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Autore: WillowG    04/12/2010    1 recensioni
Attaccata in anticipo dall'atmosfera natalizia, ecco una versione di "Canto di Natale" con i Saiyuki boys e i miei personaggi de "La chiave dei mondi". Chiedo umilmente scusa a Charles Dickens. Rating giallo per sicurezza.
Genere: Commedia, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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cp3  Avviso: in questo capitolo Sanzo può apparire un po’ OOC, ma è al fine di mantenere un minimo di coerenza con la storia originale di Dickens. Ho fatto molti cambiamenti, interpretando a mio gusto la vicenda, anche per dare un po’ più di spessore. Spero che questi stravolgimenti piacciano … leggete e commentate, grazie!

-Capitolo 3-

Lo Spirito del Passato.

 Le braci del camino erano ancora rosso vivo, quando la pendola batté l’ora. Sanzo era ancora in un men che pacifico sonno. Il ricordo della visita di Hazel e Goto, e tutti gli interrogativi che si portava dietro, non lo lasciava neppure tra le braccia di Morfeo. Con un lieve cigolio, la finestra si aprì, lasciando entrare quello che, inizialmente, poteva sembrare un piccolo vortice di fiocchi di neve. Ma da quegli stessi fiocchi, in un bagliore di luce argentea, comparve la figura di un bambino.
 Sanzo, svegliato dall’improvviso spiffero gelido, aprì infastidito le coltri del baldacchino, bestemmiando sottovoce. Non aveva ancora posato piede sul pavimento, quando il suo sguardo fu catturato dalla figura luminosa. Il bambino, dieci anni al massimo, lo stava fissando con un sorriso divertito sulle labbra.
 -Ciao!- Salutò il piccolo, alzando una mano ingioiellato. Indossava abiti larghi e candidi, dal taglio orientale, con particolari blu e oro. I capelli erano argentei, e i grandi occhi erano color dell’oro. Uno strano simbolo blu era evidente sulla fronte, quasi nascosto da una corona di vischio, le cui bacche biancastre facevano a gara con la pelle diafana del ragazzino a chi era più chiaro.
 Nonostante la luminosità dell’apparizione, Sanzo capì subito che non si trattava di uno spettro come Hazel e Goto. Il corpo del giovane, infatti, nonostante fosse tutt’altro che naturale, non era semitrasparente. Etereo, certo, ma estremamente solido, palpabile.
 -Tu … chi sei?- Riuscì solo a domandare, Scrooge, quando le sue corde vocali ripresero a funzionare. Il bambino sorrise, divertito.
 -Sono il primo dei tre Spiriti mandati a farti visita questa notte, Ebenzer!-
 -Conosci il mio nome?-
 -Certo!- Rise il piccolo. -Tu non puoi saperlo, perché i mortali di solito non possono vedere noi Spiriti. Ma noi ci siamo già incontrati. Anzi, ci incontriamo ogni anno, ogni volta che un Natale arriva alla fine.-
 -Cosa!?-
 -Vedi, Ebenezer.- Fece il piccolo, sedendosi sul letto accanto al biondo. -Io sono lo Spirito dei Natali Passati. Conosco ogni cosa di te.- Sanzo emise un lieve ringhio, cercando si allontananrsi dal piccolo sedutosi accanto a lui.
 -Sarai invisibile ai mortali, ma al momento sei un po’ troppo visibile per i miei gusti …-
 -Questa notte è un’occasione speciale. Dovresti essere lusingato!- Rise lo Spirito, puntandogli il dito sul naso. Sanzo si scostò con un ringhio, infastidito da tanta confidenza. Poi però fissò meglio il bambino.
 -Per essere uno Spirito del passato sei … come posso dire … un po’ giovane, mi pare. Sei solo un moccioso. Come diavolo puoi sapere tante cose di me, se mi arrivi appena alla cintura?- Il viso sorridente si trasformò in un broncio arrabbiato, mentre lo Spirito si alzava in piedi sul letto, per meglio fissare negli occhi il suo interlocutore.
 -Sei proprio un antipatico! Tanto per cominciare, ho quasi millenovecento anni, e sappi che se il valore di una persona si misurasse dall’altezza e dall‘aspetto, tu non saresti neanche al pari di uno scarafaggio!-
 -Prova a ripeterlo, moccioso, e vedi le sculacciate che ti do … Hey!!! Che diavolo stai facendo?!? Lasciami subito!!!- Il bambino aveva afferrato per un braccio il biondo, e stava trascinando verso la finestra. Con un moto di sorpresa e spavento, Sanzo si rese conto di non riuscire a liberarsi dalla stretta dello Spirito, che lo trascinò senza apparente sforzo fino alla finestra, che si spalancò in un soffio di vento e neve.
 -Andiamo.- Disse il bambino. -Non abbiamo molto tempo. E ci sono parecchie cose che devo mostrarti, Ebenezer.-
 -D … dalla finestra?!- Domandò il biondo, osservando titubante la notte scura. Uno spiffero gelido lo fece avvolgere di più nella vestaglia da notte. Il ragazzino annuì.
 -Vieni, presto! Non abbiamo molto tempo!- Lo incitò, salendo sul davanzale e trascinandosi dietro il tirchio, che cercò di opporre resistenza con tutte le sue forze.
 -È una pazzia! Non posso mica volare! Mi sfracellerei al suolo come un pomodoro maturo!!!-
 -Non devi preoccuparti per questo. Basterà che tu mi resti aggrappato, e non cadrai.- Lo rassicurò il piccolo, porgendogli la piccola mano candida. Cosa gli fosse preso per credere a quello strano marmocchio, neppure in seguito Scrooge avrebbe saputo dirlo. Ma con un sospiro, strinse la mano che gli veniva porta. Se ne pentì quasi subito. Un vento freddo e spaventoso parve quasi esplodere da fuori, Sanzo sentì il corpo sollevarsi, mentre teneva gli occhi chiusi per la pressione del vento, gelido e implacabile, i fiocchi di neve come proiettili ghiacciati sulla pelle, mentre lo stomaco sembrava essere diventato un vortice, dove i resti della cena venivano centrifugati a velocità folle. Non seppe per quanto tempo questa sensazione durò. Ore, o pochi secondi. Sapeva solo che la sua mano stringeva con così tanta forza quella dello Spirito che, se fosse stata quella di un normale bambino, l’avrebbe già spezzata.
 -Puoi anche aprire gli occhi, sai?- La voce del piccolo dagli occhi dorati era divertita. Sanzo ringhiò appena, seccato che una persona, anche se solo all’apparenza, tanto più giovane di lui, lo trattasse come un moccioso spaventato. Ciononostante, obbedì. E la vista gli tolse quel poco fiato che gli era rimasto: la città si estendeva sotto i suoi piedi. I tetti candidi, ricoperti di neve, apparivano come una distesa di dune candide. I lampioni e le poche finestre illuminate parevano tanti piccoli fari nell’apparentemente sterminato dedalo di vie e viuzze. Mai, in vita sua, Scrooge aveva visto uno spettacolo simile. Ancora sconcertato dall’insolita prospettiva della città, si avvide a malapena della piccola bufera verso cui lo Spirito li stava dirigendo.
 Il paesaggio cambiò in modo repentino, ma al biondo non era sconosciuto. Un grande casale affiancato da una chiesa erano sotto di loro. Delicatamente, il bambino fece scendere sul terreno Sanzo, che però non ebbe neppure in sé la forza di lamentarsi per la neve fredda in cui aveva affondato i piedi, vestiti solo di ciabatte di lana. Quel luogo aveva tanti, troppi ricordi, per pensare a certi particolari.
 -Conosci questo posto, vero, Ebenzer?-
 -Eccome.- Annuì Sanzo, gli occhi violetti che riconoscevano ogni pietra degli edifici. -Questo è il collegio che frequentavo da ragazzo. Quando era un moccioso come te.-
 -Non sono un moccioso! Sappi che ho quasi millenovecento anni!!!-
 -Difficile crederlo.-
 -Come è difficile credere al fatto che ti trovi in un posto che non esiste più? Questo collegio è stato trasferito quasi cinque anni fa, perché la struttura risultava troppo decadente.- E per enfatizzare le proprie parole, il ragazzino indicò con un cenno della mano un gruppo di studenti uscire dal grande edificio correndo, lasciandosi dietro una scia di risa. Scrooge conosceva il nome di ognuno di loro.
 -Devo ammetterlo, hai centrato il punto, moccioso.-
 -Smettila di chiamarmi così!- Ringhiò, risentito. Sanzo sbuffò, seccato. Una vena in rilievo sula tempia.
 -E come devo chiamarti? Spirito moccioso?-
 -Spirito dei Natali Passati sarebbe più corretto, ma dato che la tua testa non sembra registrare certi concetti, puoi anche chiamarmi Nataku.- Il sopracciglio perennemente aggrottato di Sanzo ebbe un lieve tic. Il nome dello Spirito non gli era nuovo … ma quando e dove lo avrebbe sentito? La realizzazione lo colpì come una secchiata d’acqua gelida.
 -Nataku? Non … non sarai mica … l’amico invisibile di Goku!-
 -Indovinato!- Rise lo Spirito, la cui espressione felice fece quasi cadere all’indietro il biondo, tanta la sorpresa di averci azzeccato. Sempre ridacchiando, il piccolo decise di dargli una veloce spiegazione. -Molto spesso, i bambini hanno la facoltà di vedere noi Spiriti. Perché al contrario degli adulti, non si chiudono tra le barriere della ragione. Goku, poi, ha una sensibilità enorme, e riesce addirittura a comunicare con me. Devo ammettere che la cosa mi ha stupito non poco, il primo Natale in cui l’ho incontrato … da allora, ogni Natale cerco di fargli una visita.-
 -Quella Scimmia … sapevo che saprebbe fare amicizia con chiunque … ma questa ….- Borbottò Sanzo, passandosi una mano sul volto. Nataku lo rimbeccò subito.
 -Dovresti prendere esempio da lui! Essere un pochino più amichevole avrebbe risparmiato a me e te tutta questa perdita di tempo dietro ai tuoi ricordi! A quest’ora potrei essere a divertirmi con Goku, invece che stare qui!- Un‘ombra passò sugli occhi dorati. -Dovrei essere a sfruttare ogni momento che mi resta con lui. Come è nella natura delle cose, sta crescendo, e presto non sarà più un ragazzino. Presto sarà adulto. E temo che smetterà di vedermi …-
 -Conoscendo lo stato di perenne mocciosità della scimmia, dubito fortemente.- Sbuffò il biondo, rimpiangendo di non aver neppure una sigaretta nelle tasche della vestaglia. Sorprendentemente una risata uscì fuori dallo Spirito.
 -Su questo hai ragione! Ora però andiamo. C’è un valido motivo per cui ti ho portato qui …- E, sempre senza perdere il sorriso, Nataku guidò Ebenezer all’interno dell’edificio, nelle classi. Il giovane uomo si trovò suo malgrado, ad ammirare ogni incrostatura dell’intonaco, ogni riga sul vecchio pavimento, ogni scarabocchio sui muri. Ogni cosa, esattamente come la ricordava. Familiare, eppure estranea, proprio perché immutata rispetto a quando frequentava quel luogo. Arrivati ad una grande aula, però, Scrooge sentì il proprio fiato prendersi una vacanza. Nell’angolo più estremo della stanza, seduto ad un banco semiscassato, stava nientemeno che la sua versione ringiovanita.
 -Riconosci quel ragazzo, Ebenezer?- Chiese lo Spirito, solo apparentemente ignorante. Sanzo deglutì a vuoto un paio di volte.
 -Quello … quello sono io da ragazzo …- Titubante, si avvicinò al giovane sé stesso, indeciso su come comportarsi.
 -Egli non può sentirti.- Lo avvertì Nataku. -Tutto ciò che vedi è solo un ricordo del tuo passato. Nulla di ciò che farai potrà influenzare ciò che è stato.- Sanzo annuì, assente. Gli occhi violetti fissi sul ragazzino biondo chino sui libri, sordo alle grida e alle risate dei coetanei che giocavano appena fuori le mura del collegio.
 -Oh, ecco dov’eri.- Il profondo baritono fece voltare tutti, ombre del passato e non. Un uomo anziano stava sulla porta, il volto dall’aria severa, e gli abiti sporchi di gesso. Lo Scrooge del presente rimase a bocca aperta, mentre quello del passato emise uno sbuffo annoiato.
 -Lo consoci?- Chiese Nataku, sinceramente curioso. Il biondo annuì.
 -Bruno Martelli! Il mio vecchio maestro …-
 -Cosa vuoi, vecchiaccio?- Ringhiò il giovane Ebenzer. Una vena andò a gonfiarsi sulla tempia dell’anziano maestro.
 -A chi hai dato del vecchio, moccioso?-
 -A te, vecchio rimbambito!-
 -TE LO DO’ IO IL RIMBAMBITO MALEDETTO MOCCIOSO!!!- Ululò l’uomo, tirando fuori un ventaglio di carta da chissà dove, e menando fendenti al capo del ragazzino, che però continuava a lanciare epiteti all’insegnante. Sia lo Spirito che Scrooge fecero un balzo all’indietro, presi alla sprovvista.
 -Ora capisco questo lato della tua personalità dove l’hai preso …- Commentò, sarcastico ma non troppo il ragazzino dagli occhi dorati. Per tutta risposta, il biondo emise un ringhio.
 -Un’altra parola e ti ammazzo …- Nel frattempo, allievo e maestro avevano abbassato le armi, e si stavano fissando in cagnesco, ansimando leggermente. Poi, con uno sbuffo rassegnato, Bruno si sedette su una sedia.
 -La solita peste!- E, asciugandosi il sudore dalla fronte, fissò negli occhi il giovane. -Allora? Perché non sei già fuori come i tuoi compagni? Le lezioni sono finite. È Natale.-
 -Io odio il Natale! AHIO!!!- Neppure il tempo di terminare la frase, che il ventaglio era già andato, per l’ennesima volta, a battere contro la testa bionda.
 -Non dire scempiaggini! Tutti amano il Natale.- Ringhiò il vecchio. Ma poi il viso rugoso prese un’espressione impercettibilmente più dolce. -Tuo padre non verrà a prenderti neppure quest’anno?- Il silenzio del giovane Ebenezer fu una risposta più che sufficiente. Bruno si lasciò scappare un sospiro, tra l’esasperato e il rassegnato. Evidentemente non si aspettava altro. Ma l’atmosfera natalizia gli aveva fatto sperare che le cose andassero diversamente. Nataku si rivolse al Sanzo adulto, ma senza staccare gli occhi dai ricordi del passato.
 -Tuo padre non ti portava mai a casa, per le feste?-
 -No, lui … era un uomo molto impegnato.- Rispose Sanzo, anch’egli senza staccare lo sguardo dai suoi ricordi. Se qualcuno avesse guardato in quelle iridi violette, di solito così fredde e impietose, vi avrebbe visto l’ombra di lacrime di dolore tante volte soppresse. Martelli intanto aveva ripreso a parlare.
 -Allora, questo è ancora più urgente.- Il giovane Sanzo piegò la testa da una parte, curioso, mentre l’insegnate estraeva un pacchetto dalla tasca interna della giacca e glielo porgeva. -Buon Natale ragazzo. Per farmi dannare dieci volte di più di tutti i tuoi colleghi messi insieme, e per essere il mio migliore studente.- Gli occhi ametista si spalancarono a dismisura, mentre il ragazzino afferrava, con mani tremanti, il dono. Deglutendo appena, lanciò un’occhiata timida timida al vecchio, che esplose con una risata. L‘espressione dipinta sul viso del suo studente estranea rispetto al broncio che vestiva quotidianamente. -Che aspetti? Aprilo!- Sanzo non perse tempo a stracciare l’involucro di carta, per una volta, felice come ogni ragazzino della sua età. E quando vide ciò che nascondeva, i grandi occhi viola parvero aumentare dimensione del doppio, mentre la voce spariva. Un ventaglio di carta, molto simile a quello del suo maestro, a cui era attaccato un bigliettino: “Da usare sulle teste calde!“. Forse avrebbe anche trovato il fiato di dire qualcosa, ma una nuova voce attirò l’attenzione di tutti i presenti.
 -Koryu!- Una ragazzina, di solo qualche anno più grande di Sanzo, stava sulla soglia della porta. I lunghi capelli neri raccolti in cima al capo in due lunghe e sottili trecce, le guance rosse e il fiato corto per la corsa appena fatta. Stavolta Nataku si voltò verso Scrooge.
 -Koryu?!-
 -Il mio nome di battesimo.- Borbottò il biondo, nascondendo il volto dietro una mano, visibilmente imbarazzato. Il ragazzino dai capelli argentei fece un sorrisone enorme.
 -Che nome tenero!-
 -Un’altra parola e ti ammazzo, Spirito o non Spirito!!!- Ruggì il biondo, iridi fiammeggianti e vene in rilievo sulle tempie. Nataku sorrise solo più apertamente, per nulla intimidito. Intanto, la ragazza aveva raggiunto allievo e maestro, e aveva abbracciato con forza il biondino.
-Koryu! Ti ho cercato dappertutto! Questo posto è enorme, pensavo di dover mettere i manifesti per trovarti!- Lo Scrooge adulto rispose alla domanda dello Spirito prima che questi la facesse.
 -È mia cugina, Yahonne. L’unica persona, oltre al maestro Martelli, che si prendeva la briga di pensare a me.-
 -Una ragazza davvero dolce.- Commentò lo Spirito. Il biondo annuì.
 -Eccome. Non credo di aver mai più conosciuto qualcuno così. Era davvero speciale.-
 -Parli di lei al passato. Perché?-
 -Non c’è più. Un giorno è uscita col calesse a fare spese in paese. La sera, i cavalli sono tornati soli. Niente calesse, e niente Yahonne.- Un sospiro, mentre il dolore veniva risvegliato dai ricordi. -Il calesse venne ritrovato il giorno dopo. Nel bosco. Una ruota si era rotta, e si era rovesciato. Ma di mia cugina non c’era traccia.-
 -Mi spiace.-
 -Forse l’hanno aggredita i lupi, o i banditi. Nel corso degli anni, ho imparato a sperare che siano stati i lupi.- Lo Spirito bambino annuì in silenzio. Per quanto feroce, una bestia non era mai in grado di essere crudele come un essere umano.
 -Se non sbaglio ha dei parenti ancora in vita.-
 -Sì, è così. E uno lo conosci bene anche tu.- Uno sbuffo annoiato scappò dalle labbra del biondino, decisamente stufo dell’interrogatorio. Lo Spirito parve non farci caso, mentre continuava ad osservare le ombre del passato.
 -Già. Goku mi ha parlato molto di lei.-
 -Se tutte queste cose le sai già, perché me le fai dire?!- Ringhiò Sanzo, ora decisamente scocciato. Nataku fece un’alzata di spalle, del tutto indifferente allo stato d’animo dell’uomo.
 -Perché mi piace sentirtele raccontare, e perché così sei costretto a ricordarle, e a pensarci su.- Rispose il piccolo, con un tono che avrebbe fatto l’invidia di Bruno. Sanzo sbuffò come una serie di borbottii un po’ troppo simili a bestemmie, inferocito come un toro alla corrida. Intanto, le ombre del passato continuavano a parale re tra loro.
 -Y … Yahonne? Che ci fai qui?- Biascicò il giovane Scrooge, una volta liberatosi dall’abbraccio di saluto della cugina, tanto stupito quanto felice di vederla.
 -Ti porto a casa!- Rispose la ragazza, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. -Mamma ha parlato con tuo padre, e ci ha dato il permesso di portarti da noi per le feste! Goku e Gojyo non vedono l’ora che arrivi!-
 -Sì, certo come no … scommetto che il kappa e la scimmia stanno facendo i salti di gioia …-
 -Oh, piantala! Tanto, anche se litigate tutto il giorno, lo so che vi volete bene!- Sbuffò la morettina, per poi avvinghiarsi al braccio del cugino e trascinarlo via quasi di peso. Bruno, da parte sua, se la rideva di gusto, salutando il suo allievo.
 -Buon Natale, ragazzo!- Per una volta, Sanzo sorrise apertamente.
 -Io … buon Natale anche a te, Vecchiaccio! E grazie!- E ridendo, corse fuori con la cugina, sventolando il suo ventaglio nuovo di zecca, che non vedeva l’ora di provare sulla testa del suo cugino-kappa …
 -Bene.- Nataku batté le mani. -È ora di passare ad un altro Natale. Uno davvero speciale.- E, senza dare modo di protestare al suo incarico, lo Spirito afferrò il biondo per un braccio, e in men che non si dica, erano di nuovo in volo. Sanzo non seppe mai come o quando erano usciti dall’aula, e ancora meno dall’edificio. Sapeva solo che, in qualche modo, il soffitto si era come volatilizzato, ed erano di nuovo a volare in cielo, tra i comignoli fumanti e i larghi fiocchi di neve. Viaggiarono così per un po’, difficile dire se per ore o per minuti, ma alla fine atterrarono davanti ad un edificio in mattoni, il cui piano terra era illuminato a festa. La grande insegna all’entrata diceva chiaramente che in realtà, nonostante la musica e le decorazioni, l’ambiente era in realtà una bottega. Se Scrooge era rimasto allibito nel ritrovare il collegio in cui aveva passato l’infanzia, trovarsi in quel luogo era qualcosa di sconvolgente.
 -La … la bottega di Mastro Huoshi!!!- Esclamò, dirigendosi subito all’interno, senza neppure aspettare Nataku.
 -Hey! Aspettami!!!- Sanzo era già all’interno della bottega, intento a cercare tra la piccola folla festosa che si stava radunando nel locale. Quella che per tutto l’anno era stata una bottega delle più fornite della città, era stata svuotata, per far posto a luci e decorazioni, e ad un enorme albero riccamente decorato. E fu accanto a tale albero che lo Spirito raggiunse Scrooge, ansimando.
 -Non pensavo che gli Spiriti potessero avere il fiatone …- Il commento venne premiato con un’occhiata assassina delle iridi dorate del ragazzino.
 -Non è colpa mia se ho le gambe corte! Sono pur sempre un bambino!-
 -Mi sembra che tu sei un bambino solo quando ti viene bene …- Sibilò il biondo, riprendendo a guardarsi intorno. In un angolo, un violinista stava preparando il suo strumento, assieme ad altri musicisti. Molte persone si stavano radunando a coppie, segno che presto sarebbero partite le danze.
 -Cerchi qualcuno in particolare?- Domandò Nataku, sorridendo malizioso.
 -Guarda che ormai ho capito il gioco.- Sbuffò il biondino, senza interrompere la sua ricerca visiva. -Da qualche parte devo esserci io, e tu vorrai che io riviva questo ricordo dall‘esterno.-
 -Sei meno stupido di quel che temevo. Ma se ti stai cercando, sarà meglio che segui quel signore laggiù.- Non appena gli occhi di Sanzo guardarono nella direzione indicata dallo spirito, tutta la spavalderia e il colorito lasciarono il suo volto. Sapeva che, se lo Spirito aveva intenzione di fargli rivedere il suo passato, ci sarebbe stata anche quella persona. Ciò però non lo aveva preparato abbastanza al momento in cui l’avesse vista. Circondato da alcune dame, stava un uomo di mezz’età, con lunghi capelli chiari e un sorriso gentile sul volto.
 -Allora? Era la persona che stavi cercando, vero?- Chiese Nataku, sorridendo malizioso, ben conoscendo la risposta alla sua stessa domanda. Il biondo ricacciò indietro il groppo alla gola che gli impediva di parlare.
 -Sì. Mastro Komyo Genjo Huoshi. Mi ha dato il mio primo lavoro, subito finite le scuole. La miglior persona per cui abbia mai avuto l’onore di lavorare. E l‘unico che mi abbia davvero trattato come un figlio. Anche più del vecchio Martelli.-
 -Uao. Non avrei mai pensato di sentire parole così gentili uscire dalla tua bocca. Rischi di perdere credibilità come avaro senza principi e rispetto per la vita umana.- Fece lo Spirito bambino, beccandosi subito un’occhiata assassina e un ringhio.
 -Rimpiango di non avere la mia pistola.-
 -Mastro Huoshi!!!- Il giovane Scrooge sbucò tra la folla, agitando un plico di documenti nella direzione dell’uomo. Le iridi violette scintillanti d’irritazione. Il ragazzo era cresciuto molto rispetto al ricordo del collegio. Alto ormai come la sua controparte del presente, gli unici segni che ancora portava appresso della fanciullezza appena trascorsa, erano i capelli troppo lunghi per stare ordinati, e una finezza nei tratti del viso ancora quasi morbida.
 -Ebenzer! Vedo che finalmente ti sei tirato fuori dai libri contabili …- Komyo si volse sorridendo al ragazzo, senza scomporsi. Questo non fece diminuire l’irritazione del ragazzo, che porse documenti al suo datore di lavoro.
 -Signore! Lo sa quanto costa alla bottega questa festa? Quasi tutto il guadagno delle vendite delle ultime settimane …-
 -Non devi preoccuparti di nulla.- Lo interruppe Huoshi, più simile ad un padre che rimbecca affettuosamente il proprio figlio, che a un padrone con un suo subordinato. -Anche se dovessi rimetterci, non potrei mai rinunciare a questa festa.-
 -Ma …-
 -È Natale, Koryu! Cerca di fare come tutti! Divertiti, e lascia stare il lavoro, per una volta all’anno! Avrai altri trecentosessantaquattro giorni per pensarci!-
 -Ma … i conti di fine anno …- Cercò di protestare il giovane, solo per essere interrotto da un sorriso e una paterna mano sulla spalla.
 -Ci penserai dopodomani. Stasera è fatta per divertirsi.- E detto questo, Huoshi rigettò tra le braccia del ragazzo il plico, che per prenderlo si trovò a indietreggiare troppo, giusto quel tanto da andare a sbattere contro una persona.
 -Hey! Guarda dove vai!!!- Sanzo si voltò, intenzionato a scusarsi, per trovarsi davanti un paio di occhi azzurrissimi, e a dir poco irritati. L’Ebenzer del presente si chiese per quale motivo, con tutta la gente presente alla festa, fosse andato a sbattere proprio contro di Lei. Il Sanzo del passato, intanto, si trovò davanti uno degli esponenti della razza umana con cui aveva in assoluto meno confidenza: una ragazza. A occhio e croce della sua stessa età, dai lunghi capelli lisci color miele, e gli occhi color ghiaccio. Indeciso su come comportarsi con una ragazza, decise di lasciar far al suo istinto. Ovvero essere il solito bastardo arrogante e presuntuoso. Il primo passo verso l’apprendimento di ciò che non si deve fare con una donna. Specie con Quella.
 -Potrei dire la stessa cosa, donna!- Un campanello d’allarme suonò nella testa del giovane, quando le iridi chiare divennero due fessure color ghiaccio, ma era ancora troppo inesperto per dargli ascolto. Intanto, Nataku si rivolse al Sanzo del presente, solo leggermente stupito dal ricordo.
 -Lei sarebbe …?-
 -Lara.- Il biondo sospirò il nome, passandosi una mano sul volto, per poi fissare la ragazza, se possibile in modo ancora più intenso che con Komyo. Intanto, il ricordo proseguiva, e la bionda, dopo aver fissato a lungo negli occhi Scrooge, con un ringhio ed un movimento impercettibile per via della lunga gonna, pestò deliberatamente il piede al giovane. Il volto di Sanzo divenne una maschera bianca, ma ebbe il merito di non fiatare. Un’espressione di pura solidarietà si dipinse sul volto del Sanzo del presente, meritandosi un’occhiata interrogativa di Nataku.
 -Quella sera, Lara aveva i tacchi. Alti. Ho zoppicato per due giorni.-
 -Oh.- Annuì il bambino, unendosi alla solidarietà. Huoshi aveva nel frattempo raggiunto il suo dipendente e la ragazza bionda, con il solito sorriso sulle labbra.
 -Oh, Sanzo. Vedo che hai conosciuto la nostra cara Lara, figlia di un mio vecchio amico. E tu, mia cara, lascia che ti presenti Sanzo Ebenezer Scrooge, il mio nuovo contabile.-
 -Incantato.- Mentì con un ringhio Sanzo, ben sapendo che sarebbe stato troppo maleducato mandare a quel paese Mastro Huoshi e ragazza in un colpo solo. Specie se ci teneva a non restare disoccupato.
 -Stessa cosa qui …- Sibilò Lara, altrettanto poco sinceramente. Alcune note allegre di violino, intanto stavano iniziando a riempire la stanza.
 -Iniziano le danze! Forza, ragazzi, è ora di divertirsi!- Esclamò Huoshi, prendendo il plico dalle braccia di Scrooge, e spingendo i due giovani l’una verso l’altro. Lara quasi incespicò, e istintivamente, Sanzo le aveva portato le mani alla vita per sorreggerla, mentre lei posava le mani sottili sulle sue spalle. In perfetta posizione da ballo. Troppo imbarazzati e confusi dalla piega presa dagli avvenimenti, nessuno dei due ebbe neanche il tempo di staccare gli occhi da quelli dell’altro, che Huoshi li aveva spinti verso la pista da ballo improvvisata, dove le altre coppie avevano già iniziato a danzare. Entrambi più rossi di un pomodoro, i due ragazzi si trovarono obbligati a seguire l’esempio delle altre coppie, e continuare, seppure tra momenti imbarazzati e confusi, a ballare. Huoshi, da bordo pista, tirò fuori dalla tasca della giacca un sigaro, e portandoselo alle labbra, osservò la coppia che aveva formato con un sorriso soddisfatto.
 -Maledetto! Lo sapevo che l’aveva fatto apposta!!! Lo sapevo!!!- Il Sanzo del presente fumava, roso dall’irritazione, anche se ad anni di distanza.
 -Eppure mi pare che tu abbia continuato a ballare per tutta la serata con Lara. E la sua compagnia non ti ha fatto di certo schifo neanche dopo …- Commentò Nataku.
 -Hey!!! Quello che abbiamo fatto dopo la festa è vietato ai minorenni!!! Quindi tappati la bocca!!!- Ringhiò il biondo, per poi essere raggelato dal sorriso malizioso e dalle parole implicanti dello Spirito.
 -Oh, allora c’è stato anche un dopo ballo … Ma Ebenezer, al primo appuntamento e con una ragazza appena conosciuta! Tuo cugino Gojyo rischia di perdere il primato …-
 -Guai a te se mi paragoni con quell’idiota!!!- Ruggì, il biondo, per poi cercare, con pochi risultati, di ritrovare un minimo di calma regolando la respirazione. -E comunque quello che è successo tra me e Lara non è stata una cosa di una sera. Io … le volevo davvero bene.-
 -Di certo questo non glielo hai dimostrato solo un anno più tardi.- Replicò severo Nataku. Gli occhi violetti di Sanzo si fecero enormi.
 -No, ti prego! Non quel Natale! Non mostrarmi quel Natale, ti prego!- Ma anche di fronte alle suppliche, così estranee nella bocca del biondo, lo Spirito rimase impassibile.
 -Mi spiace, Ebenezer. Ma devo.- La stanza iniziò a svanire, per essere sostituita da un colle innevato, dove la desolazione pareva essere la sola cosa a prosperare. Sanzo si strinse nella vestaglia, trattenendo un ringhio di rabbia. Le mani gli tremavano, e non solo per il freddo. Qua e là, alcune croci e lapidi, solo in piccola parte coperti di neve, davano al piccolo cimitero un’aria ancora più desolata. Nataku non si curò neppure di guardarlo in viso.
 -Conosci anche questo posto, vero? Anche se è tanto che non ci vieni più …- Un corvo lanciò il suo verso lugubre, anche troppo in tono con l’atmosfera del paesaggio. Delle campane in lontananza suonavano a morto. Senza perdersi in altre parole, lo Spirito guidò Scrooge dove stava la sua controparte del passato. In piedi davanti ad una tomba scavata di recente, e altrettanto recentemente riempita, l’Ebenezer del passato fissava la lapide in silenzio, lo sguardo impassibile, ma i pugni serrati con così tanta forza da rendere le nocche bianche. Un contrasto molto forte con l’abito nero a lutto che indossava. Sulla pietra tombale, inciso in lettere eleganti, il nome “Komyo Genjo Huoshi” spiccava quasi luminoso.
 -Il mio capo è morto la sera della Vigilia.- Mormorò il Sanzo del presente, indeciso tra dolore e rabbia nel rivivere il ricordo. -Tutto è avvenuto così in fretta … stavo portando in magazzino le ultime cose per far spazio alla festa. E quando sono rientrato dei balordi tenevano le armi puntato addosso a Huoshi. Quando mi hanno visto, le hanno puntate contro di me. Non ho avuto neanche il tempo di capire che diavolo stesse succedendo, che avevano già sparato.-
 -E Huoshi ti ha protetto.- Fece Nataku. Il volto fanciullesco greve, i secoli visibili negli occhi dorati.
 -Quei proiettili erano indirizzati a me!!!- Ruggì il biondo, la voce leggermente strozzata.
 -Sanzo …- Lo Scrooge del passato sussultò leggermente. Lara, anch’essa vestita a lutto, gli si era affiancata. Il bel volto, di solito severo quasi quanto quello del ragazzo, portava i segni di chi aveva pianto.
 -Cosa ci fai qui?- Ringhiò, brusco, il giovane. Un brivido percorse il corpo della donna, colpita dall’asprezza del tono di lui.
 -Vengo a portare i miei saluti a Mastro Huoshi.-
 -Avresti potuto farlo al funerale.-
 -Sanzo …- Ebenezer la interruppe con veemenza.
 -Invece non ti sei neanche presentata.- Gli occhi di Lara erano diventati come di vetro, e il volto ancora più pallido, mentre il dolore sembrava deformarle i lineamenti. Ma Sanzo si voltò, senza degnarla di attenzione. -Non ho bisogno della tua presenza qui. E da nessun’altra parte.- Il corpo della ragazza tremava, il dolore di quelle parole molto più grande di una coltellata. Ciononostante, strinse i pugni, e cercando di ignorare le lacrime che combattevano per uscire, annuì.
 -Molto bene. In tal caso è inutile che io resti.- E calandosi la veletta nera sugli occhi, si voltò. -Addio, Koryu.- Scrooge rabbrividì al suono del suo nome di battesimo, ma non si mosse dal suo posto, davanti alla tomba. Nataku riprese a parlare dopo pochi istanti. La voce fredda e incolore, così diversa da quella usata fino in quel momento, che lo Scrooge del presente dovette controllare se per caso non fosse stata un’altra persona a parlare.
 -Lei non era venuta al funerale perché già stava dando l’addio al padre. Huoshi non era stato l‘unico a morire quel giorno. E per mano degli stessi assassini.- Sanzo deglutì, senza riuscire a nascondere la sofferenza e il rimpianto.
 -Io non sapevo … che le stesse persone che avevano sparato a Huoshi erano già state a casa sua … e avevano ucciso suo padre. Come avevano già fatto con altri amici del mio capo. In seguito seppi che qualcuno, un concorrente, aveva pagato dei sicari per uccidere Huoshi e i suoi collaboratori più stretti. E anche alcuni amici. Come il padre di Lara.-
 -Che ne è stato di lei?- Domandò lo Spirito, impassibile. Sanzo si sforzò di rispondere, pur con riluttanza.
 -Quando seppi di suo padre, ormai lei se ne era andata. Si era trasferita con la sorella minore da una cugina, in un’altra città. Non seppi mai in quale. Se solo avessi saputo …- Le ultime parole uscirono in un sussurro, mentre il ricordo di Lara gli passava accanto. Il capo tenuto alto, orgogliosa come una guerriera, mentre calde lacrime le cadevano dagli occhi. Sanzo avrebbe voluto tanto abbracciarla … per quanto non fosse nel suo stile, aveva il desiderio di prenderla tra le braccia, e consolarla al meglio delle sue possibilità … cercò di afferrarla per un braccio, ma il ricordo gli svanì tra le dita, quasi a rammentargli ulteriormente di averla perduta.
 -Il passato non si può cambiare, Ebenzer.- Gli ricordò Nataku, senza voltarsi, il suo sguardo dorato fisso sullo Scrooge del passato. -Avreste dovuto consolarvi a vicenda. Trovare nel dolore che vi accomunava, la forza di superare il momento, e rendere forte il vostro legame. Ma hai preferito riversare le tue energie nel lavoro e nell’evitare ogni genere di rapporto umano, gettando tutta la tua rabbia e la tua frustrazione su quella creatura. E l’hai persa per sempre.- Il paesaggio iniziò a svanire di nuovo, come anche lo Spirito.
 -Ma che …-
 -Il mio tempo con te è finito. Ora incontrerai il secondo dei miei fratelli.- Il mondo era ormai quasi del tutto scomparso davanti agli occhi di Sanzo, ma riuscì comunque a udire le ultime parole di Nataku. -Ricordati, Ebenezer, che tu stesso hai reso questi ricordi così insopportabili. Tu stesso.-
 Un battito di palpebre, e Scrooge di ritrovò nella sua stanza. La finestra aperta, e le ceneri nel camino ancora ardenti.
 -Dannazione!- Sibilò, passandosi una mano sul volto. Una riga umida sulla guancia a testimoniare quanto fosse rimasto scosso dai ricordi. Con un gesto quasi rabbioso, aprì il cassetto del comodino, rivelando una scatoletta di velluto blu, accuratamente posata in un angolo. Cercando di ignorare il lieve tremore delle sue mani, la tirò fuori, e con delicatezza la aprì. Lo scintillio della pietra incastonata nel semplice anello di oro bianco lo salutò, beffardamente allegro nella poca luce offerta dalle braci del fuoco. Huoshi stesso glielo aveva regalato, poco prima della sparatoria. Sanzo ricacciò indietro un incrocio tra una bestemmia e un singhiozzo. Avrebbe dovuto donarlo a sua volta a Lara, durante la festa di Natale.
 La mano che teneva la scatoletta si strinse con più forza del necessario attorno all’oggetto. Il suo capo, l’uomo che ammirava di più al mondo, gli aveva fatto i suoi migliori auguri di passare tutta la vita con la donna che amava. E lui aveva mandato all’aria tutto. Come l’ultimo degli idioti, e l’ultimo dei disperati.
 -Dannazione!!!- Urlò, gettandosi tra le coperte, e nascondendo il volto nel cuscino. La piccola scatola di velluto abbandonata assieme alla S&W sul comodino. La pendola, intanto, ignara dei tumulti interiori del suo padrone, batteva la nuova ora.

-Fine Capitolo 3-

 Beh? Che dite? Ho impiastricciato un po’ troppo la storia di Canto di Natale con quella di Saiyuki. Ditemi che ne pensate. Nel prossimo capitolo, lo Spirito del Natale Presente.
  
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