Devo parlarti
Ary POV
Era dal giorno del matrimonio
che non vedevo e non sentivo più Edo. Mi ero ritrovata addormentata nella
stanza blu degli ospiti di Simo, ma lui non era in parte a me.
Quando mi ero svegliata e
avevo chiesto a Simo dove fosse, mi aveva detto che non era rimasto a dormire,
che voleva tornare a casa perché sua sorella era a casa da sola.
Era da quel fottuttissimo
giorno che non lo vedevo e lui non si era nemmeno fatto sentire.
Dopo che mi aveva trattato
male tutto il giorno, non si faceva nemmeno più vedere. Eravamo messi davvero
male.
Ogni tanto provavo a
chiamarlo, ma non mi rispondeva mai oppure mi mandava un messaggio dicendomi
che stava bene e di non preoccuparmi.
Non dovevo preoccuparmi? Eh
be, certo. Era solo da 4 giorni che non si faceva sentire e l’ultimo giorno che
eravamo stati insieme aveva rivisto la sua biondissima, bellissima, sexissima
e, soprattutto, altissima, ex, ammutolendosi completamente.
Certo, non era successo
niente e io non dovevo preoccuparmi, era ovvio, no?
Ormai ero preparata a tutto,
qualsiasi cosa mi avesse detto quando ci saremmo rivisti, ero preparata. A
tutto. A qualsiasi cosa.
Nella mia testa vagavano le
ipotesi più assurde: che avesse fatto un incidente e che fosse rimasto
paralizzato, che avesse paura di vedermi perché aveva paura che io non lo
accettassi; che in realtà aveva capito di essere gay, ma sarebbe stato un tale
spreco; che lo avessero rapito gli alieni e che gli lasciassero mandare un
messaggio al giorno. Pensavo a qualsiasi cosa, ma non alla più ovvia.
Ero fortunata di non dovermi
svegliare presto per andare a scuola, non avrei davvero saputo come fare i
compiti e studiare. Non c’ero con la testa e non dormivo. Tutti i giorni mi
vedevo con la Ila per parlare, per vedere se Simo le avesse detto qualcosa su
Edo, ma tutte le volte riceveva la stessa risposta “ Sinceramente non lo so. È
dal matrimonio che non lo vedo e non lo sento.”
Ila non gli credeva, pensava
che stesse nascondendo l’amico, come lei avrebbe fatto con me, ma avevo come
l’impressione che mi nascondesse qualcosa. Che lei sapesse qualcosa che io non
sapevo.
Sia chiaro che io mi fidavo
di lei,non pensavo che mi stesse nascondendo cosa stesse combinando Edo, ero
solo consapevole del fatto che lei mi stesse nascondendo qualcosa, che non mi
diceva realmente tutto quello che pensava. Che avesse capito qualcosa che io
non riuscivo a capire?
In quel momento odiavo il suo
sesto senso del cazzo.
Passai tutta la mattinata del
quinto giorno a guardare distrattamente la televisione, finché non ricevetti un
messaggio. Era di Edo.
“Oggi pomeriggio alle 2 vengo a prenderti, devo
parlarti.”
Rilessi il messaggio un
centinaio di volte.
Non mi piaceva. Era troppo
distaccato e freddo. Mi metteva ansia.
Mi preparai cercando di
rendermi il più presentabile possibile, nonostante avessi occhiaie enormi ed
ero bianca cadaverica.
Alle 2, suonarono al
campanello.
Aprendo la porta mi trovai
davanti Ila.
-Che ci fai tu qui?- le
chiesi leggermente sorpresa dalla sua presenza. Pensavo che saremmo usciti solo
io ed Edo, ma a quanto pareva non era così. Non che non mi facesse piacere che
ci fosse anche lei, almeno se fosse successo qualcosa, sapevo che lei sarebbe
stata lì con me.
-Non so. Simo mi ha mandato
un messaggio dicendomi che sarebbe venuto a prendermi e dopo ho visto in
macchina Edo. Sinceramente mi sto preoccupando.- infatti non era felice di
questa situazione.
- Sapessi come sono
preoccupata io.- pensai- ma almeno ci sarai tu con me.
Scendemmo gli scalini insieme
e salimmo in macchina.
Eravamo entrambe sul sedile
posteriore che ci scambiavamo sguardi confusi e per niente sicuri che quello
che sarebbe successo di lì a poco, sarebbe stata una cosa piacevole.
La mia agitazione e la mia
preoccupazione crebbero maggiormente con il passare dei minuti. Gli unici
rumori che si sentivano, erano il motore della macchina e la radio.
Dovevo sapere almeno dove
stessimo andando. Non andavo così alla cieca, anche se l’idea di una sorpresa,
mi avrebbe notevolmente rialzato il morale, ma volevo almeno tentare di
ricevere una risposta, anche se immaginavo che non mi sarebbe stata data.
-Mi spiegate che sta
succedendo?- domandai con una voce che non sapevo mi appartenesse.
- Quando arriveremo lo
vedrai. – in un primo momento non riconobbi la voce che mi aveva risposto. Non
la riconoscevo, non l’avevo mai sentita prima di allora. Solo dopo qualche
minuto collegai che l’unica persona a cui poteva appartenere quella voce era
Edo.
Non era la sua solita voce
calda, gentile e sensuale. No. Era bassa, fredda, che non rilevava nessun tipo
di emozione.
Cominciai a muovermi sul
sedile, non riuscendo a stare ferma.
Ila allungò una mano e la
appoggiò sulla mia stringendola.
Mi girai e la guardai. Mi
fece un sorriso sincero che mi tranquillizzò leggermente.
Ci fermammo in un parcheggio.
Scendemmo.
Davanti a noi si espandeva un
bellissimo giardino.
Simo si avvicinò ad Ila e le
disse qualcosa all’orecchio.
Li vidi allontanarsi mano
nella mano e sedersi su una panchina.
-Vieni sediamoci qui.- la
stessa voce di prima, mi indicò una panchina poco distante da noi.
Mi sedetti ed Edo vicino a
me.
Non riuscivo a capire cosa
stesse succedendo. Non riuscivo a capire perché Edo fosse così freddo e
distaccato.
-Scusa per non essermi fatto
sentire in questi giorni- mi girai a guardarlo- è che dovevo chiarirmi le idee.
Aveva bisogno di chiarirsi le
idee? E su cosa?
-Dovevo pensare a noi, a me.
Pensare in generale.
E pensare a Jessica, avrei
voluto aggiungere io, ma non lo feci.
Il mondo intorno a me girava
troppo veloce. Non riuscivo a collegare le cose, a capire cosa stesse
succedendo.
-Perché siamo qui, Edo?-
volevo arrivare al dunque. Volevo sapere cosa stesse succedendo e lui sembrava
volerci girare intorno.
-Ecco…sono stato davvero
molto felice di conoscerti, mi piaci. Sto bene con te, ma…- ecco, era ovvio che
ci fosse un “ma, c’era sempre un “ma” e ovviamente c’era anche in quel momento
– ecco…domenica rivedendo Jessica mi è…riscattato qualcosa, cioè…avevo fatto
fatica a dimenticarla, ma rivedendola, mi è riscattato qualcosa. Non ho mai
smesso di amarla e non mi sembra il caso di stare ancora insieme. Non voglio
prenderti in giro. Ci ho pensato quattro giorni apposta. Volevo essere sicuro,
non volevo farti soffrire. Ci tengo a te, ma a quanto pare non abbastanza.
No, cioè…mi stava…lasciando?
Mi stava lasciando davvero?
Be, non dovevo stupirmi. Lei
era il massimo, la perfezione, una spilungona bionda. Cos’ero io in confronto?
Una tappa alta un metro ed uno sputo che era tutt’altro che perfetta.
Era normale che fosse ancora
innamorato di lei, che gli piacesse ancora. Non dovevo stupirmi, ma…ero pronta a
qualsiasi cosa tranne a questa. Avevo pensato alle cose più possibili ed
inimmaginabili, ma non avevo pensato alla cosa più semplice e possibilissima:
che volesse lasciarmi.
-Se è questo quello che
vuoi.- l’unica cosa che seppi dirgli.
-Sono contento che tu abbia
capito.- la voce era tornata normale. La sua bellissima voce che era diventata
diversa solo per lasciarmi, ma che adesso era tornata normale. Dovevo godermi
questo momento,non l’avrei più sentita dopo quell’ultima frase. Dovevo
imprimermela nella mente. Doveva rimanere lì, insieme a tutti gli altri
ricordi. Al suo profumo. Alle sue labbra. Ai suoi capelli. Ai suoi pettorali.
Alla sua schiena. Ai momenti passati insieme. Al nostro primo bacio. Sarebbe
rimasto tutto impresso nella mia mente.
A quanto pareva, sembrava
sollevato dal fatto che l’avessi presa bene, ma lui non poteva sapere che
dovevo ancora assimilare la notizia.
Mi diede un bacio sulla
guancia e se ne andò sorridendo.
Fissavo il vuoto, ripensando
alle sue parole.
Ripensavo alla sua
espressione quando aveva capito di non avermi ferito. Povero, se non credeva
davvero che soffrissi, non mi conosceva. Non l’avrei mai ammesso, ovviamente,
da orgogliosa quale ero non l’avrei mai fatto.
-Ary. –sentendo la voce della
Ila, mi girai e la guardai.
Come se mi fosse scattata una
molla, le lacrime cominciavano a chiedermi di uscire. Lei mi abbracciò e
scoppiai a piangere.
Notai solo in quel momento
che Simo ed Edo, con c’erano. Capendo di non essere guardata da nessuno, mi
lasciai andare e singhiozzai.
Mi aveva lasciata. Mi aveva
lasciata.
La mia prima storia e la mia
prima volta che ero stata mollata. Non pensavo fosse stato così. Sentivo un
dolore immenso che mi lacerava il petto. Sentivo il cuore pesante, talmente
pesante da volermelo quasi strappare via. Avevo lo stomaco in subbuglio, ma non
era la stessa cosa di quando vedevo Edo. Non erano le farfalle nello stomaco,
era bile. Bile che voleva salire e uscire fuori. Era possibile che da quanto
stessi male, volessi vomitare?
Non potevo saperlo, era la
prima volta e non sapevo se quei “sintomi” erano normali. Non volevo nemmeno
saperlo.
Io lo amavo. Sapevo di amarlo
ormai da tempo. Avrei anche voluto farlo con lui, ma vedendo come erano andate
le cose, era meglio così. Decisamente meglio così. Forse mi sarei anche pentita
di quello che avrei potuto fare e non era certo il caso che succedesse. Io non
volevo pentirmi proprio di niente. Io volevo fare l’amore per la prima volta
con qualcuno che mi amasse, non che alla prima occasione mi lasciasse per
tornare dalla sua ex. Capivo che l’interesse poteva essersi affievolito e poi
fosse rinato dal momento che l’aveva vista, ma io non mi facevo tirare per il
culo. Se lo avessi fatto con lui avrei fatto l’errore più grande della mia
vita.
Si, lo amavo, ma a quanto
pareva lui non amava me.
-è un cretino Ary, lo sai
vero? Preferisce una modella del cazzo, rifatta e, soprattutto, truccatissima.
Invece di preferire una ragazza acqua e sapone, che non è rifatta e che non se
la tira da qua a Palermo. Meglio perderlo che trovarlo, uno che preferisce
l’apparenza alla sostanza. – disse continuando ad abbracciarmi.
Sapevo che cercava di tirarmi
su, ma non aveva avuto molto successo.
-E tu che ne sai che non ha
anche sostanza?- chiesi singhiozzante. Cercando di calmarmi. Cercavo di trovare
un po’ di calma nei suoi occhi azzurri, ma anche quelli traspiravano rabbia.
Rabbia che sapevo essere dedicata ad Edo.
-Perché…perché lo so. Già che
va d’accordo con la stronza, immagino quanta sostanza abbia. – cominciai a
ridere. Vero. Andava d’accordo con la stronza. Eravamo messi davvero male.
-Certo che l’hai visto
Mattia? Cioè…insomma…- la Ila lasciò la frase a metà. E questa cosa mi lasciò
alquanto perplessa. Non volevo neanche immaginare ai possibili significati che
poteva avere quella pausa.
-Non dirmi che l’hai trovato
bello.- risposi indignata.
-Be sì. Insomma…cioè…-
distolse lo sguardo ed arrossì
-Ila- la richiamai.
-è bè. Quello che c’è da
dire, c’è da dire. Era bello. Stava bene vestito così… cioè…era davvero bello.-
scoppiai a ridere.
-Ma quando mai quello lì è
bello, ma ti prego Ila. Comunque penso che la pensasse anche lui allo stesso
modo da come ti guardava. – effettivamente aveva passato tutto il ricevimento a
guardarla. La amava davvero, ma era arrivato troppo tardi. Il suo cuore era
stato portato via da qualcun altro.
-Sinceramente non ci ho fatto
caso.- era sempre stata impegnata a parlare con me, con Simo e con Edo. Ma
anche con i genitori di Simo e chiunque avesse voluto parlare con lei. Aveva
conosciuto quasi tutti gli invitati a furia di parlare con chiunque.
Aveva parlato molto anche con
Davide, con cui andava molto d’accordo.
-Simo invece si - eccome se
ci aveva fatto caso. Ogni volta che incontrava lo sguardo di Mattia lo
fulminava. Questo gesto sembrava non far desistere Mattia dal guardare la Ila e
così Simo le metteva un braccio intorno alla vita e la stringeva a sé.
-Ecco, perché era così
appiccicoso. E va bè. Sinceramente non mi importa.- ammise sorridendo.
Mi resi conto solo in quel
momento di essermi distratta, di aver parlato di tutt’altro a parte di quello
che era appena successo.
-Grazie.- dissi facendo un
sorriso alla mia migliore amica.
-Per cosa?- sapeva benissimo
di cosa stavo parlando.
-Per avermi aiutato. – mi
aveva richiesto un certo sforzo ammetterlo, ma decisi di lasciare da parte
l’orgoglio per una volta ed ammettere che il suo aiuto mi aveva davvero
aiutato.
-Preparati che passerai
giorni peggiori, ma ricordati che la cosa migliore è sfogarsi e parlarne, poi
dovrai cominciare a distratti. Dopo dovrai essere tu a dire di smettere di
deprimerti. Poi il resto verrà da sé. – disse sorridendo.
-Ovviamente, chiamerò te,
quando succederà. – era una cosa ovvia.
-Be, chi vorresti chiamare
scusa?- aveva ragione, non avrei potuto chiamare nessun altro. C’era sempre
Ornella, la mia pseudo migliore amica. Stando a quello che diceva lei potevo
chiamarla se avevo qualche problema, ma non l’avrei mai fatto.
L’unica amica “vera” era la
Ila. Sapevo di potermi fidare di lei e che mi avrebbe sempre dato un consiglio
sincero, anche se quello che voleva dirmi non era proprio quello che volevo
sentirmi dire.
Odiavo le persone che mi
dicevano quello che volevo sentirmi dire. Se chiedevo un consiglio o un parere
volevo che la persona davanti a me mi dicesse quello che pensava davvero della
situazione e non qualcosa che sapeva che mi avrebbe fatto piacere sentire.
Avevo bisogno di qualcuno che
mi dicesse la verità. La dura verità anche se avrebbe potuto farmi male.
Volevo una persona che
realmente mi dicesse quello che pensava (come penso lo vogliano tutti) e per
mia fortuna avevo trovato un’amica così.
Continuammo a parlare di cose
di poco conto. Non me la sentivo ancora di parlare di quello che era successo.
Non so dopo quanto tempo,
arrivò Simo.
-Scusate, sono andato ad
accompagnare Edo.- disse tranquillo.
Edo. Quel nome. Lui mi aveva
lasciato ed in quel momento stava già a casa della spilungona.
Fanculo lui. Fanculo il fatto
che fossimo andate al Dlq quel fottutissimo sabato. Fanculo. Fanculo. Fanculo.
Non ero arrivata già nella
fase “odio”, era ancora troppo presto. Ero solo leggermente presa dalla
sconforto.
Se quel sabato sera non
fossimo andate in discoteca, non li avremmo mai incontrati e…forse io non avrei
avuto ancora il mio primo bacio. In tutto questo c’erano delle note positive:
avevo avuto il mio primo bacio (e che primo bacio), avevo passato dei bei
momenti con lui, mi ero innamorata. Il fatto di essermi innamorata era sia una
nota positiva che una nota negativa. Se non fossi stata innamorata sarebbe
stato tutto molto più semplice.
-Volevo stare ancora un po’
qua o vi porto a casa?- ci chiese Simo.
-Per me è uguale.- rispose la
Ila.
Ed io? Che volevo fare?
Tornare a casa e, di conseguenza, deprimermi oppure restare un po’ con la Ila a
parlare di cazzate?
-Ary? Ci sei?- vidi la mano
della Ila che sventolava davanti alla mia faccia.
-Cosa c’è?- cercai di tornare
nel mondo reale.
-Cosa vuoi fare?- mi chiese
la Ila paziente e tranquilla come al solito.
-Torniamo a casa.- avevo
capito di voler stare da sola.
Non sapevo se dirlo o meno a
mia mamma, ma, sinceramente, lo avrebbe capito da sola. Era dirlo a mio papà il
problema, non tanto più grave, ma era come ammettere che il giorno del pranzo,
aveva davvero avuto una sensazione giusta su Edo.
Ricordavo quel giorno come se
fosse stato il giorno prima. Era appena finito il pranzo e Simo ed Edo se
n’erano appena andati. Mio papà mi aveva appena dato la notizia che non gli
piaceva Edo, che c’era qualcosa in lui che non lo convinceva. In quel momento
mi sentii strana. Non volevo nemmeno pensare al fatto che a mio papà non
piacesse il mio ragazzo. Diceva che mi avrebbe fatto soffrire.
Ed aveva ragione. Stavo
soffrendo come non avevo mai sofferto prima di allora.
Salimmo in macchina e mi misi
a guardare fuori dal finestrino, perdendomi nei ricordi della mia storia con
Edo.
Cosa avevo fatto di
sbagliato? Non avevo fatto niente di sbagliato, mi ero sempre comportata bene,
avevo sempre cercato di fare quello che sentivo, ma a quanto pare avevo fatto
qualcosa di sbagliato.
Poi non avevamo mai…
Che fosse quello? Non avevamo
mai litigato. Mai. Neanche per una minima cazzata. Si dice che l’amore è bello
quando è litigarello e il fatto che non avessimo mai litigato, rendeva il
rapporto monotono e noioso.
In poco tempo, o forse a me
parse poco tempo, finimmo davanti a casa mia. Scesi, ringraziai per il
passaggio ed entrai in casa.
Mia mamma non appena entrai,
era ai fornelli che cucinava. Si girò e non appena vide il mio viso, si fiondò
ad abbracciarmi.
Era davvero così evidente che
fossi stata lasciata?
-Cos’è successo?- mi chiese
preoccupata tenendomi abbracciata ancora a lei. A quella semplice domanda,
scoppiai a piangere.
Tra mille singhiozzi,
soffiate di naso e indugi, raccontai a mia mamma quello che era successo
qualche ora prima.
-Tuo padre aveva ragione a
non volersi fidare di lui. Ma perché io non l’ho capito? Perché mi sono illusa
anch’io insieme a te? Era troppo perfetto per essere vero. Perché non ci ho
pensato anch’io. Perché non l’ho capito.- mia mamma stringeva i pugni
arrabbiata.
-Si vede che qui la donna di
casa è il papà e non tu. È lui quello che ha l’intuito femminile.- risi.
-A quanto pare si.- rise
anche lei.
Tornai di nuovo a pensare a
quanto mio papà ci avesse visto lungo e, soprattutto, giusto. Avrei sperato
tanto che si sbagliasse.
Passai il resto della serata
a parlare con mia mamma che cercava in tutti i modi di strapparmi un sorriso o
di consolarmi.
Anche se apprezzavo il gesto,
non era la Ila, ma era pur sempre mia mamma.
La sera mi addormentai
piangendo, ascoltando November Rain dei Guns ‘N Roses.
Buonasera girls! Finalmente
sono tornata per postare. Scusate questo leggero ritardo =( Ormai non ho più
scuse per farmi perdonare, continuo ad essere in ritardo. Sono davvero
incorreggibile. =(
Davvero ormai non so come
chiedervi scusa. =(
Forse è meglio se parlo di questo capitolo invece di continuare a chiedere scusa, tanto le cose non cambiano.
Forse è meglio se parlo di questo capitolo invece di continuare a chiedere scusa, tanto le cose non cambiano.
Allora, Edo ha lasciato la
nostra Ary =( Ila cerca di starle il più vicino possibile, ma è anche
consapevole che ha bisogno di passare del tempo da sola, per pensare, per
chiarirsi le idee e per soffrire, sfogarsi, piangere. Si può dire quello che si
vuole, ma quando un amore finisce, quando si soffre la soluzione migliore non è
distrarsi. Io penso che inizialmente sia normale soffrire, piangere, ricordare,
ingozzarsi, è un modo per sfogarsi, per liberarsi, ma poi la cosa più difficile
da fare è rialzarsi, capire che alla fine se quella persona ci ha lasciato non
era davvero la persona giusta. Penso che ci siano tante fasi da superare, da
passare e la prima è in assoluto quella di piangere e sfogarsi.
Non nego che sarà difficile
per la Ary, ma poi cercherà di rialzarsi, di ricominciare, di divertirsi, di
non pensarci e la Ila, e anche Simo in un certo senso, le daranno una mano. =)
Vi ringrazio per aver
inserito la mia storia nelle seguite, nelle preferite e nelle ricordate, per
avermi inserito come autore preferito e per continuare a seguire la mia storia.
=) Davvero grazie ragazze.
Risponderò alle recensioni
attraverso la nuova modifica apportata da Erika. =)
Alla prossima ^_^
Alla prossima ^_^