marco, con ancora il viso
da giovane stronzo che era stato in passato, la guardava senza capire.
Ma lui capiva eccome.
« Solitamente si ringrazia» rispose ancora lui con un sorriso sadico e fastidioso.
« Ti dovrei anche ringraziare? »
Marco
volse lo sguardo verso destra e poi si grattò una guancia
« non si tratta così un vecchio amico» disse a
disagio evitando di guardarla.
Roberta, però, fece un passo avanti e lo fronteggiò con lo sguardo e con dolore.
Gli occhi, come quando aveva undici anni, le si fecero lucidi.
«Amico?
Tu sei un amico? » rise sprezzante « non sapevo che tu ti
comportassi con gli amici come ti sei comportato con me. Allora non
avrai molti amici, eh, Amico mio?» lo guardò con astio
senza staccare gli occhi dai suoi.
Lo vide tentennare.
«Non rievocare il passato Roberta»
«Non chiamarmi per nome»
«Per cognome?» tentò lui con un nuovo falso sorriso.
«Non
chiamarmi proprio» ringhiò lei, acidamente furiosa mentre
le mani diventavano rosse per lo sforzo di trattenersi « ignorami
come hai sempre fatto. Anzi, lasciami in pace: è l’unica
cosa che ti chiedo»
«Avanti, siamo entrambi grandi ora. Non puoi portarmi rancore per una cosa accaduta venti anni fa.»
«Quindici.»
«Fa lo stesso»
«No che non lo fa. Tu mi hai rovinato la vita»
«Ma è passato un intero secolo da allora»
«Si dia il caso che un secolo è fatto di cent’anni, genio del male, e ne sono passati solo quindici.»
«Fa lo stesso.» ripeté lui voltando lo sguardo per non incontrare quello di lei, furioso.
«No»
Roberta gli prese il viso tra due dita per far sì che la
guardasse nel volto sfigurato dalla rabbia del momento « non
è per niente la stessa cosa.»
Marco la guardò nervosa, gelosamente crudele con lui e con quello che le aveva fatto.
Quindici anni.
Erano davvero passati così tanti anni?.
La
guardò con attenzione muovere le labbra per cercare di calmare
la rabbia fino a farle sanguinare, muoversi i capelli in gesto di
stizza e anche strizzare l’occhio destro come tic nervoso.
Lo
aveva sempre fatto, anche ad undici anni, solo che adesso lo faceva con
più intensità senza nemmeno curarsi del fatto che lui la
vedesse.
Ricordava
bene che quando entrambi facevano le medie lei cercava sempre in tutti
i modi di mascherare la sofferenza che lui le procurava con i suoi
insulti.
Lo
capiva dal modo in cui stringeva i pugni sotto il banco e anche da come
socchiudeva gli occhi per trattenersi da prenderlo a pugni.
Lo aveva sempre capito e si compiaceva quando vedeva nei suoi occhi impresso il terrore, la paura e la rabbia.
Quando
poi le lacrime le offuscavano la vista lui sorrideva sempre soddisfatto
convinto che stesse facendo una cosa bella, buona e di cui andare fieri.
Non
mancava mai a ricordarglielo Gianluigi con le sue risate e anche il
restante della classe, elogiandolo e ridendo ad ogni sua battuta, lo
faceva sentire potente.
Potente.
Come se vedere l’odio impresso sul viso di Roberta potesse dargli veramente qualcosa, qualcosa come ora.
«
Ho sbagliato »disse solo con un filo di voce che lei nemmeno
sentì troppo intenta a urlargli dietro i peggiori insulti che
per anni si era tenuta dentro.
Era
rossa di rabbia, il suo viso era la maschera della frustrazione e se
non fosse stata veramente orgogliosa come lui ricordava Marco temette
che si potesse mettere a piangere lì.
«Ho sbagliato» ridisse a voce più alta tanto da farsi udire.
«Sei
la rovina della mia vita mi hai rov…» stava dicendo lei
per poi bloccarsi e sbattere gli occhi confusa « hai sbagliato
cosa?»
«A insultarti per tutti quegli anni. Ma ero piccolo, » sorrise « è normale fare degli sbagli.»
Roberta strinse le spalle fino a che toccarono le orecchie poi si lasciò andare ad uno sbuffo.
Urlò.
«Normale?
Ti sembra normale?» non riusciva a contenersi in quanto
l’immagine di quando lui l’aveva additata davanti a tutto
l’istituto o anche dei commenti che faceva sulla sua famiglia la
mandava in bestia. « Forse non ricordi bene quello che mi hai
fatto.»
«Avevo undici anni.»
«Anche
io ne avevo e non mi sono mai comportata così.»
sospirò, prese aria, si impose di abbassare la voce ma senza
risultati: stava dando spettacolo « tu mi hai criticata. Mi hai
fatto odiare il mondo. I ragazzi. Gli amici. Tu … tu non ti
rendi conto.»
«Avanti, non esagerare. Non può averti fatto tanto male qualche battutina.»
Roberta stava letteralmente perdendo la calma per l’arroganza che Marco stava mostrando.
Era
cocciutamente convinto che lui non avesse fatto niente di così
male e che fosse lei quella che si stava creando dei castelli in aria.
«Mi
stai dando dell’esagerata?» non lo lasciò rispondere
« questa mi mancava sai? Mi hai chiamato in tutti i modi:
bastarda, schifezza, figlia di puttana e anche testa di cazzo o almeno
questi erano i nominatavi più ricorrenti ma questo, puà,
esagerata mi mancava»
Un sorriso nacque spontaneo sulle labbra di Marco cosa che a lei non sfuggì.
Aveva anche il coraggio di riderle in faccia.
Come quando aveva undici anni si sentì inutile e fragile davanti a quel sorriso canzonatorio.
Provò
il forte impulso di volercelo levare ma anche paura; paura di provare
ancora quella sensazione di vuoto, di inutilità e angoscia.
Improvvisamente
un velo di nero malessere le cadde sul volto e, senza che Marco se ne
accorgesse, due calde lacrime caddero dagli occhi di lei.
Roberta però, ad occhi spalancati, come in trans, non le asciugò.
Era
orgogliosa e non avrebbe mai pianto davanti a lui eppure ora lo stava
facendo ma non se ne rendeva conto in quanto era persa in un mondo
parallelo.
Davanti
a lei il filmino di quello che erano stati gli anni delle medie, con
lui che la tormentava e con la sfiducia che aveva provato di se stessa
la fecero crollare come un castello di carte alla folata di vento.
«Stai
piangendo Treccia?»la riportò alla realtà la voce
di Marco e lei, accorgendosi di piangere, si asciugò veloce le
lacrime.
Sorrise « Oddio, sì, sto piangendo.» rise amara « piango e non so perché.»
«Emozionata
di vedermi?» scherzò lui per cercare di smorzare la
tensione ma la sua domanda non ebbe l’effetto desiderato
perché Roberta s’irrigidì ancora tornando a
stringere le buste a se protettiva.
Non gli rispose e si dimostrò superiore voltandosi dalla porta opposta per poter continuare la strada verso casa.
Quando
gli passò accanto si fermò quasi pensierosa, come se non
sapesse se salutarlo o meno poi, dopo secondi di indecisione,
continuò a camminare senza degnarlo di un ultimo sguardo.
Continuava a sentire lo sguardo di Marco addosso, quello sguardo inquisitore e si vergognò delle sensazione che provava.
Odio.
Lei lo odiava, voleva dimenticare, scordare e perdonare ma in realtà odiava.
Lo odiava.
Facendo
oscillare i capelli mori al vento, Roberta, si allontanò veloce
da quella strada ce l’aveva resa tutt’uno con il suo
passato.
Quando
Roberta giunse a casa trovò ad aspettarla Stefano che, seduto al
tavolo della cucina, con gli occhiali da riposo sul naso, leggeva uno
dei suoi romanzi preferiti.
Sorrise.
«Ciao Amore» lo salutò con un bacio.
«Ehy»
rispose lui mettendo un segnalibro in mezzo la pagina che stava
leggendo per poi togliersi gli occhiali « come è andato lo
shopping?»
Roberta si lasciò cadere al suo fianco facendo scontrare la schiena con lo schienale di legno della sedia. Gemette.
«Bene» si passò una mano tra i capelli sudati « almeno ERA andato bene.»
«In che senso?» Stefano le prese una mano baciandola « sembri distrutta.»
«E
lo sono» chiudendo gli occhi Roberta si chiese se dovesse
raccontare o meno a Stefano dell’incontro avuto con Marco poi
però, guardandolo negli occhi verdi, si decise a dirgli tutto.
Narrò di come l’avesse urtato, delle risposte saccenti di lui e di come si fosse scusato.
Sospirò per poi continuare il racconto mentre Stefano le porgeva un bicchiere d’acqua.
« E poi mi ha chiamato esagerata, ti rendi conto?» gesticolava impazzita « io esagerata? Dopo che mi ha rovinato l’esistenza. Tu lo sai quanto ci sono stata male»
«Sì» Stefano la guardò « lo so»
«
Ecco, e lui mi ha continuato ad insultare. E poi giocava. In un momento
del genere dove io desideravo solo sfogarmi lui ha avuto il coraggio di
scherzare, ti rendi conto?»
Stefano
non rispose mentre sfogliava distratto il libro che stava leggendo
senza però leggere realmente poi alzò lo sguardo fino a
farlo incatenare con il suo « ti ha fatto piacere
rivederlo?»
«Certo che no!»
«Nemmeno sapendo che ora finalmente ti sei sfogata? Ribellata? Gli hai detto cosa pensi di lui?»
Mordendosi l’interno guancia, Roberta, si passò le mani nei capelli nel suo rapido gesto nervoso
« Non saprei» abbassò il tono della voce poi ammise
« ho anche pianto. Non volevo piangere.»
«E’ normale. E’ stato schoccante per te»
«Non ho mai pianto davanti a lui, mai, l’ho fatto a ventisei anni. Una vergogna.»
«L’unico che si deve vergognare è lui.»
Roberta non rispose guardandosi intenta i pollici.
Giocò
con la pellicina della pelle tirandosela fino a farsi male poi
lasciò stare, alzò lo sguardo su Stefano e sorrise
« forse hai ragione » eppure lei continuava a sentire la
vergogna impressa sul suo viso.
Sono contenta che il primo capitolo sia piaciuto tanto, per me è un onore.
Mi scuso tremendamente tanto per il ritardo ma non è colpa mia u.u. I miei mi avevano tolto il computer e mi sono ridotta a scrivere su una agendina scippata a mio padre xD
Patetica, mi sono sentita patetica.
Mah, una cosa buona in questa settimana è che almeno ho finito di leggere un libro che avevo accantonato da molto a causa del Pc. Forse la mia amica Claudia ha ragione quando dice che il computer è una condanna quasi ... smettendo di blaterare vi ringrazio. Grazie.
Per prima cosa vi chiedo: preferite le risposte qui o attraverso la nuova opzione del sito?
Io per ora le metto qui ma dalla prossima volta mi adatterò a quello che vorrete voi, ok? <3
Allooora grazie a:
BabyDany94=Ehy, grazie mille a te per aver recensito! Davvero ti piace tanto?? * L'onore è il mio, grazie ancora. Scusa per il ritardo, un bacione :)
Nice= Ciao. Lo so, questa è una situazione molto frequente e per questo mi sento quasi in un capo minato a parlarne. Grazie per il complimento :) Sì, la nostra Roberta avrà un lavoro ancora legato a questa sua esperienza e putroppo, da come vedrete, sarà abbastanza orgogliosa e quindi porterà ancora MOLTO rancore a Marco.
Grazie mille per avermi garantito il tuo costante supporto Manu =)
Isi 88 = Ciao. Mi dispiace per quello che hai passato e posso solo dirti che il vero problema non sei tu ma lo erano loro.Conosco gente che hanno passato questa esperienza, e mi spiace per loro. Grazie per la recensione e per esserti immedesimata tanto in Roberta. Un bacione. Scusa il ritardo.
_Maddy_= Ciao Maddy! Che bel nome ** Oddio ma tu sei un tesoro. Io non sono fantasica. Quando ho letto la tua recensione tanto lunga mi è venuto quasi un collasso. Pensavo fosse una critica, sai? Mi sono munita di coraggio e ho letto quella che secondo me era una critica costruttiva e invece ... Oh, Maddy, grazie **
Davvero ti piace come scrivo?? Ho gli occhi a cuoricino, sai? xD
Non mi annoierai mai come le tue recensione anzi, la loro mancanza sarebbe una tortura in quanto le adoro.
**
Roberta sì, hai ragione, è un personaggio forte di quelli che orgogliosi che, come vedrete, non si mostrerà mai fragile. E' fragile, sì, ma è fragile dentro. Non si mostrerà mai sofferente davanti a Marco; è contro il suo principio più grande.
Sono contenta che tu a differenza di Roberta abbia trovato un appoggio in quelle tue amiche, molte volte questo aiuta tantissimo.
Roberta come hai ben detto è sola, sola perchè non ha amiche, Sola perchè Marco la derideva e questo è orribile. Basti pensare a quante persone si sono ridotte al suicidio per questa sofferenza, Roberta ce l'ha fatta.
Io, per questo stimo Roberta.
xD Vuoi sapere se Marco è stupido? sì, lo è e tanto e anche se nel capitolo sette ( che ho già scritto xP) lui si giustica un pò le sue azioni rimarranno sempre- almeno per me - cattive e brutali. Io non perdonerò mai una persona come lui, io preferirò sempre e solo Stefano.
Quando poi come giustamente hai detto anche tu, si mette in mezzo anche la famiglia io ucciderei la gente, l'ho scritto questo pezzo lo so e l'ho fatto solo per rendere il dolore di Roberta più forte, per farvelo capire maggiormente. Credetemi, le persone come Marco esistono anche sotto questo aspetto.
Sono daccordo con te quando dici che Roby è superiore a Marco, ne sono consapevole e questo volevo far trasparire. Grazie per averlo colto.
Roberta non è debole è solo ... matura.
Un bacione e scusa per il ritardo :)
Gnam_Gnam= Ciao!
Graaaazie mille sono contentissima che l'intreccio ti piaccia. Scusa il ritardo, spero di riuscire a postare regolarmente, punizioni permettendo xD
Baci
Ylenia_=Ciao Ylenia, grazie per la recensione e perchè mi hai garantito la tua presenza lungo il cammino della storia. Sono commossa da tutta questa attenzione **
Sono contenta di aver anche dscritto secondo te bene i pensieri di Roberta. Spero di non perdermi lungo la strada xD Sono daccordo sul fatto che non tutti sono forti come lei e si lasciano andare, uccidendosi come ho detto prima a Maddy.
Ahahahaha, Marco lo hai visto bene e spero che lo rivaluterai un pò altrimenti qui le cose per lui andranno veramente tantooo male xD
Un bacio e grazie, scusa il ritardo.
ophelia_Ciao Emmetti. Penso che ci siamo già incontrate sul sito di Bec **
Io lì sono Manu, ciao!
Comunque ti ringrazio tantissimo per i complimenti, davvero, sei stata un angelo.
Ti ringrazio per i complimenti e anche per esserti fermata a leggere; ho letto alcune storie tue che sono veramente stupende come "il posto delle farfalle" *-*
Che dire, grazie anche per il garantito supporto e per averla messa tra le seguite.
Un bacio e scusa il ritardo :)
itpanya= Ciao! Grazie mille per la preferita e per la recensione. Grazie anche per esserti immedesimata in Roby, mi ha molto colpito la cosa. Anche se è stato triste la storia si solleverà. Un bacione e scusa il ritardo.
-
Nel Prossimo Capitolo: XD[...]Qualcosa dentro di lei le
ricordava, ogni qual volta che stava per incontrare una persona del
sesso opposto, che Marco era sempre lì, nell’agguato
pronto a farle male.
- Marco, in quel caso, simboleggiava tutta la popolazione maschile.
- Il
suo rancore verso il ragazzo, dopo aver conosciuto Stefano, lo credeva
dimenticato ma invece quando ieri lo aveva visto si era scoperta ad
odiarlo ancora.
- Anche se lui si era scusato lei lo odiava.
- Odiava il suo sorriso, la sua voce, i suoi occhi.
- Odiava il suo nome e lo stampino che sempre avrebbe portato nel suo cuore.
- Non
riusciva minimamente ad immaginarsi di poterlo perdonare e per questo,
sbuffando nuovamente e passandosi una mano tra i capelli,
considerò l’ipotesi che Marco Diligenti per lei sarebbe
sempre stato la parte iniziale del capitolo sofferente della sua
vita.[...]