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Autore: Akuma    02/12/2010    2 recensioni
« Su la mano, chi non si è mai chiesto come ci si senta ad essere onnipotenti?
Non onnipotenti come il Padre Eterno, quella è roba superata! No, io parlo dell’illimitata facoltà di disporre di denaro e persone a proprio piacimento, di viaggi, di auto di lusso, di cibo prelibato, di donne mozzafiato.
Andiamo, chi non si è mai posto la questione?
Beh, a tutti coloro che almeno una volta hanno sognato tutto ciò, io posso rispondere senza troppa difficoltà.
E senza arroganza o presunzione, gente, semplicemente perché io sono Ryoma Hino, forse la rockstar più quotata di tutti i tempi dopo Angus Young.
Lui era stato eletto “individuo di bassa statura più importante del mondo”, io mi sono guadagnato il titolo di “persona dai capelli ossigenati più influente del pianeta”.
Persino Eminem è stato costretto a capitolare al mio cospetto.
Sono praticamente un mito, quindi fate largo, sarò io a rispondervi! »
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Juan Diaz, Luis Napoleon, Ramon Victorino, Ryoma Hino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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7TH TRACK - Next Contestant

Ne avevo abbastanza di imbattermi in gente sessualmente disturbata!

Oltretutto quello offertomi da Napo e Pierre non era proprio il tipo di spettacolo per cui avrei comprato un posto in tribuna d’onore!

Per una volta che volevo salvare la pelle ad un amico!

Stavo per appuntarmi mentalmente questa lezione di vita quando, svoltato l’angolo, vidi lei. Appostata al cofano della mia fiammante due posti, la psicosi fatta persona: Naoko Hyuga.

Teneva in mano un tubo di cartone di quelli che si usano per contenere documenti o attestati arrotolati e ci giocherellava in modo abbastanza ambiguo perché mi si accapponasse la pelle.

Maledetta pervertita.

Non avevo un attimo di tregua!

Tornai sui miei passi alla velocità della luce, senza minimamente chiedermi cosa mai contenesse quel rotolo indubbiamente indirizzato a me; scartai piuttosto l’angolo in cerca di salvezza e finii per incrociare la strada della bella copia di Pamela Anderson, oggetto del desiderio di Juan Diaz.

Fu quando udii la voce agghiacciante di Naoko strillare il mio nome che attraversai la strada con un balzo e m’infilai di corsa nella sua auto, facendo scattare tutte le sicure.

- Parti!- le intimai, come in un perfetto film d’azione.

- Hey, ma sei impazzito?!- fu l’ovvia esclamazione di lei.

- Non fare domande e parti!-

Ma io non ero certo disposto a cadere nelle grinfie della mia aguzzina, per cui le afferrai un ginocchio per fare pressione sull’acceleratore e l’auto sgommò via a tutta birra.

Solo quando con un sonoro scapaccione la bionda riuscì a farmi scollare la mano dalle sue grazie, l’andatura dell’auto rientrò nei limiti consentiti.

- Ma che diavolo ti prende?!- mi sbraitò in faccia, accompagnata dalla sonora sferzata del freno a mano.

Io lasciai ricadere il capo all’indietro sul poggiatesta con un gran sospiro: eravamo lontani, pericolo scampato.

- Questione di forza maggiore, un po’ come in Predator. Dovevo fuggire dall’alieno cacciatore.-

In quanto a metafore non mi aveva mai battuto nessuno, per questo i miei testi erano così estrosi.

- Non fa ridere. E soprattutto non ti autorizza a saltare in macchina di una sconosciuta!-

Non aveva tutti i torti. Ma d’altronde nemmeno io.

- Oh, andiamo, sono vittima di stalking selvaggio! E poi non sei una sconosciuta, facevi parte del sesto gruppo durante la prima selezione.-

Diaz me ne aveva parlato fino alla nausea, come potevo non aver focalizzato il suo decolleté da bambola?

- Non so se essere onorata o terrificata dalla tua sensazionale memoria.- commentò piattamente, prendendo a guardarmi come se fossi in pieno trip.

Io sospirai fiaccamente, non avevo certo voglia di intavolare una discussione con una taxista di fortuna.

- Comunque scendi e smamma, devo tornare indietro.- riprese, ravviandosi una ciocca platinata dal viso truccato - Se mi hai fatto tardare alla seconda selezione, ti faccio causa.-

Mi stava trattando come un ragazzetto di quartiere? Stava snobbando me, la star indiscussa del rock internazionale?

- Tesoro, desolato d’essere portatore di una così terribile notizia, ma la data della seconda selezione non è ancora stata fissata.- non volevo certo essere così duro, ma se fosse stato pianificato un secondo provino di ballerine in top e coulottes di certo l’avrei saputo.

Tuttavia ci volle poco perché entrambi realizzassimo che Juan doveva averne combinata un’altra delle sue.

- Diaz!- imprecò la bionda - Che diavolo, mi sta addosso da quando sono arrivata!-

- Perché non ci vai a letto e basta? Che ti costa?- ero sempre stato decisamente incline alla schiettezza.

Lei si voltò verso di me sbattendo le lunghe ciglia dipinte. Probabilmente avrebbe cominciato a gridarmi dietro che le donne non erano oggetti, che non la smollavano come fosse pane bianco, che non dovevo più azzardarmi a dipingerla come una facile, eccetera, eccetera.

- Senza che mi abbia offerto almeno una cena? E’ improbabile.- fu invece la sua replica, alzando gli occhi al retrovisore ed assicurandosi che nessuno stesse puntando il suo paraurti posteriore - Comunque, vorrei tornarmene indietro lo stesso, è praticamente inutile che rimanga da queste parti, visto che mi sono giocata la giornata pensando di dover partecipare all’audizione.-

Non faceva una grinza.

- Come ti chiami?- mi fu spontaneo domandarle, dal momento che il suo fare vivace era paradossalmente così simile a quello di Diaz che non poté non suscitare il mio interesse.

Lei sospirò brevemente e mi guardò come se la mia questione fosse totalmente priva di senso.

- Trish Applegale. E vengo dal Kansas come Dorothy.- fece, alzando un sopracciglio - Mi piacciono le pannocchie, l’odore del fieno e le scarpe di vernice rossa.-

Schiusi le labbra per controbattere, ma fui subitaneamente intercettato.

- Niente battute sulle pannocchie, grazie.-

Mi aveva letto nel pensiero.

- D’accordo, Apple.- risi, stavolta seriamente divertito - Andiamo a farci un giro, ti va? Recuperiamo la giornata che ti sei giocata!-

Non ero mai stato un buon samaritano e d’altro canto Trish era di certo l’ultima persona sulla faccia della terra ad avere bisogno di qualcuno che le tirasse su la giornata, ma mi piaceva. E parecchio anche.

Non poteva fare a meno di piacermi, visto che era la versione al femminile del mio geniale agente.

Trish mi guardò di sottecchi ancora una volta, poi increspò le labbra lucide.

- Non è un altro trucco di Juan, vero?- buttò là, sospettosa.

- Nah, Juan Diaz gioca sempre a volto scoperto, non manderebbe mai avanti qualcuno per lui. E’ questione d’orgoglio.-

Ero anche in grado di elogiare gli amici, davvero, non mi facevo così solidale.

 

Non c’è niente al mondo come Los Angeles, niente.

Niente di più sfavillante, di più vivo, di più spettacolare.

E’ una città assolutamente fantastica, c’è tutto ciò di cui un uomo ha bisogno. Un uomo come me, perlomeno.

Rodeo Drive e le sue boutiques da milioni di dollari, Santa Monica e le sue spiagge bianche, il tratto terminale della Route 66 e i suoi incalcolabili turisti, lusso, stile e sballo a qualsiasi ora del giorno e della notte. E chi si ferma è rigorosamente fuori dalla giostra, non si merita questa meraviglia.

Camminavamo da un pezzo lungo la via costiera, fiancheggiando una spiaggia appartata e frequentata da personalità esclusive - questo per evitare di essere braccato dai fans in delirio, semmai avessimo seguitato a fare gli idioti per le vie del centro.

Già, perché Trish mi aveva appena battuto ad uno di quei videogiochi sparatutto su strada, stabilendo il record del mese. La contadina del Kansas aveva della stoffa nello sconfiggere gli zombie!

Una coppia di ragazze in bikini e rollerblades ci superarono consegnandoci dei volantini pubblicitari e sfoggiando un radioso sorriso nel raccomandarci di non mancare all’inaugurazione del nuovo Club sul Wilshire Boulevard.

Dura la vita delle donne oggetto.

Mi distrassi appena per seguire l’andamento armonico di quei fondoschiena atomici, che quando mi voltai la mia compagna era sparita.

- Apple!- esclamai, scorgendo la sua testa bionda sotto un pergolato dove era stato allestito un punto di ritrovo per gli amanti del bunjee-jumping estremo, con tanto di insegna lampeggiante e video dimostrativo - Che stai facendo?-

- Contratto un salto nel vuoto.- mi strizzò l’occhio e seguitò a parlare col tizio del chiosco.

- Che?!- questa volta fui io a strillare come una ragazzina - Se muori spappolata, Diaz non ci penserà due volte a mollarmi in mezzo a una strada! Finirò in rovina!-

Trish scosse il capo biondo e i suoi capelli accuratamente stirati le scivolarono sulla schiena.

- Basta non dirgli che ero in tua compagnia.- commentò con un’alzata di spalle, indicandomi il monitor che proiettava immagini mozzafiato - E poi ci si lancia nell’oceano, guarda.-

Il tizio dietro al bancone contorse la sua faccia piena di piercing in una smorfia scocciata.

- Allora, amico, hai intenzione di stare qui a discutere tutto il giorno?-

- Taci, razza di lampadario!- lo zittii io, quando minacciavo non avevo eguali.

- Ti tuffi anche tu o hai paura?- aggiunse noncurante Trish, apponendo la firma sul consenso.

Fu quella la frase che mi punse sul vivo, esattamente e scontatamente come da copione.

Di certo non potevo essere da meno di una ballerina platinata del Kansas!

 

Incredibile come una delle esperienze più folli della mia vita mi fosse capitata in un pomeriggio qualunque, in compagnia di una tizia con cui non avevo alcun legame e in un modo assolutamente improbabile.

Di solito sono cose che si desiderano pianificare nei dettagli, accompagnati da un grande amico o un grande amore, perché siano in tutto e per tutto esperienze che rimangano impresse per sempre.

Trish sorseggiava una granita, serena come se fosse appena tornata da una scampagnata, le gambe penzoloni giù dal pontile e gli schiamazzi dei ragazzini sulla spiaggia che ritiravano baracca e burattini in vista della sera a farle da colonna sonora.

Si era dovutamente struccata dopo il tuffo nell’oceano e si era ravviata i capelli in una coda alta sulla nuca, di modo che fossi libero di guardare il suo volto bianco senza ostacoli.

- Wow! Beh, la tua sì che è stata una mattinata pesante.- rise, dopo che ebbi terminato di raccontarle i vari sconvolgimenti dai quali ero stato investito.

- Già.- sospirai, addentando l’ultima succulenta aletta di pollo di cui avevamo fatto scorta al primo fast food utile.

Era stato divertente. Per una volta non ero stato servito e riverito da facce piatte e disinteressate, ma ero stato accolto da una solare ragazzotta cicciottella con un cappellino ridicolo, che mi aveva reso l’uomo più felice del mondo, consegnandomi quel cestello di alette.

- Apple.- ormai adoravo quel soprannome, di cui lei tra l’altro mi lasciava abusare - Non mi hai chiesto niente di me.-

- Avrei dovuto? Tutti sanno praticamente tutto di te.- fu la sua candida risposta, accompagnata da un’alzata di spalle.

Ero così scontato?

- Sono così scontato?-

- No, solo enormemente chiacchierato.-

Trish pareva essere tutt’altro che a disagio di fronte alla rockstar indiscussa numero uno del pianeta - che poi ero io. Mi trattava come ciò che in realtà ero: un tizio appena conosciuto. Forse un po’ scombinato, dal momento che le ero piombato in auto come un terrorista.

Non che lei fosse meno scombinata di me, comunque. Ma era per questo che mi aveva conquistato.

- Come sei finita qui?- decisi di chiederle di lei.

- Con un volo di linea.-

- Non fa ridere.-

- Nh.- lei arricciò il naso - Per farla breve, ho iniziato a ballare anni fa, cercavo disperatamente un hobby. E un modo per debellare la cellulite. Mi sono appassionata, tutto qui, e ho avuto la possibilità di crescere.-

- Ne parli come se non fosse niente di speciale. Stai sostenendo dei provini per entrare nella coreografia di una rockstar! E che rockstar!- risi, dandole un amichevole spintone.

Forse fu fin troppo amichevole, dal momento che Trish si ritrovò rovesciata faccia ingiù sul camminatoio. Sbirciandole sotto i pantaloncini notai che un modo efficace per sconfiggere la cellulite l’aveva trovato eccome.

- Non è niente di speciale, finché non si concretizza.- fu la risposta che mi arrivò, e mi apparve così tristemente disincantata che non seppi cosa aggiungere - Ballare non ti da da mangiare, inoltre non avrò venticinque anni per sempre. Ho fatto a pugni con tutti per riuscire a venire in California e adesso non so nemmeno se ci voglio restare.-

Mi ero sempre chiesto che fine facevano i protagonisti dei film sulla danza o sulle arti, dopo lo scontato happy end fine a sé stesso. Di certo non rimanevano arzilli e felici per sempre. Mi metteva un po’ di tristezza tutto questo.

D’un tratto non ero più l’onnipotente re del palco, ma un ragazzo qualsiasi seduto su un molo qualsiasi che faceva discorsi da grande, ma in realtà non era cresciuto per niente dai tempi della scuola.

E fui investito da una totale folata di libertà che mi diede le vertigini. Io, che credevo di stringere il mondo nelle mie mani.

- Che donna vissuta!- scherzai, tentando di conferirle lo stesso spintone di poco prima. Ma stavolta lei schivò e riuscì a colpirmi di rimando.

- Che stronzo.-

   
 
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