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Autore: singing_monk    01/12/2010    3 recensioni
Erano settimane, ormai, che quelle voci giravano per i campi alleati; Una brezza di orribili sussurri riguardo la distruzione del Belgio e di come i soldati tedeschi avessero sparato persino ai bambini e bruciato la grande biblioteca di Leuven.
Un'altra traduzione di quest'autore. Una stupenda fanfic storica RomaBel (S.Italy x Belgium) ambientata durante la prima guerra mondiale, quando la Germania - secondo il piano Schlieffen - invase il Belgio - stato neutrale - per una rapida vittoria contro la Francia.
(è quindi sottinteso lo stupro da parte della Germania nei confronti del Belgio)
Genere: Storico, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Germania/Ludwig, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Violata;
Autore: singing_monk;
Pairing: S.ItalyxBelgium;
Storia originale: click;; (Il permesso di traduzione è nei commenti in fondo alla pagina)



Le foglie cambiavano colore e Romano non riusciva a darsi pace.
Erano settimane, ormai, che quelle voci giravano per i campi alleati; Una brezza di orribili sussurri riguardo la distruzione del Belgio e di come i soldati tedeschi avessero sparato persino ai bambini e bruciato la grande biblioteca di Leuven.

All'inizio aveva cercato di ignorarle, prendendole come una propaganda destinata al maggiore sostegno della causa e a radunare i soldati.
Ma quel chiacchiericcio spettrale persisteva, peggiorava, e lui non era ancora riuscivo a sedare quella frenetica preoccupazione che minacciava di schiacciarlo.

Poteva essere ovunque nel suo paese, ma qualcosa, istintivamente, portò Romano a Dinant.
L'aria puzzava di morte e di terrore, disgustandolo ad ogni passo, ad ogni maceria scavalcata.
Da quando aveva cominciato la sua ricerca, la sua paura non si era affatto calmata, continuava a scuotergli, imperterrita, la mente; Era più agitato che mai.

A pochi metri dalla periferia della città vi era una betulla un po' storta; Romano era in piedi e dal suo punto di vista poté scorgere soltanto una folta chioma di capelli biondi. Doveva essere lei. DOVEVA.

Nauseato dalla città dimenticata da Dio, si precipitò verso l'albero, la gola chiusa a causa dell'alto livello di timore e ansia gli impediva di urlare, di chiamare la figura seduta ai piedi dell'albero.

Pian piano, rallentò il passo, avvicinandosi sempre di più al suo obbiettivo.
Si, era lei, era Belgio, ma lo stato in cui era portò Romano a desiderare di essersi sbagliato, che quella davanti ai suoi occhi non fosse lei.

Rapidamente, la voglia di vomitare tutto ciò che aveva mangiato quella mattina, lo assalì.
C'era anche solo un punto da cui lei non stesse sanguinando? Belgio era troppo piccola, troppo fragile per avere in corpo tutto quel sangue. Non sarebbe stato in tutte le pinte che aveva, come faceva il suo corpo a lasciar scorrere liberamente tutto quel sangue?!

E improvvisamente, si rese conto di un'altra cosa importante. Realizzò che all'uniforme della ragazza mancavano i pantaloni.
Romano corrugò la fronte dallo stupore. Un combattimento può danneggiare i vestiti, ma non addirittura CANCELLARLI.

Che nome avevano dato a quella battaglia? Gli era stato affibiato un nome, dicendo che era talmente atroce da non poterlo chiamare in altro modo. Lo stupro del Belgio- (*)

No, non l'aveva fatto. Quel... quel mostro NON POTEVA...

Uno stridìo metallico riportò la mente di Romano al presente. Belgio non era priva di sensi come aveva pensato e anzi, lo stava guardando.
Tentò a fatica di rimettersi in piedi, puntando la pesante pistola tra le sue mani, verso di lui.

Romano cadde in ginocchio, stringendole le spalle per mantenerla a terra (piangendo maledettamente, senza riuscire a trattenere le lacrime) e facendo leva, delicatamente, sull'arma, allontanandola dalla sua presa mortale.

« Ehi, ehi, België, calmati. N-Non sono quel crucco. Sono io... Romano. » mormorò, carezzandole dolcemente il viso con la mano, tracciando la linea del suo mento delicato.
Lei lo fissò, debole, troppo dolorante per dire qualcosa.

Lui continuava a parlare, aveva così paura che aveva cominciato a parlare a raffica, tanto da sembrare senza senso anche a lui stesso.
Riusciva a sentirlo? Per quanto era rimasta lì, in questo stato?

« Cazzo, Cazzo, Cazzo! Non azzardarti a morire su di me! Lasciami solo e non ti perdonerò mai, mi senti? Tu non ti meriti questo, che razza di sfigato morirebbe in un posto come questo?! »

Cautamente, facendo attenzione alla testa, Romano prese in braccio la ragazza e si avviò verso il luogo da cui era venuto.
La quiete, adesso, lo spaventava più della carneficina, dovette continuare a parlare per mantenere gli orrori lontano da loro.

« Me la pagherai, per questo. Sai quanto tempo ci vorrà per farti guarire, adesso? A-Accidenti, sei fortunata che ti am- »

Si fermò lì, mordendosi le labbra per soffocare quelle parole che faticavano a vedere la luce del giorno.
Non qui. Non ora.

Più tardi, quando België sarebbe stata al sicuro in un letto d'ospedale, a dormire, non ci sarebbe stato più tempo per la paura. Ma solo per la rabbia.



NOTE: * = In realtà, in Italia, viene chiamato "Il Ratto del Belgio", ma se avessi tradotto in questo modo, la frase avrebbe perso senso, quindi ho pensato di tradurre letteralmente "Lo Stupro del Belgio".
  
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