APPENA TI HO VISTA

La prima volta che la vidi fu quando ero al terzo anno.

Una ragazzina con i capelli castano chiaro si era seduta proprio davanti a tutta la sala grande sullo sgabello.
Era la sorte comune di tutti gli studenti, mettersi il cappello parlante in testa per essere smistati. Sembrava tanto spaventata quanto disgustata alla vista del logoro cappello, e aveva appena gettato un'occhiata adirata alla Mc Grannitt che svelta le stava poggiando il copricapo addosso.

Il cappello aveva sentenziato ancora una volta dopo una lunga riflessione.
Avevo notato la tensione di Daphne mentre alla sua sorellina veniva letta la mente e addirittura c'era il "pericolo" che finisse in Corvonero.
'Serpeverde' -sbottò il cappello- Daphne si alzò in piedi raggiante e battè le mani velocissime. La piccola corse felice e sollevata verso il tavolo della sua nuova casa e Daphne tirò un sospiro di sollievo e dandole un bacio sulla fronte. La ragazzina sedette vicino a me sorridente, sistemandosi il vestito stropicciato.
Un ragazzino simile ai Weasley era seduto sullo sgabello-Tassorosso! -ancora il cappello.

'Sporco traditore' -borbottai.

Lei rise, mi girai a guardarla, non riuscii a smettere di cercare risposte in quel tenero visino contornato dai capelli boccolosi. Vidi la sua agitazione nel notare il mio sguardo, ma non riuscii a togliere gli occhi da lei. Udii una voce-

'Draco, questa è Astoria, la mia sorellina. Per l'amor del cielo smetti di fissarla così, è una bambina...ed è mia sorella! Ma è graziosa vero, Malfoy?'- disse Daphne raggiante

. Astoria sembrava stupita di sentire il mio nome e piano momorò qualcosa a sua sorella. Feci un cenno del capo e finsi di non interessarmene, ma cominciai a parlare con Theodore Nott dei recenti campionati di quidditch, senza smettere di pensare a quel viso appena visto di profilo.

Sentii Pansy parlare- 'Non preoccuparti, fa solo finta di essere senza cuore' - la guardai male e le feci il verso- 'in realtà è un tenerone' -continuò Pansy.

Erano tre anni che mi provocava sempre e inevitabilmente ogni volta finivamo per fare delle bisticciate pubbliche infinite. In realtà eravamo complici e non facevamo altro che far divertire gli altri.

Notai l'espressione stupita e allo stesso tempo delusa, di Astoria, nel vedere il mio rapporto con Pansy Parkinson, e andai avanti conscio di suscitare il suo interesse.