L’Avana, Cuba, 1977
Agosto
“Andare alla Rosa Negra? Io voto a
favore, ma credo sia tua madre a doverti dare il permesso” rispose Lucy,
scoccando un’occhiata alla sorella.
“Isabella, non mi dirai che quel
posto ti è davvero piaciuto?”
“Perché non mi sarebbe dovuto
piacere? È fenomenale! E poi… beh, sarei stata invitata” confessò, abbassando
la voce.
“Non sarà quel fattorino?”
“Oh, mamma, e se anche fosse?”
“Tesoro, a fine mese ce ne andremo,
lo sai, e…”
“Mamma, non sto parlando di
matrimonio. Sto facendo amicizia, niente di più. Sono diciotto anni che ti
lamenti perché sono troppo solitaria… non vorrai dirmi che adesso non vuoi che
esca.”
Lucy incrociò le braccia e si
appoggiò allo schienale della poltrona, fissando Katie con aria trionfatrice.
Isabella aveva spinto la madre in un angolo, senza possibilità di scappare. Katie
intercettò lo sguardo di superiorità della sorella minore, e represse l’istinto
di farle una linguaccia. “E va bene” si arrese. “Puoi andarci.”
“Bene” ribatté la figlia, “ma
siccome non ti fidi completamente di me, pretendo che ci venga anche tu.”
“Cosa? Scordatelo.”
“Oh, mamma, ma perché non vuoi
venirci? Zia Lucy mi ha detto che una volta passavi più tempo lì che a casa…”
Lucy dissimulò una risata con un
piccolo colpo di tosse, mentre Katie le rivolgeva uno sguardo a dir poco
assassino. “Che cosa ti avrebbe detto tua zia?”
“Niente. Solo che ballavi benissimo
e stavi sempre alla Rosa Negra. Dai, vieni con noi! Siamo qui da due settimane
e ancora non abbiamo fatto niente insieme!”
“Non abbiamo fatto niente insieme? Ma
se abbiamo visitato tutti i monumenti della città!”
“Forse intendeva dire niente di divertente” intervenne finalmente
Lucy, sottovoce. “E dai, sorellina, non hai motivo di rifiutare” continuò,
alzandosi. “Non vorrai deludere la tua unica figlia, che il mese prossimo
partirà per il college e sarà molto, molto lontana?”
Katie si arrese nuovamente,
coprendosi gli occhi con una mano. “E va bene, ci verrò. Ma torneremo in hotel
ad un’ora decente.”