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Autore: Gondolin    02/12/2010    5 recensioni
- Come ti chiami? - domandò Ikki alzandosi in piedi.
- Ilias. E tu?
- Ikki.
- E' un nome strano.
- Non sono di queste parti. Quanti anni hai?
- Cinque-quasi-sei. - rispose con la velocità tipica dei bambini, abituati a sentirsi domandare l'età - E tu?
- Quindici.
La conversazione si interruppe. Dopo tutto non c'era molto che un guerriero di quindici anni e un bambino di cinque potessero dirsi.

...o forse sì?
Fra graditi ritorni, cittadine sperdute in Macedonia e addestramenti massacranti, si svolge la storia di Ilias.
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Soundtrack: Howard Shore - The Grey Heavens; Into The West (da Il Signore degli Anelli); Blind Guardian - Carry The Blessed Home

 

 

02. Di incontri graditi e abbracci non dati

 

Atena aveva il capo chino quando quattro dei valorosi che l'avevano seguita nell'Elisio fecero il loro ingresso nella sala, ma subito si alzò in piedi, fiera, per accoglierli con gli onori che meritavano.

I ragazzi posarono un ginocchio a terra e restarono in attesa di ordini e, chissà, magari di notizie di Seiya.

- Alzatevi, vi prego. - disse la dea con un sorriso dolce.

I giovani ubbidirono e si guardarono intorno. C'erano gli altri Bronze Saint, Kiki, Marin, Shaina, Shunrei e Seika. Tutti erano in attesa, ma nessuno sapeva di cosa. Tutti erano stanchi e sollevati per la guerra appena terminata, e ognuno custodiva in fondo al cuore il proprio lutto.

La dea Atena prese la parola. - Ho riflettuto a lungo. Il mio cuore piangeva le perdite subite. I sacrifici compiuti hanno permesso il trionfo della giustizia, ma non sarebbe stato giusto che proprio i più valorosi fra noi non potessero godere della pace. Dunque in virtù della tregua stabilita col Signore degli Inferi... - il suo sorriso di allargò, e sembrò diventare semplicemente quello di una ragazzina ansiosa di rivelare agli amici una bella sorpresa - Ho potuto farli tornare fra noi. Date loro il benvenuto! - concluse spalancando le braccia.

E spalancati erano anche gli occhi degli astanti. Dalle tende alle spalle del trono emersero uno ad uno tutti e dodici di Cavalieri d'Oro, vivi e brillanti di cosmo, e con loro Seiya, pieno di energia come se la spada di Ade non gli avesse mai trapassato il cuore.

Il primo a cedere all'emozione fu Hyoga, che si precipitò verso Aquarius. - Maestro Camus! - esclamò, facendo un evidente sforzo per trattenersi dall'abbracciarlo. Non era mai stato così espansivo, e col suo Maestro aveva sempre mantenuto le dovute distanze. Ma aveva l'aveva visto tornare dall'Ade come traditore, l'aveva visto morente, calpestato e ingiuriato, l'aveva visto ancora una volta splendente nell'oro e poi aveva sentito spegnersi il suo cosmo. Poi l'aveva rivisto lì, nel salone del Tredicesimo Tempio, e il suo cuore era traboccato.

Pian piano anche gli altri si erano fatti avanti, e nella sala si era levato un sommesso brusio di saluti impacciati o entusiasti, di parole curiose e rispettose, di pacche sulle spalle e complimenti.

Atena li osservava in silenzio, commossa, lottando contro un imbarazzante pizzicore dietro agli occhi.

Kiki era saltato fra le braccia di Mu, lasciando da parte la sua perenne lotta per sembrare più adulto; Shura si era avvicinato a Shiryu e aveva iniziato a parlare fitto fitto con lui, mentre Death Mask li scrutava torvo; Milo si era unito a Camus e Hyoga e la sua risata già ricamava di gioia l'indistinto chiacchiericcio; Shun si era precipitato ad abbracciare Seiya ridendo di sollievo; Marin era andata a scrostare via Aiolia dalle braccia di Aiolos, che l'aveva guardata con gratitudine, perché stava per commuoversi e non aveva nessuna intenzione di farsi vedere con le lacrime agli occhi e il naso rosso da tutta quella gente.

Poi Marin e Aiolia si erano diretti verso un imbronciato Ikki.

- Non sei contento di rivederci? - lo prese in giro il Gold Saint - O avresti preferito tenerti l'armatura?

- Per restare a vita legato alla Casa del Leone come un cane alla cuccia?

- Vedi sempre il lato negativo delle cose, eh? - gli domandò Marin, e si intuivano le sue sopracciglia aggrottate anche sotto la maschera - E comunque, qualunque armatura tu indossi, sarai sempre legato a questo luogo. Qui è anche casa tua, che tu lo voglia o no.

- Ben detto, Marin.

Ikki si voltò di scatto verso chi aveva pronunciato quelle parole, e poco ci mancò che non si mettesse in guardia come se avesse visto uno Specter. Si sforzò di rilassasi.

- Che c'è, ti sei offeso perché non sono corso a salutarti? - sogghignò Shaka - Volevi che mi gettassi fra le tue braccia piangendo di commozione?

- Non ti manderò a quel paese solo per rispetto di questo luogo.

Aiolia e Marin giudicarono prudente dileguarsi all'istante.

- Almeno hai rispetto di qualcosa. Mi sorprendi, Phoenix.

Ikki alzò gli occhi al cielo. Però era vero: avrebbe voluto essere abbracciato. Ma né lui né Shaka avrebbero mai fatto il primo passo per paura di andare clamorosamente OOC. Anche se entrambi si sentivano bruciare i muscoli delle braccia per la voglia di stringersi, e le loro gole premevano per concedersi sospiri di sollievo.

- Resterai qui per un po'? - domandò Shaka richiudendo gli occhi.

- Credo di sì.

- Ti offrirei la mia ospitalità, se avessi ancora una Casa da custodire.

- Tanto non avrei accettato. Mi arrangio.

- Non mi pare che fin'ora il tuo arrangiarti sempre da solo ti abbia resto granché felice. - commentò Shaka con tono neutro.

- Da quando in qua l'Illuminato si cura di quisquilie quali la felicità umana? Non hai Nirvana da trovare, anime da salvare o che so io?

- Non la felicità umana, Ikki, è la tua che mi interessa. Come vedi sono diventato assai meno presuntuoso rispetto al nostro primo incontro. E giuro che se mi chiami ancora una volta Illuminato, Buddha, Virgo o altro con quel tono indisponente ti faccio rifare il giro dei sei mondi dell'aldilà. A calci. - gli si avvicinò di un passo e si chinò verso il suo orecchio - Per te sono Shaka e basta.

Prima che ad Ikki venisse la tentazione di prenderlo e sbatterlo a terra all'istante -non sapeva nemmeno lui se con intenti più o meno bellicosi-, Atena attirò nuovamente l'attenzione dei suoi Cavalieri.

- Poiché alcune delle Case sono distrutte, ho dato ordine di preparare delle stanze negli alloggi dei soldati alla base della collina. Da domani inizieremo la ricostruzione, ma stasera credo sia mio dovere ordinarvi di andare a farvi belli e tornare qui fra un paio d'ore per festeggiare degnamente con un banchetto.

Dappertutto si levarono esclamazioni di approvazione.

Mentre la piccola folla sciamava fuori dalla sala, Ikki colse un brandello di conversazione fra i Cavalieri dei Pesci e del Cancro. Quest'ultimo aveva chiesto ospitalità all'amico -amante?, si chiese, non essendo aggiornato sui pettegolezzi del Santuario- poiché la sua casa era stata rasa al suolo, mentre la Dodicesima aveva riportato danni assai meno ingenti, e l'idea di dormire negli alloggi dei soldati non gli sorrideva affatto.

- Addio alle mie maschere... - sospirò Death Mask.

- Senti, Angelo, - lo rimproverò Aphrodite - ti ricordo che noi adesso siamo dalla parte giusta. Non so se hai presente i Buoni con la B maiuscola, quelli che difendono la Giustizia... Non puoi avere delle teste di morti appese in casa!

Ikki rivolse a Shaka uno sguardo sconvolto. Questi sorrise divertito. - Sì, ce l'ha anche lui un nome. E credo che dovrà arrendersi ad esso, in quanto Death Mask ora sembra un tantino inappropriato.

Cancer lo sentì e gli scoccò un'occhiata omicida. - Se non ti dispiace, signor uomo-più-vicino-agli-dei, lascia che sia io ad occuparmi di questioni terrene come il mio nome.

Shaka ed Ikki si allontanarono per evitare spargimenti di sangue.

- Ma... - domandò il più giovane dopo qualche passo - E Kanon che fine avrà fatto? Perché non c'era anche lui?

Shaka scosse il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi in un raro sfoggio di incertezza. - Non ne ho idea. Ma immagino sia per quello che Saga si è fermato a parlare con Atena. Suppongo che se la nostra dea non ha potuto resuscitarlo sia perché, semplicemente, non è morto. Dove si trovi, quello è tutto un altro paio di maniche.

Poiché non aveva più nulla da aggiungere, Ikki tacque, ma tornò a chiedersi dove potesse essere finito un Gold Saint introvabile tanto nell'Ade quanto sulla Terra.

Continuò a pensarci finché, camminando al fianco di Shaka ma senza avere l'aria di farci caso, non giunse all'alloggio che era stato preparato per lui. Niente di paragonabile al Tempio della Vergine nei suoi momenti di splendore, ma sempre meglio dello stesso Tempio in quel momento.

Ikki seguì Shaka senza aspettare un invito, e quando lo vide stiracchiarsi con grazia felina e sbadigliare sonoramente lo bloccò, afferrandogli un polso con la sua stretta d'acciaio. - Eh, no! Tu non hai sonno. Non ora.

- Ti sono mancato, mh? - sorrise malizioso questi. Sonno però ne aveva sul serio, e parecchio. Era pur vero che i Gold Saint sono i più forti fra gli uomini, ma resuscitare può essere estremamente faticoso.

- Devo ammettere che inizialmente la tua scelta di lasciarti ammazzare non mi aveva entusiasmato, ma poi, sai com'è, ho avuto troppo da fare per pensarci.

Shaka gli accarezzò i capelli e si chinò a baciargli il collo per nascondere un sorriso luminoso come un'alba. Ad Ikki si incastrò in gola un singhiozzo e gli si avvinghiò contro con tutta la forza dei suoi quindici anni, con la sete di vita dell'adolescente che non aveva avuto il tempo di essere.

Affondò le mani fra quei capelli di seta e lo costrinse a rialzare il volto. Cercò le sue labbra: erano fresche e sottili come le ricordava. Non era trascorso poi molto dall'ultima volta che le aveva assaggiate, ma sembrava una vita intera.

 

I Bronze Saint si ritrovarono tutti nell'arena poco prima del banchetto. Erano ansiosi di sperimentare lo stare insieme in tempo di pace.

- Ed ora cosa pensate di fare? - domandò Shun, comodamente accoccolato fra le braccia di Hyoga.

- Noi torniamo in Giappone, vero Seika? - esclamò Seiya rivolgendo alla sorella un sorriso luminoso.

La ragazza annuì silenziosamente, un po' intimidita da quella compagnia di ragazzi che conosceva appena.

- E voi due, invece?

- Pensavamo... - borbottò Hyoga - Pensavamo di tornare in Giappone anche noi.

Shun ridacchiò. - Questa sorta di orso polare che mi ritrovo come ragazzo non ama le grandi città, ma tanto riuscirò a trascinarlo a Tokyo, perché in futuro mi piacerebbe fare l'università lì.

Ikki diede a Hyoga una pacca su una spalla. - Hai tutta la mia solidarietà. - ghignò. Ma lo sguardo che gli lanciò poi lasciò intuire un qualche discorso lasciato in sospeso, una minaccia implicita, un “trattamelo come merita o la Fenice ti spezzerà le alucce”.

Hyoga, per nulla intimidito, chiese: - E tu?

- Starò qui per un po'. Voglio dare una mano con la ricostruzione.

- Allora quando tornerò ti troverò qui, nii-san? - domandò Shun speranzoso.

- Be'... è possibile. Ma non ho detto che starò qui per sempre! - ribatté Ikki sulla difensiva.

- E tu, Shiryu? - stava chiedendo nel frattempo Seiya.

- Andrò da Shunrei, così finalmente potremo stare insieme senza la minaccia di guerre incombenti.

- Ma verrai a trovarci, vero? - domandò Hyoga.

- Promesso. - annuì il ragazzo - Verrò a trovarvi tutti. Anche te, Ikki, ovunque tu sia. - concluse, lanciandogli uno sguardo tanto penetrante da risultare quasi minaccioso. Poi sorrise. - E naturalmente - aggiunse guardandosi intorno con un misto di affetto e venerazione - tornerò anche qui.

- Io non sono sicuro di volerlo fare, invece. - commentò Seiya - Ho ancora un po' paura di Shaina! - rise, guadagnandosi un amichevole scappellotto da parte di Shiryu.

Un servitore giunse ad annunciare l'imminente inizio del banchetto.

- Si mangia, finalmente! - esclamò Seiya - Stavo morendo di fame.

- Seiya, ti proibisco anche solo di pensare a morire! - lo rimproverò Shun, prendendolo sotto braccio - Ci hai fatti preoccupare più che a sufficienza prima.

Si avviarono tutti verso le scale che conducevano alla sommità del Santuario. Ikki rimase per ultimo per osservare con calma i ragazzi che con lui avevano contribuito alla salvezza dell'umanità. Al pensiero il suo stomaco fece un sobbalzò come se si fosse improvvisamente trovato in assenza di gravità. Era sempre stato troppo cinico per concentrarsi su altro che non fosse la necessità sferzante di sopravvivere, istante dopo istante. Non aveva mai pensato troppo alle conseguenze più grandi di lui, più grandi di chiunque di loro. E adesso erano lì tutti insieme e lui si sentiva stupidamente pieno di gioia per questo. Anche salutarli, il giorno successivo o quello dopo ancora, quando avessero deciso di ripartire, non gli sarebbe costato. Sapeva che ormai non correva più il rischio di perderli davvero.

Alzò il viso verso il cielo. Il sole ormai basso sull'orizzonte, non gli ferì gli occhi.

  
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