~ Condizioni ~
Avrei
dovuto capirlo.
I
sogni possono diventare reali. Solo i cacciatori hanno questo potere. Sanno
realizzare i desideri. Per tutti, tranne che per noi, infiniti cercatori di
felicità. Li chiamano angeli, e noi siamo solo ladri. Che devono essere
eliminati.
Credevo
che gli angeli avessero le ali, credevo che salvassero le persone, non che le
uccidessero. Credevo che brillassero, che il loro sguardo fosse un pozzo di
gioia, non un abisso. Un abisso per sprofondare, un abisso di odio.
Questo
è quello che vedo oltre la freccia lucente, questo è quello che mi spaventa. Ma
il mio cuore batte, batte forte. Così forte che lo sento martellare nel petto.
Questo sogno non è mio. Quella ragazza dai capelli biondi e lucenti può
fissarmi con i suoi occhi di ghiaccio senza farmi male. Christie sognava la sue
belle mani. Io no. Christie sta morendo, io no.
Io
posso toccare quella ragazza senza farmi male. Un solo colpo e cadrebbe morta,
un solo colpo e questo sogno svanirebbe.
“Non
morirà.”
Il
cacciatore mi anticipa. Lo stivale nero batte sulle lastre di pietra mentre si
avvicina. La balestra puntata verso di me, fissa. La sua presa è sicura. Non
sbaglierebbe. Mi colpirebbe ed io svanirei. I sogni svaniscono, come coloro che
li rubano. Siamo fatti di sogni in fondo. Sparirei, nel nulla.
“Puoi
salvarla”, mi dice. E’ un sussurro. Poi lo ripete, come se fosse più sicuro
della sua scelta.
“Puoi
salvarla.”
“Come?”
la mia voce rimbomba impaurita nell’aria.
“Vuoi
lasciarla morire?” mi chiede, la sua testa si inclina indicandomi Christie.
Solo allora capisco.
Scuto
il capo.
“Brava.”
Si
complimenta per una scelta che non ho ancora preso. Si complimenta perché sa
che non posso scegliere.
“E
se il prezzo da pagare fosse per sempre?”
“Cosa
vuoi?”
Per
un istante si distrae, abbassa lo sguardo, si morde le labbra. E per la prima
volta lo vedo, per quello che è realmente. Un ragazzo. Nascosto dietro abiti
scuri, i capelli ricci gli scendono dolci sulla fronte pallida. Sembra triste.
Una frazione di secondo, colgo solo i dettagli, poi i suoi occhi mi fissano.
Affondo nell’abisso che si spalanca davanti a me. E’ un pozzo di sofferenza.
“Aiutami.”
E’
una supplica, questa parola che esce dalla sua bocca.
E’
una condanna, per me.