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Autore: thewhitelady    05/12/2010    1 recensioni
- Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti gli incubi - Liam Keeran.
- Questo è solo la Genesi, dobbiamoa ncroa passare per il Levitico,l'esodo e il Deuteronomio prima d'arrivare a qualcosa - Eneas Clayton
Storia di una caccia al tesoro che si trasforma tra inseguimenti e una rapina in un museo in pericoloso gioco mortale. Storia di come un uomo scopre di essere ciò ch ha sempre combatutto, e della redenzione di un altro. Storia di due amici. Il tutto girando il mondo tra Inghilterra, europa dell'Est e estremo Oriente.
La mia prima storia, recensite ma soprattutto buon divertimento! :D
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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INFO & CO: Oggi stranamente ho postato poco, anche se qui da me domani è vacanza (sia lodato Sant'Ambrogio, e auguri a tutti i miei concittadini XD).. comuqnue capitolo che non si possono perdere coloro che sono romantici!!!Buona lettura
TO BE CONTINUED
 The White Lady

ps: Lun Shang è Lucy Liu
  

- Ben arrivato Pulcino! – Keeran mise un braccio sulla spalla di Adam, Fang fece lo stesso – Smettetela idioti – si scansò l’altro. - Perché sono qui? Al telefono non me l’hai detto… -
- Ti vogliamo offrire una vacanza. Vienna è una gran bella città! E tu te lo meriti –
- Avete bisogno di me? Che avete in mente – disse diffidente il ragazzo, poi soggiunse vedendo le false facce d’angelo degli altri due: – Vi conosco –
- Mi sento profondamente offeso, tu no Dan? Come puoi dubitare della nostra buona fede? – protestò fintamente Keeran
- Posso eccome! – esclamò Adam
- E’ vero hai ragione. Non ti si può nascondere niente – scherzò – Ok. Parliamo chiaro. Tu sei il nostro piano B. Fine – rispose più serio
- Non mi piace come suona. Spiegati meglio -  
- Dopo saprai tutto, ora non è necessario. Intanto andiamo, l’appartamento che abbiamo affittato è poco distante -. Si avviarono per le strade vicino all’aeroporto, Keeran aveva ragione Vienna era proprio una città affascinante, anche se la giornata non era delle migliori, il tempo era uggioso, e la periferia non era certo da meno.
Il cuore di Vienna, l'Innere Stadt, era difeso in passato da una cinta di mura che fu  rimossa nel 1857 per far posto all'ampio viale del Ring, fiancheggiato da imponenti edifici, monumenti e parchi. Testimoni del passato predominio culturale di Vienna erano invece i numerosi edifici monumentali dall'architettura armoniosa, ancorché eterogenea, che adornavano la città: palazzi di stile rinascimentale, barocco e rococò si alternavano a edifici del primo Novecento e del secondo dopoguerra. E tutto l’insieme d’edifici riusciva quantomeno a donarle una magica aura di regale austerità mista ad un pizzico di sognante romanticismo, che si poteva scovare in ogni suo scorcio.
- Hai portato tutto quello che ti ho chiesto? – domandò improvvisamente Keeran, mentre passeggiavano per un lungo viale alberato – Certo, tutto quello che mi hai detto! – rispose pronto Adam
- Anche le cose da prendere nel magazzino? –proseguì
- Sì – ribatté il ragazzo – Non ti fidi? –
- Clayton ti ha dato l’autorizzazione? Non ci posso credere! –
– Clayton no, però Jim il nuovo magazziniere si corrompe facilmente – fece sicuro
- L’hai preso senza permesso!? – si voltò verso Fang – Dan il nostro Pulcino è cresciuto. Ha rubato allo Stato, dopo solo un anno e mezzo di nostra frequentazione. Non sei orgoglioso? – si asciugò una finta lacrima
- Sicuro. E’ancora un po’ indietro ma... Noi quanto ci abbiamo messo prima di prendere in prestito la prima cosa? Un mesetto? –
Keeran annuì. Adam  aggrottò la fronte – Voi non siete mai stati beccati? Vero? -. Erano arrivati nel palazzo del loro appartamento. Non era il meglio, aria malfamata, vicini equivoci, intonaco scrostato e pareti macchiate. Di certo non era nel Salotto Bene di Vienna.
Keeran prese le chiavi – Devi capire Adam, che ci sono cose di cui è inopportuno parlare, segreti che vanno mantenuti tali… Conoscere alcuni lati del tuo capo è, come dire, traumatico… - aprì, la serratura che scattò producendo un rumore secco.
Nel salotto disadorno, seduta su una poltrona di simil-velluto c’era  una donna: longilinea, dalla pelle candida ed i capelli scuri. Si fece avanti
– Ciao, tu devi essere Adam -.
 
Poche ore dopo Keeran, Fang e Adam erano riuniti nella cucina  stile anni ’50 dell’appartamento. Lyn era tornata al suo albergo in centro, lasciandoli liberi di parlare.
-  Come fai a conoscere la curatrice esterna del museo di Taipei? – chiese Adam appoggiato al tavolo – Insomma quante vite hai vissuto?! –
- Un paio di troppo…Comunque, volevi sapere cosa devi fare, no? Bene. La storia dei monaci, le pergamene e tutto il resto lo sai già, ti manca l’ultima parte. Noi crediamo che centri qualcosa Carlo Magno, probabilmente i monaci gli diedero un indizio per arrivare al tesoro, da proteggere e nascondere; ora io pensavo d’andare ad Aquisgrana, dove è sepolto, invece Dan sostiene che l’Imperatore l’abbia  messo nella sua corona, che è conservata all’ Hofburg nella Camera del tesoro di Vienna. Quindi, eccoci qui! – spiegò semplicemente Keeran, mentre esaminava  il frigo, una landa desolata
- Tutto qui! Tu pensi di entrare, chiedere di vedere la corona a cui non ci si può neppure avvicinarsi, cercare un indizio che non sai nemmeno se esista ed andartene bello bello con una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni, senza che nessuno chieda niente?! – replicò Adam, cercando di capire cosa avesse l’amico nella sua mente contorta
- Be’ sì, giusto un pelo più complicato. Però la sostanza è quella… ma se non mi danno il permesso c’è sempre il piano B. E qui entri in gioco tu, per ora però non badiamoci – rispose sempre impegnato nella ricerca di qualcosa di commestibile
- Ah, ok. Domandavo e basta, tanto per sapere. Volevo solo…ecco… – tentò di dissimulare Adam sempre più crucciato. Keeran emerse dal mobiletto sotto il lavello, scotendo la testa – Dan, per domani preparati, vieni con me. Dovremmo procurarci qualcosa da mangiare, e un auto. Procuri tu il mezzo? –
- Come fatto, lo prenderò a nolo. Ho visto un venditore giusto qui vicino -.
 
 
Il mattino seguente tutto era pronto, erano le 11.00 e il sole era sorto, anche se nascosto da grosse nuvole grigie, però la città era ugualmente afosa, 70% di umidità segnalava la radio, anche se nessuno capiva dato che prendeva solo Radio Cracovia.
Keeran che aveva dimenticato la cravatta stava scendendo le scale, Fang lo aspettava in strada con il motore già acceso.
Appena vide l’auto non poté che emettere un grosso – Oh -  e subito dopo soggiungere – Ho appena sentito Barbie: rivuole indietro la sua macchina! – esclamò divertito
- Non è poi così orribile! – tentò di replicare Fang, ma non poteva salvarsi in nessuna maniera, il mezzo era una vecchia Cadillac, rosa, il rosa schoking più orrendo che Keeran avesse mai visto. Però non c’era fine al peggio, i sedili su cui si sedette erano completamente rivestiti di cavallino.
- Cosa c’è che non va? – chiese Fang facendo orecchio da mercante
– Niente, se fossimo dei vaccari texani con tendenze un tantino femminili! Dobbiamo andare ad un incontro importante e tu mi vieni con questa? –
- Non rispondo, lascio che parli l’auto – inserì la chiave nel quadro, girò e dal cofano scaturì un fiero rombo di motore, diede gas e dalle gomme si sprigionò del fumo bianco e un odore acre – Colore  da schifo, motore revisionato Dodge. Le gusta signore? –
- Molto, è fantastica! – fece Keeran entusiasta del ruggito del V8 – Però… parcheggiamo ad una buona distanza, eh? –.
Arrivarono a destinazione, sarebbero dovuti andare a piedi fino all’Hofburg, che era stato il palazzo imperiale della dinastia degli Asburgo fin dal 1278, anno della sua fondazione. All'edificio originario andarono via via nei secoli ad aggiungersi costruzioni diverse e il complesso divenne una piccola città all'interno di Vienna.
Da Michaelerplatz, una delle piazze principali racchiusa tra l’Hofburg e la Peterskirche, passarono oltre in uno spiazzo più piccolo proprio all’interno dell’edificio, chiamato Heldenplatz. Svoltarono a sinistra sopra una sorta di ponte piastrellato, fino al Cortile degli Svizzeri. Innanzi a loro si poneva un palazzo in puro stile italiano, la  Schatzkammer, dove si trovavano i maggiori tesoti degli Asburgo, tra corone, paramenti e gioielli. La raccolta era immensa, e con una tale varietà da essere una delle più ricche ed inarrivabile collezioni al mondo.
- Dan, io pensavo di mentire, abbiamo ancora i pass che ci aveva dato Clayton, per la missione a Parigi. Hanno funzionato una volta, perché non due? – spiegò Keeran, prendendo dalla valigetta che aveva con sé due tessere plasticate, su cui c’erano le loro fotografie
- Credevo le avesse ancora lui, dopo la missione Clayton ce le aveva ritirate! – disse in un tono tra lo stupito e quello di uno che si aspettava una cosa del genere
- Credeva ma non era così. Comunque, dobbiamo solo mentire, nient’altro. Pronto? –
- Ci sono nato per queste cose – affermò deciso Fang, poi soggiunse - Però aspetta un istante, mi chiamo ancora Philip Santagostino? Non si può cambiare con qualcosa di decente?... Solo Clayton poteva pensare ad un nome così… - fece indispettito, senza neppure attendere una risposta da Keeran.
Passarono per l’entrata turistica, una porta blindata di quasi 20 centimetri di spessore. Alla reception mostrarono le tessere che avevano al collo. La ragazza che era seduta al bancone emise un piccolo oh per la sorpresa, poi prese il ricevitore del telefono e disse: - Un attimo, prego – parlò per qualche secondo, poi li prese da parte e li condusse per un corridoio, a destra si trovava una porta con scritto sopra: “ONLY AUTHORIZED STAFF”, solo personale autorizzato.
Entrarono in un ufficio abbastanza misero per essere quello del direttore, la receptionist uscì lasciandoli soli con l’uomo ancora voltato di spalle, intento a guardare fuori dalla finestra. Keeran si schiarì la voce e cominciò a parlare nell’istante esatto in cui il direttore si girò. Era piccolo di statura, con la pelle cerea e i capelli albini.
- Sono il Professor Jeremy Clarckson, del National Geographich Magazine. Molto piacere – tese la mano, ma l’uomo non la strinse – E lui, è il nostro fotografo Philip Santagostino – continuò ritraendo la mano, facendo finta di niente.
- Georg Kazsinsky – sibilò scandendo ogni sillaba
– Direttore di questo museo. Ma lasciamo perdere i convenevoli, che cosa ci fate voi qui? – domandò mostrando largamente un enorme rispetto, certo, per quanto lo si possa fare sprizzando disprezzo da tutti i pori.
- Non è stato avvisato del nostro arrivo? Be’ questo sì che è un brutto inconveniente… Comunque, saremmo qui per fare un servizio sulla corona di Carlo Magno, che fa parte della vostra collezione… - ma fu interrotto bruscamente  - Non venga a dirmi cosa faccia parte o no del mio museo, non ne ho bisogno! Che presuntuosi voi americani! Due mesi fa venite qui, accolti con tutti i crismi per fare un articolo sulla raccolta imperiale. Poi ne scrivete di tutti i colori sull’organizzazione e lo stato dei pezzi in mostra, per poi tornare e chiedere di poter vedere il vanto di questa struttura, la corona di Carlo Magno, come se niente fosse accaduto. Ma voi tanto ve ne infischiate del lavoro degli altri, vi importa solo di quel giornaletto che gestite… il National Geographich – gridò scimmiottando il nome della rivista, in pochi minuti di conversazione il suo volto passò dal bianco cadavere al paonazzo. A Keeran ricordò fortemente un furetto infervorato, fece fatica a trattenere il riso.
- Chi vi credete di essere?! E ora fuori dal mio museo, non metteteci più piede luridi bastardi! – esclamò aprendo la porta, fuori c’erano due gorilla della sicurezza già pronti ad accoglierli, che li accompagnarono fuori, insieme ad una serie di ignominiosi epiteti che il direttore infuriato stava rivolgendo loro.
Erano di nuovo in strada, fatti uscire da una porta secondaria. – Sapevo già che non avremmo avuto molto successo, ma questo va ben oltre mia immaginazione…- sentenziò Keeran sistemandosi la giacca sporca di polvere – Se troviamo quell’accidenti di tesoro, i diritti di sicuro non li do al National Geographich! Ci tocca passare al piano B – sospirò infine.
 
 
- Com’è andata? – chiese pimpante Adam sull’uscio della porta, per risposta Keeran grugnì qualcosa di incomprensibile – Ah, allora immagino bene! – esclamò fintamente soddisfatto.
- Prima è passata Lyn, voleva parlarvi, ma… - esordì il ragazzo ma fu immediatamente interrotto – Si passa al piano B, quindi siediti e ascolta, anche tu Dan – ordinò serio Keeran
- Certo, signore -  disse Fang esibendosi in un pomposo saluto militare, l’altro non ci fece caso
- Allora domani sera dobbiamo entrare nella Camera del Tesoro… - cominciò a spiegare
- Ho capito bene? – domandò nuovamente Adam. Nessuna risposta. Fang gli bisbigliò da dietro: – E’ entrato in modalità Rambo. Non ci si può salvare –
- Per entrare, abbiamo due possibilità. Primo: sotto l’Hofburg ci sono dei passaggi sotterranei, che una volta venivano usati dagli amanti degli Asburgo per far spola dall’Hofburg alla reggia estiva di Schönbrunn. Alcuni sono aperti al pubblico, altri no. La sorveglianza è meno rigida che non nell’ex palazzo imperiale, però per certi versi la cosa è più incasinata. Dovremmo riuscire ad entrare in una reggia, trovare il passaggio giusto, rischiando di spuntare negli appartamenti imperiali o nel museo delle argenterie, visto che non c’è una mappatura ben delineata dei sottopassaggi. Il margine d’errore è incredibilmente basso. E poi ci rimarrebbe comunque da mettere fuori uso l’allarme della Schatzkammer, il che non è poco – fece una pausa per soppesare il discorso, e riprese
- Secondo: passiamo per la porta blindata, togliamo gli allarmi interni e quelli delle vetrine, che per fortuna sono in blocco, se no ci toccherebbe staccarli uno alla volta. Cosa preferite? – domandò semplicemente, come se dovessero scegliere tra una marca o l’altra di caramelle. Il primo a parlare fu Fang – Meglio se andiamo diretti! –
Adam ci pensò per qualche istante, per lui nessuno dei piani poteva funzionare, però… - Secondo, è molto più alla nostra portata – sentenziò
- Ok. La scelta è fatta, ora si passa al dettaglio. La porta blindata che si vede di giorno, spessa 17 centimetri, non è l’unica, hanno una specie di saracinesca di ultima generazione, collegata ad un allarme, che è composta da due strati di circa 5 centimetri l’uno. Il primo in titanio, il secondo in acciaio amorfo. Disattivato l’allarme, dovremo comunque aprire le porte.
Poi allarme interno, con sensori sul pavimento, oltre il  mezzo chilo di pressione continuata per più di due secondi, scatta. Sensori per i rumori, qualcosa di più forte d’un respiro e indovinate un po’ che succede? –
- Scommetto che escono delle lame dal soffitto – rispose Adam ironicamente.
– Anche se devo dire che l’idea m’intriga parecchio, questi austriaci sono abitudinari: scatta l’allarme – riprese Keeran - Infine dovremo disattivare la protezione che hanno le vetrine, per poi forarle e prendere quel che ci serve. Ci sono domande? – nessuno rispose, Adam era attonito, mentre Fang sembrava non essere minimamente preoccupato
- Nessuno? Allora lo facciamo? Non ci sono costrizioni – replicò Keeran sempre più convinto.
Fang che era rimasto zitto per tutto il tempo, con lo sguardo perso nel vuoto, seduto per terra con la schiena appoggiato alle pareti d’angolo. Si era acceso una sigaretta e stava fumando, inclinò la testa lasciando che il fumo lo avvolgesse, lo inebriasse completamente, solo allora parlò: - Lo facciamo! E  ci riusciamo! Che Dio mi fulmini se non la scassiniamo quella dannata camera –
Adam li guardò sconsolato, alzò gli occhi al cielo – Lo facciamo – disse anche se sembrava più una domanda, che una affermazione. Il ragazzo infastidito dall’odore del fumo sventolò la mano e soggiunse tossendo – Dovresti smetterla con questo viziaccio. Le sigarette t’ammazzeranno -. Fang si alzò e fece un’altra boccata dalla sigaretta – L’unica possibilità che sia il fumo ad uccidermi è che un tir della Camel m’investa. Così è come la vedo io - rispose sbuffando il fumo in faccia ad Adam.
Keeran diede una pacca sulla spalla al novellino e proseguì - Va bene, allora dobbiamo solo prepararci… Adam, l’allarme è uno dei migliori prodotti in tutto il 2007. Ci riesci a spacchettarlo? – Keeran tirò fuori delle mappe complicate con disegni di reticoli e quant’ altro
- E’ vecchio quasi di due anni, ce la posso fare. Se queste carte rappresentano gli allarmi, non è neppure così complicato – affermò il ragazzo – Basta che mi collegate voi, e poi io lo bypasso -
- Emh… questo è lo schema della porta, poi ci sono tutti quelli interni –
- Scusa, non possiamo staccare l’elettricità all’intero edificio? E’ un classico, potrebbe funzionare ed è più semplice – propose speranzoso
- No. Se togliamo l’energia, la centralina chiama la polizia e il generatore d’emergenza si attiva, illuminandoci come un albero di natale – replicò Keeran – Ma tanto dovrai solo istruire Dan e me attraverso una trasmittente. Tu sarai comodo in poltrona –
-  Come, io non vengo con voi? Pensavo di essere qui per questo! – ribatté innervosito Adam
- Sì, ma tu sei la mente e noi il braccio. Non voglio farti rischiare, per una cosa mia. Se ci beccano… è davvero seria stavolta –
- Volete pararmi le spalle? Credevo ormai di meritare del rispetto, non sono un principiante! Se sono venuto qui, è perché sapevo quel che facevo. E… no guarda lasciamo perdere, continuiamo la preparazione –
 
La sera prima del “ recupero ”, dopo aver finito di organizzare, mentre il giradischi di Fang andava sul vinile dei Rediohead, Ok Computer e Keeran chino per l’ennesima volta, studiava le planimetrie della Schaztkammer, Lyn leggeva un libro sdraiata sul divano, poi si alzò sui gomiti per vedere cosa stesse succedendo in cucina
- Ma come ti vesti?! – esclamò Adam uscendo in quel momento nell’ingresso. – Piuttosto tu! Sei solo un fighetto infricchettato, camicia nera e trenta chili di gel. Sei semplicemente ridicolo. Nient’altro da dire – replicò Fang, che fronteggiava il ragazzo. Messi a confronto erano uno il contrario dell’altro, uno elegante l’altro casual, uno un liceale alla prima uscita e un uomo, il primo piccolo di statura tanto da sembrare che gli mancasse ancora po’ per crescere, e il secondo un gigante.
- The Clash, mai vista maglietta più ridicola! – fece accaldato. Keeran, fin a quel momento indisturbato, guardava basito la situazione – Che c’è? Se non fate casino ogni due secondi non va bene?! – latrò scocciato.
Vi fu un attimo di quiete, poi il dibattito riprese
– Chiediamo a Lyn, lei è una donna, avrà la risposta giusta - sentenziò Adam. La ragazza quando si sentì chiamata in causa, chiuse il libro e si mise a sedere.
– Dobbiamo uscire con quelle fate dell’appartamento 95, meglio io o lui – spiegò Fang, poi aspettò un attimo e soggiunse - La camicia nera è troppo, e poi d’estate… io invece con il mio look dico… -
- …Non stiro – sibilò Adam         
- No, che mi importa più l’interiore chenon l’aspetto esteriore, alle donne piacciono queste baggianate e comunque non serve il tuo contributo bimbo – ribatté l’altro incrociando le braccia – Allora che pensi –
- Che siete due idioti, ma non rimarchiamo l’evidente. Comunque vada per la camicia. Mi dispiace Dan sei completamente privo di gusto estetico ed una cernia capirebbe di più la psiche femminile – poi aggiunse in un bisbiglio – Non date fastidio a Liam è un po’ nervoso… Mi sa che gli parlerò -.
Adam e Fang, dopo un dovuto cambio d’abiti, uscirono, ma quest’ ultimo fece un attimo capolino dalla porta e disse, rivolto a Lyn – Chissà se intendiamo la stessa cosa per parlare…? –
La ragazza, che si era rimessa a leggere, alzò il medio e un sopracciglio – Vai a farti fottere Dan –
Fang chiuse la porta definitivamente, ma prima con un teatrale sospiro rispose – Lo spero bene. Auguri anche a te -.
Lyn continuò la sua lettura, ma poco dopo non poté fare a meno di alzarsi: faceva un caldo mostruoso, il libro era da sbadiglio e Keeran continuava a rumoreggiare, prima con la penna, la mano, ogni tanto dava persino delle testate al muro dove la sedia era poggiata  e poi un persistente frusciare di fogli. Gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.
– Sai, dovresti smetterla di leggere e rileggere quelle carte, per la tua salute mentale e quella degli altri. Ripeti quella litania da così tanto tempo, che ormai dovrebbero conoscerla pure i muri – esordì lei con tono benevolo
Lui posò lo sguardo sul volto della ragazza, il lisci capelli adagiati sulle spalle che si prolungavano nel collo immacolato, e poi su fino al volto ovale in cui come perle erano incastonati gli occhi a mandorla, neri e brillanti. Per un attimo si perse in quei momenti di trance in cui si vede e non vede, e quello che si pensa  passa sui propri visi come un enorme tabellone pubblicitario. E il suo sarebbe stato un cartellone vietato agli under 18.
Da quel sogno fu risvegliato da Lyn che lo schiaffeggiava, piano – Ci sei? Secondo me ha ragione Dan, a furia di sbattere la testa hai perso tutti i neuroni, due a botta –
Keeran s’accorse che per la prima volta erano veramente soli, e prevedendo ciò che sarebbe accaduto, decise che per lui era molto meglio effettuare al più presto una manovra evasiva prima che scoppiasse la guerra dei sessi, e Lyn si era piazzata in prima linea per quella battaglia
Salvate il soldato Keeran
Senza fare una piega, si alzò e andò in cucina, dopo aver rovistato per un buon minuto nel frigo, si convinse che in assenza d’acqua il meglio che la casa offriva era un vino rosso dalla dubbia provenienza.
- Me ne dai un bicchiere? – chiese lei, che lo aveva seguito, ma in realtà si domandava come mai certi uomini sono più chiusi delle cozze, più solitari dei ricci di mare, più scemi di un opossum e più tutto di qualsiasi stupida bestia che sul pianeta avesse visto la luce. E si chiedeva come mai anche esistessero donne altrettanto idiote, di cui lei era il baluardo, che immancabilmente come da copione, sentivano l’irrefrenabile bisogno di andar loro dietro. Era una legge arcaica e che non sarebbe mai riuscita a capire, malgrado tenesse racchiusa in sé tutto il senso di una vita.
- Se vuoi rischiare, prego – Keeran le diede un calice, attento a scegliere il meno sbeccato, cosa ritenuta una da lui una gran gentilezza, riempito fino a metà. Però s’accorse troppo tardi che nella fretta dello scegliere dove ripiegare, si era infilato in un vicolo ceco: la cucina. Quindi, a meno di sfondare la parete di cartongesso adiacente alla camera da letto - cosa che peraltro riteneva un po’ esagerata persino per i suoi standard -  avrebbe dovuto rispondere a sei anni di arretrati in domande. Tentò l’ultimo patetico tentativo di depistaggio: - Forse infondo è più un rosé che un rosso, per via della corposità, ma devo dire che il gusto non mi dispiace… -
Lyn stava riponendo il bicchiere nell’acquaio e sciacquandolo quando, all’improvviso, senza neanche guardarlo in faccia, perché era di spalle, fece la sua mossa – Perché mi lasciasti sei anni fa? Senza dire niente, lasciare un biglietto, senza un motivo… Credo di avere il diritto di sapere –
Un verme, ecco come si sentiva, il lombrico più viscido che abbia mai strisciato sulla crosta terrestre, sapeva che la domanda sarebbe stata quella, ma non era comunque pronto a rispondere, un lustro e più non erano stati abbastanza per darsi da solo una spiegazione completa, figurarsi darla a lei. Voleva, ma non poteva comunque farlo. Gli toccava passare al vecchio metodo: mentire, mentire e mentire ancora.
Sarebbe stato felice di dirle che lei non c’entrava niente, però se non aveva una motivazione valida per confutare questa cosa, come avrebbe fatto?
- Ora io non posso dirti nulla, però sappi che tu non sei il motivo, e non dipendeva solo da me, è stato per il nostro, e soprattutto il tuo bene – appena Keeran ebbe pronunciato queste parole, si accorse della stupidità di esse, erano parole vuote senza un significato
- Mio eroe! Scusa se non avevo capito! Che stupida io a non riconoscere i tuoi meriti. E’ vero, mi hai strappato da un destino orrendo, insomma, sposare l’uomo che amavo e passarci la vita insieme; sai mica c’ero arrivata, ma adesso mi è tutto chiaro -.
Keeran avrebbe scommesso la sua gratifica natalizia del GST, che se l’avesse anche solo sfiorata, quella sarebbe esplosa. Il suo tono esprimeva una rabbia ed un’acidità senza confini, era un vulcano in piena eruzione pliniana. Non poté far altro che subire, d’altronde se la meritava tutta quella ira. Lei fece uno scatto in avanti, e gli stava per tirare un ceffone quando all’improvviso si frenò lasciando cadere mollemente il braccio lungo il fianco.
- Io mi dicevo che ero pronta, che questo viaggio sarebbe stato solo di lavoro e che avrebbe dato lustro al mio curriculum, un esperienza in più da annoverare. Ero pronta a non farmi coinvolgere, ero preparata e tu hai rovinato tutto. Non so come faccio a essere così ingenua e stupida, stupida, stupida… - ripeté quella parola all’infinito finché non riecheggio come un’accusa nelle orecchie di Keeran. Gli occhi di Lyn dardeggiavano – E poi ieri sera… imparerò mai a non fidarmi di te?! Mi lascio sempre ingannare, ma d’altronde è forse questo il prezzo della tua compagnia, non ti basta mai nulla. Non sei mai sazio d’emozioni, un qualsiasi uomo normale dopo aver sperimentato un quinto di quello che hai fatto tu, si sarebbe stancato, avrebbe messo la testa a posto e condotto una vita qualunque –. Keeran si convinse che nessuno l’avesse mai descritto così bene, lei riusciva davvero a leggerlo come un libro aperto. Lì capì veramente per la prima volta che nel bene o nel male lei era diversa dalle altre.
Avrebbe tanto voluto dirglielo, ma i pensieri non trovavano parole, non avevano voce e qualsiasi suono gli moriva in gola.
- Perché, Liam, non ti basta un comunissimo appartamento, uno schifoso lavoro in banca, invece di uno in cui rischi di essere accoppato un giorno sì e l’altro pure; amici senza deviazioni mentali e una ragazza che ti voglia bene e basta? Ecco, l’ho detto, ti amo d’accordo? E non so nemmeno il perché… - Lyn lasciò scivolare via quelle parole dolci dalle labbra, con un’ira che era l’antitesi del contenuto. Prese una sedia e ci abbandonò sopra, seduta tutta scomposta, le braccia a penzoloni e discrete, silenziose lacrime che le correvano giù dagli zigomi seguendo e zigzagando trai lineamenti.
Keeran le se avvicinò, la prese tra le braccia e la fece alzare, finché non ebbe la testa di lei appoggiata alla sua spalla, chinò la testa e avvicinando le labbra all’orecchio di lei, cominciò a sussurrarle : - Non farmi domande a cui non so risponderti, non posso immaginare perché amo così tanto una vita spericolata. Di certo la furbizia non è mai stata dalla mia e nemmeno la fortuna visto che non trovo mai parcheggio, quando vado a prelevare in banca scelgo sempre la fila più lenta e quando devo fare un lavoro becco sempre il più pericoloso. Questo è Liam Keeran… il giorno in cui mi assunsero al GST e parlai per la prima volta di persona con Clayton, lui si assentò un momento, così ebbi l’opportunità di leggere gli appunti che stava prendendo su di me: uno su un milione… c’era scritto, non ho ancora capito se era un complimento o che – rise piano, fece una pausa e trasse un sospiro profondo prima di continuare - E’ tutto per te, perché tu meriti il meglio, il meglio di me, senza dubbio vali tutto ciò che posso avere. Tu non hai la minima idea di cosa sarei potuto diventare se non ci fossi stata tu  -
- Sappi solo una cosa, dovrai ricordartela sempre, qualunque cosa succeda. Ora dipenderò sempre dalla tua d’allegria –
Keeran sperò con tutto se stesso che lei gli credesse, avrebbe dato dieci anni della sua vita perché lei gli credesse anche solo per un istante.
Ho perso troppe cose per voler perdere pure te
Continuò a cullarla fra le braccia, sapeva d’amarla e quella volta forse sarebbe stato pure per sempre.
Ancora una volta però aveva dovuto mentire, la verità è un prodotto di nicchia che pochi si possono permettere e Keeran era l’ultimo che poteva averne accesso. Per il momento però andava bene, la toppa avrebbe retto fino a quando non si fosse deciso a buttar fuori tutto.
 
Rimasero così per quella che a Lyn sembrò un’eternità, ma non le importava quanto tempo fosse passato, voleva solo imprimersi per bene quel momento nella memoria. Anche se era conscia che lui non le aveva dato una vera e propria risposta, quella però ce l’aveva già dentro se stessa: se voleva vivere con uno come Liam Keeran doveva accettare, più che con ogni altra persona prima, i lati positivi e quelli negativi.
Ma comunque lo volle provocare – Hai mente quando vai in banca, devi aprire un nuovo conto ed il direttore ti accoglie come se tu fossi una celebrità, tutto scorre liscio e tu apri il conto. Ma quando te ne vai hai sempre l’idea che su qualcosa ti abbiano fregato? – disse, scostandosi appena un po’ dall’abbraccio di lui che corrugò fintamente preoccupato la fronte – Devo prenderlo come un complimento? Sarà che io i risparmi li tengo sotto il materasso ma non ho capito il nesso –
- Ehi, no aspetta, non ho mica finito. Quando esci hai la netta sensazione che su qualcosa ti abbiano imbrogliato, però sei troppo contento per il nuovo acquisto perché te ne importi anche solo un po’. Ecco, mi sento più o meno così – concluse lei sorridente, appoggiandosi di nuovo con il capo nell’incavo della spalla di Keeran. Ma subito l’alzò ancora, tese l’orecchio – Non senti? –
- Cosa? Oltre a noi due non c’è anima viva – mormorò l’altro
- La musica. Mi pare che sia Aretha Franklin, anzi ne sono quasi sicura, sta cantando I say a little prayer for you
- Queste cose succedono solo nei film, è la tua immaginazione, e poi il grammofono l’ho spento io stesso – la assicurò, ma subito si dovette ricredere, Lyn aveva sentito giusto, in effetti Keeran aveva sempre pensato che le donne avessero un udito di gran lunga migliore rispetto agli uomini, riuscivano a captare persino i suoni più fievoli e distanti. Sentivano crescer l’erba.
- Un momento, ma questa è Aretha Franklin! – esclamò, poi aspettando un paio di secondi aggiunse – Dan! Da quanto tempo sei qui? -. Subito quello fece capolino dallo stipite della porta – Avete bisogno dei miei servigi? – domandò con un tono assurdo e servizievole
- Da quanto sei qui – ordinò Keeran, non gli andava per quanto fossero amici che Fang origliasse le sue conversazioni private
- Abbastanza per sapere che Lyn ci ritiene degli spostati – asserì falsamente sdegnato, poi rivolgendosi alla diretta interessata aggiunse:
- Guarda che anche noi idioti abbiamo dei sentimenti! –
- Ti chiedo perdono -. Fang le si avvicinò e le fece un cortese baciamano, senza toccare la pelle con le labbra, come da galateo – Per una come lei Miss Shang o forse dovrei dire Mrs. Keeran… - quello gli tirò un coppino, Fang si voltò – Giuro sul mio Fender Jazz Bass che non sono mica così verme da origliare il resto della conversazione magari con un bicchiere attraverso la porta… anche perché non ne ho trovati in giro -  disse mettendo la mano sul cuore
- Su che cosa ha giurato? – domandò Lyn
- Sul suo basso preferito, autografato da Flea –
- E ci dovremmo fidare? – fece scettica lei
- Vuole più bene a quel basso che non a molte delle persone che conosce – le spiegò brevemente Keeran, che si stava dirigendo in salotto per aumentare il volume del grammofono. – Ma dimmi come mai sei già di ritorno? E dov’è Adam? Le ragazze non vi avranno mica scaricato –
Fang assieme a Lyn lo raggiunse e si gettò sul divano, che emise un sinistro scricchiolio, - Sai, diciamo che sotto sotto avevano qualcosa d’ingombrante. Intendi? –
Keeran si sedette e si mise ad ordinare le carte che ingombravano il tavolo, una slavina di mappe e scartoffie, molte delle quali finirono nel cestino già stracolmo, che era stato posizionato molto strategicamente sotto al tavolo. - Vuoi dire che erano uomini? Questa proprio non me l’aspettavo, le ho viste, e certo che ne fanno di magie con il bisturi. Ma toglimi una curiosità come avete fatto a capirlo? – Keeran si immaginò le facce degli amici al momento della pungente scoperta
- Be’ è iniziato a venirci qualche dubbio quando una per andare ad incipriarsi il naso si è diretta verso il bagno dei gentiluomini. Dopo facendo due più due… E dire che loro ce l’avevano pure riferito, ma erano ungheresi, ed il nostro semifinnico non è proprio dei migliori. Care ragazze…ragazzi… insomma hai capito – lo informò brevemente facendo il sunto della faccenda. – Io comunque me ne sarei andato lo stesso, ’sta bastarda mi fa impazzire! – esclamò armeggiando con le fasciature che ancora aveva sulla spalla, poi soggiunse - Adesso tanto mi piglio un po’ di antidolorifici e passa tutto -.
Keeran lanciandogli la scatola di medicinali e una bottiglia di minerale gli diede un’occhiata seria – Non mi starai diventando Dottor House -, Fang trangugiò un paio di pastiglie – Scherzi? Io sono molto più figo – bofonchiò con la bocca ancora semipiena d’acqua.
- Sicuramente mostri molta più classe – commentò Keeran ironico - E Adam, che fine ha fatto? Lo sai che sarebbe meglio stare sempre tutti uniti – lo rimbeccò un poco, non lo faceva stare tranquillo il sapere che era a zonzo per la città. I loro amici avevano già avuto modo di dimostrare loro che non c’era nulla da scherzare, ed Adam non era certo il tipo che riusciva a districarsi in situazioni scottanti, per questo era stato così reticente a chiamarlo per chiedergli aiuto fin dapprincipio. Lavorava con lui da un paio d’anni ormai, ed il piccolo informatico non aveva mai dimostrato sangue freddo nei momenti difficili o una certa propensione naturale al salvarsi la pelle, cosa che nel Keeran pensiero era strettamente necessaria per il lavoro che svolgevano. Ma d’altra parte era ancora giovane, aveva poco più di ventidue anni, e manteneva nel cuore quella bontà ed assoluta fiducia nel prossimo che è tipica solo dei bambini e che di rado continua a battere e a prosperare negli adulti che solitamente la perdono crescendo.
- Dovrebbe essere ancora in giro con Pam ed Alexis, la prima è un informatico di professione, tra teste di chip ci si intende. E poi che sarà un piccolo hacker yiddish in meno? – ribatté Keeran totalmente disinteressato alzando le spalle, era immerso nella lettura del quotidiano. Il Chicago Tribune, naturalmente la pagina sportiva, visto che non leggeva un articolo di cronaca o politica dal lontano 2001, dal crollo delle Twins Tower. Era certo che tutto ciò che d’interessante sarebbe accaduto per la società l’avrebbe saputo attraverso il GST, le notizie sarebbero state più chiare. Se c’era una cosa che gli dava davvero fastidio era fermarsi ogni tre righe, per discernere ogni volta il vero dalle menzogne oppure capire quali erano le montature appositamente piazzate dal governo e quali no; perdeva sempre il gusto del leggere. E poi comunque, non gli importava proprio niente se il cagnolino Fifì III di Paris Hilton, era stato stirato da un auto a Bel Air, notizia che quel giorno sul Tribune meritava un riquadro in prima pagina. Con tanto di fotografia del malaugurato topo spiaccicato sull’asfalto. Anche se questo gli strappò un sorriso.
- Hai notizie di Clayton o del GST? – domandò Keeran proseguendo nelle sue pulizie. L’altro alzò appena gli occhi dal giornale poi continuò nel discorso – Be’, se la sede fosse saltata in aria di certo da questi qui non lo sapremmo – sventolò il Tribune – Comunque gli ho parlato la settimana scorsa, ha detto che quando torni ha un lavoretto giusto per te, nell’Oceano Pacifico –
Keeran guardò appena un po’ più interessato, un punto di domanda stampato in faccia a chiedere spiegazioni.
- Niente di che, dovresti farti una nuotatina per andare a recuperare un documento che si trova nella carlinga di un caccia Sopwith Pup, colato a picco vicino alle isole dello stato di Tuvalu, proprio sotto ad un’area non smilitarizzata dove galleggiano ancora tanti bei palloncini, hai mente quelli che se li tocchi fanno bum! – rispose Keeran con tono piatto, completamente immerso nella sua acculturante lettura: i Chicago Bulls avevano perso contro i Boston Celtics.
- Mi stai prendendo in giro un aereo della Grande Guerra da quelli parti? Ma poi esiste veramente uno stato con quello stupido nome? – domandò scettico Keeran, era fin troppo abituato agli gli scherzi di Fang per non ritenere che la metà delle cose che lui diceva fossero balle, ma allo stesso tempo era molto preoccupato: il Sopwith Pup, il primo aereo che riuscì ad atterrare con successo sul ponte di una nave della Royal Navy nel ’17, era il codice che usava a Clayton per riferire ai suoi sottoposti che aveva bisogno di comunicare urgentemente con loro. Fang non lo poteva sapere perché nella gerarchia del GST era un gradino appena più sotto di lui.
- Non ti sto prendendo in giro, e poi scusa noi del GST siamo per le pari opportunità, i tuvaluliani potrebbero anche prendersela –.
Lyn si avvicinò a Keeran dal dietro, percorrendo con una mano tutta la schiena dell’uomo fino ad arrivare ai capelli, glieli scompigliò e intanto gli sussurrava qualcosa all’orecchio, Fang guardò Keeran e quello gli fece di rimando: - C’è altro? Intanto t’ascolto –
- In effetti, da Clayton proprio stamane abbiamo ricevuto una e-mail – si alzò ed oltrepassando il divano si mise a rovistare tra la piccola pila di fogli che in meno d’una settimana erano andati ad accumularsi sotto al computer Apple di Adam. Quando la trovò la scosse in aria, e schiarendosi la voce per creare il miglior effetto gutturale per imitare il proprio capo, cominciò a leggere:
-Cari mister Keeran e Fang,
spero vi stiate godendo la vostra vacanza, visto che finirà tra un mese, ma vi vorrei ricordare alcune cose e darvi dei consigli. Primo, vi raccomanderei di affidarvi ad un personale più competente per adempire le vostre frodi ai danni dello Stato: il signor Okens, nei magazzini, è riuscito a farsi individuare e segnalare da ben trentaquattro delle trentacinque telecamere di sorveglianza e da una delle donne delle pulizie che lo ha scorto in atteggiamenti alquanto sospetti mentre trasportava materiali, compresi composti caustici, che in alcun modo dovrebbero essere trattati da uno sprovveduto della sua razza. Ciononostante mi congratulo con il sopracitato per essere riuscito a non far scattare l’allarme come la scorsa volta e a mettere così in allerta l’intero edificio e la squadra di sicurezza.
Qualsiasi cosa voi stiate combinando spero non intacchi la posizione del GST, vi vorrei rammentare che in qualsiasi affare voi sarete coinvolti, la direzione negherà anche solo di avervi mai sentiti nominare, d’altronde come da contratto. 
Vi auguro le migliori cose, tranne a lei Daniel, visto che continua a divertirsi deturpando le foto che tengo sulla scrivania. So che e lei e un giorno, speri non arrivi mai, lo riuscirò a provare.
Cordiali saluti
Eneas Clayton
 
PS: materiale ed oggettistica varia $3000, che verranno opportunamente detratti dalla paga di lor signori
PPS: vedete di tornare in ottimo stato, visto che in autunno si terrà l’annuale torneo di calcio, dovremo affrontare FBI ed ATF, perciò per fare il culo a quei maledetti bastardi avrei bisogno del mio portiere e della mia ala integri.
 
Che sfruttatore!.. è un genio quell’uomo – commentò Fang accartocciando la lettera e lanciandola nel cestino, stava per continuare a  parlare, ma si accorse alzando gli occhi che non era degnato della benché minima attenzione: Keeran e Lyn, seduti sul tavolo, si stavano baciando appassionatamente da un tempo non meglio identificato e persino quel frantuma maroni di Cipì, il canarino mezzo zoppo di Adam nonché autore d’agghiaccianti sinfonie che li teneva svegli la notte, stava dormendo placidamente abbarbicato sul suo trespolo.
Quindi decise che avrebbe fatto meglio a levare le tende. Prima però dalla sua valigetta di pelle, che conteneva esclusivamente dischi in vinile, estrasse un maturo Freddie Mercury duetto con la spagnola Montserrat Caballé in Barcelona. Lo posizionò sul grammofono e lo lasciò andare
E poi dicono che non sono un tipo sensibile…
Prese la giacca e uscì dall’appartamento, in cerca di un po’ di quiete per riorganizzare i pensieri. Non consapevole che quella sera il Rapid Vienna giocava un’amichevole contro lo Zagabria, e che sarebbe stato travolto dall’orda di tifosi.
   
 
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