11 – Il calor in cui v’eravate incontrati:
09 luglio
2010.
“Allora?
Com’è andata?” mi chiese mio padre, venendomi a prendere in stazione.
“Bene”…
non so se scrivere “mentii”. Era andata benissimo a Treviso, avevo trovato un
nuovo peluche tutto per me. E quel bacio, in mezzo al mondo!
Ma
sentivo sulla mia pelle ancora quel brivido del viaggio in treno, quell’orribile
sensazione.
Guardai
il volto di mio padre a lungo, con le parole che si affollavano nella testa, le
domande. Ma non le pronunciai: avevo paura della risposta, avevo il terrore che
mi dicesse di ascoltare la vocina che sussurrava alle mie orecchie che c’era
qualcosa che non andava, nel bel mezzo di quella favola.
Today was a fairytale, you were the prince, I used to
be a damsel in distress…
“Papi,
spegni la musica per favore” gli chiesi, o forse sarebbe meglio dire che lo
implorai.
“Ma
tu adori questa canzone!” rispose attonito.
“Spegni”
ripetei ignorando le sue parole.
Continuando
a scrutarmi, fermò il cd. Forse a voi può non sembrare così strano che avessi
chiesto di spegnere la musica, ma dovete sapere che io fin da piccola dicevo “Il
momento più bello che si può passare è un viaggio in macchina, con delle belle
note in sottofondo che l’accompagnano.
Tornata
all’appartamento, non feci altro che entrare, togliermi il cappotto e chiudermi
in bagno, urlando attraverso la porta: “Mi faccio una doccia!”
Rimasi
per un bel quarto d’ora abbondante seduta per terra in un angolino a
ripercorrere la giornata e a chiedermi che cos’era stato che aveva potuto
rendere Zeno così distante, ma alla fine mi costrinsi a credere che era stata
solo una mia sensazione, e che in realtà niente era stato diverso dal solito.
Sì,
insomma, ero brava a raccontarmi le bugie.
Presi,
mi spogliai e mi misi sotto il getto dell’acqua bollente, a pensare e a
cantare, per distrarmi.
“Sei una pagliaccia”.
“Ma come? Avevi detto che
ero intelligente! E ora sono una pagliaccia?”
“Beh dovevo pur adularti,
ora che so che sei irrimediabilmente attratta da me posso dirti tutto quello
che voglio”.
“Ma allora sei ridotto
male se ti piace una pagliaccia!”
“Ma sei una pagliaccia
figa!”
Continuai
a rivivere all’infinito quella scena, e quando uscii dalla doccia, feci tempo
solo a mettermi l’accappatoio, che il cellulare cominciò a squillare.
Cristian.
“Hey!” salutai con entusiasmo.
“Ce’,
vieni stasera qui a sagra allora?” mi domandò sbrigativo.
Mi
ero completamente dimenticata di avergli promesso che l’avrei raggiunto! E
figurarsi se mio padre mi avrebbe portata dopo esser stata tutto il pomeriggio
a Treviso con Zeno…
“Oh,
Cri, mi dispiace molto, ma non credo che mio papà sia tanto d’accordo” evitai
di spiegargli del pomeriggio fuori, avevo come una brutta sensazione che se
avessi pronunciato il nome del mio ragazzo mi avrebbe uccisa.
“Ce’,
me l’avevi promesso!” si alterò.
“Scusami,
scusami, sono una frana totale!” cercai di dirgli. “Come posso farmi perdonare?”
“Bah,
non so quanto te ne freghi a sto punto…” mi disse,
evidentemente scocciato.
“Mi
importa moltissimo di te, lo sai bene, sei il mio migliore amico, la persona
che mi è sempre stata accanto, nonché il mio fratello separato alla nascita!”
mi sdegnai.
“Vabbè… Domani sera?” chiese.
“Promesso,
davvero, ti voglio bene Cri” dissi, piano.
“A… Anch’io” rispose, prima di mettere giù il telefono.
Alla sera, inviai due messaggi con la
buonanotte, com’ero solita fare, a Cristian e a Zeno,
ma nessuno dei due si degnò di rispondermi.
Sbuffai,
e mi coricai a letto un po’ scocciata: quei maschi un giorno o l’altro mi
avrebbero fatto veramente andar fuori di testa.
{ Spazio HarryJo.
A Nicola, lui sì che sa quanto tengo alla musica
durante i viaggi in macchina.
Eeeh, ecco qui Francesca alle prese con gli incomprensibili
maschi.
Tra Zeno e Cri, chi la
farà diventare più matta?
Si accettano scommesse!
Insomma, poi sul
prossimo capitolo ci sarà una serata a sagra che segnerà l’inizio dei VERI
problemi.
Povera Ce’! (Povera me
che li ho vissuti!)
Grazie di cuore a tutti
coloro che seguono la storia, coloro che la leggono, chi la recensisce, chi l’ha
messa tra le preferite!
Spero sempre di sapere
cosa ne pensate, un grosso abbraccio!
Vostra,
Erica.