Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: shesprisci    29/11/2010    1 recensioni
Occhei questa è la prima volta che pubblico una FF qui sopra e...sono emozionata *_* è tantissimo tempo che volevo farlo,ma non ho mai trovato la FF giusta. Spero che questa possa esserlo e non allarmatevi...i Jonas entreranno tra qualche capitolo xoxoprisci.
''I cambiamenti arrivano,per tutti e non possiamo farci nulla,bisogna solo cercare di affrontarli nel modo giusto,ma non è sempre facile,se quello che il destino ti riserva è qualcosa di più grande di te,che inizia solo per gioco e che prima o poi non riesci più a controllare.''
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scuola di merda,scuola di merda,scuola di merda... questa era l'unica cosa che riuscivo a pensare la mattina,mentre mi trascinavo dalla camera al bagno. Mi guardai in faccia cercando di far crescere un po' la mia autostima facendo stupide pose davanti allo specchio. Poi mi lavai,presi i vestiti che avevo portato in bagno e mi vestii. Prima però mi fermai ad esaminare la mia pancetta... ''non li perderò mai questi quattro chili in più'' dissi sconsolata per poi infilarmi la maglia. Quando ero vestita non si notava,ma quando ero in costume o cose simili altroche,e avere tutte amiche supermagre di certo non aiutava. Alzai gli occhi al cielo e uscii dal bagno,vestita,imporfumata e truccata leggermente con la solita matita nera,un po' di mascara e un rossetto che cambiava a seconda di come mi vestivo.Cercai mia mamma e notai che era ancora in camera a vestirsi «Cavolo mamma datti una mossa» dissi per incitarla. Di solito sono le mamme a dire ai propri figli di sbrigarsi,ma nel mio caso era il contrario. Tutti i miei amici quando mi lamentavo rispondevano che potevo benissimo venire a scuola sola,ma aspettare l'auto era una cosa che ODIAVO con tutta me stessa,perchè mi sentivo una cretina,stare lì,in piedi,muta a guardarmi intorno apsettando uno stupido bus. Così preferivo farmi accompagnare da mia mamma,anche se ogni mattina era la stessa ''lotta''.
Dopo altri dieci minuti riuscii a uscire. Mia mamma mi lasciò a scuola e io cominciai a cercare tutti i miei amici. Come al solito si erano messi alla fine del maricapiede opposto a quello della scuola. Alzai gli occhi al cielo e,cercando di evitare tutte le pozzanghere,li raggiunsi. Cominciai a salutarli uno per uno per poi aggiungere «Cavolo gente la prossima volta mettetevi direttamente nell'altra via» tutti scoppiarono a ridere. In quel momento suonò la campanella e un coro di ''Che palle'' si alzò in vari momenti per tutto il maricapiede.
Come se dovessimo andare al patibolo ci avviammo. Anche se pensandoci bene la scuola era molto peggio,se eri condannato al patibolo morivi,non dovevi ripetere la cosa ogni singolo giorno della tua vita con pene a domicilio come lo erano tutti i compiti che ci assegnavano.
Quel giorno dovetti subirmi le prime due ore di inglese e poi una di francese...che mi interrogò mettendomi un bel 5...regalato. Ancora non riuscivo a credere che io,la secchiona della scuola per tutti gli anni delle elementari e delle medie,mi ritrovassi a malapena con il sei,come era possibile?? Ancora non riuscivo ad abituarmi a quella idea,nonostante fossi al secondo anno di liceo,quando il trauma da voti dovrebbe essere già passato.
Tornai al banco a testa bassa,sconsolata «Porca vacca,un misero cinque...ancora!anche tu sei meglio di me!» dissi alla mia vicina di banco,non che la mia migliore amica «Oh grazie del complimento» mi rispose facendo una faccia offesa,pessima. Sorrisi «Scusami...ma è vero,tu hai sempre preso sei» dissi ridendo. La professoressa ci riprese e ci azzittimo. Da quel momento cominciai a guardare furiosamente il mio piccolo orologio viola,che andava avanti di due minuti rispetto alla scuola,aspettando che suonasse la campanella della ricreazione.Feci di tutto purchè seguire la lezione,scrissi addirittura una stupidissima descrizione della mia migliore amica. ''Sophia Caltont è la mia migliore amica dall'età di cinque anni. Conservo ancora da qualche parte il braccialetto dell'amicizia che mi fece quando ne avevamo sette. Adoro i suoi lisci capelli color biondo scuro,al contrario dei miei,orribili,di un marrone così scuro quasi nero mossi,non capisco come la gente faccia a dire che sono stupendi,forse sono fuori di cervello. Per non parlare poi dei suoi occhi verdi,intensi,che sembrano rubati da un anello,non come i miei,che sembrano due noccioline infilate a forza dentro un bulbo oculare...bleh...brutta visione.'' seguivano una serie di scarabbocchi. Continuai a leggerla tra me e me ''Siamo cresciute insieme,perchè le nostre mamme si sono conosciute durante un provino per un film...a cui nessuna delle due fu presa...erano fortii. Da quando il pasre di Sophia è morto passiamo in Natali insieme,per non farle sentire sole,visto che qui non hanno nessuno...i suoi nonni materni abitano in Spagna e quelli del padre dalla morte odiano sua mamma. Ci piace farci regali che facciamo noi con le nostre mani,una volta ho provato addirittura a farle un maglione ai ferri prendendo lezioni da mia nonna,ma sembrava più un calzino gigante,così lei lo usa come sciarpa. Mi piace quel suo accento del Sud che ha ripreso da sua mamma,il modo in cui si veste simile ma diverso tutti i giorni,il modo in cui abbina accuratamente ogni cosa,dagli orecchini,alle scarpe,alla sciarpetta che non manca mai. Detesto il modo in cui riesce a far colpo sui ragazzi,ma solo perchè sono invidiosa,perchè io non ci riesco e resto delusa ogni volta,mentre lei nemmeno fà in tempo a capire che le piace qualcuno che già ci è fidanzata. Detesto il modo in cui mi esclude a volte,il modo in cui si offende per tutto,ma la lista delle cose che amo in lei è così lunga che queste cose spariscono immediatamente. '' la descrizione finiva lì,in quanto mi ero annoiata di scrivere. Avevo poggiato il foglio sul banco e cercavo invano di seguire la lezione. Quando si accorse di quel foglio lo prese «Uuuh vediamo che cosa c'è scritto» dissi,ma prima che iniziasse a leggerlo glielo strappai dalle mani «Non puoi,è...personale,sono le solite cose sui Jonas...» subito mi guardò male e si offese «Ah,tienitelo allora». Quella cosa mi diede fastidio,molto,presi una penna ed aggiunsi ''PS. Odio il fatto che non si faccia mai gli affaracci suoi e che ancora non accetti il fatto che mi piacciano i Jonas Brothers.'' accartocciai il foglio. Poi,finalmente,l campanella della ricreazione suonò e noi ci fiondammo fuori dall'aula.

Sulla costa opposta dell'America...


«Ma perchè papà ha accettato di partecipare a quello stupido concorso per adolescenti? Non poteva lasciarci liberi per farci respirare un po'?» disse un ragazzo dai capelli castani e ricci,gli occhi piccoli che tutti conoscono come Nick Jonas. «Già,hai ragione fratello,ma lo sai com'è papà su queste cose...» risposero in una lagna i suoi due fratelli Joe e Kevin Jonas...i Jonas Brothers. Adoravano il loro lavoro,era quello che avevano sempre desiderato fare nella vita,ma questo gli portava via molto tempo e non gli permetteva di avere una vita privata e normale,cosa che molte volte gli mancava,ecco perchè detestavano quando loro padre,Paul,li faceva partecipare a cose non estremamente importanti ed internazionali. «Uno stupido concorso indetto dal distretto scolastico di NY secondo cui il vincitore canterà con noi a un nostro concerto,ecco cosa dobbiamo subirci» disse Joe tutto scocciato mentre era sdraiato sul divano a giocare con il suo nuovo cucciolo.«Per quale motivo ha deciso di dire di sì per questo stupido concorso?!» chiese Kevin retoricamente ai suoi fratelli «Non ne ho idea...dice che vuole dare l'opportunità a una fan di vivere un sogno proprio come siamo riusciti a fare noi e cose simili...» disse Nick alzando le spalle e andandosi a sedere al piano «Non ha tutti i torti però...» «NICK!» lo richiamarono i fratelliquasi con tono minaccioso «Scusate...avete ragione...non doveva.» passò una mano sui tasti del piano e poi cominciò a suonare qualche accordo senza alcun senso,sperando che arrivasse l'ispirazione per qualche nuova canzone. Un concorso soclastico significava onde di adolescenti urlanti,un altro concerto ed altro stress. In momenti come quelli Nick si fermava a pensare come sarebbe stata la loro vita se non fossero diventati i Jonas Brothers,come si sarebbe sentito lui se non fosse stato Nick Jonas ma un semplice ragazzo,apprezzato per il suo carattere,e non per la sua fama.
   
 
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