cerco il sole,
ma non c'è.
Dorme ancora la campagna, forse no,
è sveglia, mi guarda, non so.
Già l'odore della terra, odor di grano
sale adagio verso me,
e la vita nel mio petto batte piano,
respiro la nebbia, penso a te.
Quanto verde
tutto
intorno, e ancor più in là
sembra quasi un mare l'erba,
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura che si perda...’
(“Impressioni
di
settembre”, PFM.)
Tace,
adesso.
Ogni
suono lascia spazio al silenzio, come colto da un’immediata
sonnolenza.
La
campagna non ha tempo per dormire.
Ci prova
e si risveglia, disturbata ed impaurita dall’oscillare della
lama, dal suono
della carne che si lacera, dai gemiti troppo umani.
Le cicale
non cantano, stanotte. Si perdono nel nero della notte, come vestite in
lutto.
Forse
domani canteranno.
O forse
avranno ancora in mente il sangue versato questa notte.
Sangue
che, nonostante l’assurdo movente di questa guerra,
è tutto uguale. Non si
distingue il sangue demone da quello umano, non più.
E’
sempre rosso. Rosso vermiglio.
Hui
Sheng si rialza.
Di
nuovo.
La sua
mano martoriata va per cercare la lancia, caduta poco più in
là, sull’erba
macchiata. Ne trova il manico; lo impugna, lentamente. Anche chiudere
la mano
gli costa fatica, gli squarci sul palmo fanno male come tante scuri.
Il nero
della terra gli oscura il viso, in partenza roseo. Il nero degli occhi
sofferenti nasconde persino le pupille, sottili come quelle di un
felino
furioso.
Sta
inquadrando l’obiettivo. Di fronte a lui.
Il suo
avversario lo osserva dall’alto, indignato. Lo splendore
della sua luce dà
all’umano l’impressione di stare guardando in
faccia la luna, bianca e
purissima come la perla più brillante.
Gli
occhi vermigli del demone, come rubini sulla sua pelle candida, non
sono mossi da
pietà alcuna. Yin Chu sa riconoscere il rosso del suo
sangue, da quello di una
creatura tanto indegna.
Detesta
la tonalità così scura, e l’odore
così sgradevole, del rosso umano sui suoi
capelli d’argento, sporchi della battaglia in corso ormai da
tutta la notte, e
in procinto di giungere al capolinea.
“Faresti
meglio a rinunciare, ningen.”
Incalza
il demone, la sua voce sottile ed elegante eguaglia la migliore delle
musiche.
“Sei ridotto a brandelli. Di questo passo, finirai
semplicemente per morire da
miserabile, come tutta la tua razza dagli occhi d’ebano e
dalla vomitevole
pelle itterica, nata semplicemente per far da pasto completo ad una
stirpe
superiore.”
“Ti
sbagli, Yin Chu.” Ribatte l’umano, con la sua voce
roca e pesante, reggendosi a
malapena in piedi. “Noi non siamo nati per servirvi; siete voi ad aver bisogno di noi. Non siete
autosufficienti, siete uguali
a noi; combatterò fino allo stremo, perché il
mondo sappia questo. Si
dimentichi pure la vita di Hui Sheng; che Hui Sheng cada
nell’oblio. Ma non si
dica mai che Hui Sheng si sia
arreso
di fronte a te!”
“Folle!!
Come puoi insinuare una simile blasfemia?! Chi mai, se non voi umani,
potrebbe
meritare una fine vergognosa? Voi, che da sempre date la caccia ai
demoni,
disturbando la loro quiete? Voi, esseri impuri, che li uccidete senza
pietà e
senza intelligenza, affibbiando loro le cause della vostra
inettitudine?”
“Non
parlarmi di purezza, tu, che ti sei
sporcato le mani del sangue di tutti i miei cari! Sei abile ad
accanirti su chi
è più debole di te, vigliacco ipocrita; donne e
bambini non possono ferirti
come la mia lancia, se io non avessi deciso di affrontarti, non avresti
mai
avuto il coraggio di venirmi a cercare! Vuoi che mi arrenda
perché sai che
moriremo entrambi, non è così? Hai paura di
guardare in faccia la morte, come
tutte le tue prede?”
Il
demone s’indigna, a quelle parole. Un lampo di sorpresa lo
colpisce negli occhi
di rubino, sentendosi predire la morte da un ningen.
Un’eco lontana rinasce dal profondo, facendogli tremare il
cuore dapprima immobile.
Morte?
Morirà?
Perché
questa certezza? Perché
l’umano lo dà per scontato?
‘Un
cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me.
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
respiro la nebbia, penso a te. ‘
“Non
siamo noi gli impuri. I demoni ci uccidono esclusivamente per il loro
interesse; noi uccidiamo loro perché necessitiamo di
difenderci. Vuoi
rimproverarci questo, tu, animale?”
Hui
Sheng porta indietro il braccio, dolorante, reggendo la lancia. Yin Chu
è
disarmato; è troppo perfetto, lui, per necessitare di
un’arma.
“Avete
bisogno di noi. Avete bisogno di ucciderci, di divorarci, per poter
ritenervi
vivi. Non avete mai potuto accettare delle condizioni di pace; non
rimproverateci di stupidità, siete voi che necessitate di
guerra, demoni.”
Hui
Sheng prende la mira. Nonostante sia in procinto di capitolare, trova
la forza
per desiderare. Desiderare una dignità per gli umani che
verranno.
Yin Chu
assottiglia lo sguardo iniettato di sangue. Sente il bisogno di
difendersi.
Qualcosa
di forte, di inspiegabilmente umano, muove dentro di lui.
Paura?
Hui
Sheng morirà. Morirà nel tentativo, il demone lo
ucciderà.
Allora
perché questo desiderio di
lasciarsi uccidere anch’egli, insieme a lui?
L’umano
corre. I piedi gli fanno male, sente che cederanno.
Il
fruscio degli alberi accompagna la sua corsa, inesorabile.
La
lancia squarcia la carne del demone, trafiggendogli il petto.
Gli
artigli del demone, di rimando, si conficcano nella gola
dell’umano. Il loro
sangue si mischia, adesso, in un unico fiume scarlatto.
La morte
non riconosce demoni e umani.
E
finalmente qualcosa li accomuna, dopo una battaglia mirata a stabilire
chi è il
più forte.
L’umano
crolla sull’erba, inerte. Gli occhi, ancor più
neri, ancora caldi sospirano
un’ultima volta, prima di raffreddarsi. Il demone si porta
una mano al petto,
strappandosi via la lancia.
Vicinissima
al cuore.
L’ha
sfiorato.
E anche
chi sta in alto, non può che scendere giù,
adesso. Yin Chu si lascia cadere
sulle ginocchia, gemendo.
Prende
tra le braccia quel ningen, ormai
spento.
Non lo
divora, non lui. Non lo fa a pezzi, lascia intatta
l’identità di chi lo ha
sconfitto per la prima volta.
Abbassa
il capo d’argento, lentamente. E, per la prima volta,
un’umana tristezza lo
avvolge, mentre poggia le labbra diafane sulla bocca insanguinata del
giovane.
…
La
campagna adesso dorme. Ancora per poco; il sole ha già
deciso di far
timidamente capolino da dietro le colline.
Le
cicale cantano un requiem per l’umano e per il demone. Per
l’eco perduta e per
gli occhi vermigli.
Yin Chu
osserva per l’ultima volta la campagna, dall’alto
della collina.
Ha
camminato per alcuni chilometri. Il corpo dell’umano
l’ha lasciato alle spalle.
Ma il suo pensiero lo accompagna.
La sua
ferita è mortale. Ma se tornasse fra i suoi simili in tempo,
potrebbe anche
venirgli guarita.
Raggiunge
un salice poco distante. Si lascia cadere sull’erba,
poggiando la schiena al
tronco dell’albero.
Non ci
prova. Hui Sheng ci avrebbe provato, si
dice. Ma il demone, diversamente dall’umano, non è
abituato alle ferite.
Nessuno ha mai saputo infliggergliele.
Non sa
reggere.
Rimane
seduto, inerme.
Anche se
provasse a rimanere vivo, l’umano lo ha già
ucciso, dimostrandogli la forza del
suo desiderio. Vivere o morire, ormai, non ha più la stessa
importanza.
Si lascia
andare, aspettando che il destino faccia il suo corso.
Chiude
gli occhi vermigli.
E, per
un’ultima volta, ascolta il requiem della campagna.
‘No,
cosa sono adesso non lo so,
sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono solo, solo il suono del mio passo.
E intanto il sole tra la nebbia filtra già,
il giorno, come sempre, sarà.’
-
Salve, carissimi. Ebbene, rieccomi dopo tanto tempo con questa nuova shot - uno schizzo dell'ultimo minuto, per ritrovare la voglia di scrivere perduta. Dovrei continuare Guerrillas, ma ultimamente sono fuori allenamento. ^^" Perdonate l'interminabile attesa.
Vorrei parlarvi un po' di questa shot. Da tempo riflettevo sul concetto di umano e di demone - sulle differenze fra le due razze. Ci ho riflettuto quando ho letto "Esbat", di Lara Manni - osservando il confronto che la Sensei faceva tra Masada e Hyoutsuki. Metteva in risalto l'imperfezione umana di Masada, in contrapposizione alla divina bellezza e purezza di Hyoutsuki. E lì, anche riflettendo sui miei "precedenti", ho constatato che SI', sono affezionata agli umani. I miei umani. Così difficili da gestire, in una storia o in un gdr - proprio perchè è importante che si tengano in considerazione tutti i loro difetti. Per quanto un demone possa essere fico o particolare, è sempre facile descrivere un personaggio quasi del tutto privo di difetti - che molto spesso rischia di diventare un vero e proprio gary stu/mary sue. Hui Sheng e Yin Chu non sono due veri e propri personaggi; piuttosto, li ritengo due "simboli", che descrivono in pieno la razza umana e quella demoniaca. Spero che il mio messaggio passi attraverso questa insignificante shot. Ringrazio chiunque dedicherà un pizzico del proprio tempo nella lettura e in una recensione!
Bye, guys!! ;-*