Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: CherryBomb_    30/11/2010    5 recensioni
Arianna e Ilaria, sedicenni, amiche da qualche anno. Fanno parte di quelle ragazze che sono convinte che il principe azzurro non esiste.
Arianna non ha mai avuto il ragazzo, Ilaria non lo ha da due anni e mezzo. Ormai sono abituate a questo loro stato di "zitellaggio", ma una serata diversa cambierà le loro vite. Ci saranno molti intrecci, ritorni di fiamma, non sarà tutto semplice, anche se all'inizio potrà sembrare così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 37

Devo parlarti

Ary POV
Era dal giorno del matrimonio che non vedevo e non sentivo più Edo. Mi ero ritrovata addormentata nella stanza blu degli ospiti di Simo, ma lui non era in parte a me.
Quando mi ero svegliata e avevo chiesto a Simo dove fosse, mi aveva detto che non era rimasto a dormire, che voleva tornare a casa perché sua sorella era a casa da sola.
Era da quel fottuttissimo giorno che non lo vedevo e lui non si era nemmeno fatto sentire.
Dopo che mi aveva trattato male tutto il giorno, non si faceva nemmeno più vedere. Eravamo messi davvero male.
Ogni tanto provavo a chiamarlo, ma non mi rispondeva mai oppure mi mandava un messaggio dicendomi che stava bene e di non preoccuparmi.
Non dovevo preoccuparmi? Eh be, certo. Era solo da 4 giorni che non si faceva sentire e l’ultimo giorno che eravamo stati insieme aveva rivisto la sua biondissima, bellissima, sexissima e, soprattutto, altissima, ex, ammutolendosi completamente.
Certo, non era successo niente e io non dovevo preoccuparmi, era ovvio, no?
Ormai ero preparata a tutto, qualsiasi cosa mi avesse detto quando ci saremmo rivisti, ero preparata. A tutto. A qualsiasi cosa.
Nella mia testa vagavano le ipotesi più assurde: che avesse fatto un incidente e che fosse rimasto paralizzato, che avesse paura di vedermi perché aveva paura che io non lo accettassi; che in realtà aveva capito di essere gay, ma sarebbe stato un tale spreco; che lo avessero rapito gli alieni e che gli lasciassero mandare un messaggio al giorno. Pensavo a qualsiasi cosa, ma non alla più ovvia.
Ero fortunata di non dovermi svegliare presto per andare a scuola, non avrei davvero saputo come fare i compiti e studiare. Non c’ero con la testa e non dormivo. Tutti i giorni mi vedevo con la Ila per parlare, per vedere se Simo le avesse detto qualcosa su Edo, ma tutte le volte riceveva la stessa risposta “ Sinceramente non lo so. È dal matrimonio che non lo vedo e non lo sento.”
Ila non gli credeva, pensava che stesse nascondendo l’amico, come lei avrebbe fatto con me, ma avevo come l’impressione che mi nascondesse qualcosa. Che lei sapesse qualcosa che io non sapevo.
Sia chiaro che io mi fidavo di lei,non pensavo che mi stesse nascondendo cosa stesse combinando Edo, ero solo consapevole del fatto che lei mi stesse nascondendo qualcosa, che non mi diceva realmente tutto quello che pensava. Che avesse capito qualcosa che io non riuscivo a capire?
In quel momento odiavo il suo sesto senso del cazzo.
Passai tutta la mattinata del quinto giorno a guardare distrattamente la televisione, finché non ricevetti un messaggio. Era di Edo.
“Oggi pomeriggio alle 2 vengo a prenderti, devo parlarti.”
Rilessi il messaggio un centinaio di volte.
Non mi piaceva. Era troppo distaccato e freddo. Mi metteva ansia.
Mi preparai cercando di rendermi il più presentabile possibile, nonostante avessi occhiaie enormi ed ero bianca cadaverica.
Alle 2, suonarono al campanello.
Aprendo la porta mi trovai davanti Ila.
-Che ci fai tu qui?- le chiesi leggermente sorpresa dalla sua presenza. Pensavo che saremmo usciti solo io ed Edo, ma a quanto pareva non era così. Non che non mi facesse piacere che ci fosse anche lei, almeno se fosse successo qualcosa, sapevo che lei sarebbe stata lì con me.
-Non so. Simo mi ha mandato un messaggio dicendomi che sarebbe venuto a prendermi e dopo ho visto in macchina Edo. Sinceramente mi sto preoccupando.- infatti non era felice di questa situazione.
- Sapessi come sono preoccupata io.- pensai- ma almeno ci sarai tu con me.
Scendemmo gli scalini insieme e salimmo in macchina.
Eravamo entrambe sul sedile posteriore che ci scambiavamo sguardi confusi e per niente sicuri che quello che sarebbe successo di lì a poco, sarebbe stata una cosa piacevole.
La mia agitazione e la mia preoccupazione crebbero maggiormente con il passare dei minuti. Gli unici rumori che si sentivano, erano il motore della macchina e la radio.
Dovevo sapere almeno dove stessimo andando. Non andavo così alla cieca, anche se l’idea di una sorpresa, mi avrebbe notevolmente rialzato il morale, ma volevo almeno tentare di ricevere una risposta, anche se immaginavo che non mi sarebbe stata data.
-Mi spiegate che sta succedendo?- domandai con una voce che non sapevo mi appartenesse.
- Quando arriveremo lo vedrai. – in un primo momento non riconobbi la voce che mi aveva risposto. Non la riconoscevo, non l’avevo mai sentita prima di allora. Solo dopo qualche minuto collegai che l’unica persona a cui poteva appartenere quella voce era Edo.
Non era la sua solita voce calda, gentile e sensuale. No. Era bassa, fredda, che non rilevava nessun tipo di emozione.
Cominciai a muovermi sul sedile, non riuscendo a stare ferma.
Ila allungò una mano e la appoggiò sulla mia stringendola.
Mi girai e la guardai. Mi fece un sorriso sincero che mi tranquillizzò leggermente.
Ci fermammo in un parcheggio. Scendemmo.
Davanti a noi si espandeva un bellissimo giardino.
Simo si avvicinò ad Ila e le disse qualcosa all’orecchio.
Li vidi allontanarsi mano nella mano e sedersi su una panchina.
-Vieni sediamoci qui.- la stessa voce di prima, mi indicò una panchina poco distante da noi.
Mi sedetti ed Edo vicino a me.
Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Non riuscivo a capire perché Edo fosse così freddo e distaccato.
-Scusa per non essermi fatto sentire in questi giorni- mi girai a guardarlo- è che dovevo chiarirmi le idee.
Aveva bisogno di chiarirsi le idee? E su cosa?
-Dovevo pensare a noi, a me. Pensare in generale.
E pensare a Jessica, avrei voluto aggiungere io, ma non lo feci.
Il mondo intorno a me girava troppo veloce. Non riuscivo a collegare le cose, a capire cosa stesse succedendo.
-Perché siamo qui, Edo?- volevo arrivare al dunque. Volevo sapere cosa stesse succedendo e lui sembrava volerci girare intorno.
-Ecco…sono stato davvero molto felice di conoscerti, mi piaci. Sto bene con te, ma…- ecco, era ovvio che ci fosse un “ma, c’era sempre un “ma” e ovviamente c’era anche in quel momento – ecco…domenica rivedendo Jessica mi è…riscattato qualcosa, cioè…avevo fatto fatica a dimenticarla, ma rivedendola, mi è riscattato qualcosa. Non ho mai smesso di amarla e non mi sembra il caso di stare ancora insieme. Non voglio prenderti in giro. Ci ho pensato quattro giorni apposta. Volevo essere sicuro, non volevo farti soffrire. Ci tengo a te, ma a quanto pare non abbastanza.
No, cioè…mi stava…lasciando? Mi stava lasciando davvero?
Be, non dovevo stupirmi. Lei era il massimo, la perfezione, una spilungona bionda. Cos’ero io in confronto? Una tappa alta un metro ed uno sputo che era tutt’altro che perfetta.
Era normale che fosse ancora innamorato di lei, che gli piacesse ancora. Non dovevo stupirmi, ma…ero pronta a qualsiasi cosa tranne a questa. Avevo pensato alle cose più possibili ed inimmaginabili, ma non avevo pensato alla cosa più semplice e possibilissima: che volesse lasciarmi.
-Se è questo quello che vuoi.- l’unica cosa che seppi dirgli.
-Sono contento che tu abbia capito.- la voce era tornata normale. La sua bellissima voce che era diventata diversa solo per lasciarmi, ma che adesso era tornata normale. Dovevo godermi questo momento,non l’avrei più sentita dopo quell’ultima frase. Dovevo imprimermela nella mente. Doveva rimanere lì, insieme a tutti gli altri ricordi. Al suo profumo. Alle sue labbra. Ai suoi capelli. Ai suoi pettorali. Alla sua schiena. Ai momenti passati insieme. Al nostro primo bacio. Sarebbe rimasto tutto impresso nella mia mente.
A quanto pareva, sembrava sollevato dal fatto che l’avessi presa bene, ma lui non poteva sapere che dovevo ancora assimilare la notizia.
Mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò sorridendo.
Fissavo il vuoto, ripensando alle sue parole.
Ripensavo alla sua espressione quando aveva capito di non avermi ferito. Povero, se non credeva davvero che soffrissi, non mi conosceva. Non l’avrei mai ammesso, ovviamente, da orgogliosa quale ero non l’avrei mai fatto.
-Ary. –sentendo la voce della Ila, mi girai e la guardai.
Come se mi fosse scattata una molla, le lacrime cominciavano a chiedermi di uscire. Lei mi abbracciò e scoppiai a piangere.
Notai solo in quel momento che Simo ed Edo, con c’erano. Capendo di non essere guardata da nessuno, mi lasciai andare e singhiozzai.
Mi aveva lasciata. Mi aveva lasciata.
La mia prima storia e la mia prima volta che ero stata mollata. Non pensavo fosse stato così. Sentivo un dolore immenso che mi lacerava il petto. Sentivo il cuore pesante, talmente pesante da volermelo quasi strappare via. Avevo lo stomaco in subbuglio, ma non era la stessa cosa di quando vedevo Edo. Non erano le farfalle nello stomaco, era bile. Bile che voleva salire e uscire fuori. Era possibile che da quanto stessi male, volessi vomitare?
Non potevo saperlo, era la prima volta e non sapevo se quei “sintomi” erano normali. Non volevo nemmeno saperlo.
Io lo amavo. Sapevo di amarlo ormai da tempo. Avrei anche voluto farlo con lui, ma vedendo come erano andate le cose, era meglio così. Decisamente meglio così. Forse mi sarei anche pentita di quello che avrei potuto fare e non era certo il caso che succedesse. Io non volevo pentirmi proprio di niente. Io volevo fare l’amore per la prima volta con qualcuno che mi amasse, non che alla prima occasione mi lasciasse per tornare dalla sua ex. Capivo che l’interesse poteva essersi affievolito e poi fosse rinato dal momento che l’aveva vista, ma io non mi facevo tirare per il culo. Se lo avessi fatto con lui avrei fatto l’errore più grande della mia vita.
Si, lo amavo, ma a quanto pareva lui non amava me.
-è un cretino Ary, lo sai vero? Preferisce una modella del cazzo, rifatta e, soprattutto, truccatissima. Invece di preferire una ragazza acqua e sapone, che non è rifatta e che non se la tira da qua a Palermo. Meglio perderlo che trovarlo, uno che preferisce l’apparenza alla sostanza. – disse continuando ad abbracciarmi.
Sapevo che cercava di tirarmi su, ma non aveva avuto molto successo.
-E tu che ne sai che non ha anche sostanza?- chiesi singhiozzante. Cercando di calmarmi. Cercavo di trovare un po’ di calma nei suoi occhi azzurri, ma anche quelli traspiravano rabbia. Rabbia che sapevo essere dedicata ad Edo.
-Perché…perché lo so. Già che va d’accordo con la stronza, immagino quanta sostanza abbia. – cominciai a ridere. Vero. Andava d’accordo con la stronza. Eravamo messi davvero male.
-Certo che l’hai visto Mattia? Cioè…insomma…- la Ila lasciò la frase a metà. E questa cosa mi lasciò alquanto perplessa. Non volevo neanche immaginare ai possibili significati che poteva avere quella pausa.
-Non dirmi che l’hai trovato bello.- risposi indignata.
-Be sì. Insomma…cioè…- distolse lo sguardo ed arrossì
-Ila- la richiamai.
-è bè. Quello che c’è da dire, c’è da dire. Era bello. Stava bene vestito così… cioè…era davvero bello.- scoppiai a ridere.
-Ma quando mai quello lì è bello, ma ti prego Ila. Comunque penso che la pensasse anche lui allo stesso modo da come ti guardava. – effettivamente aveva passato tutto il ricevimento a guardarla. La amava davvero, ma era arrivato troppo tardi. Il suo cuore era stato portato via da qualcun altro.
-Sinceramente non ci ho fatto caso.- era sempre stata impegnata a parlare con me, con Simo e con Edo. Ma anche con i genitori di Simo e chiunque avesse voluto parlare con lei. Aveva conosciuto quasi tutti gli invitati a furia di parlare con chiunque.
Aveva parlato molto anche con Davide, con cui andava molto d’accordo.
-Simo invece si - eccome se ci aveva fatto caso. Ogni volta che incontrava lo sguardo di Mattia lo fulminava. Questo gesto sembrava non far desistere Mattia dal guardare la Ila e così Simo le metteva un braccio intorno alla vita e la stringeva a sé.
-Ecco, perché era così appiccicoso. E va bè. Sinceramente non mi importa.- ammise sorridendo.
Mi resi conto solo in quel momento di essermi distratta, di aver parlato di tutt’altro a parte di quello che era appena successo.
-Grazie.- dissi facendo un sorriso alla mia migliore amica.
-Per cosa?- sapeva benissimo di cosa stavo parlando.
-Per avermi aiutato. – mi aveva richiesto un certo sforzo ammetterlo, ma decisi di lasciare da parte l’orgoglio per una volta ed ammettere che il suo aiuto mi aveva davvero aiutato.
-Preparati che passerai giorni peggiori, ma ricordati che la cosa migliore è sfogarsi e parlarne, poi dovrai cominciare a distratti. Dopo dovrai essere tu a dire di smettere di deprimerti. Poi il resto verrà da sé. – disse sorridendo.
-Ovviamente, chiamerò te, quando succederà. – era una cosa ovvia.
-Be, chi vorresti chiamare scusa?- aveva ragione, non avrei potuto chiamare nessun altro. C’era sempre Ornella, la mia pseudo migliore amica. Stando a quello che diceva lei potevo chiamarla se avevo qualche problema, ma non l’avrei mai fatto.
L’unica amica “vera” era la Ila. Sapevo di potermi fidare di lei e che mi avrebbe sempre dato un consiglio sincero, anche se quello che voleva dirmi non era proprio quello che volevo sentirmi dire.
Odiavo le persone che mi dicevano quello che volevo sentirmi dire. Se chiedevo un consiglio o un parere volevo che la persona davanti a me mi dicesse quello che pensava davvero della situazione e non qualcosa che sapeva che mi avrebbe fatto piacere sentire. 
Avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse la verità. La dura verità anche se avrebbe potuto farmi male.
Volevo una persona che realmente mi dicesse quello che pensava (come penso lo vogliano tutti) e per mia fortuna avevo trovato un’amica così.
Continuammo a parlare di cose di poco conto. Non me la sentivo ancora di parlare di quello che era successo.
Non so dopo quanto tempo, arrivò Simo.
-Scusate, sono andato ad accompagnare Edo.- disse tranquillo.
Edo. Quel nome. Lui mi aveva lasciato ed in quel momento stava già a casa della spilungona.
Fanculo lui. Fanculo il fatto che fossimo andate al Dlq quel fottutissimo sabato. Fanculo. Fanculo. Fanculo.
Non ero arrivata già nella fase “odio”, era ancora troppo presto. Ero solo leggermente presa dalla sconforto.
Se quel sabato sera non fossimo andate in discoteca, non li avremmo mai incontrati e…forse io non avrei avuto ancora il mio primo bacio. In tutto questo c’erano delle note positive: avevo avuto il mio primo bacio (e che primo bacio), avevo passato dei bei momenti con lui, mi ero innamorata. Il fatto di essermi innamorata era sia una nota positiva che una nota negativa. Se non fossi stata innamorata sarebbe stato tutto molto più semplice.
-Volevo stare ancora un po’ qua o vi porto a casa?- ci chiese Simo.
-Per me è uguale.- rispose la Ila.
Ed io? Che volevo fare? Tornare a casa e, di conseguenza, deprimermi oppure restare un po’ con la Ila a parlare di cazzate?
-Ary? Ci sei?- vidi la mano della Ila che sventolava davanti alla mia faccia.
-Cosa c’è?- cercai di tornare nel mondo reale.
-Cosa vuoi fare?- mi chiese la Ila paziente e tranquilla come al solito.
-Torniamo a casa.- avevo capito di voler stare da sola.
Non sapevo se dirlo o meno a mia mamma, ma, sinceramente, lo avrebbe capito da sola. Era dirlo a mio papà il problema, non tanto più grave, ma era come ammettere che il giorno del pranzo, aveva davvero avuto una sensazione giusta su Edo.
Ricordavo quel giorno come se fosse stato il giorno prima. Era appena finito il pranzo e Simo ed Edo se n’erano appena andati. Mio papà mi aveva appena dato la notizia che non gli piaceva Edo, che c’era qualcosa in lui che non lo convinceva. In quel momento mi sentii strana. Non volevo nemmeno pensare al fatto che a mio papà non piacesse il mio ragazzo. Diceva che mi avrebbe fatto soffrire.
Ed aveva ragione. Stavo soffrendo come non avevo mai sofferto prima di allora.
Salimmo in macchina e mi misi a guardare fuori dal finestrino, perdendomi nei ricordi della mia storia con Edo.
Cosa avevo fatto di sbagliato? Non avevo fatto niente di sbagliato, mi ero sempre comportata bene, avevo sempre cercato di fare quello che sentivo, ma a quanto pare avevo fatto qualcosa di sbagliato.
Poi non avevamo mai…
Che fosse quello? Non avevamo mai litigato. Mai. Neanche per una minima cazzata. Si dice che l’amore è bello quando è litigarello e il fatto che non avessimo mai litigato, rendeva il rapporto monotono e noioso.
In poco tempo, o forse a me parse poco tempo, finimmo davanti a casa mia. Scesi, ringraziai per il passaggio ed entrai in casa.
Mia mamma non appena entrai, era ai fornelli che cucinava. Si girò e non appena vide il mio viso, si fiondò ad abbracciarmi.
Era davvero così evidente che fossi stata lasciata?
-Cos’è successo?- mi chiese preoccupata tenendomi abbracciata ancora a lei. A quella semplice domanda, scoppiai a piangere.
Tra mille singhiozzi, soffiate di naso e indugi, raccontai a mia mamma quello che era successo qualche ora prima.
-Tuo padre aveva ragione a non volersi fidare di lui. Ma perché io non l’ho capito? Perché mi sono illusa anch’io insieme a te? Era troppo perfetto per essere vero. Perché non ci ho pensato anch’io. Perché non l’ho capito.- mia mamma stringeva i pugni arrabbiata.
-Si vede che qui la donna di casa è il papà e non tu. È lui quello che ha l’intuito femminile.- risi.
-A quanto pare si.- rise anche lei.
Tornai di nuovo a pensare a quanto mio papà ci avesse visto lungo e, soprattutto, giusto. Avrei sperato tanto che si sbagliasse.
Passai il resto della serata a parlare con mia mamma che cercava in tutti i modi di strapparmi un sorriso o di consolarmi.
Anche se apprezzavo il gesto, non era la Ila, ma era pur sempre mia mamma.
La sera mi addormentai piangendo, ascoltando November Rain dei Guns ‘N Roses.
 

 

 

 

 

 

 

Buonasera girls! Finalmente sono tornata per postare. Scusate questo leggero ritardo =( Ormai non ho più scuse per farmi perdonare, continuo ad essere in ritardo. Sono davvero incorreggibile. =(
Davvero ormai non so come chiedervi scusa. =(
Forse è meglio se parlo di questo capitolo invece di continuare a chiedere scusa, tanto le cose non cambiano.
Allora, Edo ha lasciato la nostra Ary =( Ila cerca di starle il più vicino possibile, ma è anche consapevole che ha bisogno di passare del tempo da sola, per pensare, per chiarirsi le idee e per soffrire, sfogarsi, piangere. Si può dire quello che si vuole, ma quando un amore finisce, quando si soffre la soluzione migliore non è distrarsi. Io penso che inizialmente sia normale soffrire, piangere, ricordare, ingozzarsi, è un modo per sfogarsi, per liberarsi, ma poi la cosa più difficile da fare è rialzarsi, capire che alla fine se quella persona ci ha lasciato non era davvero la persona giusta. Penso che ci siano tante fasi da superare, da passare e la prima è in assoluto quella di piangere e sfogarsi.
Non nego che sarà difficile per la Ary, ma poi cercherà di rialzarsi, di ricominciare, di divertirsi, di non pensarci e la Ila, e anche Simo in un certo senso, le daranno una mano. =)
Vi ringrazio per aver inserito la mia storia nelle seguite, nelle preferite e nelle ricordate, per avermi inserito come autore preferito e per continuare a seguire la mia storia. =) Davvero grazie ragazze.
Risponderò alle recensioni attraverso la nuova modifica apportata da Erika. =)
Alla prossima ^_^

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: CherryBomb_