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Autore: Arukochan    30/11/2005    7 recensioni
Konichi-wa a tutti!!! io sono Aruko, ma potete benissimo chiamarmi Aru-can o Acchan ( che adoro !OP) cmq cercate di non essere troppo cattivi, è la mia prima fic perciò cercate di essere comprensivi! questo è tutto, buona lettura Acchan "Non amerò mai nessuno nella mia vita... l'amore è una cosa così stupida, sol o i debli provando un sentimento capace di rintontirti così... poi una stolta nigen, non se ne parla nemmeno... però i suoi occhi... i suoi occhi sono così belli... così fragili..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Commento al cap: Ciriciao a tt miei adorati lettori

Commento al cap: Ciriciao a tt miei adorati lettori!!! Mi scuso profondamente per il gigantesco e super vergognoso ritardo di qst cap della fic, ma sto lett impazzendo a causa della scuola e di tt il resto, perciò cercate di comprendermi.

Ringrazio tt qll che commentano dall’inizio della fic che ho int di chiamare uno ad uno: KillKenny, Mewrobby, -Cric-, Elychan, Narsyl, Kiky85, lilù, Rubin89, Lila-chan, Kagomechan91,Lorimhar che è l’ultimo arrivato e a lui dedico uno spazio speciale perché si è letto tt la mia storia in 2 giorni: Sei proprio un volenteroso, nemmeno io penso di averlo mai fatto!!! E poi ringrazio tt quelli che leggono la mia fic, mi date veramente la voglia di andare avanti!!!

Alla mia adorata Fre-chan mando un bacio mega galattico, perché è più di un anno che mi sopporta e che mi ha aiutato a superare momenti difficili!!! TI VOGLIO TROPPO BENE AMORE MIO!!!

Infine devo dire una cosa a Laurie: stammi a sentire, se la mia fic non ti piace fammi il favore di non commentarla anche perché nessuno ti ha costretto a leggerla e poi prima di dirmi ciò che hai scritto e che non intendo riportare dovresti leggere tt i 28 cap. che ho postato e non dopo aver letto il primo elargire sentenza. Cmq ribadisco, se la fic non ti piace non posso farci niente e mi devo scusare ufficialmente per tt la melassa, cm l’hai definita tu, che ho messo nel 1° cap.

Perciò chiedo scusa anche ai miei adorati lettori, mi dispiace se ho rischiato di farvi venire il diabete.

Acchan

 

 

Cap. 29 La forza dell’odio

 

Camminavano da due settimane senza sosta e ormai sui volti di tutti era comparsa l’ombra della stanchezza.

Persino Sesshoumaru sembrava sull’orlo di un crollo, sia nervoso che fisico, e in gran parte la cosa era dovuta al fatto che aveva viaggiato per tutto il tempo con Shaorin sulle spalle.

Lui si era rifiutato di lasciarla procedere a piedi come gli altri e non le aveva nemmeno permesso di salire su Kirara, nonostante le proteste da parte di lei e le sue suppliche.

Infatti, benché cercasse di nasconderlo e fosse passato molto tempo dal giorno in cui le avevano incrinato le costole, il dolore continuava a manifestarsi sottoforma di forti e dolorose fitte all’addome, rallentando i suoi movimenti e rendendoli molto meno agili.

Lo youkai se ne era accorto e, sebbene non lo avrebbe mai ammesso nemmeno davanti ai Kami, quando viaggiavano faceva molta più attenzione ai propri spostamenti ed evitava accuratamente frenate brusche o improvvisi cambi di direzione.

Quel suo comportamento stupiva persino il demone stesso; non si sarebbe mai comportato così per nessun motivo al mondo e ora invece gli sembrava che il modo in cui si prendeva cura di lei, perché era esattamente ciò che stava facendo, lo facesse sentire bene, come mai lo era stato in tutta la sua vita.

Shaorin aveva anche questo potere su di lui?

Il semplice averla accanto e modificare per una minima parte il proprio modo di essere bastavano per fargli percepire un contatto così diretto ed intenso con lei?

Un altro da aggiungere alla lista.

Sango era accasciata sul collo della demone gatto e Miroku appoggiato sulla sua schiena; dormivano entrambi profondamente nonostante fossero le undici passate del mattino.

Anche Shao era addormentata e il suo viso era appoggiato alla schiena del demone; i suoi respiri gli scaldavano la pelle lattea e perfetta e a volte la ragazza sussurrava nel sonno, invocando il suo nome.

A quel punto lui rallentava l’andatura (durante i primi giorni accelerava, ma viste le condizioni in cui si trovava preferiva non consumare inutilmente energie che avrebbero potuto rivelarsi preziose) e una volta abbastanza lontano dal resto del gruppo, cominciava a parlarle.

Di solito le rivolgeva solo un paio di frasi, ma sempre più spesso si ritrovava a confessare tutti i sentimenti, le sensazioni ed i pensieri che gli passavano per la mente.

Sapeva che probabilmente non sentiva neanche una parola di quello che le diceva, ma una parte di lui lo spronava a continuare, evidenziando il fatto che quando parlava con lei gli sembrava di disfarsi di un peso.

E ancora più spesso si ritrovava a sussurrarle dei dolcissimi “Ti amo”, ma quando questo accadeva Sesshoumaru si assicurava che Shaorin stesse effettivamente dormendo.

Inuyasha camminava in testa alla fila, come sempre del resto, ed era quello più provato di tutti.

Non dormiva, a stento mangiava e il suo viso dorato dal sole era profondamente segnato dalla fatica.

Profonde occhiaie scure gli cerchiavano gli occhi dorati, spesso sembrava quasi che le sue gambe andassero avanti da sole, spinte da una volontà propria e che il resto del corpo fosse in uno stato di coma.

Però non voleva fermarsi, non l’avrebbe fatto per nulla al mondo.

Ancora non riusciva a credere che Kikyo avesse rapito Kagome e che molto probabilmente l’avesse consegnata a Naraku.

Se fosse stato veramente così e se per caso quell’essere avesse osato anche solo torcerle un capello, non si sarebbe fatto scrupoli ad uccidere anche la sacerdotessa.

Non l’aveva mai amata, di questo ne era certo.

Quando lui si allontanava dal villaggio e non vedeva la miko per periodi che spesso si trasformavano in mesi, non sentiva mai la sua mancanza, mentre se Kagome sfuggiva alla sua vista anche solo per qualche secondo, era come se gli avessero sottratto una parte di se, come se ai suoi polmoni mancasse improvvisamente l’aria.

Perché Kagome era la sua aria, perché Kagome era la sua vita.

Lanciò un’occhiata fugace a Miroku e Sango: erano abbracciati, anche nel sonno si tenevano abbracciati.

Si amavano da morire, era chiaro come il sole e ora che erano finalmente riusciti a dichiararsi non si lasciavano mai, nemmeno per un attimo.

I suoi occhi si spostarono per un attimo sul fratello e lo vide dare un lieve bacio sulla guancia di Shao, che dormiva profondamente appoggiata alla sua schiena.

Pur sapendo che se si fosse azzardato a dirglielo Sesshoumaru lo avrebbe disintegrato all’istante, quei due sembravano proprio fatti l’uno per l’altra e se mai suo fratello si sarebbe legato seriamente a qualcuno sperava che fosse lei.

Non che lui avesse mai chiesto una sua opinione, era una cosa praticamente impossibile, ma sperava che fosse Shaorin.

Anche se non sapeva come, quella ragazza era riuscita a cambiarlo.

Rin si mosse leggermente sulla sua schiena.

-Inu-chan, dove siamo?

Mormorò stropicciandosi gli occhi.

-Dormi, non preoccuparti… ti sveglio quando siamo arrivati…

La bambina sorrise sulle labbra screpolate dal forte vento che da qualche giorno soffiava prepotentemente nel territorio pianeggiante che stavano attraversando, dopodiché si accoccolò fra le spalle di lui richiudendo i profondi occhi neri.

Koga gli correva accanto, non meno provato degli altri ed i compagni che gli erano rimasti dopo la strage compiuta da Kagura tempo prima, Ginta e Akkaku, li seguivano poco distanti.

Ora che si erano chiariti e che il demone lupo aveva accettato il fatto che lui era seriamente innamorato della ragazza, i due andavano più o meno d’accordo.

Camminarono ancora per molti chilometri, ormai si era fatto buio e grandi nuvoloni neri avevano affollato il cielo, rendendo quasi impossibile la vista.

La lunga pianura era ormai giunta al termine e alberi alti e dai tronchi possenti cominciavano a fare parte del paesaggio, infittendosi man mano che procedevano all’interno di quello che ormai si stava trasformando in un bosco.

Improvvisamente un lampo squarciò il cielo carico di nuvoloni, irrompendo nel silenzio di stanchezza che avvolgeva il gruppo e svegliando i ragazzi che dormivano.

Shippo lanciò un grido e si strinse al petto di Sango, nascondendo il visetto infantile fra i seni della ragazza, che lo abbracciò teneramente.

-Stai calmo, è stato solo un lampo.

Dopo pochi secondi un forte tuono percorse l’aria, stridendo nelle orecchie di Inuyasha e in quelle di Sesshoumaru, costringendoli a tapparsi le orecchie per non rimanerne assordati.

Purtroppo però, le braccia di Sesshoumaru erano i sostegni su cui Shao si reggeva e una volta venuti meno, la ragazza cadde a terra, non facendo in tempo ad aggrapparsi al suo collo a causa dello stato di coma in cui si trovava nonostante il boato.

-Ahi…

Gemette, portandosi le mani all’addome e lasciandosi crollare sull’erba rinsecchita dal caldo.

Sesshoumaru si voltò di scatto verso di lei e le si accucciò accanto, fissandola ansioso.

-Shao…

La chiamò in modo stranamente gentile.

-Sto bene, non preoccuparti.

Sorrisero entrambi, mentre una lieve pioggerellina cominciava a scendere dal cielo plumbeo.

La ragazza rimase immobile, lasciando che le gocce d’acqua le cadessero sul viso, bagnandole la pelle ed i capelli.

-Inuyasha, non possiamo proseguire con questo tempo…

Disse Miroku, cingendo il ventre di Sango con le braccia e appoggiandola al proprio petto; la tajiya sorrise e si abbandonò contro il corpo di lui.

-Anche se riuscissimo a continuare il viaggio, né tu né Sesshoumaru né Koga sareste più in grado di percepire l’odore di Naraku.

Sebbene con riluttanza, l’hanyou assentì col capo.

-Hai ragione, dovremmo fermarci qui sino a che non smetterà di piovere…

Così dicendo indicò ai compagni un tempio palesemente abbandonato.

 

L’acquazzone non accennava a placarsi, anzi, più il tempo passava più la densità della pioggia sembrava aumentare.

Shao era completamente zuppa; adorava la pioggia e aveva voluto a tutti i costi rimanere un po’ sotto l’acqua.

Così, quando Sesshoumaru era finalmente riuscito a trascinarla sotto la tettoia di pietra (caricandosela in spalla nonostante le sue proteste), aveva i vestiti interamente fradici.

Si accoccolò ancora di più contro il petto dello youkai e appoggiò il capo bagnato sotto quello di lui, inondandogli le narici con il suo dolcissimo profumo di latte.

La stretta intorno alle sue spalle si fece più intensa e si ritrovò circondata dalla morbida coda bianca del demone, che le sorrise e la guardò con gli occhi ambrati pieni di dolcezza.

Lei ricambiò, ma prima di poter dire qualcosa del tipo “Sei gentile”, emise uno starnuto, inzuppandogli il viso.

-Grazie.

Disse laconico.

Shaorin si portò le mani alla bocca, ma non appena cercò di scusarsi un secondo starnuto le uscì dal naso.

-Hai preso il raffreddore.

Le regalò un’occhiata piena di tenerezza e la avvolse completamente con la sua coda, immergendola all’interno di quella nuvola di calore.

-Testa dura.

Così dicendo diede un lieve pugno sulla sua testa; Shao gli fece la linguaccia.

-Do… dono dolo raffreddadaETCIù!!!

La ragazza si lasciò cadere addosso al demone e mugolò con voce nasale; Sesshoumaru rise lievemente e l’abbracciò con affetto.

-Tu starmi a sentire mai, vero?

Chiese con ironia, accarezzandole la pelle liscia e fresca per la pioggia, delineando i muscoli sodi e finemente disegnati dagli anni trascorsi agli allenamenti per i campionati di pattinaggio con le dita artigliate.

Shao sorrise appena chiudendo gli occhi blu.

Il demone le baciò la fronte, controllando che non si stesse ammalando e un lieve sorriso gli curvò appena le labbra rosate: stava bene, almeno per il momento.

La guardò preoccupato: cosa avrebbe fatto se per caso si fosse di nuovo trasformata in quell’orribile creatura? La prima volta e la seconda era svenuta e grazie a quello si era calmata, ma se questa volta non fosse bastato?

Come poteva essere possibile che una ragazza tanto meravigliosa nascondesse dentro di se un potere così terribile.

Shao si mosse leggermente, stringendosi più forte a lui.

-Shao?

La chiamò piano, avvicinando il proprio viso a quello della ragazza.

-Mmmh?

Mugolò lei, senza aprire le palpebre.

-Sei sicura di stare bene?

La ragazza si scostò lievemente dal corpo del demone e gli rivolse uno sguardo confuso, annebbiando gli occhi color del mare.

-Si, perché ti preoccupi tanto?

Sesshoumaru distolse lo sguardo, posandolo sul panorama al di fuori della tettoia: pioveva ancora a dirotto.

-No… niente…

Shaorin storse il naso.

-Sicuro?

-Ma si…

Le sorrise, dopodiché le baciò dolcemente le labbra, spedendole piccole e piacevolissime scariche elettriche in tutto il corpo.

 

Inuyasha era seduto con la schiena appoggiata ad una colonna, avvolta in gran parte da grossi rampicanti.

I suoi meravigliosi occhi color ambra erano come sempre persi nel vuoto, come alla ricerca di qualcosa ed era molto facile capire cosa cercassero con tanta assiduità: Kagome.

Nella testa dell’hanyou si ammassavano ricordi, parole, gesti, litigi, riappacificazioni e tutto si mescolava rapidamente, formando un intricato puzzle all’interno del quale ogni tassello rappresentava un pezzo della sua vita, un frammento della vita trascorsa assieme a lei.

Lei… tutto per lei… ogni gesto, ogni respiro, ogni risata, ogni lacrima… ogni cosa solo per lei.

Lei che aveva saputo capirlo, lei che aveva guardato oltre il suo essere a metà fra umano e demone, lei che lo aveva accettato per quello che era, lei che era tutto ciò di cui aveva bisogno…

… lei, che ora se ne era andata…

Si, se ne era andata.

Era vero che Kikyo aveva rapito sia lei che Shaorin e, a quanto aveva riferito la ragazza, la sacerdotessa e Naraku si erano alleati, ma restava comunque il fatto che Kagome se ne era andata a causa sua, per colpa del suo stupido carattere che gli aveva impedito di mettere le cose in chiaro una volta per tutte.

Durante la notte vedeva il suo viso, con le lacrime che scendevano copiose lungo le guance, quella sofferenza che macchiava i suoi occhi, tanto belli quanto vasti, e poi quelle parole pronunciate con il dolore…

Come aveva potuto lasciarla andare via?

Non solo non le aveva mai detto di amarla, ma quando Kikyo lo aveva baciato lui non aveva fatto nulla per impedirlo.

E ora lei se ne era andata… rapita, ma la sua intenzione era quella di andarsene, glielo aveva detto…

Una fortissima fitta gli pervase il cuore, facendogli mancare un respiro.

-Tutto bene Inuyasha?

Miroku gli posò una mano sulla spalla e lo guardò impensierito; era da quando Kagome-sama se ne era andata che lui si comportava in quel modo e se non fossero riusciti a riportarla indietro molto probabilmente sarebbe morto, o per il fatto di non mangiare o per disperazione.

L’hanyou sorrise al ragazzo che ormai considerava come un amico, scuotendo appena il capo argentato.

-Si, non preoccuparti.

Il monaco assentì col capo, ma si poteva vedere lontano un miglio che Inuyasha stava tutt’altro che bene.

Però più che provare a parlargli cosa poteva fare?

 

Erano circa le due del mattino quando un’enorme esplosione li fece svegliare di soprassalto.

La sterminatrice ordinò a Kirara di rimanere accanto a Shippo e Rin e di uccidere chiunque avesse cercato di avvicinarsi; la neko-youkai annuì con la grossa testa.

Uscirono di corsa fuori dal tempio, cercando di scorgere qualcosa attraverso il fitto muro di pioggia che rendeva impossibile vedere qualsiasi cosa a più di due metri di distanza.

Era tutto tranquillo, o almeno così sembrava.

L’unico rumore udibile era quello della pioggia che si abbatteva contro di loro e sulle piante, emettendo deboli mormorii.

Si guardarono attorno, affinando l’udito nel tentativo di percepire qualcosa di insolito, un sibilo estraneo ai suoni della natura.

Niente.

Forse anche l’esplosione e quel boato erano stati frutto della loro immaginazione; però era abbastanza strano che sei persone avessero avuto lo stesso incubo nel medesimo istante.

Shaorin lasciò la mano di Sesshoumaru e si allontanò di qualche passo da lui, fissando un punto fisso fra le gocce d’acqua.

-Shao! Dove vai?

La chiamò allarmato lo youkai.

-C’è qualcosa che…

Non fece in tempo a finire la frase che un gigantesco globo di energia la investì in pieno stomaco, scaraventandola contro un albero.

-SHAO!

Gridò Sango, gettandosi accanto all’amica.

Una risata echeggiò fra le rovine e dopo qualche attimo le sagome di Kamui e Kotori comparvero dal buio, avvolte nelle grandi ali nere, subito seguiti da Kagura, Kohaku e Naraku e da un’orda di demoni che si era portato appresso molto probabilmente con l’intento di usarli come scudo.

-Bene bene, vedo che siamo giunti alla resa dei conti.

Disse malignamente quest’ultimo, fissando divertito il viso contratto dall’ira di Inuyasha.

I sei ragazzi osservarono l’aspetto dei loro nemici: mentre la domatrice del vento e il fratellino di Sango erano sempre gli stessi, i due fratelli erano cambiati e la loro potenza era aumentata, e non di poco.

Anche Naraku era diverso: sembrava più forte, come se ora fosse un demone completo.

Kotori gli si avvicinò, spiegando le lunghe ali da diavolo e ridendo di gusto; si passò una mano dai lunghi artigli laccati di viola fra i lunghi capelli ricci e girò gli occhi perlacei dalla pupila color zaffiro verso il mezzo demone.

-Noi due abbiamo un conto in sospeso, cagnolino.

Sibilò sorridendo, mostrando così le lunghe zanne.

-Vieni a prendermi allora! Sempre se tu riesca a starmi dietro.

Mentì spudoratamente; era stanco, distrutto, quelle poche ore di riposo non erano servite a ridargli la forza che aveva perso durante quei lunghi giorni di corsa ininterrotta.

Saettò velocemente lo sguardo fra i presenti, in cerca di Kagome; niente… che Naraku l’avesse lasciata nel suo covo?

Lo spirito fece per lanciarsi contro il proprio avversario, sguainando la lunga falce dalla lama nera a forma di spicchio di luna, quando il fratello le posò una mano pallida sulla spalla.

-Mi raccomando, non fargli troppo male… per lui ci sono altri progetti…

Lanciò un’occhiata a Naraku e alla presenza che rimaneva accuratamente nascosta dietro di lui avvolta in un lungo mantello viola.

Kotori montò il broncio, ma non discusse.

-Se è proprio necessario…

Mugolò storcendo il naso, dopodiché si voltò di nuovo verso Inuyasha, questa volta con l’intenzione di attaccare.

Si sollevò di qualche centimetro da terra, puntando la propria arma nella direzione dell’hanyou.

-Giochiamo cagnolino.

Lui le rivolse uno sguardo colmo di collera, mentre sfoderava Tessaiga e si preparava a rispondere a quelli che era certo sarebbero stati gli attacchi più potenti che avesse mai dovuto fronteggiare.

 

Intanto Koga aveva già cominciato a combattere contro Kagura, con tutta l’intenzione di farla finalmente fuori, mentre Sango si faceva strada insieme a Miroku fra l’orda di demoni che Naraku aveva portato con se, cercando di aprire un varco che li conducesse a lui.

Ma sembrava che più ne uccidevano, più quelli si moltiplicavano.

Sesshoumaru brandiva la tokijin, parando gli assalti da parte di Kamui e tenendosi a debita distanza dalla portata di quelle dannante fruste; già una volta si era lasciato giocare da quel maledetto spettro e la cosa non si sarebbe ripetuta una seconda volta.

Prima di ogni cosa, però, doveva assicurarsi che quei due non si avvicinassero a Shaorin.

Non poteva rischiare un’altra trasformazione, era già abbastanza pericoloso così, senza doversi preoccupare della salvezza della donna che amava.

-Non darti pena, demone.

Disse freddo lo spirito, tentando un’altra volta di afferrarlo con le proprie corde, fallendo.

-Cosa?

Chiese esterrefatto; come faceva a sapere … che idiota! Lui e la sorella leggevano nel pensiero! Come aveva potuto dimenticarlo?!?

-Sua altezza ritornerà, molto presto… e allora ti assicuro che la tua piccola umana non avrà più ragione di esistere!

Preso dalla rabbia, lo youkai si gettò contro lo spirito, ringhiando e stringendo a tal punto l’elsa della propria spada da far diventare bianche le nocche.

-Se tu oserai toccarla, io ti strapperò le ali e ti costringerò ad ingoiarle per intero!

Kamui rise, dopodiché fece roteare le fruste sopra il capo color ebano e le legò attorno al collo di lui.

-Dannazione.

 

Sango abbatté l’ennesimo youkai con il proprio Hiraikotsu, controllando con la coda dell’occhio che Miroku non provasse ad aprire il Kazana.

Se avesse anche solo osato pensarci, lei lo avrebbe fatto svenire e legato ad un albero, di modo da tenerlo buono sino a che non fosse tutto finito.

Lo amava troppo per lasciarlo morire.

Improvvisamente qualcosa sfrecciò velocissimo accanto al suo viso, provocandole un piccolo taglio.

-Ma che cosa…

Si voltò di scatto verso il punto da cui era sicura provenisse quel colpo e si trovò davanti al fratello.

Si sentì morire; quegli occhi vuoti, quel volto inespressivo…

-Kohaku…

Gemette mordendosi il labbro inferiore.

Il ragazzino non disse nulla, limitandosi a scagliare contro la tajiya la propria arma una seconda volta.

Lei la schivò abilmente, saltando dalla parte opposta.

-SANGO!

Miroku le corse accanto, guardandola con ansia attraverso gli occhi color nocciola.

-Tutto bene?

-Si… ora vai da Naraku, non possiamo permetterci di farlo scappare di nuovo… ma se ti azzardi ad usare il foro del vento ti ucciderò io prima del veleno di quei maledetti insettacci!

Disse in un soffio, senza distogliere lo sguardo dalle iridi fredde del ragazzino a pochi metri da loro.

-NON CI PENSO NEMMENO A LASCIARTI SOLA!

Protestò lui energicamente, Sango scosse il capo castano.

-Ti prego… è una cosa che devo risolvere da sola…

Il monaco scosse energicamente il capo, stringendole le mani fra le sue con gli occhi pieni di preoccupazione.

-Non potrei mai la…

Improvvisamente la voce gli morì in gola, sovrastata da un grido strozzato di dolore e sentì le ultime forze che gli erano rimaste abbandonarlo completamente, mentre la sua bocca veniva invasa dal sapore salato del sangue.

Uno spruzzo scarlatto seguì quel lamento, fuoriuscendo dalle labbra di lui sottoforma di colpo di tosse e macchiando così il viso della giovane sterminatrice, che sbarrò gli occhi color nocciola.

-No…

Gemette mentre Miroku cadeva fra le sue braccia, con le iridi blu vuote e semichiuse.

-NO!!!

Ripeté disperata, stringendo forte il corpo dell’houshi ed invocando il suo nome fra le lacrime.

Alzò lo sguardo verso il fratello e lo vide mentre riafferrava la sua arma sporca di sangue, del sangue dell’uomo che amava.

Adagiò dolcemente a terra il corpo del ragazzo e sguainò la lunga katana che portava legata al fianco destro, fissando con rancore e dolore immensi Kohaku.

Sapeva cosa doveva fare… lo aveva sempre saputo… e sapeva anche che non c’era nessun altro modo.

 

Shaorin aprì lievemente gli occhi blu mare, guardandosi attorno.

Aveva un grosso mal di testa… doveva aver sbattuto da qualche parte.

Non fece in tempo ad alzarsi che Koga le volò accanto, colpito alle gambe dalle lame di vento di Kagura.

-KOGA!

Gridò terrorizzata lei, gattonando sull’erba impregnata d’acqua e di fango verso il giovane lupo, che si stringeva le mani intorno alle gambe.

-Cosa ti è successo?

Chiese lei, aiutandolo a sedersi.

-Maledizione… non ho fatto in tempo a spostarmi…

Shao seguì il suo sguardo e vide le profonde ferite che gli attacchi di Kagura gli avevano provocato sul braccio destro e sulle gambe.

-Chi ti ha ridotto così?!?

Urlò la ragazza, strappandosi parte della stoffa dei calzoni e cercando di fermare il sangue che fuoriusciva copioso dai lunghi tagli.

-Non… non serve…

Sussurrò stancamente lui, prendendo i polsi della giovane con le mani e stringendoli, sporcandole la pelle con macchie scarlatte.

-Ma che vai dicendo? Se non fermo subito il sangue potresti anche morire!!!

Disse con foga, scuotendo nervosamente il capo d’oro fradicio a causa del temporale.

-Calmati, Shaorin, CALMATI!

La ragazza lo fissò smarrita e confusa con gli occhi pieni di lacrime, mordendosi il labbro inferiore e singhiozzando.

Koga sorrise stancamente e le accarezzò la testa, sporcandole anche i capelli con il proprio sangue.

-Sono uno youkai,non saranno certo due ferite a farmi fuori. Ora però devi promettermi che andrai da Sesshoumaru e che qualunque cosa succeda tu non ti avvicinerai a quei due spettri.

-Mai io…

-PROMETTIMELO!

Dapprima Shao non seppe cosa rispondere, dopodiché iniziò ad annuire con un cenno del capo.

-Va bene. Ma tu devi giurarmi che non ti farai ammazzare!

-D’accordo, mi hai conv

Una lama di vento comparve dal nulla e colpì lo youkai in pieno petto, facendolo cadere a terra privo di sensi.

-KOGA!!!

Urlò sconvolta, guardandosi attorno con gli occhi pieni di grosse lacrime di disperazione.

Una risata divertita echeggiò fra le gocce di pioggia,

-Ora non fai più tanto il gradasso, vero lupastro?

Kagura comparve dalla nuvola di polvere sollevata dal suo ventaglio, con un sorriso soddisfatto sulle labbra e tre schegge della Shikon no Tama stretta nel pugno.

Quando però vide la ragazza il ghigno si spense, lasciando il posto ad un’espressione impaurita.

-Tu?

Chiese indietreggiando.

-Così ci rincontriamo. Deve essere proprio il destino…

Shao si alzò in piedi, seppur un po’ a fatica, ed estrasse la lunga e fine sciabola dal fodero nero.

-Ora finalmente mi libererò di te…

Ringhiò.

 

Sango cadde a terra, una smorfia di forte dolore sul viso sporco di fango e di acqua che cadeva incessantemente dal cielo, mischiandosi alle lacrime che le rigavano copiosamente le guance.

La katana volò via dalle sue mani e si conficcò nel terreno a pochi passi dal ragazzino.

Perché devo combattere contro di te, Kohaku? Io ti voglio bene…”

La sua testa urlava, il suo cuore piangeva e i suoi muscoli gemevano di dolore ad ogni movimento brusco.

Era stanca, troppo stanca.

Il ragazzino le lanciò contro la lunga arma, ferendola alla spalla sinistra e macchiandole i vestiti di sangue.

-Ah…

Gemette, portandosi una mano al taglio.

Kohaku avanzò verso di lei, i passi che strascicavano sul terreno fradicio di pioggia, le mani strette attorno all’impugnatura.

Gli occhi color nocciola del ragazzino fissavano vuoti le immagini sfocate dal temporale, lasciando intravedere il nulla che si celava nel suo animo ormai morto da tempo.

Alzò la punta di falce e si preparò a dare il colpo di grazia alla sua avversaria, guardandola, senza provare alcuna emozione davanti a quelle lacrime e a quella sofferenza.

La sterminatrice alzò lo sguardo, colmo di dolore, sino ad incontrare quello dell’adorato fratellino.

A fatica si alzò in piedi, trascinando i piedi nel fango e dirigendosi verso di lui con un sorriso dolce sulle labbra sporche di sangue.

-Kohaku…

Mormorò, mentre le gocce d’acqua le inondavano il capo, infradiciandole i capelli e portandosi via le lacrime.

Il ragazzino fermò i suoi passi, fissando con stupore quella ragazza che si stava avvicinando a lui.

Avrebbe dovuto ucciderla… questi erano gli ordini di Naraku… ma non ne aveva il coraggio e non riusciva a capire perché.

Improvvisamente sentì le braccia di Sango cingergli il collo e, prima che potesse fare qualsiasi cosa, si ritrovò stretto al suo petto.

L’arma gli cadde di mano, finendo in una pozzanghera sotto i suoi piedi, gli occhi color nocciola si riempirono di caldi lacrimoni e all’improvviso una serie di immagini cominciarono a scorrere nella sua mente.

Vide se stesso, vide quella ragazza, Sango era il suo nome, vide i suoi genitori… e ancora vide se stesso, all’interno di un grosso cortile, vide i cadaveri dei propri compagni, gli occhi distrutti di sua sorella, poi il buio…

Quelli erano i suoi ricordi… i ricordi che aveva voluto dimenticare…

-Sorella…

Singhiozzò ricambiando la stretta.

-Kohaku!

Esclamò lei.

-Perdonami sorella! Io ti ho fatto del male, te ne ho fatto tanto!

La tajiya scosse il capo.

-Non ha importanza. Ora sono qui con te e non ti lascerò mai più solo.

Kohaku sorrise, affondando il volto nel petto della sorella maggiore e lasciandosi andare ad un pianto silenzioso.

La sterminatrice lo guardò con il dolore dipinto in volto; doveva liberarlo, ormai non c’erano più soluzioni.

Se avesse lasciato il frammento della sfera nel suo corpo, a Naraku sarebbe bastato schioccare le dita per farlo ritornare una marionetta priva di volontà e di emozioni.

Allungò una mano verso l’elsa della propria spada e la sollevò dall’erba, dopodiché la conficcò nella schiena del ragazzino.

-Perdonami Kohaku… ti prego…

Sussurrò, posandogli un bacio in fronte.

Lui sorrise, chiudendo gli occhi ora finalmente lucidi.

-Grazie… sorella…

Il frammento della Shikon no Tama cadde a terra, intriso di sangue, portandosi via la vita fittizia che gli era stata data con il solo scopo di provocargli altro dolore.

Il peso del suo corpo si abbandonò a quello della sterminatrice, che lo strinse ancora più forte a se.

Si lasciò cadere in ginocchio, in mezzo al fango e al sangue che colava dalle sue ferite e da quella che aveva ridato la libertà al suo adorato fratellino.

I singhiozzi aumentarono, mozzandole il respiro mentre cullava Kohaku fra le braccia, in una stretta fraterna piena d’amore.

-Ora sei libero piccolo mio… finalmente libero

Gemette fra i singhiozzi.

-Signorina Sango.

Il vecchio Myoga saltò sulla spalla della tajiya.

-Il signor Miroku…

Lei parve risvegliarsi da un incubo e voltò subito il viso verso il corpo esanime del monaco.

Adagiò a terra quello del ragazzino e si trascinò a fatica verso di lui, insozzando la propria armatura con il fango.

Una volta arrivata dall’houshi, si appoggiò al suo petto e chiuse gli occhi, ormai priva di ogni forza sia mentale che fisica.

-Amore mio… sono con te…

Disse in un soffio, prima di svenire.

 

Kotori afferrò Inuyasha per la gola e lo sbatté contro un albero, compiacendosi dell’espressione di sofferenza che l’hanyou aveva sul volto.

Tessaiga volò a pochi metri da lui, ritornando una vecchia e arrugginita katana.

Gli occhi perlacei lo scrutavano con aria superba, come commiserandolo e questo ad Inuyasha dava particolarmente sui nervi.

Provò a liberarsi, ma era stanco, enormemente stanco.

In più quella maledetta era diventata ancora più forte ed ora, non solo schivava i suoi attacchi, ma riusciva contemporaneamente ad evitare Tessaiga e a ferirlo con quella dannata falce nera.

-Allora, cagnolino, come ci si sente ad essere in trappola?

Sibilò lei, avvicinando il capo a quello di lui.

Il mezzo demone si ritrasse, voltandosi; l’odore di sangue e zolfo che si portava addosso era talmente forte da dargli la nausea.

-Che c’è? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?

Rise divertita.

Le lunghe zanne brillarono sotto il bagliore accecante di un fulmine, che squarciò il cielo illuminando tutto il paesaggio circostante e facendo risplendere la pioggia che continuava a cadere senza sosta dal cielo.

Vide Naraku che lo guardava divertito e una gigantesca rabbia gli si accese dentro il cuore, aggiungendosi al rancore verso se stesso.

Cercò ancora una volta di allontanare da se Kotori, sferrandole un calcio all’addome.

Lo spettro si piegò in due e le ali si abbassarono, ma un secondo dopo erano nuovamente spiegate nell’aria come lame taglienti, mentre quelle iridi bianche ritornarono a fissare il volto dell’hanyou colme di rabbia.

-Ora morirai…

Soffiò furente, alzando la falce per squarciargli il ventre.

-Aspetta Kotori.

Naraku venne avanti e solo in quel momento Inuyasha si accorse della presenza che lo seguiva.

-Qui c’è una persona che desidera la sua morte molto più di te…

Lo spirito ghignò, lasciando la presa intorno al collo del mezzo demone, che cadde rovinosamente nel fango.

Alzò gli occhi ambrati e vide quella figura venire verso di lui, avvolta in un lungo mantello color porpora che delineava le sue dolci forme, avvolgendoli e stringendoli, attaccandosi ad essi a causa della pioggia.

-Finalmente avrò la mia vendetta…

Una violenta raffica di vento si scagliò contro di loro, facendo volare a terra la lunga stoffa.

Il mezzo demone sbarrò gli occhi, che si riempirono di lacrime.

Gli occhi color ametista di lei lo fissarono con quell’odio che mai le aveva visto in volto e una fitta al cuore, come una pugnalata alle spalle, lo raggiunse.

-Kagome…

Gemette con voce strozzata.

 

  
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