ATTENZIONE:
questo capitolo contiene SPOILERS sul libro “La
sedia d’argento”
delle
Cronache di Narnia. Per chi non l’avesse letto ma ha
intenzione di farlo, qui c’è
la descrizione
del cattivo
di turno (che nella mia FF è l’Incantatrice,
o Strega dalla Veste Verde), anche
se poi la storia è completamente diversa
dal libro
(e dal film, se decideranno di farlo)… Quindi è
uno spoiler
leggero leggero,
ma decidete voi se leggere! :D
EDMUND’S
DOUBTS AND THE LION’S ROAR – part 2
“Che
atmosfera cupa, non c’è un’anima viva
qua attorno, nemmeno gli alberi sembrano
muoversi al vento…” rabbrividì il
soldato stringendosi nel pesante mantello.
“Maeglin,
piantala di lamentarti e vedi di
muoverti: prima finiamo la ronda, prima potremo tornare
all’accampamento. Re
Edmund attende un rapporto entro le otto.“
I
due telmarini stavano risalendo la china di una
stretta collina in una grigia mattina, al confine con Ettinsmoor.
Sebbene fosse
estate inoltrata, le truppe di Edmund avevano ormai realizzato che il
clima in
quelle fredde regioni era ben lontano da quello dolce e ridente delle
soleggiate lande di Narnia.
La
tattica del re era quella di passare al
setaccio tutti i colli e le gole che separavano Narnia da Ettinsmoor,
alla ricerca
di qualsiasi traccia che potesse segnalare la posizione del nemico,
nella
speranza di avere così un minimo di vantaggio in una terra
inospitale,
sconosciuta all’esercito di re Caspian X, che stava
procedendo verso nord a
ritmi serrati.
“Possiamo
anche tornare indietro subito secondo
me, Beorn.” brontolò l’altro
“Sono settimane che controlliamo in lungo e in
largo il confine, e non abbiamo mai trovato nemmeno un dannato straccio
di prova
della presenza di Donnon o di quegli schifosi esseri con cui si
è alleato!
Secondo me si è rifugiato da qualche parte e si sta facendo
beffe di tutti noi,
dei re e di Aslan!”
“Taci!”
sibilò il compagno “Lo sai che abbiamo
prestato giuramento a Narnia e faremo tutto quello che ci è
stato ordinato di
fare, e tu non migliori certo la situazione se ti lamenti a ogni passo!
Quindi
smetti di piagnucolare o giuro che ti strozzo con le mie stesse
mani!”
“D’accordo,
non c’è bisogno di insultare!”
“Coraggio,
appena arriviamo in cima al colle ci
giriamo e torniamo indietro”
I
due superarono finalmente l’ultimo gruppo di
alberi ritrovandosi così in cima al colle brullo e sferzato
da un freddo vento.
“Ma cosa…?” borbottò
sbalordito Beorn.
“Dannazione!”
Ai
loro piedi, nella valle sottostante, si svolgeva
uno spettacolo spaventoso: centinaia di uomini e di altri esseri
spaventosi erano
impegnati a costruire un accampamento sterminato, con le insegne della
casata
di lord Donnon e di altri vessilli verdi che né Maeglin
né Beorn avevano mai
visto in vita loro. I giganti di Ettinsmoor erano ovunque, impegnati a
trasportare grossi tronchi d’albero come fossero fuscelli, e
strani ominidi
dalla testa grossa, forse gnomi, stavano uscendo dalla nuda terra
attraverso
un’apertura nera che sembrava portare negli inferi della
terra stessa.
Maeglin
spalancò gli occhi terrorizzato: “Presto,
dobbiamo avvertire gli altri!”. I due uomini si voltarono
pronti per correre
giù dall’altura, ma furono bloccati da una
visione…
Una
donna stava in piedi davanti a loro.
Era
bellissima, da togliere il fiato a qualsiasi uomo avesse la fortuna di
posare
gli occhi su di lei, e tuttavia inquietante nella sua maestosa figura
avvolta
in una sontuosa veste color erba. I capelli biondi le ricadevano lunghi
sulla
schiena sinuosa, e due occhi verdi e luminosi come smeraldi scrutavano
i
soldati che, ammaliati, non riuscivano a fare alcun movimento.
Un lieve sorriso
le increspò le invitanti labbra, mentre con la mano candida
invitò i telmarini
a seguirla, prima di voltarsi e scomparire leggiadra dietro alcuni alti
arbusti.
I
due uomini non riuscirono a resistere al
richiamo, e, come ubriachi, la seguirono. Fatti però pochi
passi, una fitta
nebbia salì da terra e li avvolse, ed essi brancolarono come
ciechi alla ricerca
della bella signora, talmente stregati da non percepire la
pericolosità della
situazione.
All’improvviso,
un’enorme figura strisciò minacciosamente
fuori dagli arbusti e piombò su di loro…
“No,
no, no, NOOOO!” urlò arretrando Beorn..
“AAAAH,
aiuto! Mostro, stai lontano da me!”
Le
strazianti grida dei due sventurati, attaccati
dall’oscuro essere, si
persero nel vento
e nella nebbia. Nessuno accorse in loro aiuto, né li
assistette quando i due
telmarini raggiunsero i loro antenati
nell’oltretomba…
---
Edmund
sospirò assonnato, osservando il cielo
davanti alla propria tenda. Era ormai metà mattina, e tra le
grigie nuvole non
c’era nemmeno una traccia di sole. Riuscì a stento
a soffocare uno sbadiglio
che lo colse all’improvviso: era ormai sveglio da molte ore,
come ogni mattina
da quando erano arrivati al fronte si era alzato all’alba, ma
per un
dormiglione come lui non era facile abituarsi ai rigidi ritmi della
vita
militare. Tuttavia non si concedeva mai un attimo di pausa, dovendo
dare il
buon esempio ai suoi uomini.
Il
flusso dei suoi pensieri fu interrotto da un forte
richiamo:
“Mio
signore!” Glenstorm aggirò frettolosamente un
paio di padiglioni che lo separavano dal re.
“Sì?”
chiese pacatamente Ed.
“Mio
signore, stamattina sono tornate tutte le
spie che avevamo inviato per il solito giro di
perlustrazione… Tranne due
uomini: due telmarini di nome Beorn e Maeglin.”
Edmund
alzò la testa di scatto, allarmato: “Non
è
possibile che siano solamente in ritardo per qualche imprevisto
incontrato
lungo la strada?”
“E’
possibile, vostra maestà, ma ormai sono
diverse ore che sono scomparsi e questo non è mai accaduto
da quando siamo al
confine. Purtroppo sappiamo entrambi cosa ciò voglia dire
nel peggiore dei
casi…”
Edmund
annuì “Possono essere stati
intercettati…
Dobbiamo supporre che Donnon e la Strega si siano fatti vivi
finalmente?”
Era
la notizia che aspettavano e insieme temevano
con ansia, ormai da varie settimane.
“Dobbiamo
andare a controllare, ma non possiamo
farci trovare impreparati: se davvero questi uomini hanno scoperto
qualcosa,
temo non sarà una scoperta piacevole!”
“Cosa
ordinate di fare, maestà?” chiese il saggio
centauro.
“Raduna
un piccolo gruppo di soldati per la
ricerca, una mezza dozzina direi. Un numero più alto farebbe
rumore e
attirerebbe troppa attenzione. Io andrò con
loro…”
Glenstorm
aprì la bocca per ribattere, certamente
per protestare, ma fu bloccato da un gesto del Giusto:
“Voglio controllare di
persona la situazione. Tu farai le mie veci qui al campo. Ora vai, e
assicurati
di trovare qualcuno che sappia con precisione il percorso che avrebbero
dovuto
controllare i telmarini.”
”Ai
vostri ordini, mio signore! Ma permettetemi
almeno di accompagnarvi per proteggervi, non sapete a quale pericolo
andate
incontro.”
Edmund
sorrise alle premure dimostrate dal suo
generale: “Ho bisogno di una persona fidata che mantenga
l’ordine qui, questa
postazione è il fulcro della nostra linea difensiva e ha
bisogno di una mano
ferma come la tua per funzionare: non vorrei trovare il caos al mio
ritorno!”
“Si,
mio signore!” accettò riluttante Glenstorm,
prima di voltarsi per eseguire i propri incarichi.
---
Dopo mezz’ora la spedizione, composta da quattro
uomini due fauni e Edmund partì, decidendo di andare per un
tratto a cavallo
(chi non era provvisto di robuste e veloci zampe), per spostarsi
più
rapidamente.
“E’
questo il posto che avrebbero dovuto
raggiungere stamattina?” chiese Ed alla guida, il prode fauno
Nimienus.
“Si,
mio re, avevano il compito di arrivare fino
alla cima di quella collina.”
“D’accordo,
lasciamo qui i cavalli e proseguiamo a
piedi ora. Mi raccomando, siate silenziosi come ombre.”
“Prudenza,
mio signore.” disse preoccupato
Elios,
il
cavallo parlante di Edmund. Il re sorrise affettuosamente,
accarezzandogli
lievemente il soffice muso.
“Sta’
tranquillo, Elios!”
Gli
uomini di Edmund risalirono lentamente la collina
e, una volta arrivati in cima, scoprirono sbigottiti
l’accampamento del nemico.
“Eccoli,
finalmente.” mormorò il re osservando i
movimenti del nemico, mentre un brivido freddo gli attraversava le
membra.
“Ora, dove sono le sentinelle? Le avranno scoperte e
catturate?”
“Mio
signore!” lo chiamò da lontano una guardia
con tono pieno d’orrore.
“Dobbiamo
andarcene via, questo posto è
maledetto!” gridò con isteria un suo compagno.
“Tacete!”
sibilò Nimienus “Volete farci scoprire?”
“Aspetta,
Nimienus.” Edmund abbandonò la sommità
del colle e si avvicinò ai soldati terrorizzati. Il sangue
gli si ghiacciò
nelle vene per quello che vide: i due valorosi soldati che stavano
cercando
erano nascosti dietro dei rovi, privi di vita e orrendamente mutilati.
“Chi
può avere fatto una cosa simile?”
mormorò
mentre Nimienus, anch’esso accorso accanto al suo signore si
accucciava per
osservare meglio le ferite.
“Mio
signore, sembra che qualcosa li abbia
stritolati con una forza inaudita!”
“Per
Aslan, hanno tutte le ossa del corpo rotte!”
disse nauseato un telmarino.
“E
qui ci sono segni di morsi” continuò il fauno
“Ma quale creatura sarebbe capace di compiere questo scempio?
Questi segni…
sembrano quasi quelli dovuti al morso di un serpente, ma…
per Aslan, dovrebbe
essere enorme, come non ne ho mai visti a Narnia, per lasciare tali
ferite su
questi poveri disgraziati.”
Edmund
stette un attimo in silenzio, decidendo sul
da farsi, poi disse: “Coprite questi due valorosi uomini di
Narnia e
preparatevi a portarli al campo, non possiamo fare altro per loro. La
loro
morte non deve essere vana: dobbiamo comunicare agli altri dove si
trova
l’accampamento nemico che hanno trovato. Ora la nostra
priorità è quella di
organizzarci per fermare lord Donnon, se decideranno di invadere Narnia
prima
dell’arrivo di re Caspian. Sappiamo ormai da che parte
passeranno: speriamo
solo di riuscire a resistere abbastanza a lungo!”
“Ai
vostri ordini, maestà”
“E
mi raccomando, prudenza! Se quel mostro, o di
qualsiasi diavoleria si tratti, dovesse tornare non ci deve cogliere di
sorpresa!”
Alcuni
uomini si offrirono volontari per andare a
recuperare dalle bisacce dei cavalli dei teli con cui avvolgere le
vittime ma,
fatti alcuni passi, furono bloccati da un denso cerchio di fumo grigio
che,
salendo dal suolo, li avvolse circondando l’intero gruppo.
“Presto,
raggruppiamoci!” ordinò allarmato Edmund,
sguainando la spada. Gli uomini e i due fauni si riunirono rapidamente
attorno
al loro comandante, impugnando coraggiosamente le armi.
Una
risata cristallina, fresca e trillante come
l’acqua che sgorga da una sorgente, giunse ai loro orecchi.
Gli uomini si
guardarono sbigottiti attorno.
Ed
ecco che una bellissima donna, la stessa che
aveva incantato Maeglin e il compagno poche ore prima, apparve come una
visione
angelica davanti ai loro occhi.
I
valorosi narniani e gli uomini di Telmar, che
avevano solcato audacemente molti campi di battaglia, non seppero
resistere di
fronte al potere ammaliante dell’affascinante straniera.
Lentamente,
ma inesorabilmente, abbassarono le
armi, atto che fece risplendere ancora di più, se possibile,
l’attraente
sorriso della fanciulla. Gli uomini allora, si ritrovarono a sorriderle
di
rimando come perfetti idioti, esibendo stupidamente sguardi
imbambolati. Alcuni
persero addirittura la presa dalle spade, che caddero rumorosamente a
terra, ma
non ci fecero caso talmente profondo era l'incantesimo di cui erano
caduti
vittima.
Allora
la signora scosse la testa, facendo
ondeggiare i delicati boccoli dorati che la adornavano, e alzando la
mano li
invitò uno ad uno ad avvicinarsi a lei. Il primo che cedette
al suo richiamo fu
Farnos, un giovane e inesperto fauno che le si avvicinò a
passi tremanti, con
lo sguardo fisso nei magnetici occhi smeraldo della dama.
Edmund osservò impotente il compagno che si allontanava da lui, percependo vagamente che c’era qualcosa di errato in tutto ciò, ma d’altra parte stare lì in contemplazione di quella incantevole creatura sembrava al contrario così giusto…
Già
vedeva il suo futuro insieme a
lei: l’avrebbe chiesta in sposa, ovviamente, e avrebbero
regnato insieme per
sempre su Narnia, facendo tutto ciò che andava loro di fare.
L’amore sbocciò in
lui, e gli parve un affronto che un suo suddito osasse andare verso
ciò che era
già suo…
Pensando
a questo tornò a fissare la donna, ma
s’avvide che stava accadendo qualcosa nella sua figura: i
suoi tratti
iniziarono a essere indefiniti e distorti, come se la stesse osservando
al di
là di uno specchio d’acqua…
...o
di ghiaccio…
Un
terrificante ricordo sembrò affiorargli alla
mente, ma sembrava appartenere a un'altra vita, un altro
mondo… immagini di una
vecchia nemica, terribile e tentatrice, imprigionata nel ghiaccio, che
tendeva
la mano a… a un ragazzo… a Caspian!
Il
ricordo di quel nome fu come squarciare il
pesante velo che stava avviluppando la sua mente:
all’improvviso tornò in sé
scuotendo la testa dolorante, mentre le ultime parole di Caspian gli
echeggiavano nelle orecchie:
“Edmund,
mi raccomando,
fai attenzione!” si raccomandò per la centesima
volta Susan.
“Si
sorellina.” Edmund
alzò gli occhi al cielo
“A presto, Caspian!” disse poi rivolto al telmarino
mentre saliva in groppa al grifone per tornare al nord.
“Ci
vediamo al fronte
Ed.” il ragazzo stava per spiccare il volo quando il
telmarino, lasciandosi
scappare un’imprecazione, lo bloccò.
“Che
idiota! Stavo per
dimenticarmi di dirti una cosa importante, dannazione!”
l’altro lo guardò
aggrottando le sopracciglia.
“Sai
che avevo chiesto
al mio maestro Cornelius di fare qualche ricerca sulla Strega dalla
Veste
Verde. Ebbene, dopo settimane di studi è riuscito a
ritrovare un antico testo
dove si narra che essa ha il potere di assoggettare a suo piacimento la
volontà
e la mente degli uomini: quello che a prima vista può essere
scambiato per
fascino è in realtà tutta opera della sua
capacità di manipolazione, per questo
la chiamano l’Incantatrice! Ha anche un altro potere,
terribile e letale, ma
non sappiamo di cosa si tratti perché in quell’antico
libro si dice che chi lo scopre
poi non riesce a sopravvivere per raccontarlo. Quindi sta' attento, e
ricordati
delle mie parole!”
“Lo
farò!”
Edmund
batté le palpebre più volte, riflettendo:
una donna incantevole che compare dal nulla in cima a un aspro
colle… lo
stordimento suo e dei suoi uomini… le loro difese
abbassate… due uomini morti a
pochi metri da loro…
“Tutto
torna!” pensò allarmato.
“NO!”
urlò con quanto fiato aveva in gola
rialzando la spade e correndo verso Farnos e la strega.
Il
giovane fauno si bloccò di colpo, la sua mano
era a pochi
centimetri da quella della
giovane.
“NON
TOCCARLA!” ordinò scostando con una spallata
il soldato che arretrò passivamente.
“Stai
lontana da loro!” disse poi puntandole la
spada alla gola.
“Chi sei? Cosa stai facendo ai miei uomini?”
chiese rivolto all’inquietante signora “Rispondi!
Perché non parli?”
La
donna, allora, rivolse tutte le attenzioni al
giovane re e, incurante della lama, si avvicinò a lui
aggirandola. Le sue
labbra, rosse e sorridenti si dischiusero:
“Dunque
siete voi il prode comandante di questi
uomini?” la sua voce era soave e leggiadra come mille
campanelle argentee
trillanti nella fresca brezza primaverile.
“Farebbe invidia
persino al più dolce canto degli
usignoli…” pensò Ed.
“Chi-chi
sei?” chiese ancora lottando contro il
fascino della sua voce argentea.
“Sono
solo una vostra umile servitrice, mio
signore. Potete fare di me ciò che più vi
aggrada, secondo il vostro
desiderio!” e così dicendo gli passò la
mano candida davanti agli occhi.
La
mente di Edmund precipitò nuovamente in un
abisso nero: vide se stesso, riverito e osannato, seduto su un unico
trono a
Cair Paravel, con la corona di Caspian sul suo capo e la bellissima
donna
seduta ai suoi piedi.
Attorno a sé centinaia di persone stavano ritte in
attesa, pronti a obbedire a ogni suo minimo comando. Vide aule immense,
riempite fino al soffitto di oro e gioielli, mille schiere di soldati
armati che
sotto il suo comando marciavano e conquistavano senza fatica le terre
selvagge,
Archenland, l’impero di Calormen, solcavano i mari fino alla
Terra di Aslan…
Poi vide il Grande Leone ridotto in ceppi costretto ad accondiscendere
a ogni
suo desiderio, accanto ai suoi fratelli umili e sottomessi…
“No!”
gridò ancora Edmund ridestandosi “Tu menti,
strega! Sei l’Incantatrice, vero?”
La
donna allora, sentendosi smascherata, si ritrasse
di scatto arretrando di qualche metro. La rabbia si
impossessò di lei quando si
accorse dell’inutilità dei suoi poteri sul
ragazzo. I suoi occhi ora ardevano
rossi, infuocati dall’ira.
“Sciocco!”
gridò, anche la voce si era
trasformata, divenendo molto più simile al sibilo minaccioso
di un rettile.
“La tua forza di volontà sarà la causa
della
vostra morte! Avresti potuto avere tutto da me, ma hai scelto la via
del
dolore!”
Così
dicendo, sotto gli occhi orripilati di
Edmund, la sua persona si liquefece come una statua di cera posta sotto
il
sole.
Alte
grida si levarono dai soldati, nel frattempo
risvegliati dall’incantesimo: dove prima c’era la
delicata fanciulla, si ergeva
invece dal fitto sottobosco la testa orrenda di un enorme serpente il
cui corpo
verde smeraldo, spesso come un uomo, si avviluppava lentamente in spire
sotto
di esso.
Il
mostro, senza indugi, si avventò sibilando contro
Edmund, che si salvò solo grazie alla sua prontezza di
riflessi gettandosi di
lato e rotolando a terra. Allora ripiegò su due uomini
dietro di lui che, presi
alla sprovvista, furono scaraventati dalla forza soprannaturale del
rettile contro
una dura parete rocciosa, cadendo a terra inerti come marionette.
Gli
altri soldati non si fecero trovare
impreparati, ma si misero coraggiosamente in cerchio attorno a Edmund,
per
difendere il loro re, iniziando così una lunga e cruenta
lotta contro il
mostro.
Altri
due uomini e Farnos caddero, vinti dal
pesante corpo del serpente che si abbatté su di loro senza
pietà, mordendo e lacerando
le loro carni.
“Maestà,
fuggite!” urlò Nimienus, unico
sopravvissuto, combattendo disperatamente “Andate
finché siete in tempo, lo
tratterrò io.”
“Non
ti lascio solo!” rispose affannato Ed
saltellando da una parte all’altra per evitare gli attacchi
letali del mostro
che però si rivelò più agile del
previsto: con un colpo di coda abbatté anche
il coraggioso fauno che, battendo duramente la testa contro il freddo
suolo,
perse i sensi.
“Nimienus,
no!” gridò il ragazzo precipitandosi verso
di lui e prendendolo tra le braccia, notando il rivolo di sangue che
scorreva
denso dalla sua tempia sinistra “Dannazione, diavolo
d’un fauno, apri gli
occhi!”
Un
acuto sibilo fece voltare il ragazzo, che si
alzò di scatto. Il rettile si avvicinava lentamente,
strisciando nel terreno
con la testa alzata, in modo da essere allo stesso livello dei suoi
occhi.
“Sei
rimasto solo, maestà!”
il tono beffardo della strega echeggiò nella sua mente:
era probabilmente l’unico modo a sua disposizione per
comunicare, quando si
trasformava.
“Perché tu sei re Edmund il Giusto, vero?
Sì, sì:
capelli scuri, faccia da bravo ragazzino…” il
serpente lo squadrava girandogli
lentamente attorno “A quanto pare la reginetta Susan ha
chiamato i rinforzi… ed
è accorso il suo piccolo fratellino in suo aiuto…
E che aiuto!” lo sbeffeggiò
crudelmente.
Ed
la fissò con sguardo truce.
“E
adesso?” Mi chiederai in ginocchio di
risparmiare la tua misera vita?” continuò
“Dove sono i tuoi fratelli, ora?
Dov’è il tuo amico Caspian?
Dov’è ASLAN? Sei solo, a loro non importa niente
di
te, né della tua morte! E da me non avrai certo la
pietà che cerchi!”
“Non
cerco pietà, strega! Preferisco uccidermi
piuttosto che chiederti qualsiasi cosa: se è la morte il
destino che mi
attende, allora morirò combattendo, per Narnia e per
Aslan!” disse fieramente
il giovane rafforzando la presa sulla spada scintillante.
“Dunque,
se è questo che vuoi, preparati a morire!”
tuonò
per l’ultima volta la voce malefica nella sua mente.
La
testa del grande serpente scattò verso la gola
di Ed, con le fauci spalancate, ma lui rimase impassibile, affrontando
a occhi
aperti il suo fato…
“Aslan,
aiuto!” furono i suoi ultimi pensieri.
Allora
un forte ruggito risuonò sul nudo colle, e
tutto si bloccò, immobile, mentre una luce accecante
spazzava via la nebbia
causata dalle arti malvagie della strega.
Davanti
a Edmund, nella luce, si stagliò una
figura a lui ben nota…
“Aslan!”
esclamò il ragazzo sollevato e pieno di
gioia “Mi hai salvato!”
“Si,
ragazzo mio. Non ti ho certo abbandonato!”
Edmund
rispose, semiserio: “Credevo fosse compito
di Lucy trovarti quando c’è bisogno di
te…”
Il
grande leone rise: “No, figlio di Adamo! Ormai
dovresti sapere che io aiuto chiunque crede in me, non solo tua
sorella!”
Il
ragazzo annuì, credendo di capire quello che
Aslan intendeva, e si guardò attorno, sbirciando attraverso
la luce dorata che dominava su tutto.
“Dove
siamo?” chiese incuriosito.
“In
nessun luogo. E in ogni luogo allo stesso
tempo!” rispose enigmatico il leone “Stai sognando,
Edmund, e io sono qui per
darti un consiglio. Una dura prova aspetta Narnia e tu sei qui per
sostenere il
tuo popolo, anche se leggo nei tuoi occhi l’infondata paura
di non essere
all’altezza. Ma non temere, giovane re: quando la speranza
sembrerà venire meno
ricordati di questo giorno, e ricordati anche di Lucy. Allora saprai
cosa
fare.”
“Ma…”
iniziò confuso.
“Niente
ma, caro ragazzo! Ho fiducia in te e so
che capirai, a tempo debito.”
Edmund,
riluttante, chiuse la bocca: a volte Aslan
sapeva essere così incomprensibile, lo faceva impazzire, ma
sapeva che le
decisioni del leone erano sempre le migliori possibili, quindi decise
di
fidarsi ancora una volta.
“E
ora, SVEGLIATI!”
Edmund
aprì gli occhi di soprassalto, con un
rantolo. Si ritrovò sdraiato a terra, con la spada ancora
stretta nella mano
madida di sudore.
Subito
si tirò a sedere di scatto e vide che a
pochi metri da lui, dove prima stava l’essere immondo,
c’era ora un cerchio di
erba bruciata: sapeva che la strega non era morta, ma almeno era stata
messa in fuga
dal ruggito di Aslan.
Si
alzò dolorante e barcollò in cerca dei suoi
uomini. Alcuni gemiti gli giunsero alle orecchie quando i compagni
sopravvissuti all’attacco rinvennero.
Il
giovane re si affrettò a rincuorarli dicendo
loro che Aslan in persona li aveva salvati e ora la via per tornare al
campo
era senza pericoli.
Fulminato da un improvviso presentimento, ordinò loro di
tornare alle tende il più velocemente possibile portando con
loro gli amici
caduti e i feriti, poi si inerpicò nuovamente sulla
sommità del colle,
accucciandosi dietro una roccia.
Purtroppo
i suoi timori erano fondati: la grande
armata di lord Donnon, certamente allertata dalla strega, si stava
preparando
in tutta fretta in assetto di guerra per marciare contro le difese di
Narnia.
Incurante
del pericolo, tanto grande era il
sollievo infuso nel suo cuore dall'agognato incontro con Aslan
(seppure in
sogno), si alzò di scatto abbandonando il nascondiglio
dietro il masso e corse
giù dalla collina, raggiungendo i suoi, già quasi
arrivati ai cavalli.
Era
necessario avvertire le truppe: Narnia doveva
prepararsi a combattere.
---------------
La
grande armata narniana viaggiava ormai da
qualche giorno a ritmi serrati, diretti verso l’avamposto
più settentrionale e
importante, comandato da re Edmund.
In
testa alla lunga colonna di uomini e creature
cavalcavano i due sovrani.
Susan,
smaniosa di ricongiungersi finalmente al
fratello, spronava il suo baio bruno, concentrata sulla strada da
percorrere.
"Manca ormai poco"
pensò nervosamente.
Sentendosi
osservata, girò la testa di scatto,
incrociando gli occhi di Caspian che la osservavano assorti.
“Che
c’è?”
Il
ragazzo, sorpreso, distolse lo sguardo: “Non mi
sono ancora abituato alla tua nuova tenuta da
combattimento…”
Susan
indossava infatti un abito che aveva fatto
cucire apposta per la guerra: aveva una gonna lunga fino al ginocchio
che non
le intralciava i movimenti e, per non creare scandalo tra i soldati, si
era
procurata anche un paio di calzoni aderenti. Con la sua solita armatura
e gli
alti stivali il risultato l’aveva soddisfatta: poteva
muoversi molto più
agilmente di prima, capacità che poteva salvarle la vita sul
campo di
battaglia.
Sorrise,
sapendo che i suoi abiti, nonostante tutti
gli sforzi per farli passare come normali, si facevano comunque notare:
le
donne a Narnia non abbandonavano mai l’abito lungo, e anche
per il suo
fidanzato quella era una novità.
“Dovrai
abituarti, perché lo vedrai molto spesso
in giro nei prossimi giorni… E poi sei stato proprio tu a
suggerirmi, durante
gli allenamenti con la spada, di trovare qualcosa di più
adatto per una
battaglia di una gonna lunga fino ai piedi!” 1
“Si,
ma… Insomma, indossi dei pantaloni!”
“Preferivi
che tutti mi vedessero le gambe nude
sotto la gonna?”
“Certo
che no!” arrossì il ragazzo “Ma anche
così
non lasci molto spazio
all’immaginazione…” sbottò in
tono quasi arrabbiato.
Susan
fece una smorfia davanti all’ovvia
esagerazione, poi presa da un’improvvisa intuizione chiese
con un risolino: “Caspian,
non sarai mica geloso?”
“Chi,
io?” chiese lui divenendo ancora più rosso
“Assolutamente
no, è solo che…”
Un
acuto stridio interruppe la conversazione dei
due sovrani, che alzarono gli occhi al cielo in cerca
dell’origine del rumore. Da
lontano, a gran velocità, volteggiava ad ali spiegate un’ombra
scura.
Allarmati,
i soldati si arrestarono come
un sol uomo e alcuni
arcieri puntarono le armi contro l’uccello che si avvicinava.
Anche Susan non
perse tempo e incoccò una freccia dalle piume scarlatte nel
suo fedele arco.
“Fermi!”
tuonò Caspian riconoscendo la sagoma “E’
dei nostri.”
L’ombra
scura si rivelò infatti un grosso grifone,
sormontato da un uomo che, appena l’animale toccò
il suolo, a pochi metri dalla
testa dell’esercitò, balzò a terra.
“Thiram!
Cosa succede?” gridò Susan allarmata. Il
cavaliere dei grifoni faceva parte dei soldati già al
fronte, quindi doveva
necessariamente portare notizie di Edmund.
“Brutto segno”
pensò Caspian.
“Mia
signora! Sire! Per fortuna vi ho trovati…
Dovete fare presto, Narnia è stata invasa.” disse
il telmarino agitato.
“Che
cosa?”
“Si,
mio signore, re Edmund sta difendendo i confini
con tutte le truppe a sua disposizione, ma non sono sufficienti! Appena
siamo
stati attaccati mi ha inviato a cercarvi. Ormai è
più di un giorno intero che
combattono senza sosta: dovete affrettarvi, non resisteranno ancora per
molto!”
Susan
si lasciò scappare un gemito di orrore.
1
cfr. capitolo 7: training swordsmen
NOTE:
Ecco
come promesso l’altra parte… Che si è
rivelata lunga come un nuovo capitolo!
Spero sia stato gradito, questo capitolo mi sembra un po' più dark degli altri, forse perché non ho mai descritto tante morti una dietro l'altra... Poi dovete sapere che io ho la fobia dei serpenti, e mi sono davvero venuti i brividi scrivendo la scena dell’attacco… Aaah pauraaa!
-
Ed
mi è piaciuto in questi ultimi due capitoli…
Essendo molto affezionata anche a
lui, spero di avergli reso giustizia! Vorrei sapere cosa ne pensate
però del
suo conflitto interiore dovuto al confronto con Peter (del cap
passato), è
molto ooc? Io non credo, perché questo suo aspetto
l’ho notato sia ne “il leone
la strega e l’armadio”
sia nel “Principe
Caspian”, ma magari l'ho visto solo io…
-
Per
quanto riguarda la nuova tenuta da combattimento di Susan, me
l’immagino come
quella di Arya (del film “Eragon”) di questo link,
immaginate solo una specie
di leggins che coprono i due centimetri quadrati di gambe scoperte tra
la gonna
e gli stivali! http://i34.photobucket.com/albums/d131/celticstream/eragon/twirl.jpg
A
presto, ci rivediamo per la battaglia!!!
Grazie e un abbraccio a tutti -Arual-
RISPOSTE
ALLE ULTIME RECENSIONI:
TheGentle95:
Ciao cara! Grazie per i complimenti… Lo
so, il ritardo per i nuovi capitoli è un mio difetto, ma
spero di aver
rimediato con questi due vicini tra loro!
Eh,
si, Susan sa essere crudele a volte, e Edmund maturo, da non crederci,
vero?Ahah, anche se puoi notare che non perde mai la sua vena
umoristica!
Qui hai trovato molto più del tuo secondo
personaggio preferito e un po’ meno del primo, ma di lui
–credo di aver capito
chi sia!- mi sono occupata nei capitoli precedenti (12 per
l’esattezza), qualcosina
per Ed dovevo pur scrivere, sennò si sente trascurato,
povero! :D Anche io
adoro il mare come te, ma ahimè sono a più di 2
ore di distanza… Allora per
rimediare dobbiamo scrivere “Il viaggio del veliero con Arual
e Freddy” che dici?:D
Bacioni
a presto!