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Autore: Gondolin    30/11/2010    7 recensioni
- Come ti chiami? - domandò Ikki alzandosi in piedi.
- Ilias. E tu?
- Ikki.
- E' un nome strano.
- Non sono di queste parti. Quanti anni hai?
- Cinque-quasi-sei. - rispose con la velocità tipica dei bambini, abituati a sentirsi domandare l'età - E tu?
- Quindici.
La conversazione si interruppe. Dopo tutto non c'era molto che un guerriero di quindici anni e un bambino di cinque potessero dirsi.

...o forse sì?
Fra graditi ritorni, cittadine sperdute in Macedonia e addestramenti massacranti, si svolge la storia di Ilias.
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedica con annessa storia della nascita della fic: a Beat, che ha gentilmente betato l'inizio della fanfiction, che mi ha sopportata mentre plottavo e scrivevo questa storia con lentezza esasperante, che mi ha dato preziosi consigli sui nomi e sulla caratterizzazione del nostro piccolino.

Che, in fondo è la causa prima di tutto questo, visto che io l'undici febbraio 2010, così scrivevo nei commenti ad una sua fic: “OmmiaAtena! L'immagine di Ikki -dico: Ikki di Phoenix, eh!- che allena un marmocchio mi ha devastataH in maniera orribileH. Temo che finirò con lo scriverci su una fanfic. Sappi che sarà colpa tua se mi metterò nelle peste inserendo un OC random da fargli allenare. Ma dopo tutto lui coi bambini ci sa fare, e Shun potrà confermarlo.”

Ma non è che ci credessi veramente, eh. Era un'idea balzana avuta dal niente e che credevo che in niente sarebbe finita. Invece una decina di giorni dopo il solito esserino malefico (beat, lo sai che ti adoro... in fondo <3), scrisse nei commenti ad una mia fic: “Sappi che voglio leggere la fic su Ikki e il suo allievo random! XD La scriverei io stessa se non fosse una cosa così inconcepibilmente assurda... credo di poterne morire se provassi a scriverla! XD *rotola impazzita*”

Così, nove mesi fa, è stato concepito Ilias, e adesso è ufficialmente nato. Un vero parto, ma credo che ne sia valsa la pena. Mi auguro che la pensiate così anche voi!

Su, Ilias, fai ciao a mamma Beat! *si asciuga una lacrimuccia di commozione*

 

Ah, e anche un ringraziamento speciale anche ai computer della scuola <3


Ci saranno un totale di dieci capitoli, tanto perché sappiate a cosa andate incontro.

 

 

Soundtrack corner!

 

Bon Jovi - We Weren't Born To Follow

(il titolo -americanaccio apposta per far innervosire Rhada XD- è tratto dal testo della canzone, ma la fic è pubblicata anche su lj proprio col titolo We Weren't Born To Follow)

 

Fanmix by el_defe per bigbangitalia:

* writer's choice - cover art - back

* mixer's choice (amatelo. Specialmente Human di Anggun <3) - cover art - back

 

 

Chapter soundtrack: Rhapsody of Fire - Dawn Of Victory; Metallica - The Memory Remains

 

 

01. Vittime civili

 

Ikki si rialzò in piedi e si scosse la polvere di dosso. Era stato un lungo viaggio. Lungo davvero, anche se il potere di Atena l'aveva fatto trascorrere in un lampo.

Il suo sguardo incrociò quello commosso del fratello. Vi lesse la gioia di essere finalmente di ritorno e la completa fiducia nella pace che lo attendeva, ma vi lesse anche il dolore e la preoccupazione per Seiya e qualcosa sepolto ancor più in profondità, come una vecchia ferita pronta a riaprirsi: era il timore che lui se ne andasse di nuovo. Lo faceva sempre, perché quella volta avrebbe dovuto essere diversa? Ikki non era mai stato capace di restare fermo e per quanto grande fosse la vittoria ottenuta lui non sarebbe cambiato.

Tutto questo era vero, ma era anche vero che Ikki era stanco. Si sarebbe fermato, almeno per un po', fosse anche solo per dimostrare testardamente a Shun che non sempre le cose dovevano essere uguali a se stesse.

Qualcosa di profondamente cambiato, comunque, c'era. Senza dire una parola Ikki si voltò ed iniziò a salire le disastrate scalinate del Santuario. Era sempre stato un luogo di polvere e di rovine, come se fosse stato antico già appena costruito, eppure la distruzione che vi regnava allora era disperatamente viva e nuova, come una ferita appena aperta su un corpo coperto di cicatrici.

Salì in fretta, Ikki, col suo solito passo lungo e deciso. Non esitò un solo istante mentre attraversava quella che una volta era stata la soglia del Tempio della Vergine. Dopo tutto lì ci era già stato, aveva raccolto la cenere fra le mani e l'aveva scagliata nel vento. Aveva già visto la devastazione in quel giardino che un tempo era stato di pace. Ma voleva tornarci per imprimersi bene nella mente quel ricordo e indurire ancora il cuore. Sentiva che quando tutto sarebbe stato ricostruito non avrebbe più amato quel luogo.

Scavalcò una colonna caduta e si fermò immobile nel centro della terra bruciata che era stata prato. Si guardò intorno, poi chiuse gli occhi. Voleva assimilare quello che non si poteva vedere, accarezzare il ricordo del cosmo di Shaka che sembrava aggrapparsi alle pietre di quel tempio.

E fu allora, mentre si concentrava e ascoltava la morte intorno a sé, che percepì una presenza. Piccola, tremante come un lumicino quasi spento, ma viva.

Non perse tempo a chiedersi chi potesse essere, ma riaprì gli occhi e si avvicinò al punto dal quale quella sensazione proveniva. Non poteva certo essere un nemico. E anche se lo fosse stato, pensò, avrebbe avuto un che di giusto il combattere ancora proprio lì. Il ricominciare a combattere da lì.

Un movimento brusco dietro un mucchio di calcinacci gli confermò che lì c'era qualcuno.

Quando però Ikki si chinò ad osservare oltre le macerie fu estremamente sorpreso. Un bambino. Ad una rapida occhiata non gli si sarebbero dati più di cinque o sei anni. Gli occhi, naturalmente, erano gravi e seri. Se si trovava lì chissà cosa poteva aver visto. Doveva essere certamente essere arrivato dopo l'Athena Exclamation, o di lui non sarebbero rimaste nemmeno le briciole, ma i combattimenti all'interno del Santuario erano stati molteplici.

- Tu sei un Saint? - domandò il piccolo strappandolo alle sue riflessioni.

- E tu cosa ne sai dei Saint? - domandò Ikki sospettoso.

- Io vivo qui. - rispose il bimbo quasi indispettito.

- Come vivi qui?

- La mia mamma... - gli occhi gli si riempirono di lacrime e si interruppe di botto.

- Cosa c'entra? - domandò ancora Ikki impaziente, ma non senza gentilezza.

Il piccolo continuò a singhiozzare per alcuni secondi, asciugandosi di tanto in tanto le lacrime e stropicciandosi gli occhi coi pugnetti.

- Allora? - insistette il Saint accoccolandosi di fronte a lui.

- La mia mamma è un'ancella. - rispose fiero - Qui, in questo Tempio.

Ikki sentì montare in bocca un sapore amaro. Questo Tempio non esisteva più. E per quanto riguardava la mamma di quel bambino... a giudicare dalle sue lacrime doveva aver già capito di essere rimasto orfano, ma l'abitudine di parlare al presente non gli era ancora passata. Si chiese se lui ce l'avesse mai avuta, quell'abitudine. Ma oltre all'infanzia gli erano stati in parte rubati anche i ricordi e ormai non si fidava più neppure dei sorrisi sfumati che gli rimbalzavano in sogno, temendo di veder apparire da un momento all'altro quel maledetto pendente con la stella a cinque punte.

- Come... - Ikki si interruppe. “Come fai ad essere ancora vivo?”, pensò. - Come mai sei qui? - disse invece.

Il bambino tirò su col naso un paio di volte prima di rispondere. - Ero andato dalla zia Penelope. Lei lavora al Tredicesimo Tempio, e aveva detto che mi avrebbe fatto i biscotti. Però poi quando ha sentito tutti quei rumori mi ha fatto restare lì un sacco. Diceva che era più sicuro. Sono riuscito a tornare qui solo adesso. Cercavo la mamma... tu pensi che sia morta?

Ikki seppe immediatamente cosa voleva sentirsi rispondere il bambino. Voleva sentirsi dire che la sua mamma doveva per forza essersi salvata perché queste cose capitano sempre agli altri, e soprattutto voleva sentirsi dire che sarebbe andato tutto bene, qualunque fosse stato il fato di sua madre. Ma Ikki non gli avrebbe mai detto una cosa simile. “Andrà tutto bene” secondo lui era la più grossa bugia che si potesse dire ad un bambino. Anche se le cose fossero davvero andate bene questo sarebbe stato per un po', non per sempre. E quando iniziavi a scoprire che non andava tutto bene avevi già sentito quella maledetta frase talmente tante volte che iniziava a sembrarti vera per forza, e iniziavi a pensare che doveva esserci qualcosa di sbagliato in te se te ne capitavano tante.

No, Ikki non gli avrebbe raccontato quelle bugie.

- Penso di sì.

- Sei sicuro? - chiese il piccolo, affidandosi istintivamente alla veridicità delle parole di quello che dal basso dei suo cinque o sei anni doveva certamente sembrargli un adulto.

- Se era in questo Tempio sì.

Nuovi singhiozzi ruppero il silenzio e il bambino si raggomitolò ancor più su se stesso, abbracciandosi le ginocchia e nascondendovi il capo quasi avesse avuto pudore a mostrare il proprio dolore.

- La mamma mi aveva avvertito. - sospirò infine con una serietà e una calma invidiabile nonostante le lacrime che gli solcavano le guance paffute - Ogni tanto succede che le persone che vivono a Rodorio o nel Santuario muoiono nelle guerre, anche se non ci combattono. Però la mamma diceva che noi dovevamo essere fieri di essere qui perché i Saint proteggono tutta l'umanità. Diceva sempre che qualcuno doveva pur cucinare per loro e fargli il bucato. Giusto?

Voleva sentirsi dire che sua madre era morta per uno scopo, e questa consolazione Ikki non gliel'avrebbe negata. Annuì.

- Ti riporto dalla zia Penelope? - chiese, non sapendo più che fare lì.

Il piccolo si strinse nelle spalle.

- Come ti chiami? - domandò Ikki alzandosi in piedi.

- Ilias. E tu?

- Ikki.

- E' un nome strano.

- Non sono di queste parti. Quanti anni hai?

- Cinque-quasi-sei. - rispose con la velocità tipica dei bambini, abituati a sentirsi domandare l'età - E tu?

- Quindici.

La conversazione si interruppe. Dopo tutto non c'era molto che un guerriero di quindici anni e un bambino di cinque potessero dirsi.

Quando giunsero al Tredicesimo Tempio Ilias guidò Ikki verso un ingresso secondario riservato alla servitù. Bussò energicamente, e venne ad aprire un'anziana donna dai lunghi capelli candidi raccolti in un nodo disordinato sulla nuca. Il bambino corse a rifugiarsi fra le sue gonne.

- Lei è la signora Penelope?

- Sì, sono io. - annuì questa, facendosi da parte - Ma ti prego, entra pure. Ilias, vai di là a dire a qualcuna delle ragazze di preparare un caffè per piacere. - alzò nuovamente gli occhi sul giovane Saint di fronte a lei - Hai l'aria di uno che beve caffè, tu. - sentenziò.

- Sì, ma non si doveva disturbare, non intendo trattenermi. Ero solo venuto a riportarle suo nipote...

- Ilias non è mio nipote. - lo interruppe lei.

- Ma...?

L'anziana donna sorrise dolcemente. - Io sono zia Penelope per tutti qui, ragazzo mio. Ma Ilias è un bambino adorabile e lo terrò volentieri con me, non preoccuparti. Immagino cosa sia successo a sua madre. Da qui si vede il Tempio della Vergine. - Penelope si fece un rapido segno di croce - Pace all'anima sua, ovunque si trovi. Era una cara ragazza.

Ikki spostò il peso da un piede all'altro. - Non ce l'ha un padre? Ilias, dico.

- Certo che ce l'ha, come tutti. Ma non so chi sia. Ti prego, non devi pensare male di sua madre per questo. Quando dico che era una cara ragazza non è solo perché non si parla male dei morti.

- Non ho mai pensato niente del genere.

"E magari è anche meglio che non conosca suo padre. Sempre meglio che passare la vita ad odiarlo”, pensò.

- Allora arrivederci, signora.

- A presto, figliuolo.

Ikki scese nuovamente le scale fino alla base della collina. Atena, Shun, Hyoga e Shiryu erano ancora lì, mentre di Seiya non c'era traccia. Per quanto ci fossero stati alcuni momenti -forse un po' più di alcuni, doveva ammetterlo- in cui gli avrebbe volentieri spaccato la faccia, non vederlo lì gli fece pensare che forse l'avevano perso davvero, perso per sempre. E non fu una sensazione piacevole.

- Ho fatto portare Seiya in infermeria. - gli spiegò Saori appena lo vide. La sua espressione mesta però non lo rassicurò affatto.

Oltre che mesta però sembrava anche pensierosa. - Stasera vi voglio tutti nella sala delle udienze. Per ora potete riposare. Ci sono gli alloggi dei soldati a vostra disposizione.

  
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