L’Avana, Cuba, 1977
Agosto
Las
trés Americanas, come le chiamavano nel quartiere, erano arrivate a Cuba
ormai da una settimana, e stavano seguendo il protocollo delle perfette
turiste. Ruolo che iniziava a stare stretto a Lucy, che aveva attirato la
sorella sull’isola con ben altri scopi, e a Isabella, che voleva godere al
massimo di quell’ultimo mese di libertà prima del college. Per questo, all’alba
della seconda settimana di permanenza a L’Avana, Isabella decise di parlare con
la zia, per sapere se esistesse una qualsiasi forma di svago su quell’isola.
“Beh, in effetti ci sarebbe la… ma
non so se tua madre approverebbe.”
“Che cosa, zia? E perché mamma non
dovrebbe approvare?”
Coraggio,
Lucy, sputa il rospo. Tanto ormai hai parlato. “Beh, ci sarebbe la Rosa
Negra. Tua madre e io ci siamo andate qualche volta, quando ci trasferimmo qui
con i nonni…”
“Wow, un locale anni Cinquanta”
ribatté la ragazza, sarcastica. “Proprio quello che mi ci vuole.”
“Non deprimerti prima di aver visto
con i tuoi occhi di che cosa si tratti” la ammonì la zia. “Quel posto ha un non
so che di… magico.”
“Magico? Addirittura?”
“Non fare l’impertinente, signorina.
Basterà convincere tua madre che non c’è nessun pericolo…” Lucy finì la frase
quasi bisbigliando, come se stesse parlando a se stessa. Sapeva benissimo che
la paura più grande di Katie non erano i pericoli, ma…
“E se ci fosse Javier? Ma che dico, sicuramente ci sarà Javier! Ha sempre
vissuto per quel posto…”
“Katie, non puoi continuare a vivere
con la paura di incontrarlo. Prima o poi dovrai tornare da lui, e parlargli.
Non ricordi? Ve lo siete promesso quando…”
“Lucy, è stato diciannove anni fa. Probabilmente
mi ha dimenticata.”
“Beh, se davvero ti ha dimenticata,
non dovresti avere alcuna preoccupazione. Puoi benissimo permettere a tua
figlia di…”
“Lucy, io ho paura.”
“Katie, non è necessario che ci sia
anche tu. Puoi restare in albergo, se preferisci. Ma io ci andrò. Per favore,
permettimi di portare Isabella con me. Sarà difficile spiegarle perché non vuoi
che ci vada.”
La maggiore tra le due sorelle
Miller si lasciò cadere sull’ampio divano e iniziò a torturarsi una ciocca di
capelli.
“Puoi pensarci su finché vuoi,
Katie, ma in fondo al cuore sai che
ho ragione io.”
“E va bene” si arrese l’altra, dopo
un tempo infinito. “Vai in quel maledetto locale e porta mia figlia con te. Ma
per favore, cerca di tenerla lontana da Javier Suarez.”
Lucy promise, poi raggiunse la
nipote nel giardino dell’hotel.
“Isabella, ho il permesso! Tua madre
ha detto che posso portarti alla Rosa Negra con me, stasera!”
“Dici sul serio? Niente discorsi del
tipo ‘La mia bambina deve essere protetta dai pericoli’ e cose del genere?”
“Ci ha provato, ma sono stata
piuttosto brava. Avrei dovuto fare l’avvocato.”
Isabella sorrise. Non stava più
nella pelle dall’emozione, e avrebbe desiderato che la sera arrivasse
immediatamente.
“Su, adesso andiamo” aggiunse Lucy,
staccandosi dall’abbraccio della nipote. “Devo comprarti un vestito adatto all’occasione,
non puoi andare alla Rosa Negra con quei vestiti da collegiale.”