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Autore: Lady Lucilla    03/12/2010    1 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera il bordello di Madame Francesca era meno frequentato del solito, era una di quelle sere in cui le ragazze se ne stavano chiuse nelle loro stanze a guardare le stelle da dietro le tende rosse che pendevano dalla strette finestre ad aspettare che qualcosa cambiasse quella loro fetida vita.
Una più di tutte se ne stava seduta sul suo letto rosso e aspettava che capitasse qualcosa, qualunque cosa, l’importante era non rimanere tutta la notte seduta su quelle lenzuola rosso sangue a guardare la porta e ad aspettare un cliente che non sarebbe arrivato.
Beatrice, così si chiamava la ragazza, aveva circa diciannove anni e fin dall’età di quindici anni aveva vissuto tra le braccia calde di quel bordello, circondata da sorelle come lei che le volevano bene e che l’avevano sempre aiutata e difesa. Nessuno l’aveva mai costretta a fare quel lavoro, ma la ragazza quello aveva imparato a fare e non avrebbe cambiato.
Si era arresa alla sua condizione e, nonostante non smettesse un attimo di sognare, sentiva che quello sarebbe stato il suo destino, starsene in quella stanza a fingere di dare amore e a fingere che gliene importasse qualcosa.
Aveva diciannove anni e non si era mai innamorata, non aveva mai incontrato un uomo che non le facesse ribrezzo, loro e le loro perversioni, quelle facce sudate che si agitavano sopra di lei, che ansimavano e le soffiavano nelle orecchie facendole solamente schifo.
Non aveva mia incontrato un uomo che fosse più di un semplice corpo che l’avrebbe utilizzata e poi buttata via, nessuno le aveva mai detto grazie, l’aveva salutata con un poco di affetto o le aveva chiesto come si chiamasse.
Ci aveva fatto l’abitudine ormai.
Di solito era contenta che non venissero tanti clienti, ma quella sera stava impazzendo, voleva un cliente, voleva che capitasse qualcosa, qualunque cosa, l’importante era non rimanere sola in quella notte di Luna piena.
 
Improvvisamente, mentre se ne stava con il mento tra le mani e gli occhi puntati sulla maniglia della porta, sentì i tacchi inconfondibili di Madame che si avvicinavano alla sua porta e vide la maniglia scattare.
Dalla porta sbucò il viso truccatissimo dell’ormai cinquantenne signora dai lunghi capelli rosso fuoco, dalle labbra usurate dal troppo rossetto e dagli occhi anneriti dall’incancellabile ombretto azzurro cielo.
La donna guardò Beatrice e disse:
“Cara qui c’è un cliente, vorrei passarlo a Giulia ma dice di non sentirsi bene e di avere la nausea, ti dispiace...?”
La ragazza, con la stupore della donna, sorrise e le disse di farlo venire pure.
“Come preferisci cara, aspetta un attimo e sistemati...”
La porta si richiuse e Beatrice cominciò a prepararsi, si tolse la vestaglia di seta e si sistemò le calze a rete nere, si assestò il trucco sugli occhi e sulle labbra, pettinò i capelli e sistemò la scollatura del suo corpetto tutto nastri e pizzi.
Mentre se ne stava davanti al piccolo specchio a mettere a posto gli ultimi dettagli vide, riflesso sulla superficie liscia, la porta che si apriva e un uomo vestito di nero che entrava.
Beatrice sorrise e disse:
“Sono subito da lei, se intanto si vuole togliere il soprabito può usare quella sedia alla sua destra...”
L’uomo non disse niente e Beatrice, per nulla stupita, si girò verso di lui e continuò:
“Vuole qualcosa di particolare? Non so preferisce qualche pratica precisa?” l’uomo sorrise impercettibilmente e poi disse:
“Niente di preciso...”
“Bene allora...” si avvicinò a lui e cominciò a passargli le mani sulle spalle mentre lo spingeva verso il letto, quando lui si fu straiato lei si preparò a sfilargli i pantaloni, quando lui la fermò e disse:
“Come ti chiami?” Beatrice si bloccò improvvisamente e lo guardò negli occhi, solo allora si rese conto che erano rossi.
“Che avete detto?”
“Ti ho chiesto come ti chiami?” lei strabuzzò gli occhi e si mise in ginocchio sul materasso mentre lui la guardava sorridendo “che ti prende?”
“Nessuno...nessuno mi aveva mai chiesto come mi chiamassi...”
Lui allargò il suo sorriso e allungò un mano per carezzarle il viso, ma lei si ritrasse e disse quasi spaventata:
“Voi chi siete?” solamente in quell’istante aveva cominciato realmente a osservare il viso di quell’uomo tanto insolito e si era resa conto che aveva qualcosa di non umano.
Era affilatissimo, guance scavate e una carnagione talmente pallida che la pelle sembrava trasparente, gli occhi erano grandi e rossi e i denti splendidamente bianchi e perfetti.
Aveva capelli neri e lisci pettinati in modo ordinato sulla testa, perfetti e impeccabili.
Bello, stupendo, perfetto.
“Un uomo come tanti altri, chi credete che io sia?” a quelle parole la ragazza si tranquillizzò e si obbligò a ritornare in se, doveva fare il suo lavoro.
“Scusatemi, per quanto avete pagato?”
“Tutta la notte...”
“Tutta...? bene, d’accordo, allora possiamo fare con calma, non mi avete detto che cosa preferite?”
“Nulla in particolare, ma mi piace parlare prima di fare qualunque cosa...” ancora una volta Beatrice sentì quella strana sensazione, se fosse la voce profonda di quell’uomo non poteva saperlo, eppure qualcosa le diceva che non era umano.
“Bene, di che cosa volete parlare allora?” disse lei mentre si avvicinava al suo cliente e, passatagli dietro la schiena, cominciava a massaggiargli le spalle.
“Non mi hai ancora detto il vostro nome...”
“Già, mi chiamo Beatrice...”
“E quanti anni hai?”
“Diciannove...”
“Hai una famiglia?”
“No, non mi ricordo nulla della mia famiglia o dei miei genitori...”
“Peccato...”
“Che cosa?”
“Niente, niente...E da quanto tempo hai detto che lavori qui dentro?”
“Non l’ho detto, ma dall’età di quindici anni, come mai volete sapere tutte queste cose su di me?”
“Mi piace conoscere le persone con cui condivido qualcosa...”
“Siete strano voi...siete diverso da tutti gli altri uomini con cui ho avuto a che fare in questa stanza!”
“Ah, davvero?”
“Si...”
“E che genere di uomini avete incontrato?”
“Uomini privi di sentimenti, uomini vuoti che venivano qui semplicemente spinti da lussuria e da istinti animali, esatto, animali e non uomini...”
“Ma certamente non sono tutti così...”
“Lo diventano appena passano questa soglia, qui possono sfogare i loro istinti, picchiano, gridano, mettono in atto le loro perversioni e le loro fantasie più disparate, poi si rivestono, non ti guardano neanche in faccia, lasciano i soldi sul letto e se ne vanno, dimenticandosi di quello che hanno fatto e pronti ad affrontare la loro cara mogliettina che li aspetta a casa insieme ai loro due o tre figli...” poi disse “scusatemi, sto divagando...Volete togliervi la giacca e la camicia intanto?”
“Si...” lei gli sfilò la giacca e cominciò a sbottonargli la camicia facendo brillare sotto la luce rossa della stanza una pelle liscia e bianca come la Luna, tanto perfetta da sembrare di marmo.
“Volete sapere altro o possiamo...”
“Ti mette sotto pressione questo mio comportamento?” lei sbatté le lunghe ciglia nere e sorrise leggermente “lo immaginavo, non sei abituata a parlare con gli uomini vero? Tu agisci, riesci ad interpretare i loro desideri con una sola occhiata...ma non riesci a parlare con loro!”
Beatrice smise di slacciargli i bottoni e lo guardò in faccia.
“E’ vero?”
“Si, ormai vi conosco, riconosco gli uomini che vogliono un certo tipo di donna, quelli che vogliono dominare e quelli che vogliono essere dominati, chi vuole essere coccolato e chi mi vuole e basta, ma con voi...”
“Che cosa vedi in me?” lei si allontanò un poco dalla sua faccia e rimase qualche secondo a scrutarlo, poi disse sottovoce.
“Siete bello, perfetto, e non siete nemmeno tanto vecchio, potreste essere un uomo di successo, e probabilmente lo siete visto che avete pagato per tutta la notte in un bordello che certamente non fa sconti, eppure siete solo...tremendamente solo e siete così disperato che venite qui, in una casa come queste, e cercate qualcuno con cui parlare, qualcuno che è obbligato a parlare con voi e che è obbligato a fare esattamente ciò che volete...cercate qualcuno che sia solo come voi, ma nonostante questo vi sentite superiore, giocate con le persone e pensate di trarne un divertimento mentre invece ogni volta vi sentite semplicemente più solo...”
“Questo è quello che vedete?” disse lui mentre gli occhi rossi fiammeggiavano dentro le orbite.
“Si, vedo questo...”
“Nient’altro?” lei scosse la testa e cadde il silenzio.
Lui osservava lei e lei guardava lui cercando di capire che cose gli stesse passando per la testa.
Improvvisamente, dopo alcuni minuti di silenzio, lui si mise le mani dietro la nuca e disse:
“Vuoi sapere che cosa vedo io in te?” Beatrice si passò una mano tra i capelli e annuì curiosa.
Così lui si mise a sedere, con le gambe incrociate e si mise a fissarla tanto intensamente da far arrossire la giovane, quell’uomo la metteva a disagio.
“Io vedo una ragazza altrettanto sola che disprezza il genere umano solamente perché non ha mai avuto il coraggio di uscire da queste quattro pareti, vedo una bella ragazza abbandonata da tutto e tutti che crede ancora nei sogni e che aspetta il principe azzurro che la porterà via da questa prigione, vedo una bambina di quindici anni che viene raccolta dalla strada e viene messa tra le braccia di un uomo enorme e crudele che, con la sua barba ispida, le pungeva la pelle e che con le sue mani unte la sporcava, un uomo grezzo e disgustoso che le fece capire cosa c’era di veramente orrendo nel mondo, vedo una giovane che guarda le stelle tutte le notti e che aspetta che qualcosa nella sua vita cambi, vedo una ragazza seduta sulle lenzuola rosse che aspetta che succeda qualcosa, qualunque cosa che non la obblighi a rimanere sola in questa splendida notte di Luna piena...”
Beatrice a quelle parole, inorridita e spaventata, tentò di urlare, ma lui le tappò la bocca con una mano che ardeva più della fiamme dell’Inferno, così lei si ritrasse e lo guardò con occhi supplichevoli.
“Come fate a sapere queste cose? Chi siete?”
“Io so molte cose mia cara...”
“Ma chi diavolo siete voi?” urlò lei ancora paralizzata per la paura.
“L’hai detto mia cara...” silenzio.
Beatrice tremava sul letto mentre lui non la perdeva di vista un secondo attendendo che questo ricominciasse a parlare, ma visto che lei non intendeva dir nulla cominciò lui:
“Sei spaventata?”
“Cambierebbe qualcosa?”
“Mi farebbe divertire di più...”
“Che cosa volete da me?”
“Te l’ho detto, parlare...”
“Perché io?”
“L’hai detto prima, sono solo e voglio parlare con una persona sola che stava aspettando che qualcosa capitasse nella sua vita, ci vedi qualcosa di strano?”
“No..”
“Bene...”
Ricadde il silenzio, poi Beatrice disse:
“Voi mi avete fatto delle domande, ora tocca a me o sbaglio?” l’uomo davanti a lei sorrise contento della sfacciataggine e del coraggio di quella esile creatura.
“Non sbagli mia cara, su forza, chiedimi pure tutto quello che vuoi?”
“Come vi chiamate?”
“Ah, ne ho tanti di nomi, Satana, Diavolo, Belzebù, Demonio, L’Angelo Caduto, Lucifero, Iblis per gli Arabi, Mefistofele, Abraxas..quello che preferisci...”
“Mia nonna ti chiamava sempre Abraxas...”
“Già, hai altre domande?”
“Qual è la tua storia? Tu conosci la mia, giochiamo alla pari...”
“Non ti hanno mai raccontato la mia storia?”
“Si, conosco quella tradizionale, ma tu..avrai da dirmi qualcosa in più no?”
“No, è esattamente così come la raccontano, io ho tradito, io sono stato punito e io mi trovo ad essere il signore degli Inferi, circondato da diavoletti e tutto il resto, con urla e quant’altro, mai letta la Divina Commedia?”
“Qualche passo...”
“Ecco, Dante, durane il suo viaggio, è riuscito a descrivere tutto perfettamente, certo, qualche particolare è di sua invenzione, però su per giù il concetto è quello...”
“Mi stai dicendo che Dante è veramente...?”
“Si certo, ma come ti ho detto qualcosa se l’è proprio inventata, per esempio, ti sembra che io abbia tre facce o che sia immerso nel ghiaccio eterno?” Beatrice non rispose a quella domanda ovvia.
“Tocca a me o sbaglio?”
“Prego...”disse lei.
“Vedi io ho pressoché tutto giù a casa mia, divertimento, grida, fuoco e fiamme, donne e diavoli ma...manca qualcosa vedi...c’è una cosa che non ho mai provato in tutta la mia vita...”
“E sarebbe?” chiese lei incuriosita.
“Vedi, solo la parola mi da fastidio, eppure sono curioso, è quel sentimento che tutti gli uomini sperando di trovare, quel sentimento che spinge gli uomini ad uccidere e a uccidersi, che li obbliga a fare cose insensate e stupide, ma che li rende anche smisuratamente felici...”
“Tu stai parlando dell’amore...” nel sentire quella parola Abraxas si mise una mano in corrispondenza del cuore e gemette.
“Perdonami ma, mi fa un certo effetto sentirla pronunciare...in ogni caso, potresti spiegarmi di che cosa si tratta?”
La ragazza, sentendogli fare quella richiesta, non riuscì a trattenere le risate, si mise una mano sulla bocca e rise per parecchio tempo.
“Che c’è da ridere?” chiese lui inarcando una ci quelle sopracciglia acuminate e nere come la pece.
“Scusami ma tu, tu vieni in un bordello a chiedere a una prostituta che cosa sa dell’amore? Certo che le scegli proprio male le ragazze con cui discorrere di queste cose!” poi soffocò un’altra risata.
“Molto spiritosa...”
“Non ne so nulla dell’amore, si ho letto qualche libro ma io personalmente non ho mai provato qualcosa di simile!”
Lui si passò una mano sul mento liscio e sorrise.
“Peccato, devo proprio aver scelto la persona sbagliata, eppure, mi avevano detto che...”
“Come prego?”
“Beh vedi, prima di scomodarmi e venire fin qui sulla terra tra voi mortali, mi sono un po’informato su di te e mi era sembrato di capire che ti saresti innamorata di qualcuno...”
“Mi dispiace deluderti ma devi aver sbagliato!”
“A quanto pare...”
“Ma perché ti interessa conoscere l’amo...”
“Ti prego!”
“Scusami dimenticavo, quel sentimento?”
“Semplice curiosità, tutti gli uomini che ho incontrato durante la mia lunga vita avevano provato questo sentimento, che fossero stati buoni o meno, farabutti, stupratori, assassini, ladri, prostitute, traditori e traditrici, adulteri, tutti almeno una volta nella loro vita si erano, per così dire, innamorati di qualcosa o di qualcuno...così mi sono chiesto come mai voi umani ricercaste tanto questo sentimento che a quanto pare non solo va fa fare cose assurde ma spesso vi fa anche soffrire più di ogni altra cosa, più di qualunque pena corporale!”
“Mi sono fatta che io questa domanda qualche volta, ma non pensavo che Satana in persona si potesse interessare a certe cose!”
“Stupita vero?” disse lui ridendo. In quell’istante Beatrice colse qualcosa di più che una semplice risata sarcastica, era veramente felice.
“Tu non devi ridere tanto spesso, vero?”
“Beh, se per questo neanche tu!”
“Come siamo permalosi!”
“Già è una mia prerogativa...sai mi sei simpatica, non penso che porterò a termine il mio vero compito questa notte...”
“In che senso scusami?” Abraxas sventolò una mano vicino alla fronte e le fece capire di dimenticarsi della sua frase “d’accordo”
“Dovrò cercare qualcun altro che posso rispondere alla mia domanda”
“Lo avevi già chiesto a qualcuno?”
“Ho fatto diversi tentativi, certo solitamente ne approfittavo quando veniva l’ora di qualcuno che ritenevo potesse rispondermi…”
“In che senso?”
“Diciamo che quando scoccava l’ora per qualcuno che poteva rispondermi mi recavo di persona, conosci il cantante dei Rolling Stones?”
Lei annuì “ecco, speravo che lui potesse rispondermi, ma si è rivelato deludente, così ha riparato facendo un patto con me!”
“Un patto di che genere?”
“Io gli ho allungato la vita e lui ha scritto Symphaty for the Devil, conosci?”
“Una delle mie preferite!” l’uomo sorrise e si sistemò di nuovo le mani bianche e affusolate dietro la nuca.
Beatrice si sedette sule ginocchia e rimase qualche secondo a guardarlo, poi disse:
“Quindi tu saresti venuto fino a qui per...prendermi?” il Diavolo, che aveva chiuso gli occhi, prese un gran respiro e allargò le braccia lungo la testata di velluto del letto.
“Mi hai scoperto...” aprì un occhio e attese, ma visto che non arrivava niente continuò “quindi?”
“Cosa?”
“Beh, solitamente a questo punto le persone cominciano a dare fuori di matto, urlano strepitano, mi supplicano, cominciano a pregare, piangono e chiedono aiuto...”
“Solitamente serve a qualcosa?”
“No, mi irrita solamente di più...”
“Appunto...” si passò una mano tra i capelli e cominciò a giocherellare con le ciocche più lunghe intrecciandole con le dita.
Lui rimase a fissarla per qualche minuto, poi sussurrò:
“Certo questa volta sarà molto più difficile delle altre...” allungò le gambe sul letto e si avvicinò a Beatrice “sul serio mi sei simpatica ma non posso non portare a termine il mio compito... un modo però ci sarebbe...”
“Cioè?” chiese lei speranzosa.
“Potresti vendermi la tua anima...” lei sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
“Che cosa?!”
“Sapevo che non ti sarebbe piaciuta come idea...ma sarebbe l’unico modo per salvarti, almeno per ora...” ricadde il silenzio.
Beatrice pensava e Satana le guardava il viso pallido e truccato.
Rimasero immobili fino a quando lei, on un filo di voce disse:
“Se fossi semplicemente venuto a prendermi, senza parlarmi, ti avrei seguito senza problemi, mi sarei lasciata alle spalle una vita orrenda, ricordi tristi e immagini violente...ma ora...mi hai detto che mi sarei innamorata, che avrei provato il vero amore...mi hai dato una speranza...”
“Beh, non che il mio intento fosse quello sia chiaro, ho una reputazione da difendere!” lei sorrise leggermente e alzò gli occhi.
“Quindi?”
“Cosa?”
“Come si procede per...?”
“Ne sei sicura?”
“Qui l’unico che non vuole fare questa cosa sei tu...che una vocina ti stia dicendo di fare qualcosa di buono, di non estorcere l’anima a una povera ragazza e di lasciarla vivere comunque?”
Lui scoppiò a ridere, poi si passò una mano sul viso e tornò serio sfoderando uno sguardo che avrebbe fatto tremare di terrore chiunque.
“Tu mi conosci troppo poco cara...” lei sorrise “bene, funziona così, tu dovrai darmi o fare la cosa che sai fare meglio e farla per me...donarmi ciò che sai fare meglio...chiaro?”
Beatrice appoggiò il meno sulle ginocchia sistemate contro il petto e chiuse gli occhi mentre sillabava sottovoce qualche parola.
“Che cosa so fare meglio...meglio...azione..cosa so fare?”
Lui rimase a issarla per qualche minuto poi, ad un tratto, la vide illuminarsi e alzare il capo.
“Trovato?”
“Si...non so fare molte cose, ma sicuramente in una eccello...”
“E sarebbe?” chiese senza riuscire a nascondere una nota di malizia nel suo tono basso e grave.
Beatrice non disse nulla, si mise a gattoni e si avvicinò all’uomo davanti a se.
Si avvicinò al suo viso e, chiudendo gli occhi, gli sussurrò nell’orecchio:
“Rilassati...” lui chiuse a sua volta gli occhi e, sorridendo, prese perle spalle la ragazza e lasciò che lei cominciasse a baciargli il collo e a passargli le mani sul petto caldo.
Sorrideva contento, aveva raggiunto il suo scopo ancora una volta.
 
Per la prima volta entrambi, quella notte, provarono qualcosa che non avevano mai provato prima.
In quella notte di Luna piena la loro solitudine svanì tra baci e carezze troppo teneri per essere quelli di una prostituta e di un suo cliente e troppo simili a quelli di due amanti
In una notte, o in quello che rimaneva di quella notte, impararono ad amare.
 
Irrompendo da una piccola fessura tra le pesanti rende della stanza, un lieve raggio di Sole colpì il viso pallido di Beatrice che, sotto le coperte calde del letto, si svegliò e cercò con le mani bianche il petto del suo amante, male sue dita si chiusero sulle lenzuola rosse del letto.
Quasi preoccupata spalancò gli occhi e cercò nella stanza buia il viso bianco dell’uomo con cui aveva passato la notte.
Quando vide la sua figura appoggiata allo stipite della finestra e vide il suo sguardo correre sui tetti della città ancora addormentato, si tranquillizzò.
“L’alba, secoli che non ne vedevo una così bella...”
Beatrice si mise a sedere sul letto e si coprì il petto con le lenzuola, poi disse:
“Tutto bene?” lui sospirò e chiuse gli occhi.
“Non più...devo andarmene...” lei spalancò gli occhi e in un istante tutta la notte prima le passò davanti agli occhi e si ricordò perfettamente ogni dettaglio e ogni parola, quello davanti a lui non era un semplice cliente, era qualcuno che doveva portarla via da quel mondo.
“Come devo..?” lui sorrise della voce preoccupata della ragazza e si girò a guardarla.
“No...tu rimarrai qui...me ne andrò io...” si staccò dallo stipite della porta e si avvicinò al letto, si sedette e guardò negli occhi la fanciulla mentre le passava la mano bianca sul viso “addio mia bella Beatrice...alla prossima...”
“No aspetta io...”
“No! Abbiamo fatto un patto...ci rivedremo te lo prometto, ma ora devo andarmene da solo..” si alzò e si rimise la sua giacca rimasta sulla sedia dalla notte precedente.
Beatrice, preoccupata e triste, sussurrò:
“Dimenticherò tutto?”
Lui si sistemò la giacca nera e le rivolse le spalle.
“Può essere...”
“Non voglio dimenticarmi di questa notte...”
“Addio...”
Non ci furono più né baci né carezze, non ci furono né lacrime ne pianti, solamente uno sguardo triste scambiato poco prima che la porta nera si richiudesse dietro le grandi spalle di quell’uomo che in una notte aveva fatto scoprire, senza saperlo, l’amore a un giovane ragazza.
 
Beatrice rimase seduta su quel letto per ore, temendo di dimenticarsi tutto quello che le era successo.
Attese ad occhi aperti, attese per tutta una vita che l’amore della sua via ritornasse a prenderla, attese sperando di non dimenticare e non dimenticò mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
  
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