L’Avana, Cuba, 1977
Agosto
“Però, quella ragazza ha talento”
osservò Luis, rapito dalle evoluzioni che Javier e Isabella stavano compiendo. “Davvero
non ha mai ballato?”
“Nemmeno un passo” confermò Lucy. “Non
credo ai miei occhi” aggiunse, rivolta a se stessa.
Javier ballava con Isabella come
avrebbe ballato con qualsiasi altra donna. Gli occhi scuri costantemente
puntati in quelli della partner, i piedi che si muovevano veloci sulla pista,
le mani che sapevano rendere ogni donna una ballerina provetta. Se solo Katie
fosse stata lì… Mi ammazzerebbe,
pensò Lucy. E poi ucciderebbe anche
Isabella. E per ultimo Javier. E poi tutti i testimoni.
La musica finì. Javier si inchinò e
baciò la mano di Isabella, che aveva l’aria di non sapere dove si trovasse.
Lucy rimase a guardare finché il fattorino non si fu di nuovo avvicinato, ed
ebbe preso la ragazza per mano. Ora Isabella e Javier stavano andando in due
direzioni diverse. Isabella e Ricardo stavano ricominciando a ballare, e Javier
stava per risollevarsi con una bevuta.
“Pago io la sua consumazione, Luis”
intervenne, mentre Javier porgeva una banconota al barman.
“Non è il… ¡que diablo! Lucy? Lucy Miller?”
Lucy
sorrise. “Hanno ragione, allora. Non sono cambiata affatto.”
Javier abbracciò la donna, poi la
scostò da sé e rimase a fissarla. “Dio, sono passati diciannove anni! Non puoi
essere così… non sei cambiata, eppure sembri così diversa…”
“E’ perché sono truccata. Ti assicuro
che ho le mie rughe” scherzò lei.
Javier rise, poi il suo volto tornò
a farsi serio. “Lucy, lei…”
“No” lo interruppe. “Katie non è
qui, stasera. Aveva mal di testa, ha preferito rimanere in hotel” mentì. “Comunque
dovresti essere contento. Hai conosciuto sua figlia.”
“Davvero?”
“La bruna vestita di rosso” ammiccò
lei.
“Mi stai dicendo che quella è la figlia di Katie?”
Lei annuì. “Non le assomiglia per
niente, lo so. Non so che dirti.”
Javier rimase a fissare Isabella e
Ricardo, sorridenti sulla pista. A sua volta, Lucy fissò lui. Era invecchiato,
come lei, come Katie. Se non ricordava male, doveva avere almeno quarant’anni. Era
invecchiato, ma come loro non era cambiato: poche rughe leggere attorno agli
occhi e agli angoli della bocca, un velo di barba e mani macchiate di grasso. Ma
la corporatura era rimasta la stessa: era ancora il ragazzo basso e dal fisico
asciutto che aveva fatto innamorare sua sorella. Le labbra di Javier si
dischiusero in un sorriso, poi si sciolsero in una risata, mostrando due file
di denti bianchi e regolari.
“Che c’è?” domandò Lucy, senza
capire.
“Katie sa che sua figlia è alla Rosa
Negra?”
“Certo. Comunque Isabella è quasi maggiorenne,
può fare quello che crede.”
“Cosa? È maggiorenne?”
“Quasi. In inverno” mentì ancora
Lucy. “Gennaio.” Un’altra bugia. A questo punto, una in più o una in meno, che
differenza poteva fare?
“Katie si è sposata.”
“Già.”
“Poco dopo il vostro ritorno.”
“A marzo.” Verità. “Soffriva molto
per la vostra… per la separazione.” Verità. “I miei non ce la facevano più a
vederla così.” Verità. “L’hanno convinta a frequentare gente nuova.” Verità. “Ha
sposato il figlio del nostro vicino di casa.” Verità. “Ha vissuto una vita
serena.” Mezza verità.
“E’ un uomo molto fortunato.”
Lucy annuì. “E’ morto. L’anno
scorso. In un incidente.”
“Oh. Mi dispiace.”
“Non lo conoscevi.”
“Non posso essere dispiaciuto perché
non lo conoscevo?”
“Ha sposato la donna che amavi.”
“E tu che ne sai?”
“Katie è mia sorella. Parliamo di
certe cose.”
“Come sta?”
Lucy fece spallucce. Proprio in
quell’istante i due giovani si avvicinarono, sudati e stanchi per i troppi
balli. Isabella parve arrossire, nel trovarsi davanti agli occhi il Re della
Rosa Negra. Ci fu un istante di imbarazzo, durante il quale nessuno osò
iniziare a parlare. Fu Lucy a prendere in mano la situazione, come al solito. “Isabella,
ti presento Javier Suarez, il Re della Rosa Negra. È…”
“…l’uomo della foto” completò la
ragazza, porgendogli la mano e accennando alla foto sulla parete del locale.
Javier seguì la direzione del suo
sguardo. “Già. Sono io. Lucy Miller, ti presento mio nipote, Ricardo Suarez. Ricardo
lavora al vostro hotel.”
Lucy gli strinse la mano e lo fissò
attentamente, cercando di nascondere la sorpresa. “Piacere, Ricardo. Javier,
lui non sarà quel bambino che…”
“Esattamente. Quello che stava
sempre in braccio a me diciannove anni fa.”
“Zio, io devo tornare a casa. Domani
mattina sono di turno, e…”
“Certo, devi andare. Vengo con te.
Lucy, io…”
“Certo, vai pure. Tanto andiamo
anche noi. Non avevo notato che si fosse fatto così tardi. Katie mi ucciderà,
se torniamo tardi.”
Javier sorrise ancora, abbassando lo
sguardo. Lucy non poté fare a meno di confermare il proprio giudizio: Javier
Suarez stava invecchiando davvero bene.