-Nick autore: (sul forum e su EFP) PurpleMally
-Titolo: SAGID – Sportello d’Ascolto
per Giovani In Difficoltà
-Personaggi: Severus Piton, Hermione
Granger, Cho Chang, Draco Malfoy, Harry Potter, Neville Paciock.
-Pairing: Hermione/Pansy (Solo
accennato.) e Harry/Draco.
-Genere: Commedia (?) –Sinceramente non
saprei. Le situazioni affrontate vanno dal malinconico al romantico, ma credo
che l’inversione completa dei personaggi renda questa fan fiction una
tragicomica.
-Rating:
Verde
-Avvertimenti: OOC
(Ovviamente), Slash, accenno al FemSlash.
-Introduzione: Il
SAGID, che letteralmente può essere descritto come “Sportello d’Ascolto per
Giovani In Difficoltà”, era nato da un’idea del professor Severus Piton. Nel
giro di pochi mesi era diventato l’incontro settimanale più seguito dagli
studenti. A incrementare fin da subito la sua popolarità erano state sicuramente
l’affabilità e la disponibilità di tale professore, considerato da tutti un
punto di riferimento da ancor prima che il SAGID venisse creato.
-NdA (Note dell’Autore): Ho
cercato di rendere OOC ogni personaggio, compresi quelli non fisicamente nella
storia. Spero di esserci riuscita, o il mio orgoglio di scrittrice OOC sarà
ferito. Scherzo, naturalmente.
SAGID
Sportello
d’Ascolto per Giovani In Difficoltà
Lunedì
12 gennaio
Ore 17.00
“Il SAGID è
aperto!”
Il
SAGID, che letteralmente può essere descritto come “Sportello d’Ascolto per
Giovani In Difficoltà”, era nato da un’idea del professor Severus Piton. Nel
giro di pochi mesi era diventato l’incontro settimanale più seguito dagli
studenti. A incrementare fin da subito la sua popolarità, erano state
sicuramente l’affabilità e la disponibilità di tale professore, considerato da
tutti un punto di riferimento da ancor prima che il SAGID venisse creato.
Molto spesso gli studenti si erano recati dal professor Piton per un
consiglio, e seppur consapevoli di trovare sempre la porta aperta per loro,
frequentemente era capitato che qualche studente si fosse sentito di troppo.
Conoscevano perfettamente i vari impegni di Piton, professore e Capo Casa
Serpeverde, e questo non aveva fatto altro che aumentare ancora di più la paura
degli studenti di essere inopportuni o semplicemente disturbare. Un anno prima,
una volta venuto a conoscenza di questo fatto, inorridito all’idea che anche un
solo studente si potesse sentire in questo modo, aveva creato il
SAGID.
Aveva cadenza settimanale: ogni lunedì, dalle 17.00 alle 19.00, il
professor Piton metteva a disposizione il suo ufficio per ascoltare i problemi
dei suoi studenti e per cercare di risolverli. Ogni studente, di qualsiasi casa
o anno fosse, era libero di entrare in quella stanza e parlargli di qualsiasi
argomento.
Il SAGID aveva poche e semplici regole:
1.Qualsiasi argomento è ben accetto: non ci
sono tabù in questo ufficio.
2.Qualsiasi studente di questa scuola è libero
di venire a un incontro.
3.In questo ufficio smetto di essere un professore e
divento un amico: dimenticate ogni tipo di gerarchia.
4.È severamente vietato
darmi del lei: chiunque lo farà sarà sottoposto a un quiz di Pozioni.
5.È
severamente vietato prendere sul serio la seconda parte della regola 4.
6.In
questo ufficio non si sussurra, mai. Si parla, si urla, s’impreca ma non si
sussurra.
7.Quando è in atto un incontro, sulla porta comparirà la scritta
“Occupato”. Nel caso fosse presente, siete pregati di aspettare il vostro
turno.
8.Nel caso non fosse presente la scritta “Occupato”, sentitevi liberi
di entrare senza aver bussato: la risoluzione dei vostri problemi non deve
aspettare neanche un secondo.
Severus
Piton,
vostro fedele consigliere.
Una
copia delle regole era stata appesa sopra ai caminetti delle varie Sale Comuni,
così che ogni studente fosse libero di consultarla. Gli studenti, preoccupati
che la settima regola non venisse rispettata da tutti, avevano organizzato un
loro personale metodo di prenotazione. Era stato appeso un foglio in Sala
Grande, contenente una tabella con i vari giorni d’incontro divisi in mezz’ore:
ogni studente avrebbe dovuto scrivere il proprio nome sotto il giorno scelto per
l’incontro, in modo da non causare spiacevoli equivoci. Tanta era la richiesta
che presto gli studenti si organizzarono a coppie: non era strano trovare più
nomi scritti in una sola delle quattro mezz’ore.
È pressoché impossibile
descrivere la gioia e l’orgoglio del professor Piton la prima volta che lesse
quella pergamena: non riusciva a capacitarsi del rispetto che i suoi studenti
avessero per lui, semplice professore di pozioni e umile
consigliere.
Severus
mise in ordine le ultime cose sulla scrivania, in attesa che il primo studente
si facesse vivo: da quel che aveva letto la mattina in Sala Grande, sarebbe
dovuta essere Hermione Granger. Adorava quella ragazza, sempre così gentile e
educata.
Come previsto, alle 17.01, la porta si aprì senza che nessuno
avesse bussato e Severus sorrise, alzandosi per accogliere meglio la sua ospite:
amava rendersi conto di quanto i suoi studenti tenessero a lui, rispettando
quasi religiosamente le regole del SAGID.
“Buon pomeriggio, Hermione.” Disse
Piton, posando un leggero bacio sulla guancia della ragazza e invitandola a
sedere.
“Allora…” Cominciò, incrociando le mani e sfoderando il sorriso più
rassicurante del suo repertorio. “Cosa c’è che non va?” Domandò con voce calma,
continuando a sorridere.
“Beh, vede, professor Piton…” Cominciò a dire lei,
ma subito venne bloccata da un cenno di Severus.
“Cosa odono le mie orecchie?
Ho forse sentito un “ Vede, professor Piton”?” Domandò, fingendo stupore e
posando una mano accanto all’orecchio destro.
“Regole numero 3 e 4,
Hermione.” Le ricordò. Nonostante la ragazza fosse una delle frequentatrici più
assidue, ogni volta si ritrovava costretto a ricordarle quelle regole.
“Scusami, Severus…” Rispose Hermione, imbarazzata. L’idea di non rispettare
le regole del professor Piton le risultava molto più irrispettoso del dargli del
tu.
“Ora va decisamente meglio, signorina. Allora, cosa ti porta qui?”
Domandò di nuovo, offrendo un bicchiere d’acqua alla studentessa. La ragazza
bevve un sorso e distolse lo sguardo, imbarazzata dall’idea di affrontare
quell’argomento.
“Vedi, Severus… C’è questa ragazza.” Disse a bassa voce.
“La conosci di sicuro, è una Serpeverde. Si chiama Pansy Parkinson.” Continuò,
alzando la voce dopo un’occhiataccia del professore: regola numero 6, mai sussurrare.
“È così bella e
gentile, Severus! Non riesco a togliermela dalla testa, giuro. È sempre
presente! Un’immagine fissa! Il problema è che…” Prese un bel respiro,
vergognandosi parecchio di quello che stava per dire. “Il problema è che non
riesco a desiderare altro se non stare con lei. Nient’altro. Non riesco nemmeno
più a studiare e la cosa pazzesca è che non me ne importa nulla! Chi se ne frega
dei voti bassi, io voglio solo lei.”
Pronunciò quelle parole con una foga e
un’enfasi che raramente le era capitato di sfoggiare.
Piton la guardò,
intenerito. I problemi di cuore erano l’argomento più frequente in quegli
incontri.
“Hermione, capisco che tu possa esserti innamorata, e la trovo una
cosa meravigliosa, ma forse dovresti trovare un modo per conciliare le due
cose.” Rispose, serio e premuroso.
Hermione sospirò: ci aveva provato,
davvero! Non sapeva più cosa inventarsi per riuscire a studiare e non pensare
più a quegli occhi neri, profondi come un tunnel infinito.
“Ci ho provato!
Sono settimane che penso ad una soluzione. Ho provato a studiare anche materie
di cui non seguo il corso, sperando di trovare ispirazione e finalmente
scacciare l’immagine delle sue labbra dalla mia mente. Ma sai cosa? Credo che in
realtà non abbia assolutamente voglia di trovarla, questa soluzione.” Rispose,
abbassando le spalle e buttando fuori dal naso tutta l’aria che aveva nei
polmoni.
Severus sorrise: aveva la soluzione. Non sarebbe riuscito a
spiegare bene il perché, ma in lui c’era l’innata capacità di aiutare il
prossimo. Nonostante fosse pressoché incapace nella risoluzione dei suoi
problemi, quando si trattava di aiutare qualcuno, la soluzione compariva a
chiare lettere nella sua mente. Era un dono, più unico che raro.
“Hermione…”
La chiamò, poggiando una mano sopra quella della ragazza. “Non credo che
scacciare quell’immagine dalla tua mente sia l’idea giusta. È fantastico che tu
sia riuscita a ritrovare la forza di amare, dopo tutto il tempo che abbiamo impiegato perché ti scordassi di
Katie Bell. Credo piuttosto che tu debba unire quell’immagine al tuo dovere,
cioè studiare. Quando studi un incantesimo, prova ad immaginare che forma
prenderebbero le sue labbra nel pronunciarlo. Quando ti eserciti in Difesa
contro le Arti Oscure, immagina che il tuo unico dovere sia quello di
proteggerla e la prossima volta, in cima alla Torre di Astronomia, osserva gli
astri come se dovessi insegnarle tutto.”
Hermione ascoltò la risposta del
professore, e ad ogni parola ascoltata, gli occhi gli si aprirono leggermente
dallo stupore. Frequentava il SAGID da ancor prima che fosse ufficializzato come
sportello d’ascolto, eppure ogni volta Severus riusciva a
sorprenderla.
Ore
17.30
Hermione
era appena andata via e subito la porta del SAGID si riaprì: una ragazza dai
lunghi capelli neri entrò nell’ufficio di Piton, sedendosi sulla poltrona come
fosse la cosa più naturale del mondo.
“Buon pomeriggio, Cho.” La salutò
Severus, cercando di imitare un sorriso allegro. Vedete, Cho non era una assidua
frequentatrice di quello sportello d’ascolto e solo una cosa Severus era
riuscito a capire di quella ragazza: se era lì, non poteva che essere per un
motivo valido. La Corvonero non era certo quella che si può definire una
vittima: affrontava qualsiasi cosa a muso duro e spalle alte, di petto, con
grande coraggio. Anche se, doveva ammetterlo, non era sicuro che fosse realmente
coraggio: la maggior parte delle volte gli era sembrato più una specie di
profonda indifferenza verso le conseguenze.
“Sono incinta.”
Lo disse in
modo secco, senza neanche prendere un respiro. Quelle parole rimasero lì a
galleggiare per qualche secondo, giusto il tempo di dare a Severus la
possibilità di realizzare. “Sev. Mi hai sentita? Sono incinta. Aspetto un
bambino. Ho una pagnotta nel forno. I’m pregnant. Estoy embarazada. E no, non so
chi è il padre. Non so nemmeno quanta gente ci fosse realmente, quella notte.”
Riprese la ragazza, giocherellando con il piercing alla lingua: il primo di una
lunga serie di buchi sul suo corpo. Una svariata dose di pallini e cerchi le
decorava il viso, già appesantito dal forte trucco blu e nero intorno agli
occhi. Aveva gli occhi scuri, quasi assenti: l’incapacità di distinguere l’iride
dalla pupilla sembrava quasi dare loro una piattezza e allo stesso tempo una
profondità mai incontrata prima.
La sua gonna a pieghe, magistralmente
ricucita perché fosse qualche
centimetro più corta del modello originale, era piena di bruciature
circolari, causate probabilmente da una sigaretta. Anche le calze a rete larga
non erano da meno: effettivamente, non riuscita più a capire se fossero
realmente buchi o la trama delle calze fosse stata creata realmente
così.
“Sì, ti ho sentita.” Rispose il professore, prendendo un lungo respiro.
Quante volte aveva già assistito a quella scena? “E cosa vuoi fare?”
“Andrò
in qualche centro per future ragazze madri e farò in modo di non essere una
futura ragazza madre.” Rispose, arrotolando la gomma da masticare intorno
all’indice, per poi rimetterla in bocca.
“Aborto, Sev. Sto parlando di
aborto.” Continuò, tamburellando con le unghie sulla scrivania del professore.
Aborto. Severus si sentì
improvvisamente colpito da quella parola, colpito nel senso letterale del
termine: una sorta di pugno lo colpì in pieno petto, facendogli perdere il
respiro per qualche secondo. Quante volte c’era già passato? Quante volte aveva
sentito quella parola, nel suo ufficio? Pronunciata quasi senza interesse, senza
alcun riguardo.
Troppe, troppe volte aveva assistito a quella identica scena
e se c’era una cosa, una sola cosa, in comune fra tutte era il finale. Aveva
visto decine di ragazze abortire senza pensare, considerandolo al pari di bere
un bicchiere d’acqua, e poi pentirsene amaramente.
“Dallo a me. Me ne
prenderò cura io, lo giuro. Lo crescerò e lo amerò come se fosse
mio.”
Pronunciò quelle parole quasi senza pensare, senza riflettere. Ma in
fondo, non poteva permettere che un’altra giovane vita venisse stroncata. Anzi,
altre due giovani vite.
Cho non rispose, sbuffando e alzandosi dalla sedia.
Guardò il suo professore negli occhi, passandosi una mano sulle labbra, quasi a
voler frenare le parole.
“Sì, ci penserò eh. Stammi bene, Sev.”
Rispose
soltanto, sbattendo la porta dietro alle proprie spalle.
Ore
18.00
“Oh,
la coppia più hot di Hogwarts!” Rise
Piton, alzandosi per abbracciare i due ragazzi appena entrati nel suo studio.
Harry Potter e Draco Malfoy ricambiarono velocemente l’abbraccio e poi si
sedettero, tenendosi mano nella mano.
“Allora, cosa porta i miei due
figliocci qui? Spero che la vostra love
story stia procedendo bene.” Scherzò, sedendosi e incrociando le braccia
sopra la sua scrivania.
Draco e Harry erano, forse, i due ragazzi più
emotivamente legati a Severus in tutto il castello: amici fin dal primo giorno
di scuola, all’inizio del loro ultimo anno si erano scoperti profondamente
innamorati l’uno dell’altro. Non era stata una storia facile fin dall’inizio,
soprattutto per Malfoy: i ripetuti abusi fisici del padre Lucius in giovane età
avevano avuto i loro frutti, facendo crescere nella psiche del giovane Malfoy
una radicata sessuofobia. Questo e il fatto che Potter non fosse, diciamocelo,
proprio uno stinco di santo, aveva creato parecchi problemi al loro amore appena
sbocciato. Effettivamente il moro era riuscito a crearsi una sfavillante
reputazione da latin lover nel corso
degli anni, facendo sprofondare Draco, usuale confidante del ragazzo, sempre più
verso l’oblio della fobia.
Severus ricordava ancora le parole pronunciate da
Draco durante la loro prima seduta, il 30 ottobre.
Non riesco a farmi toccare da lui, Sev. Non
riesco proprio, è più forte di me. Ogni volta che mi sfiora, che mi prende la
mano… non posso far altro che vedere la faccia di quel bastardo nella mia testa.
È sempre nella mia testa.
Avendo preso molto a cuore la loro
situazione, Severus aveva riservato a loro una seduta speciale, ogni lunedì: in
caso ne avessero avuto bisogno, esclusivamente per loro, il suo studio rimaneva
aperto ad oltranza. C’erano state volte, nei mesi precedenti, nelle quali i tre
si erano ritrovati a parlare fino a notte fonda, causando inevitabilmente
ritardi nelle lezioni di pozioni del giorno dopo. Ma comunque Piton per loro
avrebbe fatto questo ed altro.
Harry, poi, era come un figlio per
lui.
“Abbiamo deciso, Sev. Questa notte è quella giusta.” Disse Harry,
stringendo ancora di più la mano del suo ragazzo. Quanti cambiamenti erano
riusciti a fare in quei mesi: solo tre mesi prima quel gesto sarebbe stato causa
di una profonda crisi di panico per Draco.
“Veramente?” Domandò sorpreso, “E
cosa è successo di così importante da farvi prendere questa
decisione?”
“L’idea, in realtà, è stata mia, Sev. Mi sono solo reso conto
che…” Cominciò Draco, prendendo un lungo respiro. “Harry mi ama. Beh, in effetti
sarebbe stato un po’ difficile non rendersene conto, dopo che l’ha urlato in
mezzo alla Sala Grande.” Rise, guardando il suo ragazzo. I suoi occhi, di un
verde quasi ipnotico, ora gli infondevano solo amore.
“Sei proprio come tuo
padre, Harry. Te l’avranno detto miliardi di volte, ma lasciatelo dire da uno
che ha avuto l’onore di conoscere realmente James Potter. Solo un uomo puro
d’animo e dolce come lui avrebbe potuto fare una cosa così romantica. Sai, è un
onore essere stato confidente di tuo padre ai tempi della scuola, e tuo
adesso.”
Severus sorrise, cambiando poi espressione: una luce maliziosa si
accese nei suoi occhi.
“Perché il mio cuore mi dice che non siete qui solo
per darmi la lieta novella?” Domandò, tamburellando con le dita sul tavolo.
“In realtà, Severus… Siamo qui per chiederti due favori.” Sussurrò Harry,
facendo sbuffare il professore: regola n. 6, la meno rispettata di tutti i
tempi.
“Ecco, il primo è fatto.” Disse in tono complice Severus, tirando
fuori dal taschino un preservativo: perché fosse lì, non c’è dato saperlo.
“E il secondo, miei cari pargoli?”
“Vedi, Sev… Visto che sono mesi che
non, beh, ecco… Quello, hai presente? Probabilmente sarà una lunga notte. Lunga,
impegnativa, spossante notte. E domani mattina noi dovremmo avere lezione di
pozioni in prima ora. Non è che potresti…?” Balbettò Harry, gesticolando per
rendere il discorso più enfatico.
“Vorresti che io, professore di rinomata
reputazione, vi parassi il fondoschiena per un motivo così labile?” Domandò,
alzandosi in piedi, assumendo un’aria minacciosa.
“Ma certo! Avete la mia
benedizione, domani farò finta di vedervi seduti in fondo alla classe. In fondo
è pieno di Grifondoro e Serpeverde, a questo mondo!” Rise, godendosi le
espressioni prima terrorizzate e poi meravigliate dei due studenti.
“Beh,
Sev, grazie. Io – noi – non sappiamo veramente cosa dire. Grazie.”
“Questo ed
altro ancora, per i miei figliocci.”
Ore 19.00
Severus uscì dal
suo ufficio soddisfatto: aiutare i suoi ragazzi era così gratificante!
Si
avviò verso la sua camera per rinfrescarsi prima di cena: stava morendo di fame!
Svoltato l’angolo, incontrò proprio l’ultima cosa che avrebbe voluto
incontrare.
“Neville…” Sussurrò, sospirando. Il ragazzo era mezzo sdraiato
contro la parte, una bottiglia di whiskey in una mano e una sigaretta consumata
fra le dita dell’altra. Non era la prima volta che si trovava in questa
situazione: vedete, Neville aveva cominciato a bere qualche mese prima. Il peso
della sua popolarità era diventato troppo pesante per lui: in fondo era figlio
di due eroi, morti per la libertà. Tutti lo guardavano come punto di
riferimento, come un vero e proprio eroe.
La sua vita da rock star lo stava
distruggendo e lo aveva portato velocemente nella dolce culla alcolica nella
quale viveva tutti i giorni: in quella culla la pressione sotto cui veniva
sottoposto ogni giorno sembrava non esistere.
“Andiamo, forza.” Disse,
prendendolo in braccio e dirigendosi verso il suo ufficio: lo avrebbe sistemato
sul divanetto, in attesa del suo risveglio. Avrebbe aspettato e lo avrebbe
ascoltato, anche per ore: la cena, in quel momento, poteva benissimo essere
ignorata.
Prima
classificata.
-Purple Mally, «SAGID – Sportello d’Ascolto per Giovani in
Difficoltà»
Grammatica: 9,25/10
Stile e lessico: 10/10
Caratterizzazione: 20/20
Originalità: 20/20
Giudizio personale: 5/5
Totale: 64,25/65
Come ho detto prima, la differenza tra la tua
storia e quella di Pay è minima. Praticamente inesistente. Ho voluto premiarti
con uno 0,25 in più perché tutti i personaggi che compaiono, dal primo
all’ultimo (compresi quelli solo citati) sono assolutamente e spudoratamente
OOC.
Ti ho penalizzato leggermente nella grammatica perché c’è qualche
errore, ma ad una rilettura attenta si sistema tutto. Per il resto hai un
punteggio pieno in tutto. Ci tengo particolarmente a farti i miei complimenti
per l’originalità, il SAGID è una cosa stupenda.
E sei riuscita a farmi
piacere Cho. Questo ti assicuro che è molto difficile, io odio con tutta me
stessa quella piagnucolona rompi scatole e priva di spina dorsale.
Davvero
tanti complimenti per essere arrivata prima (meritatamente), e grazie per aver
partecipato.
Voglio ringraziare Gigettina per la bellissima
valutazione, i complimenti e la velocità nel postare i risultati. **
E
Alih, tesoro bello, per aver indetto questo bellissimo contest.
Bacibaci
Mally.