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Autore: Burdock 95    03/12/2010    1 recensioni
Non riesco più ad aspettare Brotherhood. Così ho deciso di scrivere la mia versione. Spero sia gradita.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Desmond Miles , Ezio Auditore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Desmond si alzò dal letto, dolorante. Aveva sognato.
Tentò di ricordarsi il sogno, ma tutto ciò che gli tornò alla mente furono ricordi sbiaditi di uomini vestititi di bianco con una croce rossa sul petto. E Altair … Altair che uccideva quei Templari.
Perché era Altair, ne era certo. Non era Ezio, ma proprio Altair. Desmond ultimamente stava cominciando a provare una forte ammirazione per quel suo antenato. Ezio era un Assassino migliore, senza dubbio, ma Altair era un uomo migliore.
Si incamminò per il corridoio ed entrò nella stanza dell’Animus. Rebecca stava armeggiando col quadro comandi, Lucy era seduta ad una scrivania a fare qualcosa col computer, Shaun stava svolgendo delle ricerche per aggiornare i database, mentre la Maestra degli Assassini era appoggiata a un pilastro, in attesa di Desmond.
Quando lo vide arrivare esclamò “All’Abstergo ti hanno abituato male. Il mattino ha l’oro in bocca, Desmond.”
L’Assassino americano tentò di ignorare Hajar e si sedette sull’Animus.
Rebecca inizializzò la sequenza genetica e subito Desmond venne catapultato nel corpo di Ezio.
Ezio entrò nel bordello della sua alleata, l’Assassina Beatrice, e si sedette su un divanetto, trovandosi subito circondato da tre belle prostitute.
Subito Beatrice arrivò lì, e si sedette di fianco a lui. I suoi capelli biondi ondeggiarono, e parlò ad Ezio con la sua solita voce sensuale.
“Benvenuto, Ezio. Cosa ti serve da me ques’t oggi?” “Non compagnia, se è questo che speri.”
“Come sei freddo, ultimamente. Bhe, dimmi come posso aiutarti e vedrò di fare il possibile.”
“Ho assassinato Ferdinando II, re di Napoli, ma penso che Cesare lo farà sostituire ben presto. Sai qualcosa su chi possa essere il suo successore?”
“Si. Ultimamente una delle guardie viene qui spesso e proprio ieri, dopo aver bevuto, ha parlato di un certo Ezio che aveva ammazzato Ferdinando, ma che non c’era da preoccuparsi perché suo zio, Federico di Napoli, ne avrebbe presto preso il posto e arriverà tra due giorni. Non c’è che dire, Ezio: la tua azione omicida ha attirato l’attenzione di tutti, perfino del clero.”
“Il clero è comandato dal Papa Rodrigo Borgia, mi sembra scontato che io ne abbia attirato l’attenzione. Dopotutto l’ho preso a calci nel didietro nella cripta della cappella sistina.”
“E avresti dovuto ammazzarlo.”
“Hai ragione. Forse avrei dovuto.”
“Non rammaricarti di ciò, Ezio, Cesare era già nato e sarebbe diventato grande. Sarebbe stato comunque una spina nel fianco.” fece una voce dall’oscurità della sala accanto.
Ezio sorrise, rispondendogli: “Benvenuto, fratello. Come ti va la vita, vecchio fossile?”
L’interlocutore di Ezio uscì dall’oscurità e si mostrò: era alto e prestante, con occhi freddi e indagatori, la mano sinistra stretta sull’elsa della spada, e lineamenti duri.
“Passi dal chiamarmi fratello a vecchio fossile. Sei incoerente, oltre che irrispettoso.”
L’uomo che stava parlando con l’Assassino altri non era che Diego, il capo della Gilda dei Ladri di Roma.
“Sono io il Maestro, però, caro mio.”
Diego ignorò il commento dell’Assassino, porgendogli invece una busta bianca.
“Cos’è?”
“Una lettera. Federico ha le spalle coperte da quattro Templari. Dovrai eliminarli se vuoi colpirlo. In quella lettera è spiegato tutto di loro.”
“Quali sono i loro nomi?”
“Ramon, Manuel, Alejandro e Lorenzo De La Vega. Sono quattro fratelli, appena venuti qui dalla Spagna.”
Ezio aprì la busta e lesse. Ora sapeva cosa fare nei due giorni che seguivano.
Ezio, uscito dal bordello, si recò nel centro città in cerca del suo primo bersaglio: Alejandro De La Vega.
L’Assassino perscorse le vie di Roma e arrivò davanti a una grande dimora, sul cancello vi era scritto “Don Alejandro De La Vega, nobiluomo Spagnolo. Inchinatevi, villici.”
“Decisamente uno a cui piace stare a contatto col popolo.” sussurrò ironicamente Ezio.
Si allontanò leggermente e prese la rincorsa, per poi balzare oltre il cancello con un salto. Subito tre guardie armate gli furono appresso, puntandogli contro l’alabarda e le due spade.
“Questa zona è interdetta. Esci subito o riceverai una risposta a mano armata.” gli intimò una delle guardie, quello con l’alabarda. Ezio sorrise e, usando le due lame celate, uccise i due con la spada conficcandogliele nel petto. Quello con l’alabarda tentò di colpirlo, ma Ezio scartò di lato e lo atterrò con un pugno. Quando esso si fu rialzato, Ezio gli piantò la lama celata nella gola.
Lasciando cadere il cadavere, Ezio si infiltrò nella villa.
L’Assassino si nascose in un carretto di fieno e lasciò passare le guardie di ronda, per poi uscire e raggiungere l’ufficio di Alejandro. Come previsto, era vuoto.
Ezio si appostò dietro la porta, e aspettò. Quando Alejandro fu entrato all’interno, l’Assassino lo finì con la lama celata. Estrasse la spada e si liberò in battaglia di due guardie, per poi venire assalito da altre quattro. Ne uccise tre con un affondo a testa, ma l’ultimo avversario lo sorprese e lo ferì di striscio a un fianco.
Il nemico tentò nuovamente di colpire, ma Ezio stavolta schivò il colpo e gli recise la giugulare con un fendente.
Scappò via, seminando le altre guardie, e si mimetizzò tra la folla, per poi recarsi verso la sua prossima vittima.
Ramon e Manuel erano in piazza, a tenere un discorso. Ezio si occultò tra la folla e attese. Ben presto due Assassini gli si avvicinarono. Uno di loro era Francesco, l’altro invece era un nuovo apprendista reclutato recentemente da Beatrice. Arrivarono presso a lui e Francesco gli disse: “Maestro, ha già qualche idea su come agire?” Ezio annuì, e sorrise, dicendo “Francesco, porta con te l’apprenista e fingi di voler fare un incursione al posto di guardia a nord. Le guardie papali dovranno andare a controllare e i due De La Vega saranno un bersaglio facile.”
I due Assassini annuirono convinti, e si recarono verso l’avamposto nord. Ezio aspettò che i suoi due seguaci cominciassero l’attacco, preparandosi in tanto alla battaglia. Il rumore di lotta giunse ben presto alla piazza, e la maggior parte delle guardie papali dovette intervenire. Una guardia papale e dieci soldati però rimasero lì.
Ezio si avvicinò e con le lame celate uccise due avversari, per poi estrarre rapido due pugnali che lanciò nel petto di altri due. Quattro guardie erano già morte: ne rimanevano solo sei, più quella papale. I sei soldati estrasseo le armi e gli furono addosso, ma Ezio era pronto. Schivò un fendente e finì l’aggressore con la lama celata, per poi disarmare un altro avversario e ucciderlo con la sua stessa arma. Fece roteare la spada appena aquisita e la lanciò, uccidendo un altro nemico. Ezio estrasse la spada e gi scagliò sugli ultimi tre: il primo lo finì con un rapido affondo, mentre attese gli attacchi degli altri due. Schivò tre colpi, per poi eseguire un contrattacco, lasciando un solo avversario. L’ultima guardia lasciò cadere l’arma e fuggì. L’Assassino guardò l’ultimo nemico che gli si palesava di fronte, la guardia papale. Essa, da sotto la sua maschera dorata, ghignò, cosa che Ezio non potè notare. L’avversario sguainò una spada lunga e si preparò allo scontro. Ezio balzò in avanti e tentò di colpire la guardia, ma esso schivò il colpo e ferì Ezio alla spalla sinistra con un fendentre.
Ezio schivò sei colpi e cercò di attaccare, ma i suoi attacchi fallirono tutti. Dopo aver combattuto strenuamente, Ezio si lasciò cadere a terra. Il nemico gli fu sopra ma l’Assassino, rapidissimo, gli piantò la lama celata nelgli attributi. Il soldato cadde in ginocchio, e Ezio gli tagliò la gola con la spada.
L’Assassino, trionfante, alzò lo sguardo, ma subito Ramon gli fu appresso “Muori, Assassino!” gli urlò.
Ezio schivò miracolosamente il colpo, per poi disarmare rapidamente l’avversario. Bloccò Ramon e lo finì utilizzando la piccola pistola.
Cercò Manuel, ma sembrava sparito. Girò un po’ per la piazza, spaesato, quando, preso da una brutta sensazione, si girò di scatto, ritrovandosi a un millimetro dalla canna di un fucile, tenuta in mano proprio dal suo bersaglio.
“Cosa pensavi di farmi, bastardo? Ora ti tengo, maledetto Assassino!” gli gridò.
Ezio era certo di essere spacciato, quando Manuel cadde a terra, morto. Aveva un pugnale nella schiena. Ezio, confuso alzò lo sguardo, certo di trovarsi davanti Francesco o l’apprendista. Ma si sbagliava.
Davanti a lui c’era Leonardo.
“Leonardo, amico mio! Non sai come sono contento di vederti!” esclamò, al settimo cielo.
Leonardo lo abbracciò “La cosa è reciproca, Ezio, amico mio, e non avrei mai immaginato che un giorno ti avrei salvato la vita.”
“Cosa ci fai qui a Roma?”
“Cesare Borgia mi costringe a lovorare per lui, inventando macchine da guerra. Mi diaspiace, Ezio, ma non potevo rifiutare, o mi avrebbe ucciso.”
“Non temere, Leonardo, capisco le tue motivazioni.”
“Ho costruito per Cesare una macchina da guerra chiamata carro armato. L’ho costruita personalmente, mentre venivo controllato da uno dei suoi uomini.”
“Sento che stai per chiedermi un favore. Avanti, spara.”
“Se uccidi il supervisore, bruci i progetti e fai a pezzi il prototipo, Cesare perderà il suo nuovo giocattolo.”
“Ok, Leonardo. Sai dirmi il nome del supervisore?”
“Certo, è Lorenzo De La Vega, uno dei Templari al soldo dei Borgia.”
Ezio sorrise: ecco come fare due lavori in uno.
“Va bene, allora vado. Ci vediamo, Leonardo.”
“Aspetta, Ezio. Ho un regalo per te ...”
E detto ciò estrasse un foglio.
“L’ho ridisegnato non molto tempo fa. È uno dei progetti del Codice. Da quel che ho capito, all’attacco a Monteriggioni hai perso tutto, tranne la doppia lama celata.”
“Sì, e allora?”
“Bhe, posso darti la possibilità di avvelenare la lama celata.”
“Davvero?”
Leonardo annuì.
“Sì, però c’è un piccolo problema: Cesare non mi paga granch’è. Se vuoidelle invenzioni, le dovrai pagare.” Ezio sospirò, e tirò fuori 500 fiorini dal proprio sacchetto delle monete.
“Bastano?” chiese.
Leonardo annuì e prese il denaro.
“Aspettami qui, tornerò a breve.” disse l’inventore, per poi allontanarsi.
Ezio rimase immobile per ventiquattro ore, quando finalmente vide Leonardo tornare.
“Eccomi qua.”
Ezio sorrise: ora aveva anche la possibilità di avvelenare i nemici.
Si congedò da Leonardo e si diresse verso una torre dei Borgia che si trovava lì vicino.
Subito otto guardie lo attaccarono per essere entrato in una zona interdetta, ma l’Auditore le uccise tutte con una rapidità e con una maestria strepitose.
Salì sulla torre, e su essa trovò il suo Capitano.
Il Capitano tentò di colpirlo con un affondo del suo stocco veneziano, ma Ezio lo schivò abilmente e gli sferrò un potente calcio nei testicoli. Lo disarmò e lo ferì al petto, per poi afferrargli la gola.
“Adesso dimmi tutto ciò che sai, o anziché tagliarti la gola ti ucciderò in un modo talmente doloroso che perfino tua madre stenterebbe a riconoscerti, dopo.” sibilò crudele Ezio.
Il Capitano si mise a piagnucolare e ad implorare per la propria vita. Dopo un po’ di resitenza iniziale, gli rivelò dov’era il prototipo del carro armato, dov’era Lorenzo De La Vega e dov’erano i progetti della macchina da guerra.
Ottenute le informazioni che stava cercando, Ezio gli tagliò la gola: aveva perso fin troppo tempo con quel pezzente. Lasciò cadere il cadavere, e poi diede fuoco alla torre. Si gettò giù e atterrò tra la paglia, grazie al suo salto della fede.
Uscì dalla paglia, ma un grido gli fece gelare il sangue nelle vene: “Ezio Auditore, ti dichiaro in arresto per i crimini contro i Borgia. Non opporre resistenza.”
Ezio si girò di scatto, con la mano stretta sull’elsa della spada, ma ciò che vide lo lasciò attonito.
Desmond si alzò di scatto, la sensazione di paura di Ezio gli vibrava per tutta l’anima.
“Desmond, tutto bene?” gli fece Lucy.
“Mi sento strano. Ezio ha riconosciuto l’uomo che lo ha dichiarato in arresto, ma io non ho fatto in tempo a vedergli il volto.” rispose l’Assassino Americano.
“Sai chi potesse essere?” gli chiese Rebecca.
“No, non ne ho la più vaga idea. Shaun?” fece Desmond.
“Bho. Probabilmente un traditore, per suscitare quella sensazione ad Ezio, qualcuno che gli era amico, ma che poi si è schierato coi Templari.” rispose lo storico.
“Poco importa.” la voce di Hajar interruppe la conversazione. “Ciò che davvero conta è che per ora i Templari non sanno dove sia il Frutto dell’Eden.”
“Nemmeno noi, però.” replicò Lucy.
“Non usare un tono irriverente con me, Lucy, sai bene come tratto gli insubordinati.”
Sapendo quanto può essere fantasioso un Assassino in fatto di versare sangue, Lucy evitò di dare motivo alla Maestra dell’ordine per nuocerle.
“Ora andiamo tutti a dormire, ne abbiamo bisogno.” concluse Hajar.


  
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