Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Diffy    01/12/2010    0 recensioni
Umano e demone. Un'eco lontana può far tremare degli occhi vermigli. E quando il demone avverte delle emozioni umane insidiarsi dentro di lui, desidera solo la morte.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

‘Quante gocce di rugiada intorno a me

cerco il sole, ma non c'è.
Dorme ancora la campagna, forse no,
è sveglia, mi guarda, non so.


Già l'odore della terra, odor di grano
sale adagio verso me,
e la vita nel mio petto batte piano,
respiro la nebbia, penso a te.

Quanto verde tutto intorno, e ancor più in là
sembra quasi un mare l'erba,
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura che si perda...’

(“Impressioni di settembre”, PFM.)

Tace, adesso.

Ogni suono lascia spazio al silenzio, come colto da un’immediata sonnolenza.

La campagna non ha tempo per dormire.

Ci prova e si risveglia, disturbata ed impaurita dall’oscillare della lama, dal suono della carne che si lacera, dai gemiti troppo umani.

Le cicale non cantano, stanotte. Si perdono nel nero della notte, come vestite in lutto.

Forse domani canteranno.

O forse avranno ancora in mente il sangue versato questa notte.

Sangue che, nonostante l’assurdo movente di questa guerra, è tutto uguale. Non si distingue il sangue demone da quello umano, non più.

E’ sempre rosso. Rosso vermiglio.

Hui Sheng si rialza.

Di nuovo.

La sua mano martoriata va per cercare la lancia, caduta poco più in là, sull’erba macchiata. Ne trova il manico; lo impugna, lentamente. Anche chiudere la mano gli costa fatica, gli squarci sul palmo fanno male come tante scuri.

Il nero della terra gli oscura il viso, in partenza roseo. Il nero degli occhi sofferenti nasconde persino le pupille, sottili come quelle di un felino furioso.

Sta inquadrando l’obiettivo. Di fronte a lui.

Il suo avversario lo osserva dall’alto, indignato. Lo splendore della sua luce dà all’umano l’impressione di stare guardando in faccia la luna, bianca e purissima come la perla più brillante.

Gli occhi vermigli del demone, come rubini sulla sua pelle candida, non sono mossi da pietà alcuna. Yin Chu sa riconoscere il rosso del suo sangue, da quello di una creatura tanto indegna.

Detesta la tonalità così scura, e l’odore così sgradevole, del rosso umano sui suoi capelli d’argento, sporchi della battaglia in corso ormai da tutta la notte, e in procinto di giungere al capolinea.

“Faresti meglio a rinunciare, ningen.” Incalza il demone, la sua voce sottile ed elegante eguaglia la migliore delle musiche. “Sei ridotto a brandelli. Di questo passo, finirai semplicemente per morire da miserabile, come tutta la tua razza dagli occhi d’ebano e dalla vomitevole pelle itterica, nata semplicemente per far da pasto completo ad una stirpe superiore.”

“Ti sbagli, Yin Chu.” Ribatte l’umano, con la sua voce roca e pesante, reggendosi a malapena in piedi. “Noi non siamo nati per servirvi; siete voi ad aver bisogno di noi. Non siete autosufficienti, siete uguali a noi; combatterò fino allo stremo, perché il mondo sappia questo. Si dimentichi pure la vita di Hui Sheng; che Hui Sheng cada nell’oblio. Ma non si dica mai che Hui Sheng si sia arreso di fronte a te!”

“Folle!! Come puoi insinuare una simile blasfemia?! Chi mai, se non voi umani, potrebbe meritare una fine vergognosa? Voi, che da sempre date la caccia ai demoni, disturbando la loro quiete? Voi, esseri impuri, che li uccidete senza pietà e senza intelligenza, affibbiando loro le cause della vostra inettitudine?”

“Non parlarmi di purezza, tu, che ti sei sporcato le mani del sangue di tutti i miei cari! Sei abile ad accanirti su chi è più debole di te, vigliacco ipocrita; donne e bambini non possono ferirti come la mia lancia, se io non avessi deciso di affrontarti, non avresti mai avuto il coraggio di venirmi a cercare! Vuoi che mi arrenda perché sai che moriremo entrambi, non è così? Hai paura di guardare in faccia la morte, come tutte le tue prede?”

Il demone s’indigna, a quelle parole. Un lampo di sorpresa lo colpisce negli occhi di rubino, sentendosi predire la morte da un ningen. Un’eco lontana rinasce dal profondo, facendogli tremare il cuore dapprima immobile.

Morte?

Morirà?

Perché questa certezza? Perché l’umano lo dà per scontato?

‘Un cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me.
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
respiro la nebbia, penso a te. ‘

“Non siamo noi gli impuri. I demoni ci uccidono esclusivamente per il loro interesse; noi uccidiamo loro perché necessitiamo di difenderci. Vuoi rimproverarci questo, tu, animale?”

Hui Sheng porta indietro il braccio, dolorante, reggendo la lancia. Yin Chu è disarmato; è troppo perfetto, lui, per necessitare di un’arma.

“Avete bisogno di noi. Avete bisogno di ucciderci, di divorarci, per poter ritenervi vivi. Non avete mai potuto accettare delle condizioni di pace; non rimproverateci di stupidità, siete voi che necessitate di guerra, demoni.”

Hui Sheng prende la mira. Nonostante sia in procinto di capitolare, trova la forza per desiderare. Desiderare una dignità per gli umani che verranno.

Yin Chu assottiglia lo sguardo iniettato di sangue. Sente il bisogno di difendersi.

Qualcosa di forte, di inspiegabilmente umano, muove dentro di lui.

Paura?

Hui Sheng morirà. Morirà nel tentativo, il demone lo ucciderà.

Allora perché questo desiderio di lasciarsi uccidere anch’egli, insieme a lui?

L’umano corre. I piedi gli fanno male, sente che cederanno.

Il fruscio degli alberi accompagna la sua corsa, inesorabile.

La lancia squarcia la carne del demone, trafiggendogli il petto.

Gli artigli del demone, di rimando, si conficcano nella gola dell’umano. Il loro sangue si mischia, adesso, in un unico fiume scarlatto.

La morte non riconosce demoni e umani.

E finalmente qualcosa li accomuna, dopo una battaglia mirata a stabilire chi è il più forte.

L’umano crolla sull’erba, inerte. Gli occhi, ancor più neri, ancora caldi sospirano un’ultima volta, prima di raffreddarsi. Il demone si porta una mano al petto, strappandosi via la lancia.

Vicinissima al cuore.

L’ha sfiorato.

E anche chi sta in alto, non può che scendere giù, adesso. Yin Chu si lascia cadere sulle ginocchia, gemendo.

Prende tra le braccia quel ningen, ormai spento.

Non lo divora, non lui. Non lo fa a pezzi, lascia intatta l’identità di chi lo ha sconfitto per la prima volta.

Abbassa il capo d’argento, lentamente. E, per la prima volta, un’umana tristezza lo avvolge, mentre poggia le labbra diafane sulla bocca insanguinata del giovane.

La campagna adesso dorme. Ancora per poco; il sole ha già deciso di far timidamente capolino da dietro le colline.

Le cicale cantano un requiem per l’umano e per il demone. Per l’eco perduta e per gli occhi vermigli.

Yin Chu osserva per l’ultima volta la campagna, dall’alto della collina.

Ha camminato per alcuni chilometri. Il corpo dell’umano l’ha lasciato alle spalle. Ma il suo pensiero lo accompagna.

La sua ferita è mortale. Ma se tornasse fra i suoi simili in tempo, potrebbe anche venirgli guarita.

Raggiunge un salice poco distante. Si lascia cadere sull’erba, poggiando la schiena al tronco dell’albero.

Non ci prova. Hui Sheng ci avrebbe provato, si dice. Ma il demone, diversamente dall’umano, non è abituato alle ferite. Nessuno ha mai saputo infliggergliele.

Non sa reggere.

Rimane seduto, inerme.

Anche se provasse a rimanere vivo, l’umano lo ha già ucciso, dimostrandogli la forza del suo desiderio. Vivere o morire, ormai, non ha più la stessa importanza.

Si lascia andare, aspettando che il destino faccia il suo corso.

Chiude gli occhi vermigli.

E, per un’ultima volta, ascolta il requiem della campagna.

‘No, cosa sono adesso non lo so,
sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono solo, solo il suono del mio passo.


E intanto il sole tra la nebbia filtra già,
il giorno, come sempre, sarà.’


-

Note dell'Autrice:

Salve, carissimi. Ebbene, rieccomi dopo tanto tempo con questa nuova shot - uno schizzo dell'ultimo minuto, per ritrovare la voglia di scrivere perduta. Dovrei continuare Guerrillas, ma ultimamente sono fuori allenamento. ^^" Perdonate l'interminabile attesa.

Vorrei parlarvi un po' di questa shot. Da tempo riflettevo sul concetto di umano e di demone - sulle differenze fra le due razze. Ci ho riflettuto quando ho letto "Esbat", di Lara Manni - osservando il confronto che la Sensei faceva tra Masada e Hyoutsuki. Metteva in risalto l'imperfezione umana di Masada, in contrapposizione alla divina bellezza e purezza di Hyoutsuki. E lì, anche riflettendo sui miei "precedenti", ho constatato che SI', sono affezionata agli umani. I miei umani. Così difficili da gestire, in una storia o in un gdr - proprio perchè è importante che si tengano in considerazione tutti i loro difetti. Per quanto un demone possa essere fico o particolare, è sempre facile descrivere un personaggio quasi del tutto privo di difetti - che molto spesso rischia di diventare un vero e proprio gary stu/mary sue. Hui Sheng e Yin Chu non sono due veri e propri personaggi; piuttosto, li ritengo due "simboli", che descrivono in pieno la razza umana e quella demoniaca. Spero che il mio messaggio passi attraverso questa insignificante shot. Ringrazio chiunque dedicherà un pizzico del proprio tempo nella lettura e in una recensione!

Bye, guys!! ;-*

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Diffy