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Autore: FLPP    01/12/2010    0 recensioni
Fino a poco fa, erano capitoli di un'altra raccolta... adesso, diventano una raccolta a sé perché non mi piacciono nell'insieme di quella storia precisa, così penso sia meglio farne una a sé... buona lettura
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fu veramente strano per Rotprando, tornare in quella valle dopo tutto questo tempo.

Quel monaco dall’aspetto dismesso, passeggiava lentamente osservandosi attorno con le mani congiunte sotto le maniche del saio, il volto coperto che lasciava intravedere solamente due occhi azzurri profondi ed anziani come aspetto che parevano essere velati da alcune lacrime, mentre la bocca non vista si muoveva leggermente al ritmo di alcune preghiere sussurrate.

 

Cavalieri. Tanti cavalieri che si muovono all’unisono dirigendosi verso questa valle, l’ideale per un accampamento notturno. Riparata a nord, un fiume a sud ed una pianura continua che spazza da est a ovest permettendo così di vedere per miglia e miglia. Su di un cavallo nero, è un cavaliere teutonico dall’aspetto nobile e dalla statura imponente. Gli occhi azzurri e profondi si guardano attorno, studiando tutto quello che lo circonda e memorizzando ogni particolare così da potersi poi orientare se dovesse restare da solo.

Uno scudiero si avvicina timidamente, osservando il cavaliere titubante prima di allungare dolcemente una mano per afferrare le briglie del cavallo ed aiutarlo a scendere, se necessario. Un calcio, segue quel gesto e giunge proprio da questo cavaliere con gli occhi azzurri che si ritrae e si volta ridendo verso un altro cavaliere che lo affianca.

 

“Padre… cosa dobbiamo fare qua?” domanda improvvisamente un ragazzo, scuotendo così dal torpore il monaco che sembra tornare lentamente in sé e che per alcuni istanti rimane silenzioso ad osservare chi lo ha scosso, senza parlare.

“Quella costruzione che si vede poco lontana, è un monastero… andate là a nome mio e chiedete di poter trascorrere la notte là… vi raggiungerò prima dell’alba sicuramente” e detto questo, rimase silenzioso ad osservare il gruppo di pellegrini che lentamente si muoveva nella direzione indicata senza chiedere niente.

 

Lo scudiero che ha subito il calcio, cade all’indietro e non ha il coraggio di alzare lo sguardo, mentre un altro cavaliere smonta di cavallo e lo va a soccorrere. Il teutonico invece, continua a ridere di quello che ha appena fatto, prima di smontare lentamente di sella e muoversi in direzione dello sventurato colpito poco prima. “Nessuno, può toccare il mio cavallo fuori che me… sono stato chiaro?” e senza nemmeno attendere la risposta si dirige lentamente in direzione di altri cavalieri dall’armatura simile e dall’aspetto altrettanto austero e nobile.

Si avvicina lentamente un uomo dall’aspetto trasandato, osservato con disprezzo da tutti quanti e che pare quasi sentirsi onorato dell’odio che la sua figura scatena in tutti i nobili che lo vedono passare e nel terrore più puro che prende tutti gli scudieri e paggi vari. Re Tafur si dirige proprio accanto al cavaliere Teutonico, che così tanto ama il suo cavallo da prendere a calci uno scudiero, sorridendo non appena gli è accanto ed osservando con attenzione il gruppo verso il quale si è avvicinato.

 

Lacrime… ora che è rimasto solo, sono proprio lacrime quelle che improvvisamente cadono dagli occhi dell’anziano Monaco. Gli occhi sembrano persi dietro a ricordi che il tempo non ha sbiadito, mentre l’espressione è di chi oramai fatica a distinguere il vero dai sogni. Non riesce a restare ulteriormente in piedi, è costretto a mettersi seduto ed osservare quella vallata così da vicino. Gli sembra quasi, di sentirla vibrare ancora.

 

Rumore di ferro, terra che trema e dietro di loro, una scia di terrore e morte che nessuno avrebbe mai immaginato. Davanti, l’armata dei tafur, ciò che resta della crociata dei poveri che adesso, volevano combattere con loro e che seminavano morte e distruzione ancora più che l’esercito vero e proprio. E ancora più oltre, la terra promessa da liberare. Eppure, in quel momento tutti i cavalieri Teutonici sono riuniti e stanno parlando per conto loro di donne, birra, buon cibo ed armi. “La porta della Terra Santa è Acri. Ma, il cuore è Gerusalemme… e così, le donne migliori sono là…” e così via, con altri discorsi dello stesso tipo. Re Tafur, autonominatosi re dei tafur, ascolta senza dire nulla, ma sempre sorridendo divertito da quello che sente. Nessuno, osa cacciarlo via e nessuno osa dire niente contro di lui.

Il tempo scorre, forse troppo velocemente. O, forse alcuni ricordi sono un po’ svaniti con l’avanzare dell’età. Il cavaliere, adesso è improvvisamente in una tenda, che si sveglia improvvisamente nella notte perché sente dei rumori fuori della sua tenda. La mano destra prende la spada, prima di muoversi lentamente per uscire così dal giaciglio ed avanzare in direzione dell’apertura. Un uomo, sta scappando mentre qualcosa si trova davanti alla sua tenda per terra, con una sostanza scura che sgorga e si spande sulla bianca sabbia illuminata dalla luna piena.

 

Lacrime ancora più copiose sgorgano adesso, al ricordo di quello che accadde.

 

Un cavallo nero privo di testa, uno scudiero che scappa velocemente vestito da straccione. I tafur, non accettanotorti, siano essi alleati o meno. Il giorno dopo, i cavalieri scoprendo l’accaduto, iniziano a discutere tra di loro. Quand’ecco, che la terra inizia improvvisamente a tremare ed il rumore del ferro si sente, mentre all’orizzonte appare una nube di polvere. Il silenzio cala improvvisamente su tutti i presenti, prima che si inizino a strillare ordini da una parte all’altra. Cavalieri scattano come molle a prendere quanto più velocemente possibile armi ed armature, paggi e scudieri corrono a prendere cavalli. Eppure, nessuno dei due attacca. Il nemico si ferma al di là dal fiume in attesa. Un’attesa palpabile, che fa sentire il panico crescente. Cavalieri vomitano improvvisamente, mentre dall’altra parte nessuno si muove e tutto pare fermarsi.

 

La mano destra va a toccare lentamente il terreno, prima di chiudersi a pugno e sollevare un po’ di argilla ed avvicinarla al volto, per annusarla ancora una volta.

 

È il silenzio che si diffonde sempre di più, rotto unicamente dal nitrire dei cavalli e dal rumore del lento scorrere del torrente. L’eternità che avanza secondo dopo secondo senza arrestarsi.

 

Un torrente che continua ad avanzare anche adesso che sono passati molti anni da quella battaglia. Un torrente che ha fatto parte della storia per un giorno, ma che adesso è tornato muto per l’uomo.

 

Nessuno da l’ordine di varcare il corso d’acqua. Da nessuna delle due parti, si decide di ingaggiare battaglia. I cavalieri Selgiuchidi montano il campo e la vita riprende lentamente per tutti adesso.

 

Le mani tornano a toccare il terreno, le narici sono però impregnate dell’odore dell’argilla e dentro di sé, Rotprando si convince quasi di essere tornato giovane.

 

È già buio, quando improvvisamente un cavaliere attraversa il torrente lentamente a piedi e si dirige verso l’accampamento teutonico. Incontra per primo il cavaliere a cui è stato ucciso il cavallo la sera prima, che lo osserva senza dire nulla, immobilizzato dal terrore improvviso. È stato lui il primo a vomitare quel pomeriggio, così non è riuscito a cenare adesso. “Partita a scacchi?” è la domanda improvvisa fatta dal Selgiuchide, che lascia sbigottito il teutone alcuni istanti, prima di annuire lentamente ed accettare questa sfida.

 

Le lacrime tornano improvvisamente a cadere copiosamente, mentre i ricordi di un vecchio tornano a galla con forza.

 

“Io sono Yurdakuli” furono le parole che disse dopo, mentre preparavano la scacchiera. “Piacere… Rotprando…” fu la timida risposta che ottenne, prima di iniziare la partita. E non visti, molti altri teutoni e segiulchidi si avvicinavano lentamente ad osservare la sfida.

Una sfida piacevole, nella quale si parlò molto a lungo e nella quale, non visti, i tafur arrivarono nel silenzio assoluto fin dentro l’accampamento musulmano. Il massacro, iniziò dalle famiglie dei cavalieri che seguivano l’esercito, quindi toccò a tutti i servitori e rimasero poi in attesa.

 

Un numero ancora maggiore di lacrime inizia a cadere. Le narici iniziano ad essere impregnate di un altro odore lentamente, che dopo tutto questo non è mai riuscito ne a cacciare ne a dimenticare.

 

Yurdakuli vince la partita, si alza sorridendo e lentamente, si avvia per tornare al suo accampamento. Tutti lentamente si muovono per tornare alle proprie tende, ma allora  il vento si alza improvvisamente ed ecco che arriva quell’odore di sangue acre e pungente, che prende le narici di tutti. È allora, che le grida dall’accampamento di là dal torrente iniziano ad essere altissime assieme al rumore di spade che vengono sguainate nel buio della notte.

 

Il mattino dopo, il monaco non raggiunse il monastero come promesso. Lo trovarono seduto in riva al torrente, davanti aveva disegnato una scacchiera all’apparenza e sorrideva felice.


Questa è pura invenzione di chi scrive. La valle del racconto, non so se esista o meno, non so se vi siano mai stati ad affrontarsi personalità con questi nomi ne altro. Tutto è storico, ma rielaborato completamente in base anche ad una raffigurazione creata dopo la battaglia di Poitiers, nella quale si vedono un cristiano ed un musulmano giocare a scacchi dopo il tramonto. Buona lettura a tutti

  
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