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Autore: devilrose1982    05/12/2010    1 recensioni
Cosa potrebbe succedere se una giovane chitarrista italiana si trovasse faccia a faccia con Axl Rose...??
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mal di schiena mi stava uccidendo, era la parte meno divertente del tour, centinaia di chilometri al giorno in bus mi prosciugavano tutte le energie ma non potevamo permetterci altri mezzi e quello era il mio sogno, era sempre stato il mio sogno e non avrei smesso di gustarmene ogni singolo istante a causa di un po' di stanchezza.
Eravamo notevolmente in ritardo, altre soste non sarebbero state possibili di li alle prossime due ore, mi guardai rapidamente intorno, fuori dal finestrino il panorama era sempre uguale, gli altri ragazzi stavano tutti dormendo, l'atmosfera era ovattata, meglio quindi riaccendere l'i-pod e provare a rilassarsi.
Si, rilassarsi; come se fosse possibile, per quanto ci provassi da giorni vivevo costantemente in un'altra dimensione, i nervi a fior di pelle, non sapevo per quanto ancora avrei retto.
Non sopportavo tutta quella pressione
Io la sentivo piu' degli altri.
Le note di Appetite erano come sempre un sottofondo perfetto per i miei viaggi mentali.
Mi lasciai andare ai pensieri, tanto dormire mi era impossibile.
Eravamo un gruppo rock, un buon gruppo rock, a detta della critica il miglior gruppo rock degli ultimi anni, ottime promesse, peccato  che fossimo nati nel posto sbagliato negli sbagliati.
Gia; gli anni sbagliati, quegli anni che mi avevano sempre fatto sentire fuori dal coro.
Ero carina, cioè no carina, ero bella, sempre stata fin da piccola, ma la mia vena rock aveva spiccato su tutto il resto, anche a scuola, gli anni dell'adolescenza, le ragazze mi vedevano come un'aliena.
Avevo un bel viso, un bel fisico, genitori che mi consentivano di fare piu' o meno cosa mi pareva, serate in discoteca comprese, senza scomodarmi a raccontare grosse palle.
Ma per la stragrande maggioranza delle mie coetanee ero strana, loro mettevano di nascosto minigonne e lustrini, io mi coprivo di borchie e teschi,loro si disperavano per lo scioglimento dei take that, io ascoltavo il rock, quello vero.
Mi aveva "iniziato" mio padre, poco piu' che adolescente quando sono nata, ricordo come se fosse adesso quando entro' in casa col disco di quel nuovo gruppo americano, lo ascoltammo insieme.
Appena partirono quelle note spalancai gli occhioni blu e dimenticai tutto il resto, come una folgorazione, completamente rapita da quella musica che mi fece dimenticare lo stuolo di giocattoli sparsi sul pavimento, magicamente spariti, tutto annullato per un'ora.
Nell'attimo preciso in cui la puntina smise di solcare il vinile tutto mi fu chiaro.
Andavo ancora all'asilo ma avevo già deciso il mio futuro.
Niente principesse, ballerine e castelli fatati.
Io volevo fare la rock star.
Poi tutto il resto venne da se, i dischi ascoltati e riascoltati fino a imparare a memoria ogni minimo dettaglio, le giornate passate davanti a mtv ad aspettare che si decidessero a passare quei video, le notti a sperare in un successo che prima o poi sarebbe arrivato e che poi puntualmente arrivò.
Ce l'eravamo sudato, anche solo per le vacanze con gli amici saltate pur di comprare gli strumenti dei nostri sogni.
Solo per i sacrifici che avevamo fatto all'inizio per andare a suonare nei locali piu' sperduti.
Buttai un'occhiata distratta sulla rivista che avevo a fianco, ora che le nostre facce erano stampate in prima pagina,ci credevo davvero.
La gente veniva ad ascoltare noi.
E ora che anche gli States ci volevano non mi sembrava vero, ripensavo a quando tutto era ancora un sogno, sembrava passato un secolo.
Continuavo a ripercorrere il cammino che avevo fatto fin li.
Era più o meno fine agosto il giorno che il nostro menager ci aveva riunito in tutta fretta, ansimante, per proporci quello che avrebbe forse cambiato le nostre vite .
Faceva caldo e lui balbettava frasi sconclusionate, aveva uno sguardo alienato e un non so che me lo rendeva piu' odioso del solito, forse il fatto che per colpa di quel suo "è di vitale importanza" avevo dovuto rinunciare all'ultimo momento a una cena con le mie amiche.
Non so cose avesse di così tanto importante da dirci.
Lo ascoltavo senza grande interesse, soffermandomi sulle sue mani che non la smettevano di gesticolare, fissandole totalmente incapace di prestargli attenzione.
Una frazione di secondo, le mie orecchie avevano sentito bene?
Incrociai lo sguardo degli altri e avevamo gia deciso, o meglio, non c'era niente da decidere, solo da dire si.
Un tour negli Stati Uniti, 3 mesi in giro per i palchi che prima di noi erano stati solcati dai nostri idoli, in giro per i locali che li avevano osannati.
Ora tutto questo era toccato anche a noi.
Era gia tutto deciso, mancava solamente la nostra firma e di li a una decina di giorni saremmo partiti.
4 Settembre 2009 la data, ancora non credevo quando l'aereo atterò a Jfk.
Era tutto vero, la prima locandina che incrociai sulla strada per l'albergo me lo confermò.
La tentazione di scendere dal taxi e staccarla dal muro per averla come souvenir era veramente forte, fortunatamente Valerio mi fece desistere, riusciva sempre a riportarmi sulla retta via ogni volta che avevo qualche idea cretina, era il cantante del nostro gruppo, insieme a me il fondatore del gruppo, il gemello che non avevo mai avuto.
Mi girai di scatto senza rendermi conto di non avere piu' nessuno intorno, per quanto mi ero estraniata?
Un'ora, due ore forse, avevo completamente staccato da tutto e da tutti, senza rendermi contro del tempo che era passato mentre io vagavo tra i ricordi, eravamo arrivati al locale per le prove del concerto di quella sera.
La voce del menager mi fece capire senza troppa gentilezza che gli altri erano gia dentro che aspettavano solo me.
   
 
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