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Autore: HarryJo    03/12/2010    3 recensioni
Dal secondo capitolo:
Arianna disse: “Lei è Francesca!”
Il ragazzo mi guardò: gli strinsi la mano e non gliel’avrei mai voluta lasciare.
Capelli neri, occhi castani, sorriso stupendo. Ecco com’era, ecco com’è. Alto, snello, perfetto. Mi ero incantata a guardarlo, così. L’avevo incastonato nell’oro più prezioso.
“Chi sei?”. Oddio, la voce mi fece tremare il cuore. Ma davvero esisteva? Il mio cuore nel frattempo aveva iniziato a correre una maratona, e sembrava determinato a vincere a tutti i costi.
“Francesca” risposi incerta, senza togliere né la mano né lo sguardo.
“Chi sei?” ripeté lui, ridendo.
“Così la metti in imbarazzo!” osservò Arianna, che, anche se io non me n’ero accorta, era ancora lì accanto a me.
“Chi sei?” chiesi io, unendomi alle sue risate.
“Zeno!” Oh.
Il primo pensiero fu: ma che nome insolito!, solo che me lo tenni per me. Dopotutto, a una tale rarità di bellezza, corrispondeva una rarità di nome.

Dall'ultimo capitolo:
Oggi mi son detta che questa vita ha sostanzialmente tre tempi verbali: il passato, il presente e il futuro. E a te appartiene solo il primo. Così, ho raccolto tutti i miei pezzi, che sanno ancora di te, e li ho ricomposti.
Storia vera!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Erica & Davide, it's a never ending story.'
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11 – Il calor in cui v’eravate incontrati:

 

 

09 luglio 2010.

 

“Allora? Com’è andata?” mi chiese mio padre, venendomi a prendere in stazione.

“Bene”… non so se scrivere “mentii”. Era andata benissimo a Treviso, avevo trovato un nuovo peluche tutto per me. E quel bacio, in mezzo al mondo!

Ma sentivo sulla mia pelle ancora quel brivido del viaggio in treno, quell’orribile sensazione.

Guardai il volto di mio padre a lungo, con le parole che si affollavano nella testa, le domande. Ma non le pronunciai: avevo paura della risposta, avevo il terrore che mi dicesse di ascoltare la vocina che sussurrava alle mie orecchie che c’era qualcosa che non andava, nel bel mezzo di quella favola.

Today was a fairytale, you were the prince, I used to be a damsel in distress…

“Papi, spegni la musica per favore” gli chiesi, o forse sarebbe meglio dire che lo implorai.

“Ma tu adori questa canzone!” rispose attonito.

“Spegni” ripetei ignorando le sue parole.

Continuando a scrutarmi, fermò il cd. Forse a voi può non sembrare così strano che avessi chiesto di spegnere la musica, ma dovete sapere che io fin da piccola dicevo “Il momento più bello che si può passare è un viaggio in macchina, con delle belle note in sottofondo che l’accompagnano.

Tornata all’appartamento, non feci altro che entrare, togliermi il cappotto e chiudermi in bagno, urlando attraverso la porta: “Mi faccio una doccia!”

Rimasi per un bel quarto d’ora abbondante seduta per terra in un angolino a ripercorrere la giornata e a chiedermi che cos’era stato che aveva potuto rendere Zeno così distante, ma alla fine mi costrinsi a credere che era stata solo una mia sensazione, e che in realtà niente era stato diverso dal solito.

Sì, insomma, ero brava a raccontarmi le bugie.

Presi, mi spogliai e mi misi sotto il getto dell’acqua bollente, a pensare e a cantare, per distrarmi.

 

“Sei una pagliaccia”.

“Ma come? Avevi detto che ero intelligente! E ora sono una pagliaccia?”

“Beh dovevo pur adularti, ora che so che sei irrimediabilmente attratta da me posso dirti tutto quello che voglio”.

“Ma allora sei ridotto male se ti piace una pagliaccia!”

“Ma sei una pagliaccia figa!”

 

Continuai a rivivere all’infinito quella scena, e quando uscii dalla doccia, feci tempo solo a mettermi l’accappatoio, che il cellulare cominciò a squillare.

Cristian.

Hey!” salutai con entusiasmo.

“Ce’, vieni stasera qui a sagra allora?” mi domandò sbrigativo.

Mi ero completamente dimenticata di avergli promesso che l’avrei raggiunto! E figurarsi se mio padre mi avrebbe portata dopo esser stata tutto il pomeriggio a Treviso con Zeno…

“Oh, Cri, mi dispiace molto, ma non credo che mio papà sia tanto d’accordo” evitai di spiegargli del pomeriggio fuori, avevo come una brutta sensazione che se avessi pronunciato il nome del mio ragazzo mi avrebbe uccisa.

“Ce’, me l’avevi promesso!” si alterò.

“Scusami, scusami, sono una frana totale!” cercai di dirgli. “Come posso farmi perdonare?”

“Bah, non so quanto te ne freghi a sto punto…” mi disse, evidentemente scocciato.

“Mi importa moltissimo di te, lo sai bene, sei il mio migliore amico, la persona che mi è sempre stata accanto, nonché il mio fratello separato alla nascita!” mi sdegnai.

Vabbè… Domani sera?” chiese.

“Promesso, davvero, ti voglio bene Cri” dissi, piano.

A… Anch’io” rispose, prima di mettere giù il telefono.

 Alla sera, inviai due messaggi con la buonanotte, com’ero solita fare, a Cristian e a Zeno, ma nessuno dei due si degnò di rispondermi.

Sbuffai, e mi coricai a letto un po’ scocciata: quei maschi un giorno o l’altro mi avrebbero fatto veramente andar fuori di testa.

 

 

 

{ Spazio HarryJo.

A Nicola, lui sì che sa quanto tengo alla musica durante i viaggi in macchina.

Eeeh, ecco qui Francesca alle prese con gli incomprensibili maschi.

Tra Zeno e Cri, chi la farà diventare più matta?

Si accettano scommesse!

Insomma, poi sul prossimo capitolo ci sarà una serata a sagra che segnerà l’inizio dei VERI problemi.

Povera Ce’! (Povera me che li ho vissuti!)

Grazie di cuore a tutti coloro che seguono la storia, coloro che la leggono, chi la recensisce, chi l’ha messa tra le preferite!

Spero sempre di sapere cosa ne pensate, un grosso abbraccio!

Vostra,

Erica.

   
 
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