I hate 10 things about you.

1. Orgoglio

«Ti ho già detto che non me ne importa assolutamente niente!», esclama con enfasi Sana, punta sul vivo.

Il suo fidanzato inarca un cipiglio, curva le labbra in un'indefinibile mossa, dopodiché borbotta con ovvietà: «E per quale motivo staresti sbirciando il mio cellulare?»

Dannazione.

Sana arrossisce di botto, non ricorda neppure come si faccia a parlare.

Ha paura di perderlo, nulla più... Ma quello, ovviamente, è un segreto che porterà con sé fino alla fine dei suoi giorni.

Dannatissimo orgoglio.

II. Ferite

Erano anni che non lo vedeva ma quando osservò la sua immagine incollata su un rotocalco nazionale, il cuore le scoppiò in petto.

Le ferite del passato sbiadiscono ma non scompaiono – doveva immaginarlo, era inutile fingere che tutto andasse bene.

III. Proposta?

«Aya e Tsuyoshi. Fuka e Takashi. Tutti i nostri amici si sono sposati, alla fine», emise un sospiro Sana, alzando il boccale di birra in alto e brindando anche alla sua salute.

Akito la vide traballare, non riusciva proprio a reggere l'alcool.

«E' una velatissima richiesta di matrimonio?», domandò sarcastico.

«No, no... beh, potrebbe essere.», si stese sul divano, i contorni reali delle cose iniziavano a sfumare.

«Se te lo chiedessi adesso non te lo ricorderesti domani, Kurata.», Akito le sottrasse il bicchiere di mano, poi lo bevve tutto d'un sorso.

«Hayama...», lo tirò per la manica della camicia, costringendolo ad incrociare il suo sguardo, «... E' una proposta? No, perché sarei felicissima di accettare ma prima...», un brontolio che proveniva direttamente dal suo stomaco spezzò l'atmosfera tesa, «... il bagno, ti prego!»

Akito sospirò in modo rassegnato: sentiva che avrebbe ricordato quel momento per tutta la vita – o, per rimanere in tema, finché morte non ci separi.

IV. Stratagemmi

«Hayama, stammi lontano!», gli urlò contro.

A quanto pare, il fatto che si fosse dimenticato quella preziosa ricorrenza – sue testuali parole – non era una cosa che avrebbero liquidato con poche parole d'effetto.

«Kurata, faresti meglio a starmi vicino invece... stai per avere un incontro ravvicinato con un tombino.»

Sfiorò per un secondo il pericolo, grazie all'intervento tempestivo di Akito. Ora che lo sentiva respirare sulla sua pelle, era difficile chiedergli di mantenere la distanza di sicurezza.

«Non mi cacci.», non era una domanda ma un'affermazione.

«Hayama...», proferì lei, flettendo leggermente il tono di voce, «... Stanotte, ti aspetta un incontro ravvicinato con il divano.»

Dannazione, avrebbe dovuto dar retta a suo padre: un mazzo di rose rosse ed un paio di paroline dolci. Aprire un tombino di proposito, aspettare che Sana lo incrociasse e salvarla ad un passo dalla morte non era proprio la stessa cosa.

V. Inferno

«Giuro che ti ammazzo, Hayama!», gli urlò contro, prima di esser travolta in una danza senza inibizioni con le sue labbra. «Magari, l'Inferno può aspettare...», sussurrò, aggrappandosi con le mani alla sua schiena e attorcigliando le gambe attorno alla sua vita.

6. Insieme

Un motel, un semplicissimo motel.

La sua prima volta stava per avvenire proprio lì, in una stanzetta semibuia, il minimo occorrente e lo sguardo paralizzante di Akito. Era tutto perfetto, sì.

La paura le restringeva lo stomaco, non era più così sicura. La voce di Akito soffiò come un fruscio d'aria proveniente dalla finestra semiaperta, felina come un brivido e sensuale come una spirale di emozioni vorticose: «Insieme.»

Era una parola semplicissima che, apparentemente, non significava nulla ma che voleva dir tutto – tremarono, insieme.

VIII. Amore?

«E' questo l'amore, Hayama... O decidi di farti male, oppure vivrai in apatia tutta la vita.», quando gli spiegò per la prima volta il significato di quella parola, vide una strana luce accendersi negli occhi di Akito.

9. Ossa di vetro

Uno dopo l'altro, i vestiti scivolarono a terra.

Era una romantica caduta ma non paragonabile a quella dei loro corpi che, sdraiatisi sul pavimento gelido, si sfioravano con delicatezza. Sembrava quasi che loro ossa fossero di vetro, sfiorarsi pareva graffiarsi – infinite volte –, erano cicatrici che avrebbero conservato con piacere, però.

X. Odio

Potrebbe avere Naozumi al suo fianco, oppure un tipo che somigli vagamente a Rei. Eppure, al contrario di ogni sua aspettativa, ha scelto Akito.

Testardo, scorbutico, orgoglioso. Tutto ciò che lei odiava, non poteva scegliere nulla di peggiore.

«Trova qualcuno che ti odi quanto tu odi i tuoi difetti...», aveva detto un giorno sua madre.

A ben vedere, non aveva torto: Hayama odiava i suoi difetti ma, d'altro canto, riusciva ad amarli persino più dei suoi pregi.

Un paradosso interessante, in effetti.

«Hayama... Farai meglio ad odiarmi tutta la vita.», bisbigliò tra sé e sé un giorno.

~

Discaimers ©: sì, se qualcuno se lo chiede il titolo prende spunto dal famoso film, oltre che dal telefilm <3. Mi sono limitata ad usare il titolo per l'appunto ed i personaggi dell'opera, Sana Kurata ed Akito Hayama, appartenenti a Miho Obana.

Della serie “a volte ritornano”, sono approdata nuovamente su questo fandom. È una raccolta di frasi semplicissima, volevo analizzare Sana ed Akito da tutti i punti di vista :D. Quasi tutte le storie sono post-Kodocha ^^.

Ringrazio tutti coloro che si sono fermati a leggere, in anticipo chi volesse commentare :).

Kiki;