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Autore: arual    01/12/2010    3 recensioni
La forza di un amore immenso, capace di superare persino le barriere fisiche tra Narnia e la Terra, permette a Susan e Caspian di ritrovarsi dopo l'ultimo doloroso addio alla fine della guerra contro Miraz.
Ma ai due innamorati non è permesso vivere in pace:una misteriosa e intrigante figura e un Lord traditore tramano contro il Nuovo Regno...
Possono l'amore, l'amicizia, la lealtà e la fedeltà a Narnia e Aslan vincere contro l'inganno e il tradimento?
Qual è il motivo del ritorno di Edmund a Narnia?
(pairing: Susan/Caspian)
ATTENZIONE: nuovo personaggio al capitolo 11!
[capitolo 15: "THE BATTLE OF ETTINSMOOR"]
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Aslan, Caspian, Edmund Pevensie, Susan Pevensie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Edmund's doubts 2

ATTENZIONE: questo capitolo contiene SPOILERS sul libro “La sedia d’argento” delle Cronache di Narnia. Per chi non l’avesse letto ma ha intenzione di farlo, qui c’è la descrizione del cattivo di turno (che nella mia FF è l’Incantatrice, o Strega dalla Veste Verde), anche se poi la storia è completamente diversa dal libro (e dal film, se decideranno di farlo)… Quindi è uno spoiler leggero leggero, ma decidete voi se leggere! :D

 

 

EDMUND’S DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 2

 

 “Che atmosfera cupa, non c’è un’anima viva qua attorno, nemmeno gli alberi sembrano muoversi al vento…” rabbrividì il soldato stringendosi nel pesante mantello.

“Maeglin, piantala di lamentarti e vedi di muoverti: prima finiamo la ronda, prima potremo tornare all’accampamento. Re Edmund attende un rapporto entro le otto.“

I due telmarini stavano risalendo la china di una stretta collina in una grigia mattina, al confine con Ettinsmoor. Sebbene fosse estate inoltrata, le truppe di Edmund avevano ormai realizzato che il clima in quelle fredde regioni era ben lontano da quello dolce e ridente delle soleggiate lande di Narnia.

La tattica del re era quella di passare al setaccio tutti i colli e le gole che separavano Narnia da Ettinsmoor, alla ricerca di qualsiasi traccia che potesse segnalare la posizione del nemico, nella speranza di avere così un minimo di vantaggio in una terra inospitale, sconosciuta all’esercito di re Caspian X, che stava procedendo verso nord a ritmi serrati.

“Possiamo anche tornare indietro subito secondo me, Beorn.” brontolò l’altro “Sono settimane che controlliamo in lungo e in largo il confine, e non abbiamo mai trovato nemmeno un dannato straccio di prova della presenza di Donnon o di quegli schifosi esseri con cui si è alleato! Secondo me si è rifugiato da qualche parte e si sta facendo beffe di tutti noi, dei re e di Aslan!”

“Taci!” sibilò il compagno “Lo sai che abbiamo prestato giuramento a Narnia e faremo tutto quello che ci è stato ordinato di fare, e tu non migliori certo la situazione se ti lamenti a ogni passo! Quindi smetti di piagnucolare o giuro che ti strozzo con le mie stesse mani!”

“D’accordo, non c’è bisogno di insultare!”

“Coraggio, appena arriviamo in cima al colle ci giriamo e torniamo indietro”

I due superarono finalmente l’ultimo gruppo di alberi ritrovandosi così in cima al colle brullo e sferzato da un freddo vento.

 
“Ma cosa…?” borbottò sbalordito Beorn.

“Dannazione!”

Ai loro piedi, nella valle sottostante, si svolgeva uno spettacolo spaventoso: centinaia di uomini e di altri esseri spaventosi erano impegnati a costruire un accampamento sterminato, con le insegne della casata di lord Donnon e di altri vessilli verdi che né Maeglin né Beorn avevano mai visto in vita loro. I giganti di Ettinsmoor erano ovunque, impegnati a trasportare grossi tronchi d’albero come fossero fuscelli, e strani ominidi dalla testa grossa, forse gnomi, stavano uscendo dalla nuda terra attraverso un’apertura nera che sembrava portare negli inferi della terra stessa.

Maeglin spalancò gli occhi terrorizzato: “Presto, dobbiamo avvertire gli altri!”. I due uomini si voltarono pronti per correre giù dall’altura, ma furono bloccati da una visione…

Una donna stava in piedi davanti a loro.
Era bellissima, da togliere il fiato a qualsiasi uomo avesse la fortuna di posare gli occhi su di lei, e tuttavia inquietante nella sua maestosa figura avvolta in una sontuosa veste color erba. I capelli biondi le ricadevano lunghi sulla schiena sinuosa, e due occhi verdi e luminosi come smeraldi scrutavano i soldati che, ammaliati, non riuscivano a fare alcun movimento. 
Un lieve sorriso le increspò le invitanti labbra, mentre con la mano candida invitò i telmarini a seguirla, prima di voltarsi e scomparire leggiadra dietro alcuni alti arbusti.

I due uomini non riuscirono a resistere al richiamo, e, come ubriachi, la seguirono. Fatti però pochi passi, una fitta nebbia salì da terra e li avvolse, ed essi brancolarono come ciechi alla ricerca della bella signora, talmente stregati da non percepire la pericolosità della situazione.

All’improvviso, un’enorme figura strisciò minacciosamente fuori dagli arbusti e piombò su di loro…

“No, no, no, NOOOO!” urlò arretrando Beorn..

“AAAAH, aiuto! Mostro, stai lontano da me!”

Le strazianti grida dei due sventurati, attaccati dall’oscuro essere,  si persero nel vento e nella nebbia. Nessuno accorse in loro aiuto, né li assistette quando i due telmarini raggiunsero i loro antenati nell’oltretomba…

 

---

Edmund sospirò assonnato, osservando il cielo davanti alla propria tenda. Era ormai metà mattina, e tra le grigie nuvole non c’era nemmeno una traccia di sole. Riuscì a stento a soffocare uno sbadiglio che lo colse all’improvviso: era ormai sveglio da molte ore, come ogni mattina da quando erano arrivati al fronte si era alzato all’alba, ma per un dormiglione come lui non era facile abituarsi ai rigidi ritmi della vita militare. Tuttavia non si concedeva mai un attimo di pausa, dovendo dare il buon esempio ai suoi uomini.

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da un forte richiamo:

“Mio signore!” Glenstorm aggirò frettolosamente un paio di padiglioni che lo separavano dal re.

“Sì?” chiese pacatamente Ed.

“Mio signore, stamattina sono tornate tutte le spie che avevamo inviato per il solito giro di perlustrazione… Tranne due uomini: due telmarini di nome Beorn e Maeglin.”

Edmund alzò la testa di scatto, allarmato: “Non è possibile che siano solamente in ritardo per qualche imprevisto incontrato lungo la strada?”

“E’ possibile, vostra maestà, ma ormai sono diverse ore che sono scomparsi e questo non è mai accaduto da quando siamo al confine. Purtroppo sappiamo entrambi cosa ciò voglia dire nel peggiore dei casi…”

Edmund annuì “Possono essere stati intercettati… Dobbiamo supporre che Donnon e la Strega si siano fatti vivi finalmente?”

Era la notizia che aspettavano e insieme temevano con ansia, ormai da varie settimane.

“Dobbiamo andare a controllare, ma non possiamo farci trovare impreparati: se davvero questi uomini hanno scoperto qualcosa, temo non sarà una scoperta piacevole!”

“Cosa ordinate di fare, maestà?” chiese il saggio centauro.

“Raduna un piccolo gruppo di soldati per la ricerca, una mezza dozzina direi. Un numero più alto farebbe rumore e attirerebbe troppa attenzione. Io andrò con loro…”

Glenstorm aprì la bocca per ribattere, certamente per protestare, ma fu bloccato da un gesto del Giusto: “Voglio controllare di persona la situazione. Tu farai le mie veci qui al campo. Ora vai, e assicurati di trovare qualcuno che sappia con precisione il percorso che avrebbero dovuto controllare i telmarini.”

”Ai vostri ordini, mio signore! Ma permettetemi almeno di accompagnarvi per proteggervi, non sapete a quale pericolo andate incontro.”

Edmund sorrise alle premure dimostrate dal suo generale: “Ho bisogno di una persona fidata che mantenga l’ordine qui, questa postazione è il fulcro della nostra linea difensiva e ha bisogno di una mano ferma come la tua per funzionare: non vorrei trovare il caos al mio ritorno!”

“Si, mio signore!” accettò riluttante Glenstorm, prima di voltarsi per eseguire i propri incarichi.

 
---

Dopo mezz’ora la spedizione, composta da quattro uomini due fauni e Edmund partì, decidendo di andare per un tratto a cavallo (chi non era provvisto di robuste e veloci zampe), per spostarsi più rapidamente.

“E’ questo il posto che avrebbero dovuto raggiungere stamattina?” chiese Ed alla guida, il prode fauno Nimienus.

“Si, mio re, avevano il compito di arrivare fino alla cima di quella collina.”

“D’accordo, lasciamo qui i cavalli e proseguiamo a piedi ora. Mi raccomando, siate silenziosi come ombre.”

“Prudenza, mio signore.” disse preoccupato Elios, il cavallo parlante di Edmund. Il re sorrise affettuosamente, accarezzandogli lievemente il soffice muso.

“Sta’ tranquillo, Elios!”

Gli uomini di Edmund risalirono lentamente la collina e, una volta arrivati in cima, scoprirono sbigottiti l’accampamento del nemico.

“Eccoli, finalmente.” mormorò il re osservando i movimenti del nemico, mentre un brivido freddo gli attraversava le membra. “Ora, dove sono le sentinelle? Le avranno scoperte e catturate?”

“Mio signore!” lo chiamò da lontano una guardia con tono pieno d’orrore.

“Dobbiamo andarcene via, questo posto è maledetto!” gridò con isteria un suo compagno.

“Tacete!” sibilò Nimienus “Volete farci scoprire?”

“Aspetta, Nimienus.” Edmund abbandonò la sommità del colle e si avvicinò ai soldati terrorizzati. Il sangue gli si ghiacciò nelle vene per quello che vide: i due valorosi soldati che stavano cercando erano nascosti dietro dei rovi, privi di vita e orrendamente mutilati.

“Chi può avere fatto una cosa simile?” mormorò mentre Nimienus, anch’esso accorso accanto al suo signore si accucciava per osservare meglio le ferite.

“Mio signore, sembra che qualcosa li abbia stritolati con una forza inaudita!”

“Per Aslan, hanno tutte le ossa del corpo rotte!” disse nauseato un telmarino.

“E qui ci sono segni di morsi” continuò il fauno “Ma quale creatura sarebbe capace di compiere questo scempio? Questi segni… sembrano quasi quelli dovuti al morso di un serpente, ma… per Aslan, dovrebbe essere enorme, come non ne ho mai visti a Narnia, per lasciare tali ferite su questi poveri disgraziati.”

Edmund stette un attimo in silenzio, decidendo sul da farsi, poi disse: “Coprite questi due valorosi uomini di Narnia e preparatevi a portarli al campo, non possiamo fare altro per loro. La loro morte non deve essere vana: dobbiamo comunicare agli altri dove si trova l’accampamento nemico che hanno trovato. Ora la nostra priorità è quella di organizzarci per fermare lord Donnon, se decideranno di invadere Narnia prima dell’arrivo di re Caspian. Sappiamo ormai da che parte passeranno: speriamo solo di riuscire a resistere abbastanza a lungo!”

“Ai vostri ordini, maestà”

“E mi raccomando, prudenza! Se quel mostro, o di qualsiasi diavoleria si tratti, dovesse tornare non ci deve cogliere di sorpresa!”

Alcuni uomini si offrirono volontari per andare a recuperare dalle bisacce dei cavalli dei teli con cui avvolgere le vittime ma, fatti alcuni passi, furono bloccati da un denso cerchio di fumo grigio che, salendo dal suolo, li avvolse circondando l’intero gruppo.

“Presto, raggruppiamoci!” ordinò allarmato Edmund, sguainando la spada. Gli uomini e i due fauni si riunirono rapidamente attorno al loro comandante, impugnando coraggiosamente le armi.

Una risata cristallina, fresca e trillante come l’acqua che sgorga da una sorgente, giunse ai loro orecchi. Gli uomini si guardarono sbigottiti attorno.

Ed ecco che una bellissima donna, la stessa che aveva incantato Maeglin e il compagno poche ore prima, apparve come una visione angelica davanti ai loro occhi.

I valorosi narniani e gli uomini di Telmar, che avevano solcato audacemente molti campi di battaglia, non seppero resistere di fronte al potere ammaliante dell’affascinante straniera.

Lentamente, ma inesorabilmente, abbassarono le armi, atto che fece risplendere ancora di più, se possibile, l’attraente sorriso della fanciulla. Gli uomini allora, si ritrovarono a sorriderle di rimando come perfetti idioti, esibendo stupidamente sguardi imbambolati. Alcuni persero addirittura la presa dalle spade, che caddero rumorosamente a terra, ma non ci fecero caso talmente profondo era l'incantesimo di cui erano caduti vittima.

Allora la signora scosse la testa, facendo ondeggiare i delicati boccoli dorati che la adornavano, e alzando la mano li invitò uno ad uno ad avvicinarsi a lei. Il primo che cedette al suo richiamo fu Farnos, un giovane e inesperto fauno che le si avvicinò a passi tremanti, con lo sguardo fisso nei magnetici occhi smeraldo della dama.

Edmund osservò impotente il compagno che si allontanava da lui, percependo vagamente che c’era qualcosa di errato in tutto ciò, ma d’altra parte stare lì in contemplazione di quella incantevole creatura sembrava al contrario così giusto…

Già vedeva il suo futuro insieme a lei: l’avrebbe chiesta in sposa, ovviamente, e avrebbero regnato insieme per sempre su Narnia, facendo tutto ciò che andava loro di fare. L’amore sbocciò in lui, e gli parve un affronto che un suo suddito osasse andare verso ciò che era già suo…

Pensando a questo tornò a fissare la donna, ma s’avvide che stava accadendo qualcosa nella sua figura: i suoi tratti iniziarono a essere indefiniti e distorti, come se la stesse osservando al di là di uno specchio d’acqua… 

...o di ghiaccio…

Un terrificante ricordo sembrò affiorargli alla mente, ma sembrava appartenere a un'altra vita, un altro mondo… immagini di una vecchia nemica, terribile e tentatrice, imprigionata nel ghiaccio, che tendeva la mano a… a un ragazzo… a Caspian!

Il ricordo di quel nome fu come squarciare il pesante velo che stava avviluppando la sua mente: all’improvviso tornò in sé scuotendo la testa dolorante, mentre le ultime parole di Caspian gli echeggiavano nelle orecchie:

 

“Edmund, mi raccomando, fai attenzione!” si raccomandò per la centesima volta Susan.

“Si sorellina.” Edmund alzò gli occhi al cielo
“A presto, Caspian!” disse poi rivolto al telmarino mentre saliva in groppa al grifone per tornare al nord.

“Ci vediamo al fronte Ed.” il ragazzo stava per spiccare il volo quando il telmarino, lasciandosi scappare un’imprecazione, lo bloccò.

“Che idiota! Stavo per dimenticarmi di dirti una cosa importante, dannazione!” l’altro lo guardò aggrottando le sopracciglia.

“Sai che avevo chiesto al mio maestro Cornelius di fare qualche ricerca sulla Strega dalla Veste Verde. Ebbene, dopo settimane di studi è riuscito a ritrovare un antico testo dove si narra che essa ha il potere di assoggettare a suo piacimento la volontà e la mente degli uomini: quello che a prima vista può essere scambiato per fascino è in realtà tutta opera della sua capacità di manipolazione, per questo la chiamano l’Incantatrice! Ha anche un altro potere, terribile e letale, ma non sappiamo di cosa si tratti perché in  quell’antico libro si dice che chi lo scopre poi non riesce a sopravvivere per raccontarlo. Quindi sta' attento, e ricordati delle mie parole!”

“Lo farò!”

 

Edmund batté le palpebre più volte, riflettendo: una donna incantevole che compare dal nulla in cima a un aspro colle… lo stordimento suo e dei suoi uomini… le loro difese abbassate… due uomini morti a pochi metri da loro…

“Tutto torna!” pensò allarmato.

“NO!” urlò con quanto fiato aveva in gola rialzando la spade e correndo verso Farnos e la strega.

Il giovane fauno si bloccò di colpo, la sua mano era  a pochi centimetri da quella della giovane.

“NON TOCCARLA!” ordinò scostando con una spallata il soldato che arretrò passivamente.

“Stai lontana da loro!” disse poi puntandole la spada alla gola.
“Chi sei? Cosa stai facendo ai miei uomini?” chiese rivolto all’inquietante signora “Rispondi! Perché non parli?”

La donna, allora, rivolse tutte le attenzioni al giovane re e, incurante della lama, si avvicinò a lui aggirandola. Le sue labbra, rosse e sorridenti si dischiusero:

“Dunque siete voi il prode comandante di questi uomini?” la sua voce era soave e leggiadra come mille campanelle argentee trillanti nella fresca brezza primaverile.

“Farebbe invidia persino al più dolce canto degli usignoli…” pensò Ed.

“Chi-chi sei?” chiese ancora lottando contro il fascino della sua voce argentea.

“Sono solo una vostra umile servitrice, mio signore. Potete fare di me ciò che più vi aggrada, secondo il vostro desiderio!” e così dicendo gli passò la mano candida davanti agli occhi.

La mente di Edmund precipitò nuovamente in un abisso nero: vide se stesso, riverito e osannato, seduto su un unico trono a Cair Paravel, con la corona di Caspian sul suo capo e la bellissima donna seduta ai suoi piedi.
Attorno a sé centinaia di persone stavano ritte in attesa, pronti a obbedire a ogni suo minimo comando. Vide aule immense, riempite fino al soffitto di oro e gioielli, mille schiere di soldati armati che sotto il suo comando marciavano e conquistavano senza fatica le terre selvagge, Archenland, l’impero di Calormen, solcavano i mari fino alla Terra di Aslan…
Poi vide il Grande Leone ridotto in ceppi costretto ad accondiscendere a ogni suo desiderio, accanto ai suoi fratelli umili e sottomessi…

 

“No!” gridò ancora Edmund ridestandosi “Tu menti, strega! Sei l’Incantatrice, vero?”

La donna allora, sentendosi smascherata, si ritrasse di scatto arretrando di qualche metro. La rabbia si impossessò di lei quando si accorse dell’inutilità dei suoi poteri sul ragazzo. I suoi occhi ora ardevano rossi, infuocati dall’ira.

“Sciocco!” gridò, anche la voce si era trasformata, divenendo molto più simile al sibilo minaccioso di un rettile.
“La tua forza di volontà sarà la causa della vostra morte! Avresti potuto avere tutto da me, ma hai scelto la via del dolore!”

Così dicendo, sotto gli occhi orripilati di Edmund, la sua persona si liquefece come una statua di cera posta sotto il sole.

Alte grida si levarono dai soldati, nel frattempo risvegliati dall’incantesimo: dove prima c’era la delicata fanciulla, si ergeva invece dal fitto sottobosco la testa orrenda di un enorme serpente il cui corpo verde smeraldo, spesso come un uomo, si avviluppava lentamente in spire sotto di esso.

Il mostro, senza indugi, si avventò sibilando contro Edmund, che si salvò solo grazie alla sua prontezza di riflessi gettandosi di lato e rotolando a terra. Allora ripiegò su due uomini dietro di lui che, presi alla sprovvista, furono scaraventati dalla forza soprannaturale del rettile contro una dura parete rocciosa, cadendo a terra inerti come marionette.

Gli altri soldati non si fecero trovare impreparati, ma si misero coraggiosamente in cerchio attorno a Edmund, per difendere il loro re, iniziando così una lunga e cruenta lotta contro il mostro.

Altri due uomini e Farnos caddero, vinti dal pesante corpo del serpente che si abbatté su di loro senza pietà, mordendo e lacerando le loro carni.

“Maestà, fuggite!” urlò Nimienus, unico sopravvissuto, combattendo disperatamente “Andate finché siete in tempo, lo tratterrò io.”

“Non ti lascio solo!” rispose affannato Ed saltellando da una parte all’altra per evitare gli attacchi letali del mostro che però si rivelò più agile del previsto: con un colpo di coda abbatté anche il coraggioso fauno che, battendo duramente la testa contro il freddo suolo, perse i sensi.

“Nimienus, no!” gridò il ragazzo precipitandosi verso di lui e prendendolo tra le braccia, notando il rivolo di sangue che scorreva denso dalla sua tempia sinistra “Dannazione, diavolo d’un fauno, apri gli occhi!”

Un acuto sibilo fece voltare il ragazzo, che si alzò di scatto. Il rettile si avvicinava lentamente, strisciando nel terreno con la testa alzata, in modo da essere allo stesso livello dei suoi occhi.

“Sei rimasto solo, maestà!” il tono beffardo della strega echeggiò nella sua mente: era probabilmente l’unico modo a sua disposizione per comunicare, quando si trasformava.
“Perché tu sei re Edmund il Giusto, vero? Sì, sì: capelli scuri, faccia da bravo ragazzino…” il serpente lo squadrava girandogli lentamente attorno “A quanto pare la reginetta Susan ha chiamato i rinforzi… ed è accorso il suo piccolo fratellino in suo aiuto… E che aiuto!” lo sbeffeggiò crudelmente.

Ed la fissò con sguardo truce.

“E adesso?” Mi chiederai in ginocchio di risparmiare la tua misera vita?” continuò “Dove sono i tuoi fratelli, ora? Dov’è il tuo amico Caspian? Dov’è ASLAN? Sei solo, a loro non importa niente di te, né della tua morte! E da me non avrai certo la pietà che cerchi!”

“Non cerco pietà, strega! Preferisco uccidermi piuttosto che chiederti qualsiasi cosa: se è la morte il destino che mi attende, allora morirò combattendo, per Narnia e per Aslan!” disse fieramente il giovane rafforzando la presa sulla spada scintillante.

“Dunque, se è questo che vuoi, preparati a morire!” tuonò per l’ultima volta la voce malefica nella sua mente.

La testa del grande serpente scattò verso la gola di Ed, con le fauci spalancate, ma lui rimase impassibile, affrontando a occhi aperti il suo fato…

“Aslan, aiuto!” furono i suoi ultimi pensieri.

 

Allora un forte ruggito risuonò sul nudo colle, e tutto si bloccò, immobile, mentre una luce accecante spazzava via la nebbia causata dalle arti malvagie della strega.

Davanti a Edmund, nella luce, si stagliò una figura a lui ben nota…

“Aslan!” esclamò il ragazzo sollevato e pieno di gioia “Mi hai salvato!”

“Si, ragazzo mio. Non ti ho certo abbandonato!”

Edmund rispose, semiserio: “Credevo fosse compito di Lucy trovarti quando c’è bisogno di te…”

Il grande leone rise: “No, figlio di Adamo! Ormai dovresti sapere che io aiuto chiunque crede in me, non solo tua sorella!”

Il ragazzo annuì, credendo di capire quello che Aslan intendeva, e si guardò attorno, sbirciando attraverso la luce dorata che dominava su tutto.

“Dove siamo?” chiese incuriosito.

“In nessun luogo. E in ogni luogo allo stesso tempo!” rispose enigmatico il leone “Stai sognando, Edmund, e io sono qui per darti un consiglio. Una dura prova aspetta Narnia e tu sei qui per sostenere il tuo popolo, anche se leggo nei tuoi occhi l’infondata paura di non essere all’altezza. Ma non temere, giovane re: quando la speranza sembrerà venire meno ricordati di questo giorno, e ricordati anche di Lucy. Allora saprai cosa fare.”

“Ma…” iniziò confuso.

“Niente ma, caro ragazzo! Ho fiducia in te e so che capirai, a tempo debito.”

Edmund, riluttante, chiuse la bocca: a volte Aslan sapeva essere così incomprensibile, lo faceva impazzire, ma sapeva che le decisioni del leone erano sempre le migliori possibili, quindi decise di fidarsi ancora una volta.

“E ora, SVEGLIATI!”

 

Edmund aprì gli occhi di soprassalto, con un rantolo. Si ritrovò sdraiato a terra, con la spada ancora stretta nella mano madida di sudore.

Subito si tirò a sedere di scatto e vide che a pochi metri da lui, dove prima stava l’essere immondo, c’era ora un cerchio di erba bruciata: sapeva che la strega non era morta, ma almeno era stata messa in fuga dal ruggito di Aslan.

Si alzò dolorante e barcollò in cerca dei suoi uomini. Alcuni gemiti gli giunsero alle orecchie quando i compagni sopravvissuti all’attacco rinvennero.

Il giovane re si affrettò a rincuorarli dicendo loro che Aslan in persona li aveva salvati e ora la via per tornare al campo era senza pericoli. 
Fulminato da un improvviso presentimento, ordinò loro di tornare alle tende il più velocemente possibile portando con loro gli amici caduti e i feriti, poi si inerpicò nuovamente sulla sommità del colle, accucciandosi dietro una roccia.

Purtroppo i suoi timori erano fondati: la grande armata di lord Donnon, certamente allertata dalla strega, si stava preparando in tutta fretta in assetto di guerra per marciare contro le difese di Narnia.

Incurante del pericolo, tanto grande era il sollievo infuso nel suo cuore dall'agognato incontro con Aslan (seppure in sogno), si alzò di scatto abbandonando il nascondiglio dietro il masso e corse giù dalla collina, raggiungendo i suoi, già quasi arrivati ai cavalli.

Era necessario avvertire le truppe: Narnia doveva prepararsi a combattere.

 

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La grande armata narniana viaggiava ormai da qualche giorno a ritmi serrati, diretti verso l’avamposto più settentrionale e importante, comandato da re Edmund.

In testa alla lunga colonna di uomini e creature cavalcavano i due sovrani.

Susan, smaniosa di ricongiungersi finalmente al fratello, spronava il suo baio bruno, concentrata sulla strada da percorrere.
"Manca ormai poco" pensò nervosamente.

Sentendosi osservata, girò la testa di scatto, incrociando gli occhi di Caspian che la osservavano assorti.

“Che c’è?”

Il ragazzo, sorpreso, distolse lo sguardo: “Non mi sono ancora abituato alla tua nuova tenuta da combattimento…”

Susan indossava infatti un abito che aveva fatto cucire apposta per la guerra: aveva una gonna lunga fino al ginocchio che non le intralciava i movimenti e, per non creare scandalo tra i soldati, si era procurata anche un paio di calzoni aderenti. Con la sua solita armatura e gli alti stivali il risultato l’aveva soddisfatta: poteva muoversi molto più agilmente di prima, capacità che poteva salvarle la vita sul campo di battaglia.

Sorrise, sapendo che i suoi abiti, nonostante tutti gli sforzi per farli passare come normali, si facevano comunque notare: le donne a Narnia non abbandonavano mai l’abito lungo, e anche per il suo fidanzato quella era una novità.

“Dovrai abituarti, perché lo vedrai molto spesso in giro nei prossimi giorni… E poi sei stato proprio tu a suggerirmi, durante gli allenamenti con la spada, di trovare qualcosa di più adatto per una battaglia di una gonna lunga fino ai piedi!” 1

“Si, ma… Insomma, indossi dei pantaloni!

“Preferivi che tutti mi vedessero le gambe nude sotto la gonna?”

“Certo che no!” arrossì il ragazzo “Ma anche così non lasci molto spazio all’immaginazione…” sbottò in tono quasi arrabbiato.

Susan fece una smorfia davanti all’ovvia esagerazione, poi presa da un’improvvisa intuizione chiese con un risolino: “Caspian, non sarai mica geloso?”

“Chi, io?” chiese lui divenendo ancora più rosso “Assolutamente no, è solo che…”

Un acuto stridio interruppe la conversazione dei due sovrani, che alzarono gli occhi al cielo in cerca dell’origine del rumore. Da lontano, a gran velocità, volteggiava ad ali spiegate un’ombra scura.

Allarmati, i soldati si arrestarono come un sol uomo e alcuni arcieri puntarono le armi contro l’uccello che si avvicinava. Anche Susan non perse tempo e incoccò una freccia dalle piume scarlatte nel suo fedele arco.

“Fermi!” tuonò Caspian riconoscendo la sagoma “E’ dei nostri.”

L’ombra scura si rivelò infatti un grosso grifone, sormontato da un uomo che, appena l’animale toccò il suolo, a pochi metri dalla testa dell’esercitò, balzò a terra.

“Thiram! Cosa succede?” gridò Susan allarmata. Il cavaliere dei grifoni faceva parte dei soldati già al fronte, quindi doveva necessariamente portare notizie di Edmund.

“Brutto segno” pensò Caspian.

“Mia signora! Sire! Per fortuna vi ho trovati… Dovete fare presto, Narnia è stata invasa.” disse il telmarino agitato.

“Che cosa?”

“Si, mio signore, re Edmund sta difendendo i confini con tutte le truppe a sua disposizione, ma non sono sufficienti! Appena siamo stati attaccati mi ha inviato a cercarvi. Ormai è più di un giorno intero che combattono senza sosta: dovete affrettarvi, non resisteranno ancora per molto!”

Susan si lasciò scappare un gemito di orrore.

 

 

1 cfr. capitolo 7: training swordsmen

NOTE:

Ecco come promesso l’altra parte… Che si è rivelata lunga come un nuovo capitolo!

Spero sia stato gradito, questo capitolo mi sembra un po' più dark degli altri, forse perché non ho mai descritto tante morti una dietro l'altra... Poi dovete sapere che io ho la fobia dei serpenti, e mi sono davvero venuti i brividi scrivendo la scena dell’attacco… Aaah pauraaa!

- Ed mi è piaciuto in questi ultimi due capitoli… Essendo molto affezionata anche a lui, spero di avergli reso giustizia! Vorrei sapere cosa ne pensate però del suo conflitto interiore dovuto al confronto con Peter (del cap passato), è molto ooc? Io non credo, perché questo suo aspetto l’ho notato sia ne “il leone la strega e l’armadio”  sia nel “Principe Caspian”, ma magari l'ho visto solo io…

- Per quanto riguarda la nuova tenuta da combattimento di Susan, me l’immagino come quella di Arya (del film “Eragon”) di questo link, immaginate solo una specie di leggins che coprono i due centimetri quadrati di gambe scoperte tra la gonna e gli stivali!     http://i34.photobucket.com/albums/d131/celticstream/eragon/twirl.jpg

Che impressione sapere che è l’ultimo capitolo che pubblico prima dell’uscita del “Viaggio del veliero”…

A presto, ci rivediamo per la battaglia!!!

Grazie e un abbraccio a tutti    -Arual-

 

RISPOSTE ALLE ULTIME RECENSIONI:

TheGentle95: Ciao cara! Grazie per i complimenti… Lo so, il ritardo per i nuovi capitoli è un mio difetto, ma spero di aver rimediato con questi due vicini tra loro!
Eh, si, Susan sa essere crudele a volte, e Edmund maturo, da non crederci, vero?Ahah, anche se puoi notare che non perde mai la sua vena umoristica!

 Freddy Barnes: Certo che puoi chiamarmi Laura! E io posso chiamarti Fede?? Thanks per il commento, è sempre bello leggere tutto il tuo entusiasmo, sai davvero come motivarmi! E le tue recensioni non sono mai noiose!!! 
Qui hai trovato molto più del tuo secondo personaggio preferito e un po’ meno del primo, ma di lui –credo di aver capito chi sia!- mi sono occupata nei capitoli precedenti (12 per l’esattezza), qualcosina per Ed dovevo pur scrivere, sennò si sente trascurato, povero! :D Anche io adoro il mare come te, ma ahimè sono a più di 2 ore di distanza… Allora per rimediare dobbiamo scrivere “Il viaggio del veliero con Arual e Freddy”  che dici?:D
Bacioni a presto!

Rinalamisteriosa: ciao carissima! Come sei dolce, sempre pronta a rassicurarmi per i miei ritardi e a darmi il tuo appoggio… Sono contenta che l’idea della corona ti sia piaciuta, ma lo sono ancora di più per il commento sulla caratterizzazione di Edmund, sai quanto ci tengo… E sapere di esserci riuscita mi fa tanto felice! Poi hai ragione, ho un debole per le battutine e mi va a pennello che nei film Caspian sia dotato di sottile ironia e Ed di humour vero e proprio, quindi non perdo mai l’occasione per sottolineare questa loro caratteristica! Baci baci.

  
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