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Autore: Agente_speciale_Jessi    03/12/2010    4 recensioni
E' la prima storia che pubblico. Accetto volentieri i commenti e le critiche costruttive. Questa storia parla di un confronto tra Tony e Ziva.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehiii stellee. Eccomi qui..scusate se vi ho fatto aspettare. Grazie per i commenti che lasciate sempre. Mi sciolgo ad ogni parola..spero vi piaccia questo capitolo. Un bacio e un abbraccio forte forte da Jessi..
p.s. Non odiatemi per quello che succederà..
 
Il sole splendeva su Washington quella mattina e il cielo era azzurro come in un giorno d’estate. Quasi non sembrava possibile che fosse pieno inverno. Ma il freddo si faceva sentire e quella era la stagione preferita da Ziva.
Camminavano tenendosi per mano. Lei cercava di cogliere ogni singolo particolare di quella giornata e di quel posto. Amava davvero il parco, anche se ci andava poco.
Gli alberi erano di un verde intenso e molte coppie erano sedute sulle panchine mentre alcuni bambini giocavano sulle giostre. Qualche scoiattolo raccoglieva qualche ghianda.
-Gibbs ci ammazzerebbe se ci vedesse adesso. – disse Tony scherzando.
- Già. Ma lo dovrà sapere prima o poi. – rispose Ziva.
Tony non rispose. Forse non era ancora pronto a dirlo a Gibbs ed era meglio evitare l’argomento, almeno all’inizio.
Lo sguardo di Ziva si fece triste. Era possibile che si volesse tirare indietro?
-Sai, tra un po’ è Natale. Lo passeremo insieme? -  domandò Tony, un po’ per farle tornare il sorriso e un po’ perché lo desiderava. Lo desiderava davvero tanto.
E ci riuscì. Lei gli sorrise e scandì bene il suo si.
-Vieni. Compriamo un po’ di dolci. –
-Tony stai sempre a mangiare schifezze..- disse Ziva. Ma non riuscì neanche a terminare la frase che Tony aveva già comprato dei cioccolatini, qualche caramella, una busta di Marshmallow e una stecca gigante di zucchero filato, ad un chiosco ambulante.
Lei scoppiò a ridere. Era troppo divertente vederlo comportarsi come un bambino ed era bello vederlo felice anche per le cose più stupide.
-Ecco occhioni belli, mangia. Poi vediamo se non ne vorrai altro. – disse Tony, sventolandole lo zucchero filato davanti al viso.
Ziva fece per afferrare quella specie di ovatta rosa davanti a lei ma lui la interruppe.
-Aspetta. Ancora una cosa. – disse, un secondo prima di baciarla.
Il calore delle labbra di Tony sembrò svegliare quelle fredde e intorpidite di Ziva.
Ripresero, poi, a camminare. Lei, mangiando quell’impasto zuccheroso ma tremendamente buono e lui, cercando di afferrare i Marshmallow che lanciava in aria.
-Che c’è? – domandò Tony vedendola fermarsi.
- Ti va di sederci lì? – chiese indicando un albero, accanto ad un laghetto.
Tony annuì e, prendendola per mano, si andarono a sedere sotto un albero, in quell’ angolino che sarebbe stato loro.
Stettero un po’ a parlare e ridere. Risero tanto.
Si stesero l’uno accanto all’altro a cercare di dare una forma a quelle soffici nuvole su nel cielo.
Si baciarono. Si alzarono, si inseguirono e, stanchi, si rigettarono a terra. Di nuovo come prima. 
Tony chiuse gli occhi per un po’.
Lei fece lo stesso, con il viso poggiato sul suo petto. Cercava di ascoltare i battiti del suo cuore.
-Ti amo, incondizionatamente. Potrei stare ore a spiegartelo ma credo che non capiresti. Già, come potrei spiegarti quanto ancora riesci a sorprendermi? Sarebbe impossibile farti capire come mi sento ogni volta che ti vedo così dolce. Quando sento che ogni singolo muscolo si immobilizza mentre mi sei accanto, perché perdo totalmente il controllo. Quando sento il cuore fermarsi ogni volta che ti vedo o quando sento mancarmi il respiro se sei lontano. Oppure spiegarti quanto mi odio per non riuscire a dirtelo. – sussurrò, credendo che lui stesse dormendo.
Tony, invece, aprì gli occhi sentendo quelle dolci parole che mai nessuno gli aveva detto. Nessuno da cui voleva sentirle, almeno.
Sapeva quanto fosse difficile per Ziva dire certe cose e forse era meglio fare finta di dormire, come lei credeva.  Se, magari, le avesse detto di aver sentito, lei si sarebbe chiusa in se stessa come faceva sempre quando qualcuno le entrava dentro, sotto la pelle. Ma lui allora? Anche lei gli era entrata sotto la pelle, la sentiva dentro più di quanto avesse potuto immaginare.  Ziva era l’unica cosa che lo rendeva veramente felice in certi momenti.
La vita è monotona. E il loro lavoro, difficile. Con suo padre aveva un rapporto complicato e Ziva era come un imprevisto, se così lo si poteva definire. Chi avrebbe mai potuto immaginare che si sarebbe innamorato di lei. Chi poteva immaginare che l’avrebbe portata una mattina al parco e l’avrebbe vista come l’unico amore della sua vita.
E lui si sentiva completo con quelle parole. Non importava se Ziva non gliele diceva espressamente.
Dopo pochi minuti fece finta di svegliarsi e abbracciò Ziva. Lei si alzò di scatto dal suo petto e lo baciò.
Si allontanarono, poi, da quel “loro” angolino e ripresero a camminare, con le dita intrecciate.
-Tonyyyy..-
Una voce lontana li interruppe. Entrambi avevano riconosciuto la voce, ma speravano di essersi sbagliati.
Si girarono e alle loro spalle apparve la figura di Jeanne.
Tony, involontariamente, lasciò la mano di Ziva, che fino a qualche secondo prima teneva ben stretta.
Lei, di tutta risposta, non disse niente ma dai suoi occhi si poteva capire tutto ciò che le parole non dicevano.
Tony tratteneva il respiro, in attesa di qualche mortificazione dalla donna che, un tempo che sembrava lontanissimo, aveva amato.
E, invece, niente. Sembrò che tutto ciò che era successo non avesse più importanza. Ma era davvero possibile?
Ziva rimase muta ed immobile, come uno spettatore, di fronte al dialogo tra Tony e Jeanne.
Aveva pensato tantissime volte a cosa sarebbe successo se lei fosse tornata. I suoi più nascosti e tristi pensieri sembravano prendere vita.
La odiava. Vederla lì a guardare Tony come se fosse suo. E pensava di odiare anche lui, nel vederlo così felice. Sorrideva e quegli occhi verdi, in quel momento non la guardavano più. Non come la sera prima, né come quella stessa mattina. Adesso si stavano concentrando su qualcun’altra.
Ziva fece per andarsene quando sentì la mano di Tony fermarla. Bastò, però, una leggera spinta con la spalla per spostarsi e continuare ad allontanarsi. Non riusciva a stare lì ferma a guardarli. Proprio non poteva.
Jeanne continuò ad intrattenere Tony che, invece, voleva andare a fermare Ziva e a chiederle scusa, consapevole di aver sbagliato.
Quando riuscì a congedare quella donna, come mai avrebbe potuto immaginare, corse per raggiungere Ziva che aveva già superato il cancello del parco e imboccato la strada verso il suo appartamento.
Quando la raggiunse, Tony riprese a camminare al suo fianco, in silenzio.
Non dissero una parola finché non arrivarono.
Salirono, persino, le scale senza dirsi niente, senza fare niente.
Ziva sfilò le chiavi dalla tasca e le inserì nella toppa della porta. La girò per tre volte ed entrò.
Si girò, poi, verso Tony e i due si guardarono, dritto negli occhi.
Lui, non aveva mai visto tanto dolore negli occhi di qualcuno. Non voleva ferirla, ma lo aveva fatto ed ora doveva affrontare le conseguenze. Conseguenze che sperava non fossero troppo gravi.
-Mi dispiace.. – sospirò Ziva chiudendo la porta tra loro.
Poggiò, poi, la schiena su quella stessa porta e si lasciò scivolare a terra.
Tony fece lo stesso dall’altro lato.
-Ti prego amore mio, ascoltami. – disse sperando che lei, dall’altro lato, si fermasse a sentire ciò che aveva da dire.
- No Tony, ascoltami tu. – ribatté lei, mentre sentiva le lacrime inondargli gli occhi e rigarle il volto.
- Ti amo, come mai nessuno in tutta la vita. Passavano giorni, mesi, anni ma le cose non cambiavano. Sempre lo stesso problema, sempre la stessa regola che non dovevamo infrangere. Ma cosa dovevo fare per il mio cuore? Si spezzava al solo pensiero di non poterti avere. E vederti lì, seduto alla tua scrivania, e non poter fare niente mentre i tuoi occhi verdi mi facevano perdere in ogni singolo istante, di ogni singolo giorno. Pensare a tutte quelle volte in cui mi mancava poco per dirti tutto, ma alla fine non ci riuscivo mai.
E tutte le volte in cui ti sentivo parlare di lei e desideravo mi guardassi come guardavi lei. Lei non lo notava il tuo sguardo, non si accorgeva della luce nei tuoi occhi e non sentiva il battito del tuo cuore come il suono più bello del mondo. Cavolo. Le cose hanno cominciato ad andare bene quando ci siamo messi insieme. Ed ora, si può desiderare di dimenticare tutto? Si può davvero dimenticare tutto? Fa così paura. Fa dannatamente paura. Sento il cuore lacerarsi nel petto. Odio volerti dimenticare, voler dimenticare il tuo sguardo. Ma forse io non lo voglio dimenticare. Vorrei solo non sentire più tutto questo dolore quando mi sei davanti e anche quando non ci sei.
Ti amo Tony, ma non posso più permettermelo. – aggiunse.
-Perdonami.. – rispose Tony.
- Mi dispiace ma non posso. Non ci riesco. – disse Ziva, prima di alzarsi da quel freddo pavimento  andare in camera da letto, desiderando di dormire. Perché, quando dormiva, era l’unico momento in cui poteva allontanarsi dalla realtà.
Magari i suoi sogni sarebbero stati più felici.
  
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