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Autore: Main_Rouge    30/11/2010    5 recensioni
Nonostante la mia prima (ed unica) fanfic postata sia stata totalmente ignorata (T.T), ho deciso di inserire questa, una fiction a capitoli sulla mia coppia preferita, Sanji x Robin.
Ma tornando a noi.
La storia si svolge poco dopo la saga di Enies Lobby; durante una pausa su una piccola isola, Sanji troverà l'occasione che aspettava da settimane.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nico Robin, Sanji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una barca, cullata dalle onde del mare, avanzava tranquilla lungo la Grand line. Tutto intorno, silenzio.
Era il primo pomeriggio, quando l’aria è così tersa che non si può non passare del tempo all’aperto. Sulla Thousand Sunny, la nave dei Pirati di Cappello di paglia, tutto taceva.
Solo il lento voltare delle pagine di un antico manoscritto interrompeva, di tanto in tanto, quella quiete.
Nico Robin, la bella archeologa di bordo, leggeva svogliatamente le righe di quel testo, uno studio sulla storia del Governo Mondiale.
Ad un certo punto, chiuse il libro con delicatezza, delusa dal suo contenuto.
Si appoggiò sullo schienale della sua sedia, alzò le braccia per stiracchiarsi un po’, ed iniziò a fissare il mare.
I suoi occhi azzurri vagavano, spenti, verso l’orizzonte.
-Ehmmmmm-
Un lungo sospirò uscì dalla sua bocca mentre ripensava agli avvenimenti degli ultimi giorni.
Solo poche settimane prima, aveva visto i suoi compagni, i suoi amici rischiare la vita per salvarla dalle grinfie del Governo. Un sorriso triste si disegnò sul suo volto. Era davvero fortunata, pensò.
Un lieve rumore di passi la fece ritornare in sè.
-Ti ho portato un po’ di te, Robin-chan- una voce calda, virile, la raggiunse con delicatezza.
Si girò mostrando al giovane cuoco di bordo un ampio ma contenuto sorriso, lo stesso sorriso plastico che aveva continuato ad esibire da quando avevano lasciato Water 7.
-Grazie mille, Sanji-kun- disse prendendo la fine tazzina di porcellana. Avvicinò il te alle sue labbra, né annusò l’aroma; quindi, ne bevve una piccola sorsata, e lo ripose al suo posto.
Era davvero ottimo.
Sanji guardava incuriosito la donna. Non l’aveva degnato di uno sguardo. Posata la tazzina, infatti, la ragazza aveva ripreso a contemplare l’azzurro. Abbassando lo sguardo, Si ritirò in cucina, per finire di lavare i piatti del pranzo.
A quanto pare, era ancora presto.
Non appena si fu girato, Robin lo fissò con la coda dell’occhio. Accennò un sorriso desolato, quindi chiuse gli occhi.
Capiva che il ragazzo sapeva, che era forse crudele continuare ad ignorarlo così.
Ma non era ancora pronta.


-Ok ciurma, issate le vele e calate l’ancora, ci fermeremo su quest’isola per un paio di giorni- la frase di Rufy raggiunse ogni angolo della nave. Tutti i pirati uscirono dalle stanze in cui si trovarono; il capitano, insieme ad Usop, scese dalla nave per esplorare la zona, Nami, preso Chopper con se, si diresse verso la città in lontananza. Sulla nave rimanevano solo Zoro, Sanji, Robin e Franky.
Il cuoco, appena uscito dalla cucina, si accese una sigaretta. Senza usare le mani, inspirò una boccata di fumo mentre si sistemava i polsini della camicia. Finalmente, prese la sua cicca in mano, espirò lentamente il tabacco ed alzò lo sguardo. Era deciso ad andare in città per comperare del cibo per la cena, ma fatto un passo, il suo sguardo incrociò quello dell’archeologa.
Il suo sorriso era, seppur un po’ forzato, bellissimo. Per la prima volta in tanto tempo, la donna non fuggiva le sue attenzioni, i suoi occhi.
Rimase bloccato dall’intensità di quell’azzurro, quasi smise di respirare.
Il suo cuore accelerò leggermente; cos’era questa sensazione? Per un attimo, il tempo si fermò.
-Allora, idiota di un cuoco, vai a prendere del cibo o no? Ho bisogno di sakè, vedi di procurarne in abbondanza-.
La voce canzonatoria di Zoro lo riportò sulla terra.
-C..Certo… Vado subito-.
Lo spadaccino rimase sorpreso: neanche un insulto, o una replica feroce? Qualcosa non quadrava. Ma non aveva tempo, né voglia, di dedicarsi a quello stupido biondino.
Dal canto suo, Robin continuava a sorridere mentre seguiva con lo sguardo il cuoco che si faceva piccolo man mano che si avvicinava alla città.
Lei, invece, capiva fin troppo bene.


-La luna è così bella stasera. Non c’è neanche una nuvola a coprirla-.
Erano ormai le tre di notte passate, ma continuava a non sentire sonno. Troppi pensieri gli frullavano in testa, troppe preoccupazioni gli attanagliavano il cuore.
Con una mano, andò a coprirsi gli occhi, sfoderò un sorriso divertito ed esclamò: -Quanto sono stupido. Ridotto così per un sorriso, neanche avessi dodici anni-.
Allo stesso tempo, però, era felice. Era tanto, troppo tempo che non si emozionava come in quel fatidico attimo; si sentiva appagato, e patetico.
Scosse la testa con decisione.
Così, non sarebbe andato da nessuna parte, pensava assaporando una boccata di tabacco.
Chissà perché era così difficile, così…
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti da una voce di donna.
-Ah, allora eri tu-.
-Oh, scusa tanto Robin, ti ho svegliata io?-
Sanji, che fino ad allora si era appoggiato con il gomito al bordo della nave, si girò di scattò per porre alla ragazza le sue scuse. Scuse che ottennero solo un pacato cenno con il capo come risposta.
-Non preoccuparti Sanji, ero sveglia, e quando ho sentito una voce dal ponte principale, ho pensato sarebbe stato meglio controllare. Che è successo? Ti sei fatto male?-
Un’espressione vagamente divertita apparve sul volto del giovane, a quanto pare Robin non aveva sentito nulla.
Beh, meglio così: probabilmente lei già lo sapeva, ma si sarebbe vergognato a dover ammettere quanto era ammaliato dalla donna.
-No affatto, mi era solo caduto l’accendino in mare. Ammetto che non avrei dovuto alzare la voce, ma ero parecchio seccato. Comunque scusa tanto se ti ho disturbato-
-Figurati… Comunque Nami te l’avrà detto mille volte, prima o poi il fumo ti ucciderà. Dovresti provare a smettere-.
Il cuoco rimase colpito dalla sua premura. Non si sarebbe mai aspettato un comportamento simile da lei.
-Probabilmente avete ragione entrambe, ma ormai è un vizio troppo radicato in me. Ricordo il giorno in cui ho fumato la mia prima paglia. Quel maledetto vecchio di Zef mi aveva di nuovo vietato l’accesso alle cucine perché continuavo a mettere le mani sulle pietanze e…-
Si interruppe bruscamente, facendosi appena più scuro in volto.
-Oh, perdonami, probabilmente non ti interessa-  
-Ti sbagli. In realtà, volevo proprio chiederti qualcosa della tua vita prima di entrare nella ciurma. È assurdo che io sappia così poco di chi eri prima che un mio compagno, non trovi?-.
Di nuovo quel sorriso, ma questa volta più genuino e semplice, ad occhi chiusi.
Il cuoco ebbe un tuffo al cuore.
-In effetti, pensavo alla stessa cosa negli ultimi giorni. E non solo. Da quando siamo fuggiti da Water 7, sei stranamente silenziosa. Intendo, ancora più del solito.
C’è qualcosa che non va?-
Robin soppesò attentamente quelle parole. Qualcosa che non andava? Purtroppo no.
Andava tutto bene.
Scacciò quei pensieri in un attimo e rispose: -No, affatto. Ma in questo periodo mi capita spesso di pensare alle parole di un mio vecchio amico. E comunque a me non sembra di essere tanto silenziosa. Deve essere una tua impressione, ehehehe-.
Aveva eluso la sua domanda, e con grande abilità per giunta. Era chiaro che non fosse il caso di insistere.
-Forse hai ragione. In effetti in questo periodo sono a pezzi. Sai, non riesco a dormire-
-Lo vedo- disse lei divertita –Io invece è da molto tempo che non dormo come si deve. Ormai il mio corpo funziona al ritmo di quello dei soldati: sonno leggero e breve. Sai, ho sempre dovuto tenere un occhio aperto nella mia vita, e ora che non ho più bisogno, non riesco a farne a meno. È come se il mio cervello volesse impedirmi di dimenticare il mio passato. Non è buffo?-
-Molto-.
Restarono in silenzio per qualche secondo, poi Robin prese l’iniziativa.
-Sanji, toglimi una curiosità: perché sei diventato un cuoco?-
-In realtà è una storia interessante. Risale a quando ero ancora un bambino. Un giorno, la nave su cui lavoravo come sguattero fu attaccata…-.
Il giovane iniziò a raccontare del suo incontro con Zef, della sua permanenza sullo scoglio, di quella fame immortale, battuta, in grandezza, solo dal senso di impotenza che aveva provato in quel periodo.
Le raccontò dell’All Blue, il mare dei miracoli, come faceva ogni volta che poteva, ma con un entusiasmo senza precedenti, tradito solo dai suoi occhi luccicanti.
La donna ascoltò con interesse le parole del ragazzo.
Sapeva già tutto su quel mare, ma non volle privarlo di quella gioia che gli dava il parlarne, che sembrava pervadergli tutto il corpo.
Quando ebbe finito, mentre la luna calava inesorabilmente verso l’alba, i due si raccontarono tutto ciò che pensavano. Di loro, degli altri, del loro interlocutore, delle loro esperienze passate e speranze future.
Il ragazzo stette bene attento a non sforare in argomenti che potevano interrompere quel momento magico, sapeva che quella che vedeva non era Robin, ma solo la parte di lei che non aveva paura di mostrare. Ma, per ora, gli andava bene anche così. Gli bastava vederla ridere di gusto ai suoi aneddoti, ed illuminarsi quando raccontava di Ohara, la sua terra natale.
Le ore passarono, tutti sull’isola recuperavano, con il sonno, le energie spese quel giorno.
Solo quei due pirati, godendo l’uno della compagnia dell’altra, rimasero svegli quella notte.
Quando alla fine giunsero le prime luci dell’alba, i due compagni sentivano di conoscersi un po’ di più.
E mentre il sole sorgeva lentamente, Sanji e Robin, appoggiati al parapetto della Sunny, ammiravano incantati lo spettacolo.
Senza riflettere, lei appoggiò la testa sulla di lui spalla: -Sono davvero contenta di aver fatto questa chiacchierata con te, Sanji-kun-.
Con il cuore che gli batteva a mille, lui osò allungare il braccio per cingere il fianco della donna ed avvicinarla ancora un po’, con delicatezza, a sé.
Capì solo allora in che situazione si era cacciata.
Fu tentata di divincolarsi ed andarsene, ma si sentiva troppo bene, troppo in pace sotto la sua ala per farlo.
Pensò che, in fondo, non c’era nulla di male.
Sentendo che assecondava i suoi movimenti, alla fine Sanji mise da parte i suoi dubbi, e le sussurrò: -Sai una cosa? Ho visto un sacco di volte l’alba, ma questa è senz’altro la più bella della mia vita-.
Robin, a quelle parole, accennò un sorriso, senza però distogliere lo sguardo dal sole.
Lo era anche per lei.
  
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